DI MIKE WHITNEY
Information Clearing House
Chiunque abbia passato un po’ di tempo sui blog di economia saprà che Keynes è incolpato di tutto, dal tracollo di Wall Street all’alleggerimento quantitativo. Ma perchè? Non c’è niente ne “La teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” di Keynes che suggerisca che egli avrebbe supportato il salvataggio delle banche o il QE2. Di sicuro non avrebbe permesso il collasso del sistema finanziario, ma questo non significa che avrebbe cominciato ad emettere assegni in bianco a istituiti finanziari insolventi, gestiti da banchieri disonesti.
Non era né un cretino, né un pupazzo della grande finanza. Credeva semplicemente che, quando l’economia va in caduta libera, sia una cosa da pazzi preoccuparsi del deficit. Teorizzava che prima bisogna rimettere l’economia su un sentiero di solida crescita, dopo di che le crescenti entrate andranno a diminuire automaticamente il deficit. È una soluzione ragionevole che ha funzionato molte volte. Ora che i fanatici dell’austerity hanno preso le redini di Washington e hanno chiuso i rubinetti degli stimoli fiscali, la teoria economica testata e provata è stata gettata al vento per placare questi esaltati. È un vero casino.
Comunque, questo ancora non risponde alla nostra domanda: perchè così tante persone odiano John Maynard Keynes?E’ forse perché credono che il governo non debba mai immischiarsi nel libero mercato o perché i rimedi di Keynes, di solito, comportano conti in rosso? Oppure c’è un motivo del tutto diverso, un obiettivo politico che si traveste da ‘principio di libertarismo’, ma in realtà è un tentativo di distruggere la classe media e trasferire più ricchezza ai super-ricchi? Tenete a mente che la guida del Partito Repubblicano non ha mai avuto problemi nell’aumentare il deficit e a raddoppiare il debito nazionale durante la presidenza di G.W. Bush. Solo recentemente si sono convertiti. Ci sono diversi motivi per essere scettici.
Lo sanno i critici di Keynes che lui riteneva che i deficit di bilancio sarebbero stati bilanciati durante i periodi positivi? Sicuramente no, dato che i suoi critici più accaniti non hanno mai letto nulla di quello che ha scritto. Preferiscono basare i loro giudizi su blog di ciarlatani invece di dargli una possibilità e sfogliare il testo originale. E’ per questo che respingono le sue molte intuizioni con un gesto della mano, come se fosse un democratico spendaccione qualunque, non interessato ai conti che lascia in rosso.
Tutte sciocchezze. Keynes è il miglior amico che il capitalismo abbia mai avuto. Ha dato un volto umano ad un sistema che, spogliato dalle sue sottigliezze, è poco più di una lotta per la sopravvivenza. L’enfasi data alla piena occupazione ha contribuito a rafforzare la classe media e a creare l’economia più prospera e produttiva che il mondo abbia mai visto. La “Teoria Generale” fu un lavoro innovativo che rivoluzionò l’economia. Non era un attacco al capitalismo o al libero mercato, ma, al contrario, era uno studio approfondito di come il sistema poteva esser fatto funzionare in modo più efficiente. L’idea centrale era che il sistema funziona al meglio con la piena occupazione, dato che i redditi supplementari generano una grande domanda, che porta a maggiori investimenti e ad un circolo virtuoso. Qui un estratto da un articolo preso da “The Library of Economics and Liberty”:
Contrariamente alle affermazioni dei critici, Keynes era un relativo sostenitore del libero mercato. Fu Keynes, non Adam Smith, a dire che “non c’è da sollevare nessuna obiezione contro la classica analisi della modalità per cui l’interesse privato determinerà quello che viene prodotto, in quali proporzioni i fattori di produzione saranno combinati e di come il valore del prodotto finale verrà distribuito tra loro”. Keynes credeva che una volta raggiunta la piena occupazione tramite politiche fiscali, il mercato avrebbe potuto operare liberamente. “Di conseguenza,” continuava Keynes, “a prescindere dalla necessità di controlli centrali per realizzare gli adeguamenti tra la propensione al consumo e l’incentivo ad investire, non c’è ragione di intervenire maggiormente nella vita economica rispetto a quanto si faceva prima”.
(“John Maynard Keynes”, The Library of Economics and Liberty)
Molte cose scritte da Keynes potrebbero trovare d’accordo anche il più ardente sostenitore della ‘moneta forte’, ma, dal momento che il suo punto di vista è stato ridotto a ‘questo e quello sono keynesiani’, è difficile convincere le persone diversamente. Ma Keynes non era lo spendaccione che molti credono. In realtà era piuttosto conservatore. E difficilmente avrebbe supportato le politiche della Fed, dove le perdite degli speculatori o quelle dei ‘troppo grandi per fallire’ sono state bypassate nel bilancio pubblico. Nessuna di queste concezioni è coerente con le sue idee di libero mercato. Chiamare i salvataggi ‘keynesiani’ non è solo ingiusto, è ridicolo.
