PUTIN E LA GEOPOLITICA DELLA NUOVA GUERRA FREDDA

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blank… O, COSA SUCCEDE QUANDO I COWBOYS INIZIANO A SBAGLIARE MIRA

DI F. WILLIAM ENGDAHL

Global Research

Le sincere parole del presidente russo Vladimir Putin ai partecipanti riuniti dell’annuale conferenza sulla sicurezza ‘Wehrkunde’ di Monaco hanno dato inizio ad una tempesta di indignate proteste da parte dei media occidentali e dei politici. Un visitatore proveniente da un altro pianeta potrebbe aver avuto l’impressione che il presidente russo abbia improvvisamente deciso di lanciare un provocatorio confronto politico con l’Occidente simile alla guerra fredda del periodo 1943-1991.

Eppure, i dettagli degli sviluppi nelle politiche militari della Nato e degli Stati Uniti a partire dal 1991 non sono altro che ‘ un ennesimo déjà vu’, per parafrasare il leggendario ricevitore dei New York Yankees, Yogi Berra.

Questa volta siamo già in una profonda nuova guerra fredda, che letteralmente minaccia il futuro della vita su questo pianeta. La disfatta in Iraq, o la prospettiva di un attacco preventivo Usa con armi nucleari tattiche contro l’Iran sono abbastanza orrende. A confronto con ciò che si rischia con la mobilitazione militare globale Usa contro il suo più formidabile rivale globale restante, la Russia, appaiono relativamente piccole. Le politiche militari Usa sin dalla fine dell’Unione Sovietica e l’emergere della Repubblica di Russia nel 1991 devono essere esaminate attentamente in questo contesto. Solo allora acquistano un senso i sinceri commenti di Putin del 10 febbraio alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza.
A causa dei fuorvianti resoconti di gran parte dei commenti di Putin apparsi su gran parte dei media occidentali, vale la pena leggere il discorso completo in inglese (andate a www.securityconference.de per la traduzione ufficiale in inglese).

Putin ha parlato in termini generali della visione di Washington di un mondo ‘unipolare’, con un solo centro di autorità, un centro di forza, un centro in cui vengono prese le decisioni, definendolo ‘ un mondo in cui vi è un solo padrone, un solo governante. E in fin dei conti questo è svantaggioso non solo per coloro che fanno parte del sistema, ma anche per il governante stesso perché esso si distrugge dall’interno.’

Poi il presidente russo è andato al cuore del problema: ‘Oggi siamo testimoni di un iper-uso praticamente incontrollato della forza -forza militare- nelle relazioni internazionali, forza che sta gettando il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Come risultato non abbiamo sufficiente energia per trovare una esauriente soluzione ad alcuno di questi conflitti. Trovare un accordo politico diventa altrettanto impossibile.’

Putin ha continuato, ‘ vediamo un sempre maggiore disprezzo per i principi di base del diritto internazionale. E le norme legali indipendenti stanno, di fatto, diventando sempre più simili al sistema legale di un unico Stato. Uno Stato e, naturalmente, parlo degli Stati Uniti soprattutto, che ha oltrepassato i propri confini nazionali in ogni modo. Questo è evidente nelle politiche educative culturali ed economiche che impone alle altre nazioni. Bene, a chi piace ciò? Chi è felice di questo?’

Queste dirette parole hanno iniziato a toccare i problemi riguardanti la politica estera e militare Usa che preoccupano Putin sin dalla fine della guerra fredda circa 16 anni fa. Ma è più avanti che egli è più esplicito su quali siano le politiche militari a cui sta reagendo. Qui è dove c’è bisogno di chiarire il suo discorso. Putin avverte dell’effetto destabilizzante delle ‘armi spaziali’—‘ è impossibile sanzionare la comparsa di nuove è destabilizzanti armi ad alta tecnologia… Una nuova area di confronto, specialmente nello spazio. Le guerre stellari non sono più una fantasia-sono una realtà… L’opinione della Russia è che la militarizzazione dello spazio potrebbe avere conseguenze imprevedibili per la comunità internazionale, e provocare nientemeno che l’inizio di una nuova corsa agli armamenti nucleari.’

Egli poi dichiara, ‘I piani di espandere certi elementi del sistema di difesa antimissile all’Europa non possono che disturbarci. Chi ha bisogno del prossimo passo di ciò che sarebbe, come in questo caso, un’ inevitabile corsa agli armamenti?’

A cosa si riferisce qui? Pochi sono a conoscenza che gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato di star costruendo massicce installazioni di difesa antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca affermando che lo fanno per proteggersi contro i rischi di attacchi missilistici nucleari da parte di Stati canaglia come la Corea del Nord o, forse un giorno, l’Iran.

Polonia? Difesa missilistica? Cos’è questa storia?

Difesa Missilistica e Primo Attacco Nucleare USA

Il 29 gennaio il Brigadier General dell’esercito Usa Patrick J. O`Reilly, vice direttore della Missile Defense Agency [agenzia per la difesa missilistica n.d.t] del Pentagono, ha annunciato i piani Usa di dispiegare in Europa elementi di difesa contro missili balistici entro il 2011, con l’affermazione da parte del Pentagono che lo scopo è proteggere gli americani e le installazioni Nato da minacce nemiche provenienti dal Medioriente, non dalla Russia. In seguito a quanto detto da Putin a Monaco, il Dipartimento di Stato Usa ha rilasciato un commento formale che dichiarava che l’amministrazione Bush è ‘ perplessa per i ripetuti e caustici commenti da parte di Mosca sul previsto sistema di difesa’.

Oops… Sarebbe meglio rimandare questo annuncio stampa all’Ufficio per la Propaganda e l’Inganno del Pentagono perché venga riscritto. La minaccia missilistica dell’Iran a installazioni Nato in Polonia non è molto convincente. Perché non chiedere a membri da molto tempo della Nato come la Turchia se gli Usa possono piazzare il suo scudo missilistico lì, molto più vicino all’Iran? O forse in Kuwait? O in Israele?

La politica degli USA a partire dal 1999 ha avanzato la richiesta di costruire alcuni tipi di difesa missilistica attiva nonostante la fine della minaccia della guerra fredda da parte dei missili balistici intercontinentali sovietici o di altri lanci missilistici. Il National Missile Defense Act del 1999 (Public Law 106-38) afferma quanto segue: ‘ fa parte della politica degli Stati Uniti dispiegare, appena la tecnologia lo renda possibile, un’efficace sistema di difesa missilistica nazionale capace di difendere il territorio degli Stati Uniti contro limitati attacchi con missili balistici (a prescindere che essi siano accidentali, non autorizzati, o deliberati) finanziato tramite le tasse annuali e le annuali autorizzazioni destinate al National Missile Defense.’ La difesa missilistica è stata una delle ossessioni di Donald Rumsfeld quando era Segretario alla Difesa.

