DI JOHN J. MEARSHEIMER
Foreign Policy
Benjamin Netanyahu sta per ultimare la formazione del prossimo governo israeliano, che si pone quale alternativa alla soluzione dei due stati. Ma ciò che più conta è che il nuovo primo ministro e il suo Likud Party sono fermamente contrari ad uno stato palestinese. Il Labor Party, che farà parte della coalizione che salirà al governo e che negli ultimi vent’anni è stato identificato con la soluzione dei due stati, non ha insistito affinché il Likud sostenesse quella politica come condizione per unirsi al governo. Il suo leader, Ehud Barak, ha semplicemente chiesto e ottenuto una dichiarazione poco chiara secondo cui Israele si sarebbe impegnato a promuovere la pace a livello regionale. Avigdor Lieberman, a capo di Yisrael Beiteinu, l’altro principale partito della coalizione governante, difficilmente farà pressione affinché i palestinesi ottengano un stato solo per loro. La sua preoccupazione principale è di “trasferire” i palestinesi fuori da Israele, di modo che questo divenga uno stato ebraico puro quasi al 100%.
Quindi Israele continuerà a espandere i propri insediamenti nella West Bank. Infatti, la stampa israeliana ha detto che, nelle loro negoziazioni per formare un governo, Netanyahu e Lieberman si sono accordati per far costruire a Israele 3.000 abitazioni nell’area conosciuta come E-1 tra Gerusalemme e Maale Adumim (un enorme complesso residenziale). Una volta che questo progetto sarà completato, Israele avrà effettivamente tagliato la Cisgiordania in due, rendendo quasi impossibile la creazione effettiva di un stato palestinese. Questo accordo sarebbe dovuto rimanere segreto, perché gli Stati Uniti sono contrari alla creazione dell’area E-1 da parte di Israele.I palestinesi, naturalmente, rimarranno rinchiusi a Gaza e in un pugno di enclave situate in Cisgiordania. In sostanza, Netanyahu e i suoi due ministri chiave — Ehud Barak (Difesa) e Avigdor Lieberman (Affari Esteri) – sono impegnati a creare una Grande Israele, che comprenda tutto il territorio che un tempo era il territorio palestinese.
L’amministrazione Obama cercherà sicuramente di spingere Netanyahu a modificare la sua idea di una soluzione a due stati e lavorerà per dare ai palestinesi un vero stato solo per loro. D’altro canto, la lobby israeliana difenderà ostinatamente il diritto di Israele a fare quello che vuole nei Territori Occupati e renderà impossibile per il presidente mettere una pressione significativa su Israele. Netanyahu, come tutti i leader israeliani, comprende questo elementare fatto. Egli sa che gli basterà pronunciare poche belle parole sul “processo di pace” e far ricadere tutta la cosa sui palestinesi, che egli considera comunque un branco di terroristi, per essere più o meno libero di fare quello che vuole a Gaza e nella West Bank.
[“La Israel lobby e la politica estera americana” (Mondadori), il libro di denuncia sull’influenza della lobby sionista scritto da J. Mearsheimer con S. Walt]
Sembra abbastanza evidente a me, così come ad altre persone perspicaci, che questa storia non avrà un lieto fine. Anzi, sembra più un finale disastroso. La Grande Israele non può essere uno stato democratico perché ci saranno presto – se già non ci sono – più palestinesi tra il fiume Giordano e il mare Mediterraneo che ebrei israeliani. Quindi, se si dà un voto per ogni persona, Israele diventerà Palestina. Ciò non è destinato ad accadere a breve, se mai succederà, e questo lascia aperti due possibili risultati: l’apartheid e l’espulsione dei palestinesi – ce ne sono pi ù di 5 milioni—dalla Grande Israele. Sono opzioni abominevoli. Vale la pena ricordare che il primo ministro Ehud Olmert ha detto che se non ci sarà un duplice stato, la situazione in Israele finirà per essere quella del Sud Africa e ciò implicherà la fine dello stato ebraico. In effetti, sta dicendo che Israele sta trasformando se stessa in uno stato retto da un sistema di apartheid.
La mia conclusione è che Israele, con il supporto della lobby, sta inseguendo una politica estremamente folle – Ehud Olmert direbbe suicida – nei confronti dei palestinesi.
Apprezzerei molto se i sostenitori americani di Israele mi spiegassero quello che qui non riesco a capire. Devono essere convinti che ci sia un lieto fine a questa storia, lieto fine che né io né Olmert riusciamo a vedere. Altrimenti non sosterrebbero l’impresa di una Grande Israele. Non c’è nessun bisogno che i cristiani sionisti rispondano, perché so qual è il loro lieto fine: la Battaglia di Armageddon e la Seconda Venuta di Cristo. I sostenitori ebrei di Israele non si bevono questa storia che, infatti, molti considerano antisemita. Ma devono avere una spiegazione alternativa del perché una Grande Israele sia un bene per gli ebrei. E qual è?
Titolo originale: “Please tell me, where is Israel headed?”
Fonte: http://walt.foreignpolicy.com
Link
31.03.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RACHELE MATERASSI