L’American Recovery and Reinvestment Act (ARRA) di Obama, d’altra parte, era chiaramente una misura keynesiana; ha fornito direttamente sgravi fiscali per l’economia e, stando al CBO, ha ridotto sostanzialmente la disoccupazione, diminuito il gap di produzione e incrementato la crescita. L’ARRA ha fermato la crisi finanziaria prima che questa provocasse un’altra Grande Depressione e questo dimostra che gli stimoli keynesiani funzionano.
Ma Keynes è più di un singolo stimolo fiscale. Aveva una profonda conoscenza della psicologia degli investitori, della natura umana e del funzionamento dei mercati. Ecco un estratto da “La Teoria Generale” che ci da un esempio del suo pensiero:
Il nostro desiderio di avere denaro come riserva di ricchezza è il barometro del grado di sfiducia nei nostri stessi calcoli e delle nostre convenzioni riguardo il futuro…. Il possesso del denaro culla la nostra inquietudine; e la ricompensa per essere incorporati al denaro è la misura del grado della nostra inquietudine.
Questo è molto acuto e spiega perché un’improvvisa flessione del mercato può rapidamente trasformarsi in un crash completo. Gli investitori si spaventano, ritirano i loro soldi e si nascondono. Poco dopo i capitali che sostengono i mercati scemeranno, ci saranno gli assalti agli sportelli bancari e il tutto spingerà l’economia verso un prolungato stato di semi-coma. E tutto perché la gente perde fiducia nella sua capacità di anticipare il futuro. Un investimento è tutto anticipazione, anticipazione e fiducia. Ecco come Keynes ha riassunto:
Sarebbe stupido formare le nostre aspettative e dare molto peso a questioni molto incerte. Perciò è ragionevole essere guidati a un livello considerevole dai fatti sui quali riponiamo abbastanza fiducia, anche se possono essere decisamente meno rilevanti per il risultato rispetto ad altri fatti dove la nostra conoscenza è però vaga o scarsa. Per questo motivo i fatti della situazione attuale rientrano sproporzionatamente nella formazione delle nostre previsioni future; la nostra pratica usuale è quella di prendere la situazione attuale e proiettarla nel futuro, con qualche modifica se abbiamo delle ragioni di aspettarci un cambiamento.
Lo stato delle prospettive future, sul quale si fondano le nostre decisioni, non dipende quindi solo dalla previsione più precisa che possiamo fare. Dipende inoltre dalla sicurezza di queste previsioni, da quanto valutiamo possibile che la nostra miglior previsione risulti completamente sbagliata. Se ci aspettiamo grandi cambiamenti, ma siamo molto incerti riguardo alla forma precisa che prenderanno, allora la nostra sicurezza si indebolirà.
Lo stato di fiducia, come lo hanno definito, è una faccenda su cui gli uomini hanno sempre riposto la più stretta e ansiosa attenzione.”
Se Keynes ha ragione, allora cosa ci dicono della politica indubbiamente più incompresa e controversa della storia della Fed, il QE2 di Bernanke? Bernanke ha adempiuto al suo ruolo di amministratore del sistema, riducendo l’incertezza e costruendo la fiducia per le aspettative a lungo termine, oppure ha semplicemente aggiunto ansia agli investitori con programmi che nessuno capisce davvero? E se la fiducia non viene ristabilita velocemente cosa accadrà quando la Fed terminerà il suo programma di acquisto di obbligazioni (QE2) alla fine di giugno? Ecco cosa ha detto Keynes:
[…] gran parte delle nostre attività positive dipendono dall’ ottimismo spontaneo piuttosto che da previsioni matematiche,…. Probabilmente, molte delle nostre decisioni di fare qualcosa di positivo, le piene conseguenze che si protrarranno per molti giorni a venire, possono solo essere il risultato di spiriti animali – di un impulso spontaneo ad agire invece di non agire, e non come il risultato di una media ponderata dei vantaggi quantitativi moltiplicati per le probabilità…. Quindi se gli spiriti animali sono offuscati e l’ ottimismo spontaneo vacilla lasciandoci dipendere solo da una speranza matematica, le imprese si affievoliranno e moriranno […].
Questa citazione mostra la differenza tra il Keynes ‘psicologo’ e il Bernanke ‘tecnico’. Indirizzare l’economia non è solo questione di saper muovere le giuste leve della banca centrale. Abbassare i tassi di interesse e aumentare gli aggregati monetari possono essere utili per dare una scossa, ma da solo il trucco non funzionerà. Gli ‘spiriti animali’ hanno bisogno di essere rivitalizzati riducendo il più possibile l’ incertezza. Ecco come Keynes ha riassunto:
L’altra serie di errori, di cui temo gli sviluppi, ha origine da una cruda dottrina economica, comunemente nota come ‘teoria quantitativa della moneta’. Se la quantità di moneta viene fissata rigidamente, l’aumento della produzione e dei salari subirà prima o poi una battuta d’arresto. Alcune persone sembrano dedurne che la produzione e i salari potranno essere alzati incrementando la quantità di moneta. Ma è come cercare di ingrassare acquistando una cintura più larga. Negli Stati Uniti attuali la vostra cintura è parecchio più grande della vostra pancia. Sottolineare la quantità di moneta, che è solo un fattore limitante invece che il volume di spesa che è il fattore attivo, è la cosa più ingannevole che si possa fare.