Perché ora?

Ciò che è sempre più chiaro, almeno a Mosca e Pechino, è che Washington ha una strategia molto più ampia che si nasconde dietro le sue apparentemente irrazionali e arbitrarie mosse militari unilaterali.

Per il Pentagono e l’establishment della politica Usa, indipendentemente dal partito politico, la guerra fredda con la Russia non è mai finita. Semplicemente continua in forme camuffate. Questo è apparso evidente con i presidenti G.H.W. Bush, William Clinton e George W. Bush.

La difesa missilistica sembrerebbe plausibile se gli Stati Uniti fossero vulnerabili ad attacchi portati da una piccola banda di terroristi islamici capaci di impadronirsi di un Boeing grazie a dei taglierini. L’unico problema è che la difesa missilistica non è mirata a terroristi canaglia come al Qaeda di Bin Laden o Stati come la Corea del Nord o l’Iran.

Da parte di questi la minaccia di un devastante attacco nucleare contro il territorio degli Stati Uniti è inesistente. La marina Usa e la flotta di bombardieri dell’aviazione sono oggi pienamente preparati a bombardare, persino con armi atomiche, l’Iran tanto da farlo tornare all’età della pietra, solo per il sospetto che esso stia cercando di sviluppare in modo indipendente una tecnologia per armi nucleari. Stati come l’Iran non hanno la capacità di rendere l’America priva di difese senza rischiare più e più volte l’annichilazione nucleare.

La difesa missilistica venne fuori negli anni 80 quando Ronald Reagan propose lo sviluppo di un sistema di satelliti nello spazio e di basi radar attorno alla terra, stazioni di ascolto e missili intercettori, per monitorare e abbattere missili nucleari prima che colpissero i loro obiettivi.

Ciò fu denominato “guerre stellari” dai suoi critici, ma sin dal 1983 il Pentagono ha ufficialmente speso più di $ 130 miliardi su tale sistema. George W. Bush ha significativamente incrementato la spesa a partire dal 2002, portandole a $ 11 miliardi l’anno, il doppio di quanto era previsto negli anni di Clinton. Sono stati stanziati altri $ 53 miliardi per i prossimi cinque anni.

L’ossessione di Washington per la Supremazia Nucleare

Ciò che Washington non ha detto, ma a cui Putin ha alluso a Monaco, è che il sistema di difesa missilistica Usa non è affatto difensivo. È assolutamente offensivo.

La possibilità di fornire ad un potente Stato, uno che ha il più stupefacente apparato militare al mondo, uno scudo per proteggersi da attacchi limitati, è qualcosa che mira direttamente alla Russia, l’unica altra potenza nucleare che abbia la capacità di lanciare una credibile rappresaglia nucleare.

Se gli Stati Uniti fossero capaci di proteggersi efficacemente da una potenziale risposta russa ad un primo attacco nucleare Usa, essi sarebbero semplicemente capaci di dettare al mondo intero e non solo alla Russia il proprio volere. Questo sarebbe ciò che i militari chiamano ‘ supremazia nucleare’. Questo è il vero significato dell’insolito discorso di Putin. Egli non è paranoico. È stato semplicemente fortemente realistico.

Mai sin dalla fine della guerra fredda nel 1989 è stato tanto chiaro come oggi che il governo Usa non ha mai fermato la sua ricerca della supremazia nucleare. Per Washington e per le elite Usa la guerra fredda non è mai finita. Si sono semplicemente dimenticati di dirci tutto ciò.

La ricerca del controllo globale degli oleodotti e del petrolio, il tentativo di stabilire le proprie basi militari in tutta l’Eurasia, il tentativo di modernizzare e migliorare la sua flotta di sottomarini nucleari, il suo comando aereo di bombardieri strategici B-52, tutto ha un senso solo se visto dalla prospettiva di una incessante ricerca della Supremazia Nucleare Usa.

L’amministrazione Bush ha unilateralmente abrogato nel dicembre 2001 l’ ABM Treaty tra Usa e Russia [trattato sui missili balistici n.d.t.]. Ed è in corsa per completare una rete globale di difese missilistiche come chiave per la supremazia nucleare Usa. Persino con uno scudo di difesa missilistica primitivo, gli Usa potrebbero attaccare i silos dei missili russi e le flotte di sottomarini senza temere un’efficace rappresaglia, dal momento che i pochi missili nucleari russi che rimangono non sarebbero capaci di lanciare una risposta abbastanza convincente da dissuadere un primo attacco Usa.

La capacità di entrambe le parti-il patto di Varsavia e la Nato-durante la guerra fredda di annientarsi reciprocamente portò ad uno stallo nucleare denominato dagli strateghi militari “MAD” [‘folle’, acronimo di ‘mutual assured destruction’, cioè “distruzione reciproca assicurata” n.d.t.]. Era spaventoso, ma in maniera bizzarra più stabile di quanto abbiamo ora con una ricerca unilaterale da parte degli USA della supremazia nucleare. La prospettiva della reciproca distruzione nucleare senza alcun vantaggio decisivo per nessuna delle due parti, portò a un mondo in cui la guerra nucleare era diventata ‘impensabile’.

Ora gli Usa cercano la concreta possibilità di una ‘concepibile’ guerra nucleare. Ciò è veramente folle.

La prima nazione con uno scudo contro missili nucleari avrebbe di fatto la capacità di colpire per prima. In modo abbastanza corretto, il tenente colonnello Robert Bowman, direttore del programma di difesa missilistico dell’aviazione Usa, ha recentemente chiamato la difesa missilistica ‘ l’anello mancante per un Primo Attacco.’

Più allarmante è il fatto che nessuno a parte un pugno di pianificatori del Pentagono o di ufficiali anziani dell’intelligence a Washington discute le implicazioni della ricerca da parte di Washington della difesa missilistica in Polonia, nella Repubblica Ceca o della sua spinta verso la supremazia nucleare.

Ciò fa tornare in mente il documento del settembre 2000 ‘Rebuilding America’s Defenses’ del gruppo di falchi del Project for the New American Century, di cui erano membri Dick Cheney e Don Rumsfeld. In esso dichiararono, ‘ gli Stati Uniti devono sviluppare e dispiegare una difesa missilistica globale per difendere la patria americana e gli alleati dell’America di fornire una base sicura per la proiezione del potere Usa nel mondo.’ [In tale documento si dichiarava anche che per ottenere dal popolo americano il permesso e l’appoggio per implementare questa e altre politiche sarebbe servito un “qualche evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbour”. Vedi 11 SETTEMBRE: POSSIBILI MOVENTI DELL’AMMINISTRAZIONE BUSH di David Ray Griffin, pubblicato da Comedonchisciotte n.d.t.]

