DI GAVIN GATENBY
Per quelli di noi che sentono una strana necessità ad analizzare questo mondo fertile delle operazioni coperte degli Stati Uniti, e che ha sempre dubitato dell’effettiva esistenza di Abu Musab al-Zarqawi, non c’è migliore vendetta che questa.
“Zarqawi usato nei colpi di propaganda americana” si legge nella prima pagina del Sydney Morning Herald di martedì 11 Aprile 2006, riguardo ad una storia del Washington Post di Thomas Ricks.
Era un altro di quegli articoli scivolosi, basati sulle lacune ufficiali, attraverso le quali il regime Bush microgestisce le percezioni pubbliche.
“Da quanto risulta dai documenti militari e dagli ufficiali che sono a conoscenza del programma, l’esercito Americano sta conducendo una campagna di propaganda per magnificare il ruolo del leader di al-Qaeda in Iraq”, così comincia l’articolo. Sarebbe più preciso dire che l’esercito Americano non ha portato avanti questo programma per alcune settimane. Proprio mentre la propaganda in preparazione della guerra in Iran è in pieno svolgimento, i recalcitranti Sciiti sono ora il nemico giurato dell’America, e si sta mettendo in atto uno sforzo combinato per demonizzare gli Iraniani e i loro burattini, i militanti Iraqeni, e per accattivarsi l’appoggio dei politici Sunniti e persino della resistenza Baathista Sunnita. (vedi qui).
La recente sparata del presidente Egiziano Hosni Mubarak in cui si afferma che i Musulmani Sciiti sono fedeli all’Iran piuttosto che ai loro paesi natali, è un’ altro chiaro segno di un nuovo orientamento. Mubarak è un cagnolino fedele, una pedina dell’America, e le sue conclusioni coincidono perfettamente con la linea di Washington: Il ritiro delle truppe della coalizione “sarebbe un disastro”, ha detto. “Si scatenerebbe la guerra fra gli Iraqeni. Diventerebbe teatro di una terribile guerra civile, le azioni terroristiche aumenterebbero a dismisura – non solo in Iraq”.
Ma torniamo allo strano caso del Terrorista dalla gamba di latta…
Uno dei documenti su cui Ricks basa il suo articolo è una presunta trascrizione di una conferenza dell’esercito Americano che si è tenuta in Kansas lo scorso anno. Un certo “Colonnello Harvey” avrebbe detto “L’attenzione su al-Zarqawi ha ingigantito la sua caricatura, e se vogliamo – l’ha reso più importante di quanto non sia in realtà”.
L’idea che Zarqawi esista realmente ricorda la famosa frase di Mark Twain riguardo al fatto che le voci sulla sua morte fossero “troppo esagerate”, solo che nel caso di Zarqawi il soggetto di un’intera industria di speculazioni è quasi certamente morto alcuni anni fa, e di conseguenza non è in condizione di contestare chi afferma che non è andato ad incontrare le vergini nell’aldilà. Infatti la morte di Zarqawi è stata raccontata ben prima dell’invasione Americana dell’Iraq.
Naturalmente non c’è modo di sapere se il “Colonnello Harvey” esista realmente, o se quell’incontro sia mai avvenuto. Tutta la storia sembra essere l’ennesima montatura imbastita dagli psicologi specialisti del warfare.
Vale la pena analizzare la storia di Riks come un esempio di scrittura fallace, disonesta:
“Negli ultimi due anni i vertici dell’esercito Americano hanno usato i media Iraqeni [in realtà hanno pagato i giornali Iraqeni per scrivere di operazioni coperte] e altre agenzie di Baghdad [inaffidabili siti jihadisti] per pubblicizzare il ruolo di Zarqawi nella rivolta. I documenti implicitamente considerano “l’audience Statunitense” come obiettivo di una più vasta campagna di propaganda” [ma ci pensate!].
