Riuscirà la Gran Bretagna ad uscire dal Feudalesimo o il Grande Reset di Re Carlo procederà indisturbato?

Il nuovo re d'Inghilterra ha assimilato i tratti e le disposizioni peggiori dell'oligarchismo e probabilmente non apporterà alcun cambiamento positivo

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Matthew Ehret
strategic-culture.org

London Bridge is Down” sono state le parole in codice fatte pervenire dal segretario privato della Regina Edward Young ai funzionari di alto livello alla morte della Regina Elisabetta II.

Questo codice era stato scelto come parte di un protocollo più ampio, stranamente soprannominato “operazione Unicorno” per ragioni che vanno al di là della più fervida immaginazione di questo autore e che mette in moto una serie di azioni che culmineranno nell’incoronazione del Principe Carlo come nuovo Re della Gran Bretagna e del Commonwealth.

I Canadesi che pensavano di non essere più costretti a vedere il loro Primo Ministro fare servilmente giuramento di fedeltà (e di segretezza) ad un monarca ereditario che siede dall’altra parte dell’oceano, come era accaduto nel 2017, saranno molto delusi.La legge canadese del 1866 sul giuramento parlamentare  prevede che entrambe le camere del Parlamento siano tenute a prestare giuramento di fedeltà dopo la morte di ogni monarca in carica. Esatto, ogni singolo membro del presunto governo “eletto e democratico” del Canada deve fare giuramento di fedeltà non al popolo o all’inesistente Costituzione, ma al rappresentante di una dinastia dall’altra parte del mondo.

Giuramenti simili saranno fatti dai funzionari eletti in tutti gli altri Stati membri del Commonwealth Five Eyes.

Vale quindi la pena chiedersi se questi poteri istituzionali ereditati da Carlo siano solo un’esibizione cerimoniale senza alcuna sostanza o influenza reale dietro di essi.

Anche se la maggioranza dei cittadini, compresi i sudditi britannici, crede che sia così, i fatti indicano una realtà molto diversa. Sebbene abbia affrontato la questione qui, qui e qui, è necessario aggiungere alcune osservazioni a questo importante argomento.

Il Principe Carlo è appena diventato il più grande proprietario di immobili al mondo

Forse vi sorprenderà, ma la Corona Britannica è il più grande proprietario di immobili al mondo, con un patrimonio di 6,6 miliardi di acri in Australia, Nuova Zelanda, Irlanda del Nord, Canada, Gran Bretagna e Isole Falkland.

Oltre alle “Crown Lands” e alle “Crown Corporations” che sono legalmente di proprietà del monarca britannico, un’organizzazione chiamata “The Crown Estate” è uno dei maggiori gruppi immobiliari del mondo. Descrivendo l’istituzione, che ogni anno versa il 25% dei suoi guadagni direttamente nelle casse del monarca, Die Welt Business aveva scritto quanto segue:

“Il Crown Estate possiede proprietà in tutto il Regno Unito, castelli e cottage a terreni agricoli e foreste, oltre a parchi commerciali e centri commerciali. Possiede più della metà dell’intera costa del Regno Unito, il che le conferisce diritti d’asta di enorme valore per le attività commerciali offshore, come i parchi eolici.”

La Corona controlla quasi l’intero fondale marino (e metà della costa) del Regno Unito e tutte le aziende che desiderano costruire parchi eolici offshore nell’ambito del Green New Deal sono costrette ad affittare i fondali dal Crown Estate. Secondo Byline Times, la Corona diventerà “il più grande beneficiario dell’Agenda Verde del Regno Unito,” che ha recentemente presentato un piano in 10 punti per una “rivoluzione verde” e la completa decarbonizzazione entro il 2050. Chiunque fosse confuso dall’esplosione dei prezzi causati dalle inefficienti fonti energetiche in Inghilterra, dovrebbe sapere che sovvenzionare parchi eolici con i soldi dei contribuenti  è una cavolata.

Lo stesso Principe Carlo ha sempre dimostrato di non vedere la Corona come un’entità simbolica, infatti, nel 2013, era stato accusato di “lobbismo incontinente” quando erano state rese pubbliche, dopo un’intensa battaglia legale per mantenerle segrete, decine di lettere personali (soprannominate “I memo del ragno nero“) indirizzate a vari parlamentari e al Primo Ministro. Il biografo ufficiale di Carlo, Jonathan Dimbleby, nel 2013 aveva persino scritto che, con la successione di Carlo alla Corona, le cose sarebbero diventate molto più pratiche e che “è in atto una tranquilla rivoluzione costituzionale.”

Il principe Carlo e il Grande Reset

Carlo aveva dimostrato questo approccio “più pratico” alla governance il 3 giugno 2020, quando era diventato il patrono ufficiale del Great Reset del World Economic Forum e aveva persino lanciato ufficialmente il progetto twittando #TheGreatReset.