Prima di diventare il segretario alla difesa di Bush nel gennaio 2001, Rumsfeld dirigeva una commissione presidenziale che sosteneva lo sviluppo della difesa missilistica per gli Stati Uniti.

L’amministrazione Bush-Cheney era così ansiosa di portare avanti i suoi piani di difesa missilistica che il presidente e il segretario alla difesa ordinarono di accantonare gli usuali test operativi essenziali per determinare l’efficacia dell’ estremamente complesso sistema.

Il programma di difesa missilistica di Rumsfeld aveva una forte opposizione all’interno dei vertici militari. Il 26 marzo del 2004 non meno di 49 generali e ammiragli Usa firmarono una lettera aperta al presidente in cui chiedevano di rimandare il programma di difesa missilistica.

Come fecero notare, ‘ la tecnologia Usa già dispiegata può individuare la provenienza del lancio di un missile balistico. È perciò altamente improbabile che un qualunque Stato osi attaccare gli Usa o permettere a dei terroristi di fare ciò dal suo territorio con missili armati di armi di distruzione di massa, rischiando perciò la distruzione proveniente da un devastante attacco di rappresaglia Usa.’

I 49 generali e ammiragli, compreso l’ammiraglio William J. Crowe, ex comandante degli Stati Maggiori Riuniti delle Forze Armate, continuano col dire al presidente, ‘ come Lei ha affermato, signor presidente, la nostra più alta priorità è di impedire ai terroristi l’acquisizione e l’impiego di armi di distruzione di massa. Noi siamo d’accordo. Raccomandiamo perciò, in quanto militarmente responsabili della parte esecutiva, di rimandare il dispiegamento operativo del dispendioso e non testato sistema GMD (Ground-based Missile Defense) [difesa missilistica con base a terra n.d.t.] e trasferire i relativi fondi a velocizzati programmi che mettano in sicurezza la moltitudine di stabilimenti contenenti armi e materiali nucleari, e a proteggere i nostri porti e confini contro terroristi che tentino di contrabbandare armi di distruzione di massa all’interno degli Stati Uniti.’

Ciò che gli stagionati veterani militari non dissero era che Rumsfeld, Cheney, Bush e compagnia avevano un’altra agenda che non riguardava le minacce terroristiche. Stavano inseguendo la Full Spectrum Dominance [dominazione ad ampio spettro n.d.t.], il Nuovo Ordine Mondiale, e l’eliminazione, una volta per tutte, della Russia come potenziale rivale per il potere.

La corsa allo sviluppo della difesa missilistica non è chiaramente rivolta alla Corea del Nord o ad attacchi terroristici. È rivolta alla Russia e, in misura molto minore, alle molto inferiori capacità nucleari della Cina. Come hanno fatto notare i 49 generali e ammiragli nella loro lettera al presidente del 2004, gli Usa disponevano già di testate nucleari più che sufficienti a colpire migliaia di bunker o caverne di un potenziale Stato canaglia.

Kier Lieber e Daryl Press, due analisti militari Usa, scrivendo nell’influente rivista Foreign Affairs del Council on Foreign Relations di New York nel marzo 2006, fecero notare che ‘ se la modernizzazione nucleare degli Stati Uniti fosse realmente rivolta a Stati canaglia o terroristi, la forza nucleare del paese non avrebbe bisogno delle migliaia di addizionali testate con lancio da terra che acquisirà col programma di modernizzazione W-76. L’attuale e futura forza nucleare Usa, in altre parole, sembra disegnata per compiere un preventivo e disarmante attacco contro Russia o Cina.’

Riferendosi ai nuovi e aggressivi piani di dispiegamento della difesa missilistica del Pentagono, Lieber e Press aggiungono, ‘ il tipo di difesa missilistica che gli Stati Uniti potrebbero plausibilmente sviluppare sarebbe utile primariamente in un contesto offensivo, non in uno difensivo – come aggiunta ad una capacità di primo attacco Usa, non come scudo indipendente. Se gli Stati Uniti lanciassero un attacco nucleare contro la Russia (o la Cina), il paese scelto come obiettivo sarebbe lasciato con un piccolo o con nessun rimanente arsenale. A tale punto, persino un sistema di difesa missilistico relativamente modesto o inefficiente potrebbe proteggere in modo sufficiente contro attacchi di rappresaglia…’

Questa è la vera agenda nel grande gioco euroasiatico di Washington. Naturalmente affermarlo apertamente rischierebbe di bloccare la mano di Washington prima che la corda sia stata irreversibilmente stretta attorno al metaforico collo di Mosca. Così il Dipartimento di Stato e il Segretario alla Difesa Gates cercano di sminuire i recenti commenti russi, come se fossero illusioni paranoiche di Putin.

L’intero programma di difesa missilistica Usa e di modernizzazione delle capacità nucleari di primo attacco fa rizzare i capelli in testa alla sola idea. Sotto l’amministrazione Bush è stato reso operativo uno scenario nucleare dell’orrore che richiama alla mente i pericolosi giorni della guerra fredda con flotte di bombardieri B-52 con armi nucleari e sottomarini con missili nucleari Trident in allerta ventiquattr’ore su ventiquattro.

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[I vecchi bombardieri B52 e i nuovi B2. Entrambi equipaggabili con armi nucleari]

Attacco Globale: il ‘Pentagon Conplan 8022’

La marcia verso una possibile catastrofe nucleare voluta o accidentale, come conseguenza della nuova arrogante politica di Washington, ha acquisito una significativa nuova gravità nel giugno del 2004, solo poche settimane dopo che 49 generali e ammiragli avevano intrapreso il passo altamente inusuale di scrivere al loro presidente.

Quel giugno, il segretario alla difesa Rumsfeld approvò un ordine top secret per le forze armate degli Stati Uniti per sviluppare qualcosa chiamato Conplan 8022, ‘che fornisce al presidente un’immediata capacità di attacco globale.’

Il termine, Conplan, è l’abbreviazione del Pentagono per Contingency Plan [piano di contingenza n.d.t.]. Per quali ‘contingenze’ si stanno preparando i pianificatori del Pentagono? un attacco convenzionale preventivo contro la piccola Corea del Nord o persino l’Iran? O un assalto nucleare preventivo con tutte le forze contro l’ultima formidabile potenza nucleare ancora non sottomessa alla dominazione ad ampio spettro degli Usa– cioè la Russia?