“Il programma di propaganda militare ha puntato largamente agli Iraqeni, ma pare che sia tracimato nei media Americani”
Quest’ultimo è insensato revisionismo. Fin dall’inizio la campagna Zarqawi era destinata al pubblico occidentale. I presunti legami fra Zarqawi e Saddam Hussein sono stati l’asse centrale delle giustificazioni di Colin Powell per l’invasione, Zarqawi è stato biasimato per gli attacchi ai treni di Madrid e per la decapitazione di Nick Berg. La pubblicazione in internet di un video di bassa qualità in cui Zarqawi decapita il giovane contractor Americano è avvenuta con un tempismo perfetto per il regime di Bush.
“…Un’altra “soffiata selettiva” riguardo al-Zarqawi fu fatta da Dexter Filkins, un reporter del New York Times e un tramite di psyop (n.d.t. operazioni di controllo psicologico attraverso i media) con base a Baghdad. Ne risultò un articolo, riguardo una lettera probabilmente scritta da Zarqawi che esaltava gli attacchi suicidi in Iraq, che fu pubblicato in prima pagina sul Times nel febbraio del 2004. In oltre fu pubblicato sul Sydney Morning Herald.”
Questo è un riferimento ad una lettera non firmata fra Zarqawi e Osama bin-Laden che fu trovata su un CD sequestrato dalle forze Kurde e in seguito pubblicato sul sito web dell’ormai defunta Autorità Provvisoria della Coalizione (CPA). Questa lettera fu in seguito costantemente citata dalla CPA e dai portavoce dell’esercito come prova di una pericolosa campagna di al-Qaeda per provocare una guerra civile in Iraq, e ripetutamente tirata in ballo dai commentatori favorevoli alla guerra come William Safire e David Brooks. E’ inoltre gratificante leggere che:
“Filkins ha dichiarato che non gli era stato detto che ci fosse una operazione psicologica mirata a Zarqawi, ma suppose che l’esercito avesse pubblicato la lettera perchè pensava fosse nel proprio interesse che venisse pubblicata”.
[Secondo le leggi anti-terrorismo Howard/Beazley questo materiale potrebbe essere… PUNIBILI PER SEDIZIONE (7 ANNI DI GALERA)]
“Ha detto di essere scettico riguardo l’autenticità della lettera allora, e che lo rimane oggi.”
Esatto. Grazie Ricks. Se davvero Filkins era scettico nel 2004, non si è preoccupato di manifestarlo chiaramente. Prove interne suggeriscono che la lettera fosse una mera contraffazione e molti bloggers, scrittori del web, e persino qualche giornalista ufficiale sostenne ciò.
Nella versione del Washinton Post della storia, Ricks cita un breefing interno, tenuto dai quartieri generali dell’esercito Americano in Iraq, che rivelava che il Brigadier-Generale Mark Kimmitt -allora il portavoce ufficiale dell’esercito in Iraq- aveva concluso che, “il PSYOP su Zarqawi è la campagna di [dis] informazione di maggior successo fino ad oggi.”
Considerando l’abbondanza di spazio che è stata dedicata alla leggenda del Malvagio Wahabita dai media ufficiali, Kimmitt ha assolutamente ragione.
Credo che si possa guardare alla storia di Ricks come a quello che di più si avvicina ad una ammissione da parte dell’esercito che tutta la storia di Zarqawi, dal 2003, non è altro che una psyop. Purtroppo per i fans della soap-opera delle operazioni coperte, pare che il Terrorista dalla Gamba di Latta sarà finalmente estromesso dal cast. I fans più attenti hanno potuto prevedere l’uscita di scena di Zarqawi quando il sempre servizievole Filkins ha infiltrato un’altra trama della psyop nel New York Times il 25 Marzo:
“Abu Musab al-Zaqawi, il terrorista Giordano nonché capo di al-Qaeda in Mesopotamia, ha drasticamente abbassato il proprio profilo negli ultimi mesi, e il suo gruppo dichiara di essersi sottomesso al comando di un iraqeno.