Sul suo sito ufficiale, il Principe aveva lanciato il progetto affermando: “Oggi, attraverso l’Iniziativa per i Mercati Sostenibili di S.A.R. e il Forum Economico Mondiale, il Principe di Galles ha lanciato una nuova iniziativa globale, il Grande Reset.”

Alcune delle osservazioni del Principe pronunciate durante il discorso del 3 giugno 2020 sul Great Reset a Davos possono essere ascoltate qui:

Il re guerriero ed ecologico di una nuova crociata

Carlo ha dimostrato per la decarbonizzazione del mondo quel tipo di entusiasmo che di solito si trova solo in un fanatico religioso, che si propone come l’eco-guerriero dei monarchi, il Re Crociato di una nuova religione, solo che, invece dei Musulmani in Terra Santa, i nostri nuovi eco-crociati collegati a Davos hanno preso di mira, come una minaccia velenosa che deve essere distrutta, l’anidride carbonica, la civiltà industriale, l’agricoltura e gli inutili mangiatori che ne sono la causa. Carlo sembra voler ricalcare le orme del padre fondatore del WWF (che notoriamente desidererebbe reincarnarsi in un virus per risolvere il problema della sovrappopolazione) nel ruolo di nuovo portavoce di spicco per una trasformazione totale della società nell’ambito della governance sacerdotale e verde del WEF.

Un’edizione del luglio 2022 dell’australiano Spectator aveva giustamente caratterizzato l’attivismo misantropico del Principe nei seguenti termini:

“L’ambientalismo di cui il Principe ha deciso di occuparsi in attesa di salire al trono non è una sorta di innocua attività apolitica di rimboschimento o di salvataggio della foresta pluviale. Non sta abbracciando panda o finanziando santuari della fauna selvatica. Al contrario, si è impegnato in un’ibrida rivolta commerciale e politica che minaccia la sopravvivenza del sistema politico che è destinato a supervisionare. Oltre ad essere un tradimento del cittadino comune, le sue azioni rappresentano un fallimento del suo unico dovere di futuro re: proteggere la monarchia costituzionale dal fascismo climatico e dal globalismo in ascesa.”

Naturalmente, sarebbe sciocco credere che Carlo sia un uomo solo, ignorando l’armata di collaboratori, cortigiani e grandi strateghi bizantini che ruotano attorno alla Corona, un’istituzione talvolta soprannominata “la Fonte di tutti gli onori.” La Fonte di tutti gli onori è un termine ufficiale che denota l’idea giuridica che tutta l’autorità per gli affari pubblici e privati emani dall’unica fonte della Corona e dalla sua discendenza ininterrotta.

La continuità è tutto per l’impero e l’importanza di mantenere istituzioni che trascendano le singole vite è sempre stata un punto di grande preoccupazione.

In un mondo che, dopo il 1776, aveva iniziato ad apprezzare l’autogoverno, la libertà e la democrazia come nuova modalità di auto-organizzazione, la “stabilità” delle istituzioni ereditarie era stata gravemente minacciata. Non sarebbe esagerato dire che gli ultimi 250 anni sono stati caratterizzati dallo scontro tra questi due paradigmi opposti di organizzazione della società. Laddove un paradigma assume come autoevidente l’esistenza di diritti inalienabili di tutte le persone, l’altro sistema presume che gli unici diritti inalienabili siano quelli detenuti da una classe dirigente oligarchica che desidera governare su sudditi (alias: mangiatori inutili) [una società] i cui livelli di popolazione devono essere periodicamente abbattuti per facilitarne la gestione.

La supposizione che i diritti non possano essere concessi o negati da una linea di sangue superiore è davvero un anatema per qualsiasi sistema oligarchico, anche se si maschera dietro la parvenza di una specie di democrazia progettata per placare la plebe, ma che non permette a loro o ai loro rappresentanti di influenzare nulla di veramente significativo delle loro vite.

È evidente che il nuovo re d’Inghilterra ha assunto i tratti e le disposizioni peggiori dell’oligarchismo e che probabilmente non farà alcun cambiamento positivo (né imparerà alcuna abilità utile nel mondo reale) senza essere tirato per la collottola.

Forse i cittadini britannici, che sono stati nutriti da generazioni di propaganda reale, si stuferanno finalmente del loro nuovo re guerriero verde prima che carestie e morti per congelamento siano all’ordine del giorno in tutto il Commonwealth e decideranno di mettersi al passo con il XXI secolo e diventare una vera nazione.

Matthew Ehret

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2022/09/09/can-britain-break-from-feudalism-or-will-king-charles-great-reset-go-unchallenged/
09.09.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

Matthew J.L. Ehret è giornalista, docente e fondatore della Canadian Patriot Review.Re

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