Pepe Escobar – 16 dicembre 2020 – The UNZ Review
Secondo la Strategia di sicurezza nazionale Cina, Russia e Iran sono le prime tre “minacce esistenziali” per gli Stati Uniti. Tre caratteristiche distinguono questi primi tre. Sono tutti stati sovrani. Sono soggetti a diversi gradi di sanzioni. Sono i tre nodi principali del processo geopolitico più importante e in evoluzione del XXI secolo: l’integrazione dell’Eurasia.
Cosa vedono questi tre stati sovrani quando esaminano la distopia che si è impadronita della “Nazione Eccezionale”?
Vedono, ancora una volta, tre nodi – scompaginati – in conflitto: le coste post-storiche del Pacifico e dell’Atlantico; il Sud – una sorta di Dixieland allargata; e il Midwest – quello che sarebbe il cuore dell’America.
I nodi iper-moderni del Pacifico e dell’Atlantico riuniscono high-tech e finanza, traggono profitto dalle innovazioni tecnologiche del Pentagono e beneficiano dell’etica “l’America domina i mari”, che garantisce il primato globale del dollaro americano.
Il resto dell’America è in gran parte considerato, dal conglomerato Pacifico-Atlantico, come un insieme di stati da sorvolare: il Sud – che si considera l’America reale e autentica; e il Midwest, in gran parte disciplinato e abbastanza pratico, stretto ideologicamente tra le potenze costiere e il Sud.
La sovrastruttura, però, è la chiave: qualunque cosa accada, quali che siano le fratture, questo rimane un Impero, dove regna solo una minuscola élite, una oligarchia di fatto plutocratica.
Sarebbe troppo schematico, anche se sostanzialmente corretto, affermare che alle elezioni presidenziali il candidato invisibile Joe Biden ha rappresentato i nodi del conglomerato Pacifico-Atlantico, mentre Trump ha rappresentato tutto il Sud. Supponendo che le elezioni non siano state fraudolente – e questo rimane un grande “se” – il Midwest alla fine ha oscillato sulla base di tre questioni.
- Trump, per quanto si sia affidato a un esperto di sanzioni, non è riuscito a riportare a casa i posti di lavoro nel settore manifatturiero.
- Non è riuscito a ridurre la presenza militare in tutto il Grande Medio Oriente.
- E, prima del Covid-19, non è riuscito a ridurre l’immigrazione.
Tutto quello che ci aspetta punta verso l’inconciliabile: contrapporre la maggioranza assoluta che ha votato i Democratici nei nodi dell’Atlantico-Pacifico, al Sud e ad un Midwest profondamente diviso. Per quanto la coppia Biden-Harris sia destinata ad isolare il Sud ancora di più, le loro prospettive di “pacificazione” del Midwest sono meno di zero.
Chi ha il controllo sul campo?
Al di là dei rauchi alterchi sul fatto che le elezioni presidenziali siano state fraudolente, questi sono, di fatto, i punti chiave.
- Tramite i tribunali è stata cambiata una serie di regole in stati per lo più indecisi, bypassando le legislature statali, senza trasparenza, prima delle elezioni, aprendo la strada a schemi di frode.
- Biden è stato di fatto insediato da AP, Google e Twitter ancora prima del risultato finale ufficiale e settimane prima del voto del collegio elettorale di lunedì scorso.
- Ogni verifica seria e professionale per determinare se tutti i voti ricevuti e conteggiati fossero validi è stata di fatto stroncata.
In qualsiasi latitudine del Sud del mondo in cui l’impero abbia “interferito” nelle elezioni locali, in stile “rivoluzione colorata”, questo insieme di fatti sarebbe stato considerato da decine di funzionari dell’Impero, in un implacabile blitz propagandistico, come prova inequivocabile di un colpo di stato.
Sulla recente sentenza della Corte Suprema, una fonte di intelligence del Deep State mi ha detto: “La Corte Suprema non avrebbe gradito che metà del Paese scendesse in piazza contro di loro, ed ha così preferito che la decisione fosse presa dai singoli Stati alla Camera dei Rappresentanti“. Questo è l’unico modo per gestire la situazione senza mettere a repentaglio l’unione. Anche i Democratici di spicco che conosco si rendono conto che la truffa è avvenuta. L’errore è stato quello di rubare troppi voti. Questo grande furto incrimina l’intero sistema, che è sempre stato corrotto“.
I pericoli abbondano. Sul fronte della propaganda, per esempio, i nazionalisti di estrema destra sono assolutamente convinti che i media statunitensi possano essere messi a tacere solo occupando le sei sedi centrali dei principali conglomerati, più Facebook, Google e Twitter: allora si avrebbe il pieno controllo della fabbrica della propaganda negli Stati Uniti.
Un’altra fonte del Deep State, ora in pensione, aggiunge che “l’esercito degli Stati Uniti non vuole intervenire perché i suoi soldati potrebbero non obbedire agli ordini“.
Molti di questi nazionalisti di estrema destra erano ufficiali delle forze armate. Sanno dove si trovano i missili nucleari e i bombardieri. Hanno molti simpatizzanti, dato che gli Stati Uniti cadono a pezzi a causa dei lockdown”.
Nel frattempo, gli affari loschi di Hunter Biden non potranno semplicemente esser sottratti al controllo pubblico. È sottoposto a quattro diverse indagini federali. Il recente mandato di comparizione ipotizza un’accusa molto grave di possibili attività criminali di famiglia. È stato opportunamente dimenticato che Joe Biden si è vantato davanti al Consiglio per le Relazioni con l’estero di aver influito pesantemente per provocare il licenziamento di Viktor Shokin, procuratore capo dell’Ucraina, proprio quando stava indagando sulla corruzione del fondatore di Burisma.
Naturalmente, un massiccio esercito di mezze figure invocherà sempre un altro esercito di onniscienti e, oh, così imparziali “fact-checkers” per martellare lo stesso messaggio: “Questa è la versione di Trump. I tribunali hanno detto chiaramente che tutte le prove sono infondate”.
Il procuratore distrettuale William Barr è ora fuori dai giochi (si veda la sua lettera di dimissioni). Barr è un famigerato sottopancia di Papà Bush fin dai vecchi tempi, e questo significa il classico Deep State. Barr era a conoscenza di tutte le indagini federali su Hunter Biden, che risalgono al 2018 e che riguardano il potenziale riciclaggio di denaro sporco e la corruzione.
E ancora, come dice deliziato il Wall Street Journal, “si è adoperato per evitare la loro divulgazione pubblica durante l’accesa campagna elettorale“.
Un devastante rapporto (per i Democratici, un attacco repubblicano) ha mostrato come la famiglia Biden fosse collegata a una vasta rete finanziaria con molteplici ramificazioni straniere.
Poi c’è Barr che neppure osa dire che c’era motivo sufficiente perché il Dipartimento di Giustizia si impegnasse in un’indagine di vasta portata sulla frode elettorale, mettendo finalmente a tacere tutte le “infondate” teorie cospirative.
Andiamo avanti, qui non c’è niente da vedere. Anche se un’enorme quantità di prove mostra, tra l’altro, voti gonfiati, schede retrodatate, improbabilità statistiche, manomissione di macchine elettroniche, programmi software con “backdoors”, dichiarazioni giurate degli addetti ai lavori, per non parlare dell’ormai leggendaria interruzione del voto nel cuore della notte, con successive, enormi serie di voti che passano miracolosamente da Trump a Biden.
Ancora una volta un esercito onnisciente di “controllori dei fatti” così imparziali dirà che tutto è infondato.
Un contraccolpo perverso
Una forma perversa di contraccolpo è già in atto, poiché gli informati cittadini globali possono ora vedere, in modo cristallino, la sorprendente profondità e la portata del potere dello Stato profondo: il decisore finale di ciò che accade in Dystopia Central.
Due opzioni, entrambe terribili.
- Le elezioni rimangono valide, anche se considerate fraudolente da quasi la metà dell’opinione pubblica statunitense. Per citare quell’esistenzialista senza pari, il Drugo, non c’è più il tappeto a tenere insieme la stanza.
- Se le elezioni venissero in qualche modo ribaltate prima del 20 gennaio, il Deep State partirebbe in quarta per finire il proprio sporco lavoro.
In entrambi i casi, i Deplorabili diventeranno gli Ingovernabili.
La situazione peggiora. Una possibile implosione dell’unione, con convulsioni interne che porterebbero ad un parossismo di violenza, può anche abbinarsi ad un’esplosione esterna, per esempio un’avventura imperiale mal calcolata.
Per i tre stati sovrani, Russia, Cina e Iran, così come per la stragrande maggioranza del Sud del mondo, la conclusione è ineludibile: se lo spettacolo (spiacente) attuale è il miglior spettacolo che la “democrazia” liberale occidentale ha da offrire, non ha assolutamente bisogno di nemici o “minacce”.
Link: https://www.unz.com/pescobar/when-deplorables-become-ungovernables/
Scelto da Markus, traduzione di CptHook.