Le due parole, ‘attacco globale’, sono anche degne di nota. È un modo di dire del Pentagono per descrivere un particolare attacco preventivo che, per la prima volta dai primissimi giorni della guerra fredda, include un’opzione nucleare, contro la tradizionale nozione militare Usa dell’uso di armi nucleari solo in difesa e per dissuadere da un attacco.

Conplan 8022, com’è stato notato da alcuni, è differente dai tradizionali piani di guerra del Pentagono che sono stati essenzialmente difensivi in risposta a invasioni o attacchi.

In concerto con la aggressiva Dottrina Bush degli attacchi preventivi, del 2002, il nuovo Conplan 8022 di Bush è offensivo. Potrebbe essere innescato dalla semplice ‘percezione’ di una minaccia imminente, e compiuto solo per ordine presidenziale, senza intervento del Congresso.

Noti i dettagli su false o finte percezioni al Pentagono e all’ufficio del vicepresidente sulla minaccia delle armi di distruzione di massa dell’ Iraq nel 2003, il nuovo Conplan 8022 suggerisce che il presidente Usa potrebbe ordinare un attacco missilistico contro una qualunque minaccia percepita o persino potenziale anche non dimostrata.

In risposta all’ordine di Rumsfeld del giugno 2004, il generale Richard Myers, allora comandante degli Stati maggiori riuniti, firmò l’ordine per rendere operativo il Conplan 8022. Selezionati bombardieri con capacità nucleari, ICBM [missili balistici intercontinentali n.d.t.], SSBN [missili balistici nucleari sottomarini n.d.t.] e unità di ‘guerra informativa’ (sic) sono state dispiegate contro non nominati obiettivi di valore di paesi ‘nemici’.

L’Iran era considerato un paese nemico anche se non aveva mai attaccato gli Stati Uniti? o forse la Corea del Nord, sebbene in cinque decenni non avesse mai lanciato un attacco diretto contro la Corea del sud o chiunque altro? è la Cina un nemico perché sta semplicemente diventando troppo influente economicamente?

È la Russia oggi un nemico perché rifiuta di piegarsi e accettare di essere resa ciò che Brzezinski definisce uno Stato ‘vassallo’ dell’ Impero Americano?

Siccome non c’è stato alcun aperto dibattito all’interno degli Stati Uniti sul Conplan 8022, non c’è stata praticamente alcuna discussione di nessuna di queste domande di peso potenzialmente nucleare.

Ciò che rende l’ordine del giugno 2004 di Rumsfeld persino più inquietante per un mondo che aveva veramente sperato che le nubi a forma di fungo nucleare fossero diventate una minaccia del passato, è che il Conplan 8022 contiene una significativa componente di attacco nucleare.

È vero che il numero totale di armi nucleari negli arsenali militari Usa è andato declinando sin dalla fine della guerra fredda. Ma a quanto sembra non perché gli Usa stiano allontanando il mondo dalla possibilità di una guerra nucleare accidentale.

La nuova espansione della difesa missilistica alla Polonia e alla Repubblica Ceca viene meglio compresa se vista sotto l’ottica della notevole espansione della Nato sin dal 1991. Come ha fatto notare Putin, ‘ la Nato ha messo le sue forze di prima linea sui nostri confini… Credo che sia ovvio che l’espansione della Nato non abbia nulla a che fare con la modernizzazione dell’alleanza stessa o con l’assicurare sicurezza all’Europa. Al contrario rappresenta una seria provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E noi abbiamo il diritto di chiedere: contro chi viene intesa questa espansione? E cosa è successo alle assicurazioni che i nostri partner occidentali fecero dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia?’

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[Il simbolo dello United States Strategic Command che controlla l’armamento nucleare]

Basi USA circondano la Russia

Come ha notato recentemente lo stratega ed esperto militare russo Yevgeny Primakov, stretto consigliere di Putin, la Nato fu ‘ fondata durante la guerra fredda come organizzazione regionale per assicurare la sicurezza degli alleati Usa in Europa.’ Egli aggiunge, ‘ la Nato oggi sta agendo sulla base di una dottrina e di una filosofia completamente differenti, muovendosi al di fuori del continente europeo e conducendo operazioni militari molto oltre i suoi confini. La Nato si sta rapidamente espandendo contravvenendo a precedenti accordi. L’ammissione di nuovi membri all’interno della Nato sta portando l’espansione delle basi che ospitano forze armate Usa, sistemi di difesa aerea, così come componenti ABM [anti missile balistico n.d.t.]’.

Oggi tra gli Stati membri della Nato non c’è solo il nucleo originale dell’Europa occidentale dell’epoca della guerra fredda, comandato dagli americani. La Nato include anche ex Stati del Patto di Varsavia o dell’Unione Sovietica, quali Polonia, Lituania, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Romania, Bulgaria, Ungheria, e Slovacchia e Slovenia ex membri della Jugoslavia. Candidati ad aggiungersi alla Nato includono la Repubblica di Georgia, la Croazia, l’Albania e la Macedonia. Il presidente ucraino Victor Yushchenko ha cercato aggressivamente di portare l’Ucraina all’interno della Nato. Questo è un chiaro messaggio Mosca, e non è sorprendente, un messaggio che i russi non sembrano accogliere a braccia aperte.

Nuove strutture della Nato sono anche state formate, mentre le vecchie sono state abolite: la NATO Response Force (NRF) [forza di risposta Nato n.d.t.] è stata lanciata al summit di Praga del 2002. Nel 2003, subito dopo la caduta di Bagdad, è iniziata una grande ristrutturazione dei comandi militari Nato. I quartieri generali del Supremo Comando Alleato dell’ Atlantico sono stati aboliti. Un nuovo comando, l’ Allied Command Transformation (ACT), è stato stabilito a Norfolk, Virginia. ACT è responsabile nel guidare la trasformazione della Nato.

Per il 2007 Washington ha firmato un accordo con il Giappone per cooperare allo sviluppo della difesa missilistica. Gli Usa si sono profondamente impegnati nel testare un sistema di difesa missilistico insieme a Israele. Hanno ora esteso la difesa missilistica europea alla Polonia, dove il ministro della difesa è stretto amico e alleato dei falchi neoconservatori del Pentagono, e alla Repubblica Ceca. La Nato si è accordata per velocizzare la questione delle domande di Ucraina e Georgia per diventare membri. Il medio oriente, nonostante il fallimento in Iraq, viene militarizzato con una rete permanente di basi USA dal Qatar all’Iraq e oltre.

Il 15 febbraio, il Comitato del Congresso USA per gli Affari Esteri ha approvato un ordine, denominato in modo Orwelliano NATO Freedom Consolidation Act of 2007 [leggi di consolidamento della libertà Nato del 2007 n.d.t.] che riafferma l’appoggio Usa per l’ulteriore allargamento della Nato e il supporto per l’inclusione di Ucraina e Georgia.

