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La Redazione

 

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RUDY GIULIANI: C’E’ L’IRAN DIETRO ALL’ 11 SETTEMBRE
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A cura di Das schloss
Il 12 Aprile 2007
74 Views

DI MARC SANTORA
New York Times

…e la nazione in guerra ha bisogno di lui

CHARLESTON, S.C., 6 Aprile — Mentre Rudolph W. Giuliani si presentava agli elettori delle primarie questa settimana ha parlato raramente dei dettagli del giorno più buio di New York.

Ma l’11 settembre era costantemente sullo sfondo, e mentre Giuliani promuoveva la sua visione di una politica estera fondata sulla forza, che richiede che gli Stati Uniti continuino a colpire forte in Iraq, lasciava capire agli ascoltatori che la sua è una visione forgiata col fuoco.

“Ciò che loro dicono a Washington non cambierà il fatto che ci sono terroristi nel mondo che stanno pianificando di venire qui e ucciderci,” ha detto in Iowa, nella parte più ispirata del suo nuovo tagliente discorso.

Puntando il dito e mettendosi sulle punte dei piedi dichiarava, “E’ qualcosa che io comprendo meglio di chiunque altro stia correndo per la presidenza.” La biografia di Rudy Giuliani è chiaramente il suo messaggio, specialmente quando si parla di politica estera. Egli si appoggia fortemente al suo curriculum di sindaco che ha lottato contro il crimine e che ha visto gli orrori del terrorismo per convincere gli elettori che egli è il candidato che può guidare il paese in tempo di guerra.

Giuliani ha anche affrontato altri temi centrali questa settimana durante un giro elettorale di quattro giorni che è terminato giovedì in South Carolina. La nazione deve trovare un modo per diventare indipendente da un punto disse energetico, ha detto, promettendo che da presidente compirà uno sforzo paragonabile a quello che ha portato l’uomo sulla luna. Egli ha affermato di credere che ci sia un ampio consenso sul fatto che il comportamento umano è un fattore che contribuisce al cambiamento climatico.

E, ha detto, è ora di eliminare la tassa sugli immobili e semplificare enormemente la legislazione sulle tasse.

Ma sono stati la guerra in Iraq e gli sforzi contro il terrorismo gli argomenti su cui si è più infervorato.

Sino questa settimana la visione di Giuliani sull’ Iraq non era ben conosciuta. Ma durante questo tour egli ha messo in chiaro, pur senza mai menzionare per nome il presidente Bush, che egli appoggia fermamente l’attuale strategia dell’amministrazione compresa la decisione di Bush di mandare più di 20.000 nuovi soldati da combattimento in Iraq.

In un’intervista giuliani ha detto che ci sono stati degli errori nella conduzione della guerra, compresa quella che ha descritto come l’incapacità di mandare abbastanza soldati inizialmente, e la decisione di smantellare l’esercito iracheno che aveva servito sotto Saddam Hussein. Ha anche detto che non c’è stata un’efficace comunicazione e la leadership necessarie a convincere gli americani che la guerra era cruciale per la loro sicurezza.

Ma le critiche sono finite qui. Durante un ricevimento lunedì in New Hampshire, egli ha detto che gli Stati Uniti probabilmente combatteranno in Iraq per lungo tempo, “a meno che non avvenga qualche tipo di miracolo”. Egli ha attaccato il “pericoloso e irresponsabile” sforzo dei democratici per fissare le date del ritiro.

E parlando in un liceo a St. Petersburg, Florida, ha sostenuto che la battaglia finirà solo “quando smetteranno di progettare di venire qui a ucciderci”.

La folla ne è stata entusiasta. “Valli a prendere Rudy!” ha urlato un uomo.

Giuliani ha parlato di cos’altro intende dire quando afferma che l’America ha bisogno di rimanere sull’offensiva contro il terrorismo. Egli ha intenzione di resistere agli sforzi volti di annacquare i punti centrali del Patriot Act. Egli è a favore di intercettazioni, legali ma aggressive. Egli appoggia intensi interrogatori dei sospetti sebbene non la tortura.

Su altri dettagli politici è meno certo. Manterrebbe l’approccio dell’amministrazione Bush di detenere i sospetti di terrorismo a Guantánamo Bay? egli ha detto di non saperne abbastanza da dare un giudizio.

“Vi è un proverbio greco: la moderazione è una risposta a tutto e qualunque estremismo è un male”, ha detto. “Non sono stato a Guantánamo. Non posso giudicare Guantánamo”.

Quali sono le sue qualifiche per occuparsi di problemi di politica estera? Egli ha citato la sua esperienza come sindaco di una città di importanza internazionale, e ha ricordato che una volta cacciò via Yasir Arafat da una celebrazione delle Nazioni Unite al Lincoln Center perché era un terrorista.

E da quando ha lasciato l’incarico cinque anni fa, ha detto Giuliani, ha fatto 90 viaggi in più di 40 paesi. In questi ultimi anni, ha detto, “probabilmente sono stato in più paesi stranieri di qualunque altro candidato presidente”.

Ad un ricevimento in New Hampshire Giuliani ha suggerito che non è chiaro chi sia più avanti, Iran o Corea del Nord, nello sviluppo di un programma di armamento nucleare.

Ad una domanda sulla sua politica verso i nordcoreani ha detto di appoggiare l’atteggiamento dell’amministrazione citando in particolare un ruolo della Cina negli sforzi per metterli sotto pressione. “Penso che la strategia sino a oggi abbia prodotto abbastanza risultati da dover continuare con essa”, ha detto.

Per quel che riguarda l’Iran Giuliani ha detto che “sul lungo termine”, potrebbe essere “più pericoloso dell’Iraq”.

Ha poi casualmente accomunato l’Iran con al Qaeda. “Il loro movimento ha già mostrato tendenze più aggressive venendo qui a ucciderci”, ha detto.

Durante un’intervista è stato chiesto Giuliani di chiarire che per quel che se ne sa l’ Iran non ha collegamenti con gli attacchi dell’11 settembre. Inoltre la maggioranza della sua popolazione è sciita mentre al Qaeda è un’organizzazione di sunniti.

Egli ha risposto: “Hanno un obiettivo simile nella loro rabbia verso il mondo moderno”.

In altre parole, ha detto, odiano l’America.

Copyright 2007 The New York Times Company

Marc Santora
Fonte: http://www.nytimes.com/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17502.htm
07.04.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALCENERO

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