Questa è davvero roba forte. Gli allarmisti della massa monetaria stanno puntando al picco della base monetaria come il segnale che il paese stia velocemente diventando come lo Zimbabwe e ciò è assurdo dato che il meccanismo di trasmissione tradizionalmente usato dalla Fed (le banche) è ancora fuori uso. Sì, le banche sono cariche di riserve, ma le famiglie e i consumatori non hanno accesso a queste riserve e continuano a ridurre il proprio indebitamento. Le montagne di soldi non creano da sole inflazione, solo lo spenderli la crea. Ora, i prestiti stagnano e le riserve bancarie sono fuori dalla circolazione. Il pericolo d’inflazione è minimo.
Keynes pensava che la politica monetaria da sola non poteva ridare fiducia e rimettere l’economia in carreggiata. Sapeva anche che i tassi di interesse e la facilitazione al credito non fornivano un efficace meccanismo di trasmissione per aumentare la domanda e questa è la ragione per cui il governo deve fornire un supporto fiscale quando il business taglia gli investimenti e i consumatori sono obbligati ad aumentare i risparmi. Ecco ancora Keynes, dal capitolo 12 de “La Teoria Generale”:
Mi trovo ora un po’ scettico sul successo di una politica puramente monetaria […] aspettiamo di vedere lo Stato – che è in grado di calcolare il margine di efficienza del capitale-merce con lungimiranza e sulla base di vantaggi generali per la società – prendere sempre più responsabilità nell’ organizzazione diretta degli investimenti.
Questo è quello che fa lo stimolo fiscale, aiutare il recupero dell’economia generando attività (ad es. spesa pubblica) quando i consumatori sono alle corde e le imprese non investono. L’alternativa è una maggiore disoccupazione, meno entrate, prezzi in caduta, aumenti dei default, crescita lenta e un rafforzamento di questa spirale verso il basso. Detto questo, potremmo assistere al riemergere di pressioni deflazionistiche già nel prossimo mese, quando il QE2 di Bernanke terminerà e la falla nella strategia della Fed diventerà sempre più palese. Ecco cosa dice Keynes al riguardo:
Il modo per mantenere il boom economico si realizza mantenendo alti volumi di investimento e aumentando la propensione al consumo tramite la redistribuzione dei redditi […] così che un livello di occupazione possa richiedere un investimento minore per il suo supporto.
(Robert Skidelsky, “Keynes; The Return of the Master”, pag. 68, Public Affairs, New York)
Così Keynes era per la redistribuzione? Potete scommetterci. Ha avuto la lungimiranza di capire che una grossa diseguaglianza porta ad un calo di domanda. Quando i lavoratori non avranno più i mezzi per sostenere l’ economia attraverso il consumo, allora il sistema dovrà essere riorganizzato per sostenere la domanda. Non è questione del ‘Big Government‘ che spenna i ricchi per realizzare un’utopia socialista. Stupidaggini.
È questione di riconoscere i difetti di questo sistema e trovare il modo di farlo funzionare in maniera efficiente. E questo era il pezzo forte di Keynes, trasformare un sistema instabile, sempre in crisi, nel veicolo per diffondere benessere e creare ricchezza. Per questo ha dedicato così tanto tempo alla disoccupazione, proprio perché aveva capito che questa era sintomatica di un problema profondo, di una mancanza di volontà di investire da parte del settore privato. Quando le imprese trattengono gli investimenti – perché non c’è domanda per i loro prodotti – allora la disoccupazione sale, i consumi calano e l’economia si deprime. Keynes si rese conto che questa tendenza (depressione) può durare per un tempo indefinito, a meno che il governo si intrometta e riempia il vuoto creato dalla mancanza della spese da parte dei privati.
Così, quando i consumatori devono tagliare le spese e ridimensionare i bilanci e le imprese non riescono a trovare sbocchi vantaggiosi, sta al governo spendere per il tempo necessario a rivitalizzare l’ economia e creare una ripresa autosufficiente.
I rimedi di Keynes funzionerebbero se venissero applicate le giuste misure, ma che la politica attuale non sostiene. Così, quando terminerà il programma di acquisto di obbligazioni della Fed, probabilmente ci sarà di nuovo una contrazione economica e il paese dovrà affrontare la prospettiva di un nuovo tremendo crollo.
Titolo originale: “Why Do People Hate John Maynard Keynes?”
Fonte: http://informationclearinghouse.info/
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09.04.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO