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La Redazione

 

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PENSARE LA RIVOLUZIONE

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A cura di supervice
Il 30 Settembre 2011
36 Views

DI JOHN SPRITZLER E DAVE STRATMAN
Information Clearing House

Cosa intendiamo per Rivoluzione?

Per guerra? Questa non era parte della rivoluzione,

è stata solo un effetto e una conseguenza. La rivoluzione era

nelle mente delle persone ed è stato così

dal 1760 al 1775, nel corso di quindici anni prima a Lexington venisse

versata una goccia di sangue.

John Adams, Lettera a Thomas Jefferson,

24 agosto 1815

Quella che segue è una breve

sinossi da “Thinking about Revolution”, che può essere trovato

nella sua interezza a http://newdemocracyworld.org/revolution/Thinking.pdfAncora una volta negli Stati Uniti

è arrivata l’ora di una rivoluzione. Invece di un re britannico

abbiamo una classe al potere di banchieri e miliardari che controllano

il governo e tutte le istituzioni più importanti della società. Il

futuro riserva solo miseria a molti e privilegi a pochi.

I problemi che dobbiamo affrontare

fanno parte di un sistema in cui i soldi danno il potere e la maggior

parte della gente non ne ha. Gli uomini e le donne potenti che gestiscono

il pianeta non sono stati eletti e non possono non esserlo. Vanno solo

rimossi dal potere con la rivoluzione.

L’obbiettivo di una rivoluzione

democratica è quello di rompere il potere delle élite al potere e

di creare una società fondata sul popolo. I principi che sottostanno

a questo tipo di società, crediamo, dovrebbero consistere di tre fattori:

uguaglianza, aiuto reciproco e democrazia.

Per uguaglianza non intendiamo “uguali

opportunità” di farsi largo in una società diseguale. Intendiamo

uguaglianza di condizioni. Per aiuto reciproco intendiamo una società

basata sulla condivisione e la cooperazione invece che sulla competizione.

Per democrazia intendiamo con questa democrazia falsa, ma una società

in cui il vero potere decisionale è nelle mani del popolo.

La vera democrazia richiederà

una nuova organizzazione sociale. “Thinking about Revolution

propone cambiamenti radicali su come pensare a noi stessi e su come

immaginare che possano essere le possibilità dell’uomo. Propone una

struttura democratica basata sulla fiducia nei valori e nel buon senso

della gente comune.

Alcuni di questa struttura:

– Tutti quelli che contribuiscono

alla società hanno accesso libero e paritario alle merci e ai servizi,

che vengono condivisi in base al bisogno, non vengono comprati e venduti.

Non vengono usati i soldi. Non ci sono ricchi e poveri.

– Tutte le cose che le persone

usano per produrre le merci, come le fabbriche, le miniere e gli appezzamenti

di terreno, appartengono alla comunità. Questi beni sono un tesoro

comune di tutta la società, non una proprietà di pochi.

  • L’obbiettivo della produzione

    economica è quello di fornire beni e servizi di cui la gente ha bisogno,

    non per i profitti dei capitalisti.

  • Tutto il potere politico

    è affidato alla comunità locale e alle assemblee dei posti di lavoro.

    Il Congresso, i sistemi parlamentari, i consigli comunali e cittadini

    e tutti gli altri strumenti del precedente capitalismo sono aboliti.

  • Il Pentagono, le forze

    armate, la polizia e altri strumenti del potere capitalista sono aboliti.

    Le comunità si organizzano per soddisfare i bisogni locali di sicurezza

    e protezione.

Alcuni credono che un mondo migliore

non sia possibile perché la disuguaglianza e l’avidità fanno parte

della “natura umana”. Rifiutiamo quest’idea. La logica del capitalismo

è la competizione del “cane mangia cane”, e per questo la gran

parte delle persone nella vita di tutti i giorni lotta per creare relazioni

d’affetto e di sostegno con le persone amate, gli amici e i colleghi

dovendo affrontare una cultura brutale. La maggior parte delle persone,

in altre parole, è coinvolta in una lotta contro i valori capitalistici.

La gentilezza che viene dalle persone e le iniziative pubbliche e collettive

rivoluzionarie sono un continuum di lotta per umanizzare il mondo.

Quando le persone hanno più fiducia

in loro stesse e negli altri, cercano di modellare il mondo secondo

i propri valori. Vanno oltre la cerchia ristretta immediata. Costruiscono

reti, scioperi e movimenti. Quando hanno abbastanza fiducia e la cerchia

delle relazioni si è allargata a sufficienza, fanno le rivoluzioni.

Altri credono che la storia del Comunismo

dimostra che le rivoluzioni rendono solo le cose peggiori. Rispondiamo

che il destino non democratico delle rivoluzioni comuniste risiede nella

visione del mondo di Marx. Marx accettava la visione capitalista, che

lo sviluppo economico è la base per lo sviluppo umano, e anche la visione

capitalista della natura umana, ossia che gli individui cercano solo

il proprio interesse. Il marxismo pose a Lenin una domanda: “Chi prenderà

cura dei bisogni dell’intera società?” La risposta di Lenin: il

Partito Comunista.

Altri pensano che il grande potere

delle élite al potere rende la rivoluzione impossibile. Anche se il

capitalismo ha un’enorme potere tattico, strategicamente è forse

al punto più debole della sua storia. Il sistema capitalista non ha

più promesse, e neppure l’illusione, di un mondo migliore per il

maggior numero di persone.

Rimangono due alternativa per il mondo

dei popoli: essere risucchiati ancora più a fondo in un vortice

di guerra, tirannia, sofferenza e svendite di massa – la soppressione

pianificata degli “eccessi” di popolazione che non possono essere

mantenuti – o edificare una nuova società che si basi su un modello

totalmente differente.

Siamo stati sulla difensiva troppo

a lungo, cercando di impedire ogni volta che si verificasse una situazione

pessima, una situazione molto demoralizzate. Dobbiamo andare all’offensiva.

Come possiamo fare? La strategia rivoluzionaria

che proponiamo è di domandarsi del diritto all’esistenza del

capitalismo e della possibilità di una società alternativa: di rendere

il bisogno e la possibilità di una rivoluzione l’argomento della

discussione pubblica e privata, l’ambito di ogni lotta, l’ambito

dove la gente possa riunirsi per parlare delle proprie preoccupazioni.

Così possiamo andare all’attacco.

John Adams scrisse nel 1815 che la

Rivoluzione Americana non era la guerra rivoluzionaria. La guerra era

solo è stata solo “un effetto e una conseguenza della rivoluzione

che era nelle mente delle persone dal 1760 al 1775.” Questa è la

Rivoluzione che cerchiamo di raggiungere: una Rivoluzione nella mente

di un mondo composto da persone, per trasformare la loro idea delle

possibilità della società e del loro potere per raggiungerle. Da questa

Rivoluzione nella mente dei popoli potrà arrivare la trasformazione

della società.

**********************************************

Fonte: Thinking about Revolution

29.09.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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