Patrick Armstrong – Strategic Culture Foundation – 10 aprile 2021
“Le campagne di disinformazione di Putin” sono così intelligenti che usano informazioni reali”, scrive Patrick Armstrong.
Abbiamo ora “il cucuzzaro” al completo, per così dire. I khan del Khanato di Kaganstan hanno sproloquiato entrambi. Il marito (Robert Kagan, n.d.t.) in “A Superpower, Like It or Not” (Siamo una superpotenza, vi piaccia o no) e la moglie (Victoria “Fuck Europe” Nuland, n.d.t.) in “Pinning Down Putin: How a Confident America Should Deal With Russia” (Bloccare Putin: come un’America fiduciosa dovrebbe trattare con la Russia). Lui, per così dire, è il teorico e lei la praticante. Lei, Victoria Nuland, è tornata al potere come sottosegretario di Stato per gli affari politici. Lei è, naturalmente, quella disgraziatamente nota per la telefonata trapelata durante il putsch di Maidan. Lui, Robert Kagan, è uno dei fondatori del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC).
Ho menzionato il pezzo di Kagan in un saggio precedente e l’ho trovato notevole per due cose: la curva di apprendimento piatta che mostra e la sua atmosfera di disperazione. Il PNAC è stato avviato in un periodo di ottimismo sulla potenza americana: era l’iperpotenza e nulla era impossibile per essa. Il suo ruolo nel mondo dovrebbe essere, scriveva fiduciosamente Kagan nel 1996, “un’egemonia globale benevola“. Washington doveva essere il quartier generale mondiale:
La superpotenza, amala!
Un quarto di secolo dopo il suo messaggio è:
La superpotenza, sopportala.
Una bella differenza. Oggi “non c’è scampo dalla responsabilità globale… il compito di mantenere un ordine mondiale è incessante e pieno di costi, ma preferibile all’alternativa“.
Kagan non riesce a spiegare la sua differenza di tono, o, più probabilmente, non ne è consapevole. La ragione, tuttavia, è abbastanza facile da capire: il fallimento. Washington ha seguito i consigli dei neocon fino al disastro; è in guerra in Iraq e Afghanistan da due decenni e sta perdendo. Le guerre senza fine sono rimbalzate a casa: la sua economia sta svanendo, la sua politica è in frantumi, il suo carico di debito è sbalorditivo, la sua armonia sociale si sta erodendo. Non è più in cima alla collina. Brzezinski aveva avvertito che un’alleanza Russia-Cina sarebbe stata la più grande minaccia al predominio degli Stati Uniti, ma pensava che potesse essere evitata con un’abile diplomazia. Bene, come si è scoperto, le azioni degli Stati Uniti (la parola “diplomazia” è difficilmente applicabile) hanno spinto Mosca e Pechino insieme e la forte base interna che tutti davano per scontata si sta sgretolando. E, in larga misura, sono stati i neocon, le guerre che hanno incoraggiato, l’eccezionalismo che hanno sbandierato, l’arroganza che hanno incarnato, a creare questo stato di cose. Kagan dovrebbe guardarsi allo specchio se vuole sapere perché la percezione degli americani dello status di superpotenza è cambiata da esaltante opportunità a tetro dovere.
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Fatta questa doverosa premessa, rivolgiamo la nostra attenzione alle opinioni di Nuland su ciò che dovrebbe essere fatto riguardo alla Russia (“la Russia di Putin“, naturalmente, questa gente personalizza tutto). Il suo pezzo sposa in modo divertente la stupefacente ignoranza sulla Russia con la stupefacente idiozia delle prescrizioni. Non c’è motivo di annoiare il lettore arrancando attraverso le sue sciocchezze, così mi limiterò a spigolare alcuni punti.
- La Nuland crede che le infrastrutture della Russia si stiano sgretolando, il denaro sperperato nella corruzione e nelle armi. Bene, ecco i nuovi aeroporti della Russia, le nuove autostrade, i nuovi ospedali costruiti solo per Covid-19, i nuovi ponti. Ecco alcuni link di YouTube per saperne di più. Parlando di infrastrutture in decadenza, farebbe meglio a guardare a casa sua: I malconci ponti del District Columbia (D.C., lo stato in cui sorge Washington, n.d.t.) riflette lo stato di migliaia di ponti in tutta la nazione (per inciso: quasi tutto ciò che i neocon dicono che non sia pura fantasia, è una proiezione).
