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Prodotti chimici nell’uso quotidiano legati all’obesità e al diabete

DI TOM LEVITT
The Ecologist

Gli agenti chimici presenti nella
plastica, nei cosmetici e nei prodotti industriali potrebbero causare l’alterazione di alcune cellule dell’organismo, rendendoci più predisposti all’aumento di peso e allo sviluppo del diabete

Noi tutti conosciamo i principali fattori che causano l’aumento del tasso di obesità: regime alimentare, sport e stile di vita.

Ma c’è un altro fattore di cui
non si parla mai: l’ambiente chimico al quale siamo quotidianamente esposti mediante la plastica, gli incarti dei cibi, i pesticidi e i cosmetici.
Benché vi siano poche ricerche al riguardo, sempre più studi dimostrano che i prodotti chimici usati ogni giorno possono causare obesità.

Quando gli animali vengono esposti a questi agenti chimici anche solo nel periodo prenatale, il loro metabolismo viene riprogrammato in modo che acquisiscano peso”, afferma Bruce Blumberg dell’Università della California.

Il professor Blumberg fa parte del
numero crescente di ricercatori statunitensi che osservano come i prodotti chimici della vita di ogni giorno possano causare un aumento della massa grassa.

Ha addirittura coniato il termine “obesogeno” per descrivere quegli agenti chimici che si è scoperto favoriscono un drammatico aumento di peso.

Le ricerche esistenti collegano l’obesità a uno squilibrio tra l’apporto di cibo e il dispendio di energia. Ma
le ricerche sugli obesogeni suggeriscono che i prodotti chimici che alterano gli ormoni possano creare ulteriori cellule di grasso nell’organismo e permettere a quelle già esistenti di ingrandirsi.

Blumberg è particolarmente interessato all’esposizione prenatale, durante la quale gli obesogeni potrebbero comunicare al feto in sviluppo di produrre più cellule di grasso, creando così una propensione ad accumulare più peso per tutta la vita.

La rivista Ecologist aveva trattato per prima questa problematica nel 2006 ed ha continuato a parlarne durante gli ultimi mesi con il nuovo documentario Programmed to be fat, diffuso in Canada la scorsa settimana e che potrebbe finalmente iniziare ad ottenere l’attenzione dei mass media.

Continuiamo ad ingrassare

Tuttavia,

per alcuni la

domanda rimane: perché

dovremmo concentrare

la nostra attenzione

sul possibile impatto

degli obesogeni mentre

continuiamo a consumare

cibo spazzatura?

La verità

è che hanno luogo entrambe i fenomeni”, dichiara il professor

Blumberg. “Siamo esposti agli obesogeni e in più

mangiamo male. Quindi si ha un doppio impatto. Nonostante la riduzione

della quantità di grassi, negli USA l’obesità

si è duplicata. Facciamo quello che dobbiamo fare, ma comunque diventiamo

sempre più grassi.”

Negli Stati Uniti le misure governative

sul problema dell’obesità intraprese negli ultimi due anni hanno

rivelato il bisogno di ulteriori ricerche sugli obesogeni e sulla sovraesposizione

agli agenti chimici.

Lo scorso febbraio, un seminario sponsorizzato

dal governo ha radunato 135 scienziati col fine di valutare il legame

fisico tra l’obesità e l’esposizione a sei agenti chimici: arsenico

ed altri metalli, bisfenolo A, stannani e ftalati, nicotina, pesticidi

ed elementi organici inquinanti.

Sono state scoperte prove valide che

legano il fumo in gravidanza con l’aumento del rischio di sovrappeso

ed obesità per il nascituro. Ulteriori prove suggeriscono che

gli altri agenti chimici “potrebbero contribuire all’attuale epidemia

di obesità e diabete”.

Scarso interesse scientifico

in Inghilterra

In Inghilterra, il problema deve ancora

essere accettato: né il dipartimento per la salute, né il sistema

sanitario nazionale lo considerano come una causa

di obesità. Un portavoce

del dipartimento sanitario afferma che le prove sugli obesogeni sono

limitate”. L’Agenzia per la Protezione della Salute britannica

la riconosce come una problematica “emergente”, ma non prevede

alcuna ricerca a riguardo.

La dottoressa Susan Jebb, del Consiglio

di Ricerca Medico dell’unità Human Nutrition Research,

afferma che l’idea di contaminati ed obesogeni veniva considerata nei

loro rapporti solo come un’ipotesi “jolly”.

Le prove sulla contaminazione

chimica sono al momento molto limitate e meramente indicative, mentre

quelle su altri fattori, come ad esempio il consumo di grassi o il movimento

fisico, sono molto più forti ed hanno effetti chiari e misurabili”,

dichiara la dottoressa Jebb.

Non lo sto escludendo, ma stiamo

appena iniziando a comprenderlo”, aggiunge, suggerendo che si

potrebbe scoprire in definitiva che gli agenti chimici potrebbero essere

più correlati al diabete che all’obesità.

Se attaccasse il nostro desiderio

di cibo, allora sarebbe un meccanismo plausibile (per l’obesità), ma

possedere più cellule di grasso rende solo potenzialmente più

propensi ad accumularlo – bisogna comunque prima ingerirlo”.

Trovo più

semplice pensare a meccanismi in base ai quali questi agenti potrebbero

influenzare la possibilità di sviluppare diabete o malattie cardiache,

dove sono coinvolti molti più processi metabolici specifici a rischio.

Ad esempio, le molecole chimiche potrebbero attaccare vari recettori

e intaccare l’assorbimento di glucosio delle cellule.”

**********************************************

Fonte: Programmed to be fat: everyday chemicals linked to obesity and diabetes

12.01.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

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