PERCHE' GLI IRANIANI SARANNO RIFIUTATI

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DI WILLIAM BLUM

La supplica agli Stati Uniti non è così seducente.

Con la sua recente lettera al presidente Bush, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è entrato a far parte di una lunga tradizione di leader del terzo mondo i quali, sottoposti ad una imminente minaccia politica o militare da parte degli Stati Uniti, hanno deciso di dialogare con Washington nel tentativo di rimuovere tale minaccia. Speriamo che lo sforzo di Ahmadinejad non finisca nel solito, tradizionale rifiuto statunitense.

Spinti dalla comprensibile convinzione che si trattasse di semplici malintesi, che gli Stati Uniti non fossero realmente intenzionati a distruggere loro e i movimenti per un cambiamento sociale ad essi legati, il ministro degli esteri del Guatemala nel 1954, il presidente Cheddi Jagan della Guyana Britannica nel 1961, e Maurice Bishop, leader di Grenada, nel 1983, fecero appello per essere lasciati in pace, Jagan lo fece alla casa bianca durante un colloquio con il presidente John F. Kennedy [1]. Tutti furono annientati. Nel 1961 Che Guevara offrì a Kennedy importanti concessioni cubane qualora Washington avesse richiamato le proprie truppe. Tutto questo fu inutile. [2] Nel 2002, prima del colpo di stato in Venezuela che spodestò Hugo Chavez, alcuni dei cospiratori andarono a Washington per avere luce verde dall’amministrazione Bush. Chavez venne a conoscenza di questa visita e fu così preoccupato per essa, a tal punto che mandò degli ufficiali del proprio governo per difendere la propria posizione. Il successo di questo tentativo può essere giudicato in base al colpo di stato che si verificò subito dopo. [3]

Appena prima dell’invasione degli USA in Iraq nel Marzo 2003, gli ufficiali iracheni, assieme al capo dell’intelligence irachena, informarono Washington, attraverso un uomo d’affari libano-americano, della propria volontà di far sapere agli Stati Uniti che l’Iraq non fosse più in possesso di armi di distruzione di massa. Ed essi offrirono alla truppe americane e a “2000 agenti dell’F.B.I” la possibilità di condurre un’ispezione. Gli iracheni offrirono anche di consegnare un uomo implicato nell’attentato al World Trade Center del 1993, imprigionato in Iraq. Gli iracheni, inoltre, chiesero di poter tenere delle elezioni libere supervisionate dall’O.N.U. ritenendo che le libere elezioni fossero qualcosa in cui gli Stati Uniti credessero fermamente e dalle quali sarebbero stati convinti. Essi offrirono anche pieno appoggio per qualsiasi piano statunitense per il processo di pace arabo-israeliano. “Se si tratta di petrolio”, disse l’ufficiale dell’intelligence, “discuteremo anche delle concessioni degli USA”. Queste proposte furono portate dagli ufficiali iracheni, essendo avallate dal presidente Saddam Hussein. (NYT 11-06-2203). Gli Stati Uniti ignorarono completamente queste aperture.

Questi precedenti riflettono la chiara convinzione da parte dei leaders del Terzo Mondo, che gli Stati Uniti siano aperti alle negoziazioni, al dialogo, all’essere ragionevoli. Certamente la paura e la disperazione, hanno giocato un ruolo fondamentale nel produrre questo stato mentale, ma probabilmente ha contribuito a ciò anche la mistica dell’America, che ha conquistato il cuore e l’immaginazione dell’intero mondo per 2 secoli. Tra il 1945 e il 1946 il leader vietnamita Ho Chi Min, scrisse non meno di otto lettere al presidente degli USA Harry Truman e al Dipartimento di Stato richiedendo l’aiuto dell’America per vincere la battaglia per l’indipendenza del Vietnam dalla Francia. Scrisse che la pace mondiale era minacciata dal tentativo della Francia di riconquistare l’Indocina e chiese che le “quattro potenze” (USA, Unione Sovietica, Cina e Gran Bretagna) intervenissero per mediare un giusto accordo e portare la questione indocinese alle Nazioni Unite. [4] Questo fu un notevole ricorso storico. Nel 1919, Durante la conferenza di pace di Versailles che seguì la Prima Guerra Mondiale, Ho Chi Min si era appellato al segretario di stato Robert Lansing (zio di Allen Dulles e John Foster Dulles, i quali furono inseriti da Lansing nella delegazione Usa) per un aiuto americano nel Raggiungimento delle libertà civili elementari e per il miglioramento delle condizioni di vita per i soggetti coloniali nell’Indocina Francese. La sua supplica fu ignorata [5].

Allo stesso modo le sue richieste successive non furono prese in considerazione, con le conseguenze che ora il Vietnam, il resto dell’Indocina e gli Stati Uniti conoscono molto bene. Le suppliche di Ho Chi Min furono ignorate perché, in fin dei conti, era un comunista, sebbene lui e i suoi seguaci vietminh furono per lungo tempo degli ammiratori degli Stati Uniti. Ho si fidava degli Stati Uniti molto più che dell’Unione Sovietica ed infatti aveva sulla propria scrivania una foto di George Washington ed una copia della Dichiarazione d’Indipendenza. In accordo con un ex-ufficiale americano, Ho cercò il suo consiglio nel redigere la dichiarazione d’indipendenza dei vietminh. L’attuale dichiarazione vietnamita inizia infatti così: “Tutti gli uomini sono creati uguali. Sono stati dotati dal loro creatore con un certo numero di diritti inalienabili, tra questi, la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. [6]

Ora è il turno del presidente iraniano con una lunga lettera personale al Presidente Bush. Questa ha lo stesso obiettivo delle comunicazioni menzionate in precedenza: dissuadere il pit bull americano dall’attaccare, distruggere ed aumentare il livello di sofferenza in questo mondo vecchio e triste. Se la Casa Bianca ha già deciso di attaccare, la lettera di Ahmadinejad non avrà alcun effetto. Ci fu qualcosa che la Cecoslovacchia poté fare per prevenire l’invasione nazista nel 1938? O la Polonia nel 1939?

William Blum è l’autore di: “U.S. Military and CIA Interventions Since World War II”, “Rogue State: a guide to the World’s Only Super Power” e “West-Bloc Dissident: a Cold War Political Memoir”

Può essere raggiunto all’indirizzo: [email protected]

Note:

[1] Guatemala: Stephen Schlesinger e Stephen Kinzer, “Bitter Fruit: The Untold Story of the American Coup in Guatemala” (1982), p.183; Jagan: Arthur Schlesinger, “A Thousand Days” (1965), pp.774-9; Bishop: Associated Press, 29 maggio 1983, “Leftist Government Officials Visit United States”

[2] Miami Herald, 29 aprile 1996, p.1

[3] New York Times, 16 aprile 2002

[4] “The Pentagon Papers” (NY Times edition, Bantam Books, 1971), pp. 4, 5, 8, 26.

[5] Washington Post, 14 settembre 1969, p. 25

[6] Archimedes L.A. Patti, “Why Vietnam? Prelude to America’s Albatross” (1980). Patti è l’ex agente dell’intelligence consultato da Ho; Chester Cooper, “The Lost Crusade: The Full Story of US Involvement in Vietnam from Roosevelt to Nixon” (1971) pp.22, 25-7, 40.

William Blum
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article13046.htm
15.05.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NICOLA GERUNDINO

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