- “Quest’anno, la pandemia da coronavirus e la caduta libera dei prezzi del petrolio potrebbero provocare una significativa contrazione economica“. Sbagliato di nuovo: l’economia della Russia ha fatto meglio (meno male) della media del G7 e la guerra dei prezzi del petrolio ha fatto più male agli Stati Uniti.
- “La Russia ha attualmente 150 miliardi di dollari nel suo National Wealth Fund e più di 550 miliardi di dollari in oro e riserve estere”. E come ha fatto questa economia al collasso, cleptocratica, mal gestita e arrugginita ad accumulare così tanto denaro? Non si rende nemmeno conto che c’è una domanda a cui lei deve rispondere.
Questi tre sono sufficienti: Victoria Nuland, con tutta la conoscenza superiore che pretende di avere, è assurdamente ignara della reale situazione in Russia. E non è nemmeno che sia tutto così nascosto: tutte le fonti che ho citato sopra sono in inglese e facili da trovare. Nel suo mondo, la Russia è colpevole di tutto ciò che Rachel Maddow dice che sia, compreso l’uso di armi cibernetiche contro le reti di distribuzione elettrica.
Quali sono le sue prescrizioni? E, di nuovo, per qualcuno che si atteggia a esperto della Russia, sono ridicole. Il suo tema generale è che Washington e i suoi alleati hanno permesso a Putin di farla franca per troppo tempo ed è ora di riprendere il controllo:
Washington e i suoi alleati hanno dimenticato quell’arte di governare che ha vinto la guerra fredda e ha continuato a dare risultati per molti anni a seguire. Quella strategia richiedeva una leadership statunitense coerente a livello presidenziale, l’unità con gli alleati e i partner democratici, e una volontà condivisa di dissuadere e respingere il comportamento pericoloso del Cremlino. Comprendeva anche incentivi per Mosca a cooperare e, a volte, appelli diretti al popolo russo sui benefici di relazioni migliori. Tuttavia questo approccio è caduto in disuso, anche se la minaccia della Russia al mondo liberale è cresciuta.
Chiunque vinca le elezioni presidenziali negli Stati Uniti il prossimo autunno, proverà – e dovrebbe farlo – di nuovo con Putin. Il primo ordine del giorno, tuttavia, deve essere quello di montare una difesa più unificata e robusta degli interessi di sicurezza degli Stati Uniti e degli alleati, ovunque Mosca li sfidi. Da quella posizione di forza, Washington e i suoi alleati possono offrire a Mosca la cooperazione quando è possibile. Dovrebbero anche resistere ai tentativi di Putin di tagliare fuori la sua popolazione dal mondo esterno e parlare direttamente al popolo russo dei benefici di lavorare insieme e del prezzo che hanno pagato per la dura svolta di Putin verso il liberalismo.
In breve: riaffermare la “leadership”, la “risoluzione”, la “posizione di forza”; l’ormai familiare “strategia” del PNAC che ha fallito per venticinque anni.
Saltano agli occhi alcune “perle”.
- “Nonostante Washington ed i suoi alleati si siano impegnati a cercare di persuadere Mosca che la NATO era un’alleanza puramente difensiva che non rappresentava una minaccia per la Russia, ha continuato a servire l’agenda di Putin di vedere l’Europa in termini a somma zero“. Nessun commento è necessario o possibile: questo è solipsistico quanto descrivere un’esercitazione militare russa in Russia come “Le esercitazioni militari della Russia vicino al confine della NATO sollevano timori di aggressione“.
- Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero continuare a “mantenere consistenti bilanci per la difesa“. Come se non stessero già enormemente superando Mosca. Lei sa che non stanno tenendo il passo perché continua a dire che devono spendere di più per “proteggersi dai nuovi sistemi di armi della Russia“. Forse il comportamento dell’Occidente ha qualcosa a che fare con questo? Forse molte delle spese occidentali sono uno spreco? No, troppo per lei: a volte può intravedere la realtà, ma il suo eccezionalismo le impedisce di vederla.