“Nei post sui siti web usati dai gruppi jihadisti, Al Qaeda in Mesopotamia, il braccio della rete terroristica in Iraq, ha dichiarato di essersi unita ad altri cinque gruppi di guerriglieri per formare la Mujahedeen Shura, o Concilio dei Sacri Guerrieri. Si dice che il nuovo gruppo, la cui costituzione è stata annunciata in Gennaio, sia guidato da un iraqeno, Abdullah Rashid al-Baghdadi. Da allora Al Qaeda in Mesopotamia ha cessato di fare dichiarazioni.”
In effetti le cose si stavano mettendo male per Zarqawi quando, un anno fa, reportage mozzafiato portavano alla luce il fatto che fosse stato gravemente ferito, e che in seguito alla sua battaglia con la morte fosse scoppiata una lotta per il potere all’interno di Al-Qaeda nell’ Iraq Incorporated. Come Nick Possum sottolineò nel suo sito, e nel Sidney City Hub:
“A quel punto la trama si è infittita. A partire da martedì 26 Maggio gli organi di informazione principali raccontavano senza sosta che la battaglia per la successione era esplosa all’interno di Al-Qaeda Iraq Inc., che stava sbandando come il Partito Liberale Australiano durante la corsa alle elezioni. Metà dell’organizzazione passava ore al telefono coi giornalisti occidentali che poi riportavano letteralmente le parole di una varietà di terroristi chiacchieroni. Sì, proprio. Quanto è credibile tutto ciò?
“Quel giorno Donald Rumsfeld, in persona, disse a migliaia di soldati Americani che Zarqawi era intrappolato come Hitler nel suo bunker (doveva avere appena visto il film). Anche osservatori incalliti come me pensavano che i registi avessero veramente deciso di uccidere la loro creatura. Forse era scappato ai suoi persecutori così spesso da farli apparire incompetenti. O forse stavano rischiando di trasformarlo in una specie di Robin Hood.
“Ma non poteva essere. Come avrebbero rimpiazzato una risorsa utile come Zarqawi? Proprio mentre Rummy stava parlando, gli sceneggiatori delle operazioni coperte stavano togliendo la loro preziosa pedina dalla strada pericolosa.
“Iran. Sì, è perfetto. Mandiamolo in Iran. E’ una ulteriore prova della perfidia Iraniana. Un’altra ragione per cui li dovremmo bombardare fino a lasciarli nella merda.”
Ma in conclusione, il mito del Salafita Satanico si è spostato secondo la nuova linea. Fare del flagello degli Sciiti un alleato di Teheran era troppo sciocco perchè restassero parole, e l’uomo se ne è dovuto andare.
Quindi, quanto ancora della leggenda di Zarqawi sarà, diciamo, “troppo esagerato”? E che mi dite dell’uccisione di Nick Berg – dove Zarqawi probabilmente brandì il pugnale nell’infame video della decapitazione? Qui siamo in Aprile 2004, al tempo in cui la lettera di Zarqawi a Osama bin Laden, che ora sappiamo essere un falso, era il pezzo forte delle psyops della coalizione. La decapitazione salvò la situazione di Bush fornendo alla claque neoconservatrice un esempio della atrocità della resistenza che spazzò via totalmente le storie di tortura ad Abu Ghraib. L’autenticità del video e lo scetticismo riguardo al ruolo di Zarqawi immediatamente emersero in internet, soprattutto perchè Berg, poco prima della sua scomparsa, era stato rilasciato dalle carceri Americane -dove era stato interrogato perchè sospettato di avere perso parte alle attività degli insorti (vedi l’analisi dettagliata di Nick Possum qui qui e qui).
Il collasso del mito di Zarqawi dà l’opportunità agli avvocati Americani di richiedere l’apertura dei files sul caso Berg del Dipartimento di Stato, della CIA, dell’FBI e dell’esercito (compreso il filmato dell’interrogatorio in Iraq da parte dell’FBI).
Gavin Gatenby, Possum News Network
Fonte: www.brushtail.com.au/
Link: http://www.brushtail.com.au/july_05_on/who_really_killed_berg.html
11.04.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AJRAM