Dal punto di vista russo, l’espansione a est della Nato dalla fine della guerra fredda è in chiara violazione di un accordo tra l’allora leader sovietico Mikhail Gorbachev e il presidente Usa George H.W. Bush che consentiva una pacifica unificazione della Germania. La politica di espansione della Nato è vista come una continuazione del tentativo risalente alla guerra fredda di circondare e isolare la Russia.

Nuove basi per proteggere la ‘democrazia’?

Una conseguenza passata quasi inosservata della politica di Washington sin dal bombardamento della Serbia nel 1999, è stata la creazione di una straordinaria rete di nuove basi militari Usa, basi in parti del mondo dove sembrano poco giustificate in quanto precauzione difensiva Usa date le minacce esistenti e le grosse spese richieste, per non parlare di altre iniziative militari globali.

Nel giugno del 1999 dopo il bombardamento della Jugoslavia, le forze Usa hanno iniziato la costruzione di Camp Bondsteel al confine tra Kosovo e Macedonia. Questo è stato il fulcro di ciò che sarebbe stata una nuova rete globale di basi Usa.

Bondsteel ha messo il potere aereo Usa a breve distanza dal medio oriente ricco di petrolio e dal Mar Caspio, così come dalla Russia. Camp Bondsteel con quasi 7000 soldati era allora la più grande base militare Usa costruita dai tempi della guerra del Vietnam. La base venne costruita dalla maggiore azienda di costruzioni militari Usa, la KBR di proprietà della Halliburton. L’amministratore delegato della Halliburton a quel tempo era Dick Cheney.

Prima dell’inizio del bombardamento Nato della Jugoslavia nel 1999, l’ Washington Post esplicitamente notò: ‘Con un Medioriente sempre più fragile, avremo bisogno di basi e di diritti di sorvolo nei Balcani per proteggere il petrolio del Mar Caspio.’

Camp Bondsteel non era altro che la prima di una grande catena di basi Usa che sono state costruite in questo decennio. L’esercito Usa ha continuato a costruire basi militari in Ungheria, Bosnia, Albania e Macedonia, in aggiunta a Camp Bondsteel in Kosovo, allora ancora ufficialmente parte della Jugoslavia.

Una delle più importanti e meno citate nuove basi Usa è in Bulgaria, un ex satellite sovietico e ora nuovo membro della Nato. In un conflitto–e nel linguaggio del Pentagono esistono solo ‘conflitti’, non guerre, che implicano la richiesta di dichiarazione ufficiale al congresso Usa e di fornire una giusta ragione–i militari userebbero Bezmer per far arrivare uomini e materiale verso le prime linee. Dove? In Russia?

Gli Usa hanno costruito le loro basi in Afganistan. Hanno costruito tre grandi basi Usa all’inizio dell’occupazione dell’ Afganistan nel dicembre del 2001, presso il Bagram Air Field a Nord di Kabul, il maggiore centro logistico militare Usa; presso il Kandahar Air Field, nell’Afghanistan meridionale, e il Shindand Air Field nella provincia occidentale di Herat. Shindand, la maggiore base Usa in Afganistan, è stato costruito a qualcosa come 100 km dal confine con l’Iran.

L’Afghanistan è stato storicamente il cuore del Grande Gioco tra Impero Britannico e Russia, cioè la lotta per controllare l’Asia centrale tra il diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. La strategia britannica era di impedire a tutti costi alla Russia di controllare l’Afganistan e impedire perciò l’acquisizione di un porto in acque calde per la sua marina tale da minacciare il gioiello della corona imperiale britannica, l’India.

L’Afghanistan viene visto anche dai pianificatori del Pentagono come estremamente strategico. È una piattaforma da cui l’esercito Usa può direttamente minacciare la Russia e la Cina così come l’Iran e altri territori mediorientali ricchi di petrolio. Poco è cambiato in ciò in più di un secolo di guerre.

L’Afganistan è in una posizione estremamente vitale, a cavallo dell’Asia meridionale, centrale e del medio oriente. L’Afganistan si trova anche lungo il percorso previsto per un oleodotto che va dai giacimenti petroliferi del Mar Caspio all’oceano indiano, dove l’azienda petrolifera Usa Unocal ha negoziato, insieme alla Halliburton di Cheney e alla Enron, esclusivi diritti di trasporto petrolifero per portare gas naturale dal Turkmenistan attraverso l’Afganistan e il Pakistan fino all’ enorme centrale elettrica a gas naturale di proprietà della Enron situata a Dabhol vicino a Mumbai.

Allo stesso tempo il Pentagono ha raggiunto un accordo con il governo del Kyrgystan in Asia centrale, per costruirvi una base strategicamente importante, la Manas Air Base presso l’aeroporto internazionale di Bishkek. Manas non solo è vicina all’Afganistan; è anche a una distanza tale da colpire facilmente il petrolio e gas del Mar Caspio così come i confini sia della Cina che della Russia.

Come parte del prezzo di accettarlo come alleato Usa nella guerra al terrorismo piuttosto che come un nemico, Washington ha ottenuto un accordo dal dittatore militare pakistano, generale Pervez Musharraf, che permette l’uso da parte dell’aviazione Usa e della Nato dell’aeroporto di Jacobabad circa 400 km a nord di Karachi, ‘per appoggiare la loro campagna in Afganistan’. Due altre basi Usa sono state costruite a Dalbandin e a Pasni.

Questa è solamente una piccola parte della grande rete di basi militari controllate dagli Usa che Washington è andata costruendo in tutto il mondo sin dalla cosiddetta fine della guerra fredda.

Sta diventando chiaro a gran parte del resto del mondo che Washington potrebbe persino istigare o provocare guerre o conflitti con nazioni in tutto il mondo non solo per controllare il petrolio, sebbene il controllo strategico dell’afflusso globale di petrolio sia stato il cuore del Secolo Americano sin dagli anni 20. Questo è l’autentico significato di ciò che Vladimir Putin ha affermato a Monaco. Ha detto al mondo ciò che esso non vuole sentire: i nuovi vestiti dell’imperatore americano non esistono. L’imperatore è vestito della nuda ricerca del controllo militare globale.

Durante i primi anni 90, alla fine della guerra fredda, il governo Yeltsin aveva chiesto a Washington una serie di mutue riduzioni dell’arsenale di missili e armi nucleari di ciascuna superpotenza. Le riserve nucleari russe stavano invecchiando e Mosca non vedeva un ulteriore bisogno di rimanere armata con i suoi artigli nucleari una volta che la guerra fredda era finita.

Washington vide chiaramente in ciò un’ occasione d’oro per inseguire la supremazia nucleare, per la prima volta a partire dagli anni 50 quando la Russia aveva per la prima volta sviluppato la capacità di lanciare con missili balistici intercontinentali il suo crescente arsenale di armi nucleari.

La supremazia nucleare è una politica aggressiva e offensiva. Significa che una sola superpotenza, gli Usa, avrebbe la possibilità di lanciare un pieno Primo Colpo [First Strike n.d.t.] nucleare contro i siti nucleari russi e distruggere abbastanza obiettivi al primo colpo da impedire alla Russia un’efficace rappresaglia.

Senza una credibile minaccia di rappresaglia, la Russia non aveva un credibile potere di deterrenza nucleare. Era alla mercé della potenza suprema. Mai prima nella storia era sembrata così vicina alle mani di una sola nazione la prospettiva di un tale potere finale.

Le mosse nascoste fatte dal Pentagono verso la supremazia nucleare sono state sino oggi portate avanti nella più completa segretezza, camuffate in mezzo alla retorica della ‘Partnership per la Pace’ tra Usa e Russia.

Piuttosto che ottenere vantaggio dall’opportunità di allontanarsi dall’orlo dell’annichilazione nucleare in seguito alla fine della guerra fredda, Washington si è volta invece ad aggiornare il suo arsenale nucleare, mentre allo stesso tempo ne riduceva le dimensioni.

Mentre il resto del mondo era ancora shockato dagli eventi dell’11 settembre 2001, l’amministrazione Bush si è mossa unilateralmente verso la rottura dei suoi precedenti trattati con la Russia che la obbligavano a non costruire una difesa antimissile.

Il 13 dicembre 2001 il presidente Bush ha annunciato che il governo degli Stati Uniti aveva unilateralmente abbandonando il trattato ABM [Anti-Ballistic Missile Treaty] sui missili balistici con la Russia, e stava assegnando $ 8 miliardi del budget del 2002 per costruire un sistema di difesa missilistico nazionale [National Missile Defense system]. Ciò venne passato al congresso promuovendolo come una mossa per proteggere il territorio Usa da attacchi terroristici provenienti da Stati che comprendevano la Corea del Nord o l’Iraq.

L’argomento degli Stati canaglia era una frode, una plausibile storia di copertura per nascondere, all’alba dello shock per l’11 settembre, il rovesciamento della politica senza andare incontro a un dibattito.

Il rifiuto del trattato ABM fu poco compreso al di fuori di circoli militari qualificati. Infatti rappresentava il passo più pericoloso compiuto dagli Stati Uniti verso una guerra nucleare sin dagli anni 50. Washington sta andando a passo veloce verso l’obiettivo della totale superiorità nucleare globale, la Supremazia Nucleare.

Washington ha smantellato entro il 2005 i suoi missili MX estremamente letali. Ma questo potrebbe mettere su una falsa strada. Allo stesso tempo ha significativamente migliorato i suoi rimanenti missili balistici intercontinentali installando le testate nucleari ad alta resa degli MX e avanzati veicoli di rientro sui suoi missili balistici intercontinentali ‘Minuteman’. Il sistema di guida dei Minuteman è stato migliorato per raggiungere il livello di quello degli smantellati MX.

Il Pentagono ha iniziato a sostituire i vecchi missili balistici sui suoi sottomarini con i molto più accurati missili Trident II D-5 che hanno nuove testate nucleari con resa molto maggiore.

La Marina ha spostato una frazione maggiore dei suoi sottomarini nucleari capaci di lanciare i missili balistici verso il Pacifico per perlustrare la zona cieca del sistema radar di primo avviso russo e la vicina costa cinese. L’aviazione Usa ha completato il processo di riadattamento dei suoi bombardieri B-52 per l’utilizzo di missili da crociera con testata nucleare ritenuti invisibili ai radar di difesa aerea russi. La migliorata avionica dei suoi bombardieri invisibili B-2 ha dato loro la capacità di volare ad altitudini estremamente basse evitando allo stesso modo l’individuazione radar.

Un grande numero di armi accumulate non è necessario per una nuova proiezione di potere globale. Nuova tecnologia poco pubblicizzata ha reso capaci gli Usa di dispiegare una forza d’attacco nucleare ‘più snella e più subdola’. Un caso è quello del programma di successo della marina per migliorare la lega delle testate nucleari W-76 poste in cima a gran parte dei missili lanciati dai sottomarini Usa, rendendole capaci di colpire obiettivi molto duri come i silos che contengono i missili balistici.

Nessuno ha mai presentato una credibile prova che Al Qaeda, Hamas, Hezbollah o una qualunque altra organizzazione facente parte della lista nera delle organizzazioni terroristiche stilata dal Dipartimento di Stato Usa possegga missili nucleari in silos sotterranei rinforzati. A parte gli Usa e forse Israele, solo la Russia e in misura molto minore la Cina ne possiedono una qualche quantità.

Nel 1991 alla presunta fine della guerra fredda in un gesto volto a diminuire il pericolo di errori strategici nucleari l’aviazione Usa fu ordinata di togliere dallo stato di pronta allerta la sua flotta di bombardieri nucleari. Anche questo è cambiato dopo il 2004.

Ancora una volta il Conplan 8022 ha messo i B-52 e altri bombardieri a lungo raggio dell’aviazione Usa nello stato di ‘allerta’. Il comandante dell’ottavo stormo dell’aviazione affermò al tempo che i suoi bombardieri nucleari erano ‘ essenzialmente in allerta per pianificare ed eseguire attacchi globali’ [Global Strike n.d.t] su ordine del comando strategico Usa o STRATCOM, con base a Omaha, Nebraska.

Il Conplan 8022 includeva non solo armi nucleari e convenzionali a lungo raggio lanciate dagli Usa, ma anche bombe nucleari e di altro tipo dispiegate in Europa, Giappone e altri siti. Ciò dava gli Usa quello che il Pentagono chiamava ‘Global Strike’, cioè la capacità di colpire un qualunque punto della terra o del cielo con una forza devastante, nucleare o convenzionale. Fin dall’ordine di allerta da parte di Rumsfeld del giugno 2004, il Comando Strategico Usa si è vantato di essere pronto a eseguire un attacco ovunque sulla terra ‘in mezza giornata o meno’, a partire dal momento in cui il presidente emette l’ordine.

Il 24 gennaio del 2006 l’ambasciatore Usa presso la Nato, Victoria Nuland, ex consigliere del vicepresidente Dick Cheney e moglie di uno dei maggiori falchi neoconservatori di Washington ha dichiarato al Financial Times di Londra che gli Usa volevano ‘una forza militare dispiegabile globalmente’ che potesse operare ovunque – dall’Africa al medio oriente e oltre.