- “L’unica lezione che Putin sembra aver imparato dalla guerra fredda è che il presidente americano Ronald Reagan ha mandato in bancarotta con successo l’Unione Sovietica forzando una corsa agli armamenti nucleari“. No, la lezione che Putin ha imparato è che abbastanza è abbastanza e troppo è troppo. Breznev & Co. non l’hanno capito. Sarà la Superpotenza ad andare in bancarotta inseguendo il “dominio a tutto spettro“.
Ma il suggerimento più ridicolo è sicuramente questo:
Con un appropriato controllo di sicurezza, gli Stati Uniti e altri potrebbero permettere viaggi senza visto per i russi tra i 16 e i 22 anni, permettendo loro di formarsi le proprie opinioni prima che i loro percorsi di vita siano stabiliti. Gli stati occidentali dovrebbero anche considerare di raddoppiare il numero di programmi educativi sostenuti dal governo a livello universitario e di laurea per permettere ai russi di studiare all’estero e concedere visti di lavoro più flessibili a coloro che si laureano.
Lei sembra pensare che sia il 1990 o qualcosa del genere. Ma nel mondo reale siamo nel 2021. I russi sono stati in Occidente; i russi lo conoscono; viaggiano, dappertutto. Se Nuland uscisse mai dalla sua bolla, vedrebbe che ogni luogo turistico europeo ha delle guide in lingua russa. Ho letto il suo discorso con crescente disprezzo, ma questo mi ha davvero segnato: Victoria Nuland non ne ha la più pallida idea. La verità è che più i russi vedono l’Occidente, meno ne sono impressionati. Basta chiedere a Mariya Butina.
Di nuovo un po’ di realtà trapela, di tanto in tanto, ma lei è incapace di riflettere:
Il primo ordine del giorno è ripristinare l’unità e la fiducia delle alleanze statunitensi in Europa e in Asia e porre fine alla retorica fratricida, alle politiche commerciali punitive e all’unilateralismo degli ultimi anni. Gli Stati Uniti possono dare un esempio globale di rinnovamento democratico investendo nella salute pubblica, nell’innovazione, nelle infrastrutture, nelle tecnologie verdi e nella riqualificazione del lavoro, riducendo le barriere al commercio.
In realtà, fare tutto questo è un lavoro abbastanza grande; un lavoro molto grande; troppo grande in effetti. E, anche se Washington iniziasse seriamente a “investire nella salute pubblica, nell’innovazione, nelle infrastrutture, nelle tecnologie verdi e nella riqualificazione professionale riducendo le barriere al commercio“, per rimediare alle numerose carenze ci vorrebbero molti anni.
Un’altra cosa che lei percepisce debolmente è il divario tra le capacità degli armamenti russi e americani. Naturalmente non può vedere alcuna connessione tra questo e il comportamento degli Stati Uniti/NATO o le guerre eterne di Washington: è solo un’altra cattiveria fatta di quel cattivone al Cremlino. Tuttavia, è effettivamente incoraggiante che lei sappia, per quanto debolmente; crea la possibilità che capisca che una vera guerra con la Russia sarebbe una cattiva idea. Quindi è già qualcosa, in ogni caso.
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Comunque, basta considerare questo raggio di sole male informato, compiacente e irrealistico. Se questo fosse un trattato comparativo sul tentativo americano di “estrarre raggi di sole dai cetrioli” (da “I viaggi di Gulliver”, n.d.t) in contrasto con i tentativi falliti dei cosiddetti “sapienti di Laputa” (personaggi de “I viaggi di Gulliver”, n.d.t.) sarebbe divertente, ma l’autrice di questo sforzo da rimbambiti ha le dita molto vicine al Pulsante Nucleare. Non è uno scherzo.
Questo impero americano in via di dissoluzione è influenzato da pericolosi ignoranti come la Nuland e suo marito. Tutto quello che hanno suggerito è fallito: iniziano con l’autocompiacimento, aggiungono l’ignoranza e non imparano nulla; ma sono ancora lì. E questo è decisamente spaventoso.
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A proposito della “morsa di Putin sull’informazione”, il saggio della Nuland è disponibile all’INOSMI tradotto in russo, come pure quello di suo marito. I russi possono leggere questa roba e formarsi una propria opinione. Le “campagne di disinformazione di Putin” sono così intelligenti che usano informazioni reali.
Non vi diremo che sono degli idioti pericolosi;
lasceremo che siano loro a dirvi che sono idioti pericolosi.
Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte