di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org
Il benessere dell’intestino è importante per conservare una buona vista. Al contrario, se c’è disbiosi, ovvero se la flora batterica intestinale non si trova in una condizione di equilibrio, si possono facilmente avere problemi agli occhi. Anche gli occhi, infatti, hanno i loro batteri e, a popolarne la superficie, sono circa 200 diversi tipi.
Diversi studi hanno dimostrato che esiste un asse intestino-occhio. A Roma, a fine 2019, si tenne UN INTERESSANTE CONGRESSO SU NUTRACEUTICA E OCCHIO che ha messo in luce proprio il ruolo del microbioma oculare e della correlazione dei batteri oculari con quelli intestinali.
Nell’occasione Gianluca Scuderi, professore associato del Dipartimento di Neuroscienze della Sapienza Università di Roma e responsabile dell’Unità operativa di oculistica dell’Ospedale Sant’Andrea, spiegò che quando l’equilibrio dell’ecosistema intestinale si rompe, può verificarsi l’insorgenza di alcune patologie oculari, tra cui il glaucoma. In pratica, una volta che la flora intestinale si altera, si instaura uno stato infiammatorio che colpisce sia l’intestino che la superficie oculare.
Oggi il glaucoma, nella sua forma acuta, viene appunto considerato una malattia infiammatoria, ma da alcuni è anche pensato come una malattia neurodegenerativa al pari di Alzheimer, Parkinson e SLA. Piero Barbanti, Professore di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Roma, sempre nell’ambito dello stesso congresso, ha specificato che sono tutte patologie nelle quali neuroni localizzati in sedi diverse iniziano a invecchiare precocemente, morendo progressivamente: nella malattia di Alzheimer il processo inizia nell’ippocampo, nella malattia di Parkinson nella cosiddetta substantia nigra, nella SLA nei neuroni motori della corteccia cerebrale e del midollo spinale ed infine nel glaucoma nelle cellule gangliari della retina. Si tratta quindi di malattie diverse, ma accomunate da analoghi meccanismi di stress ossidativo e degenerazione del neurone.
Ma come si può prevenire/contrastare lo stress ossidativo?
Lo si può fare attraverso sostanze alimentari che si trovano in natura e che sono presenti nell’alimentazione di tutti i giorni. Ad esempio, sempre per parlare della salute degli occhi, si è scoperto di recente che lo zafferano è in grado di frenare una grave malattia della vista, la sindrome di Stargardt, una degenerazione ereditaria della ‘macula’ che inizia in giovane età e comporta riduzione della visione centrale, quella che consente di riconoscere i visi, leggere, guidare. Ma sono tanti gli alimenti, come anche i comportamenti, in grado di migliorare il benessere del nostro sguardo. Non entro qui nel merito, è possibile trovare ulteriori informazioni in questo mio post.
C’è da dire però che in certe situazioni, l’alimentazione può non essere sufficiente, allora sarà il caso di ricorrere ai nutraceutici, capsule che contengono particolarmente concentrate alcune sostanze che possono tornare utili alla salute dell’occhio: ad esempio le vitamine C ed E, la luteina, la zeaxantina, ma soprattutto il coenzima Q 10, che si è rivelato anche in grado di rallentare il Parkinson e contrastare emicranie e demenza.
Tuttavia la cosa più importante, non solo per rafforzare la capacità visiva, ma anche per la salute dell’intero organismo, è trattare bene il nostro intestino e puntare a riportarlo in equilibrio quando non lo è, aumentando i batteri buoni attraverso l’aggiustamento del muco intestinale: è un passo fondamentale per migliorare molti disturbi, compresi quelli correlati alle più temute malattie neurologiche.
Inoltre è necessario agire sull’integrità della parete intestinale che deve essere impermeabile. Invece oggi per stress, cattiva alimentazione, abuso di alcol, farmaci e introduzione di sostanze chimiche nell’organismo, quasi nessuno ha “le budella integre”, piuttosto sono caratterizzate da microscopiche crepe che permettono il passaggio di piccole quantità di cibo indigerito e microrganismi nel sangue.
CHE FARE?
Per prima cosa vanno evitati cibi che causano infiammazione: zucchero, cibi raffinati e industriali, latte e latticini, carne lavorata e affumicata, oli raffinati e grassi trans, additivi sintetici, coloranti, dolcificanti, ogm, eccesso di farine, abuso di alcol e di glutine.
Oggi è noto che il glutine ha un’azione diretta sulla barriera mucosa dell’intestino, attiva la proteina zonulina che, a sua volta, scioglie le giunzioni strette e rende più permeabile la barriera intestinale.
Per quanto riguarda, invece, l’assunzione cronica di alcol, è dimostrato che favorisce la crescita eccessiva batterica e la disbiosi intestinale. Inoltre altera l’integrità della barriera intestinale diminuendo i livelli della molecola antimicrobica REG3, favorendo così l’accesso microbico alla mucosa intestinale. Infine, l’alcol interferisce con il metabolismo degli acidi grassi, delle proteine e dei carboidrati, in quanto converte il NAD + in NADH, che è una molecola proinfiammatoria.
Non sono però solo certi cibi a deteriorare la permeabilità della barriera intestinale e il naturale equilibrio e livello numerico della popolazione batterica benefica dell’organismo. Possono esserci anche altri elementi di disturbo: diverse medicine, ad esempio i farmaci per la chemioterapia e gli steroidi (cortisone); tutto ciò che può alterare la normale funzionalità dello stomaco (stress, antiacidi, errate combinazioni alimentari); il fumo; gli stress emotivi; le sostanze inquinanti (come i metalli pesanti); l’esposizione alle radiazioni; i pesticidi, i solfiti, gli emulsionanti e l’enzima transglutaminasi.
Al contrario ci sono alimenti e sostanze che favoriscono la salute dei batteri benefici e che agevolano la loro capacità di prosperare perché forniscono le componenti nutritive di cui hanno bisogno: semi oleosi non salati e non tostati (soprattutto quelli di zucca, girasole, chia, lino, canapa); noci; grassi salutari dell’avocado, dell’olio extravergine d’oliva e dell’olio di semi di lino; pesce, specie di piccola taglia e facendo attenzione alla zona di provenienza del pescato; uova; carni magre (no da allevamenti intensivi e senza esagerare); legumi; cereali in chicchi (specie quelli senza glutine); frutta; verdura e cibi fermentati (miso – verdure fermentate tipo crauti – rejuvelac che è una bevanda fermentata alla quinoa – kvas, bevanda tipica russa a base di pane nero o segale fermentata, acqua minerale e erbe aromatiche – kefir di mandorle o di cocco – derivati della fermentazione del latte, come il lassi, facendo attenzione che non contengano residui antibiotici che invece sono presenti spesso nei latticini che si trovano in commercio).
È importante però introdurre il cibo fermentato molto gradualmente perché può causare troppo stress ad un intestino che non è abituato. Come è importante anche preparare i legumi nel modo giusto e, in certi casi, quando l’intestino è molto infiammato, è anche utile passarli per eliminare la buccia.
Infine, per portare cibo al microbiota e garantire una condizione eubiotica, sarebbe bene mangiare cibi crudi, soprattutto verdure in base alla stagionalità (es. sedano, finocchio, insalata verde, cetriolo e cipolla).
In linea generale un’alimentazione sana e allineata con i ritmi della natura è necessaria perché ci assicura una buona energia vitale e consente a tutti gli organi del nostro corpo, non solo all’intestino, di funzionare al meglio. Tuttavia a volte mangiare in modo adeguato non è sufficiente, soprattutto se si è reduci da anni e anni di errori alimentari. IN QUESTO CASO ALLORA SERVIRA’ ANCHE una cura probiotica per sviluppare colonie di batteri benefici nell’intestino.
Nello scegliere i probiotici sarà necessario fare attenzione a due cose: quantità di organismi viventi per capsula-dose giornaliera e tipo di batteri. Lattobacillus acidophilus e bulgaricus e bifidobacterium infantis, longum e breve sono i più conosciuti e utilizzati, ma il mondo dei batteri intestinali è incredibile e variegato per specie e ceppi ed è necessario saper discernere per ottenere risultati apprezzabili.
Anche le vitamine A e D sono efficaci contro le infiammazioni croniche e favoriscono la stabilità della barriera intestinale. È stato recentemente dimostrato che la vitamina A migliora l’integrità della barriera intestinale anche in presenza di infiammazioni intestinali, tuttavia non è sufficiente da sola. Insieme alla vitamina D ha effetti antinfiammatori sinergici e ciò non sorprende in quanto sono entrambi liposolubili e spesso presenti insieme nello stesso alimento.
Infine lo zinco può aiutare a migliorare l’integrità della mucosa intestinale, infatti è cofattore della fosfatasi alcalina intestinale che ha la funzione di disattivare le endotossine batteriche riducendo l’irritazione delle pareti intestinali.
Nel concludere non si può non fare riferimento anche ad alcuni comportamenti salutari: corretta masticazione, riposo sufficiente, tecniche di contenimento dello stress, movimento all’aria aperta e osservare un digiuno di almeno 12 ore tra la cena e la colazione.
La digestione è un’attività molto impegnativa ed è dimostrato che un periodo regolare di almeno 12 ore di astensione dal cibo tra la sera e la mattina può contrastare l’infiammazione e modulare positivamente la popolazione del microbiota intestinale, ma soprattutto permette all’intestino di riposare.
Anche questo giova alla delicata simbiosi tra noi e gli organismi che vivono dentro il nostro corpo. Possiamo beneficiare della loro attività solo se offriamo in cambio un nutrimento e un ambiente adatti.
FONTE: https://valentinabennati.it/problemi-agli-occhi-controlla-lintestino/