Questa avrebbe incluso il Giappone e l’Australia allo stesso tempo insieme alle altre nazioni Nato. La Nuland aggiunse, ‘ è un animale (sic) completamente differente il cui ruolo finale sarà soggetto ai desideri e alle avventure Usa’. Soggetto ai desideri e alle avventure Usa? Queste sono parole poco tranquillizzanti dato il curriculum dell’ex capo della Nuland per quel che riguarda l’ intelligence contraffatta allo scopo di giustificare guerre in Iraq e altrove.

Ora, con il dispiegamento, in base al Conplan 8022, pure di una massiccia difesa missilistica gli Usa avrebbero ciò che pianificatori del Pentagono chiamano ‘ dominazione dell’ escalation’ cioè la capacità di vincere una guerra a qualunque livello di violenza, compreso quello nucleare .

Come è stato intuito da menti più sobrie, se la Russia e la Cina dovessero rispondere a queste mosse Usa pur con minime misure di autoprotezione, i rischi di una conflagrazione nucleare globale per errori di calcolo raggiungerebbero livelli molto superiori a quelli visti persino durante la crisi dei missili a Cuba o i pericolosi giorni della guerra fredda.

L’ Incubo di Mackinder

Nel giro di pochi anni Washington è riuscita a creare l’ incubo del padre britannico della Geopolitica, Sir Halford Mackinder, lo scenario dell’orrore temuto da Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger e altri veterani della politica estera Usa della guerra fredda che hanno studiato e compreso il potente ragionamento di Mackinder.

Le nazioni e popoli del cuore dell’Eurasia ricchi di risorse e di popolazione stanno costruendo legami economici e militari l’un l’altro per la prima volta nella storia, legami la cui ragion d’essere è il sempre più aggressivo ruolo di Washington nel mondo.

La spinta per una emergente cooperazione geopolitica eurasiatica è ovvia. La Cina con la maggiore popolazione mondiale ed un’economia che cresce con percentuali a due cifre, ha bisogno urgente di assicurarsi dei partner e alleati che possano proteggere la sua sicurezza energetica. La Russia, un gigante dell’energia, ha bisogno di sicuri partner commerciali indipendenti da Washington per sviluppare e ricostruire la sua malconcia economia. Questi bisogni complementari formano il seme di ciò che gli strateghi Usa definiscono una nuova guerra fredda, questa volta riguardante soprattutto l’energia, il petrolio e il gas naturale. La potenza militare è la valuta di scambio in questa come nella precedente guerra fredda.

Nel 2006 Mosca e Pechino hanno chiaramente deciso di aggiornare la loro collaborazione con i vicini erasiatici. Si sono accordati per rivolgersi ad una moribonda organizzazione che avevano fondato assieme nel 2001 subito dopo la crisi asiatica del 1998, la Shanghai Cooperation Organization [organizzazione per la cooperazione di Shanghai n.d.t. ] o SCO. La SCO conta membri molto significativi dal punto di vista geopolitico. Include il Kazakhstan ricco di petrolio, Uzbekistan, Kyrgyzstan e Tajikistan insieme a Cina e Russia. Per il 2006 Pechino e Mosca hanno iniziato a vedere la SCO come un nascente contrappeso a una politica americana di potere sempre più arbitraria. L’organizzazione ha iniziato a discutere progetti di collaborazione sull’energia e persino di reciproca difesa militare.

Le pressioni di una politica estera Usa sempre più disperata stanno forzando una improbabile ‘coalizione dei non volenterosi’ attraverso l’Eurasia. Le potenzialità di una tale cooperazione tra Cina, Kazakhstan, Iran sono abbastanza reali e ovvie. Il nesso mancante però è la sicurezza militare che la potrebbe rendere invulnerabile o quasi alle minacce provenienti da Washington e dalla Nato. Solo un potere sulla faccia della terra ha le conoscenze e le capacità militari nucleari per fornire ciò-la Russia di Vladimir Putin.


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[Sinistra: il missile russo Topol M. Accanto, i nuovi missili USA Trident 2]

L’orso russo affila il suo artiglio nucleare

Con le truppe della Nato che spingono ai confini della Russia da tutte le parti, i B-52 nucleari Usa e sottomarini nucleari dispiegati in siti strategici tutto attorno alla Russia, con l’estensione del nuovo scudo missilistico di Washington dalla Groenlandia al Regno Unito, all’Australia, Giappone e ora persino Polonia e Repubblica Ceca, non dovrebbe sorprendere che il governo russo stia rispondendo.

I pianificatori di Washington potrebbero aver assunto che la prontezza militare Russa dopo la fine della guerra fredda sia risibile a causa del fatto che l’ Armata Rossa, un tempo potente, è ora l’ombra della sua passata gloria.

Ma la Russia non ha mai mollato il suo asso nella manica–la sua forza nucleare strategica.

Durante tutto il caos economico degli anni di Yeltsin la Russia non ha mai fermato la sua produzione di alta tecnologia militare.

Nel maggio del 2003, alcuni mesi dopo che George Bush aveva unilateralmente strappato il trattato bilaterale ABM con Mosca, invaso l’Afganistan e bombardato Bagdad sino a sottometterla, il presidente russo diede un nuovo messaggio nel suo annuale discorso alla nazione russa.

Putin parlò per la prima volta pubblicamente del bisogno di modernizzare il deterrente nucleare russo creando nuovi tipi di armi, ‘ che assicureranno sul lungo termine la capacità di difesa della Russia e dei suoi alleati’.

In risposta all’abrogazione da parte dell’amministrazione Bush del trattato ABM e con esso del trattato Start II, la Russia ha prevedibilmente fermato il ritiro e la distruzione dei suoi missili SS-18 MIRVed. Il trattato Start II richiedeva il ritiro dei missili a testata multipla o MIRVed da entrambe le parti entro il 2007.

A quel punto la Russia ha iniziato riconfigurare i suoi missili SS-18 MIRV per estendere il loro periodo di servizio sino al 2016. I missili SS-18 a pieno carico hanno una gittata di 11.000 km. In aggiunta la Russia ha nuovamente dispiegato i suoi missili nucleari mobili trasportati su rotaia SS-24 M1.

Il governo russo ha reso una ‘priorità’ nel budget del 2003 il finanziamento dei suoi missili SS-27 e Topol-M a testata singola. Il ministro della difesa ha riniziato i lanci di test sia dei SS-27 che dei Topol-M.

Nel dicembre 2006 Putin ha detto ai giornalisti russi che il dispiegamento dei nuovi missili balistici intercontinentali russi Topol-M era cruciale per la sicurezza nazionale russa. Senza nominare l’ovvia minaccia Usa egli ha dichiarato, ‘ mantenere un equilibrio strategico vorrà dire che le nostre forze di deterrenza strategica dovranno essere in grado di garantire la neutralizzazione di un qualunque potenziale aggressore, indipendentemente da quali moderni sistemi d’arma possegga’.

Non ci si può sbagliare su chi avesse in mente, e non si trattava degli scavatori di grotte di al Qaeda di Tora Bora.

Il ministro della difesa russo Sergei Ivanov ha annunciato allo stesso tempo che le forze armate avrebbero dispiegato nel successivo decennio altri 69 sistemi missilistici mobili Topol-M o basati in silos. Subito dopo il suo discorso di Monaco Putin ha annunciato la nomina del suo vecchio amico del KGB/FSB Ivanov a primo viceministro per la supervisione dell’intera industria militare.

Il ministero della difesa russo ha riferito che al gennaio 2006 la Russia possedeva 927 veicoli in grado di lanciare armi nucleari e 4279 testate, mentre per gli Stati Uniti i numeri sono rispettivamente di 1255 e 5966. Non esistono altre potenze sulla faccia della terra che si avvicinino a queste massicce capacità di sterminio. Questo è stato il motivo ultimo per cui la politica estera, militare ed economica Usa sin dalla fine della guerra fredda hanno segretamente avuto come obiettivo finale la decostruzione completa della Russia come stato funzionante.

Nell’aprile del 2006 l’esercito russo ha testato il missile K65M-R, un nuovo missile progettato per penetrare i sistemi di difesa Usa. Il test era parte della sperimentazione per l’assegnazione di una comune testata per i missili balistici sia terrestri che marini. Il nuovo missile è ipersonico e capace di cambiare rotta di volo.

Quattro mesi prima la Russia ha sperimentato con successo il suo missile balistico intercontinentale Bulava, una versione navale del Topol-M. Esso è stato lanciato da uno dei suoi sottomarini nucleari di classe Typhoon dal Mar Bianco e ha viaggiato un migliaio di miglia prima di colpire con successo un obiettivo nella penisola di Kamchatka. I missili Bulava verranno installati sui sottomarini nucleari russi di classe Borey a partire dal 2008.

Durante un’ispezione personale del primo reggimento di missili balistici mobili intercontinentali Topol-M nel dicembre 2006, Putin ha detto ai giornalisti che il dispiegamento dei missili intercontinentali Topol-M era cruciale per la sicurezza nazionale russa, affermando che ‘è un passo significativo verso il miglioramento delle nostre capacità difensive’.

‘Il mantenimento di un equilibrio strategico,’ ha continuato, ‘ significherà che le nostre forze di deterrenza dovranno essere capaci di garantire la neutralizzazione di un qualunque potenziale aggressore indipendentemente da quali moderni sistemi d’arma possegga’.

Chiaramente Putin non aveva in mente la Francia. Il presidente Putin aveva guidato personalmente il presidente francese Chirac in un tour di uno degli stabilimenti missilistici russi il precedente gennaio, spiegando gli ultimi avanzamenti missilistici russi. ‘Egli conosce ciò di cui parlo’, ha detto successivamente ai giornalisti Putin, riferendosi alla comprensione da parte di Chirac dell’importanza di queste armi.

Putin non aveva nemmeno in mente la Corea del Nord, la Cina, il Pakistan o l’India, e nemmeno la Gran Bretagna con la sua capacità nucleare che sta invecchiando, e nemmeno Israele. L’unica potenza che circonda la Russia con armi di distruzione di massa era il suo vecchio nemico della guerra fredda–gli Stati Uniti.

Il comandante delle Forze Strategiche Missilistiche Russe, il generale Nikolai Solovtsov, è stato più esplicito. Commentando il riuscito test del K65M-R al poligono missilistico russo Kapustin Yar lo scorso aprile, ha dichiarato che il piano USA per un sistema missilistico di difesa, ‘ può sconvolgere la stabilità strategica. La scala pianificata del dispiegamento da parte degli Stati Uniti di un… sistema di difesa missilistico è così considerevole che è abbastanza giustificata la paura che potrebbe avere un effetto negativo sui parametri del potenziale di deterrenza nucleare russo’. Per dirla semplicemente, si riferiva all’attuale aperta ricerca da parte degli USA della Dominazione ad Ampio Spettro–cioè della Supremazia Nucleare.

È in procinto di nascere una nuova Armageddon. L’agenda militare unilaterale di Washington ha prevedibilmente provocato un grosso sforzo da parte della Russia per difendersi. La prospettiva di una conflagrazione nucleare globale per errore, aumenta di giorno in giorno. A quale punto un presidente americano potrebbe, Dio non voglia, decidere di ordinare un pieno attacco nucleare preventivo contro la Russia per impedirle di ricostituire una situazione di mutua deterrenza?

La nuova Armageddon non è esattamente la Armageddon per la quale pregano i fanatici cristiani come George Bush quando sognano il loro Rapimento in Cielo. È una Armageddon in cui la Russia e gli Stati Uniti irradierebbero il pianeta e, forse, porrebbero fine alla civiltà umana.

Ironicamente, il petrolio, nel contesto della guerra americana impantanata in Iraq e dei crescenti prezzi petroliferi mondiali dopo il 2003, ha consentito alla Russia di iniziare il duro lavoro di ricostituire la sua collassata economia e le sue capacità militari. La Russia di Putin non è più una ex superpotenza che chiede l’elemosina. Sta usando la sua arma del petrolio e ricostruendo le sue armi nucleari.

L’America di Bush è un’economia svuotata e piena di debiti impegnata a usare la sua ultima carta, il suo vasto potere militare per spingere il dollaro e il suo ruolo come unica superpotenza mondiale.

Putin ha ovviamente capito che il suo nuovo ‘compagno di preghiera’, George W., ha un grosso buco nero nascosto nel segreto del suo cuore. Ciò ricorda una popolare ballata country e western del vecchio Tammy Wynette, ‘I cowboys non sparano più bene come una volta. Ti guardano negli occhi e rimangono stesi con addosso i loro cappelli bianchi’. Questo è certamente il caso del famoso cowboy di Crawford, Texas mentre ha che fare con Vladimir Putin e col resto del mondo.

F. William Engdahl è autore di “A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order”, e di “Seeds of Destruction: the dark side of gene manipulation” di prossima pubblicazione. Questo articolo è tratto dal suo nuovo libro, in preparazione, sulla storia del Secolo Americano. Può essere contattato attraverso il suo sito Web: www.engdahl.oilgeopolitics.net

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F. William Engdahl
Fonte: http://www.globalresearch.ca
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20.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALCENERO

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