Palle e palloni

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Nestor Halak per Comedonchisciotte.org

E così, dopo aver dovuto credere che era giusto che mi chiudessero in casa perché la fuori c’era il virus del raffreddore che mi aspettava per azzannarmi ai polpacci; che la Pfizer avesse salvato il mondo con il suo magico elisir di alta tecnologia americana; che la Commissione europea avesse secretato i contratti di acquisto di tale elisir e fatto salvo il produttore da qualsiasi danno ne dovesse derivare non per soldi, ma per il bene dell’umanità; che la Russia avesse aggredito l’Ucraina senza alcun motivo diverso dall’essere dominata da un dittatore pazzo; che *elensky fosse un eroico patriota e non un attore che fa dignitosamente il suo mestiere secondo il copione che gli forniscono; adesso devo anche credere che un pallone aerostatico cinese al limite dell’atmosfera sopra gli Stati Uniti sia una seria minaccia alla sicurezza nazionale americana e giustifichi tutta la bagarre mediatica messa su in proposito.

Meno male che i media sono sempre pronti ad istruirmi, perché altrimenti sarei stato portato a credere che i cinesi avessero superato la tecnologia delle mongolfiere e fossero approdati ai satelliti. Avrei perfino pensato che un pallone sonda viaggiasse in balia delle correnti e fosse poco adatto a spiare, ma magari mi sbagliavo. D’altra parte non tutti sono all’avanguardia della tecnologia come gli americani e si sa che la Cina usa ancora missili a vapore. Cos’altro ci si può aspettare da un paese dominato dai comunisti? Chiaro, che vengono a spiare il prospero occidente con macchine fotografiche appese ai palloni. Chissà come faranno a cambiare i rotolini.

In ogni caso, persino se si fosse veramente trattato di una apparecchiatura spionistica, tutta l’isterica gestione della faccenda da parte americana, mi pare evidentemente intesa a montare il caso ed in questo ha superato brillantemente la soglia del ridicolo. Davvero la gente non si avvede dell’esagerazione e della volontà di creare un problema geopolitico partendo dal nulla?

In un momento storico nel quale i media costruiscono una crisi politica su un triviale pallone sonda, non ci si può certo meravigliare che *elensky partecipi a San Remo. D’altronde è il suo mestiere: gli attori di Hollywood, si sa, sono molto versatili e professionali e se la cavano un poco in tutto: sanno recitare, ballare, cantare e anche suonare. Secondo me sarebbe un onore per il nostro paese farlo partecipare al concorso con una canzone sua, ma purtroppo è sempre in tournee: ha troppi impegni internazionali. Immagino che al punto in cui siamo arrivati, pochissimi troverebbero tale partecipazione sopra le righe. Certo non bisogna fargli cantare “non ho l’età”, ma una canzone non dico maschia perché sarebbe politicamente scorretto, meglio bisex, ma indomita, con echi di guerra e trama commovente. Ricordate ad esempio “Angelita”? Non so chi la cantava a suo tempo, ma comunque penserei a qualcosa del genere un’Angelita aggressiva, sostenibile e dal sesso incerto. Senza esagerare però, ché le esagerazioni destano sempre sospetti: non dovrebbe stravincere, ma arrivando secondo o terzo farebbe sempre la sua porca figura.

Nel frattempo che aspettiamo a San Remo, leggo un titolo di giornale appeso in una delle oramai rare edicole: “nell’Afghanistan dei Talebani il diritto alle cure sta morendo”. I più coraggiosi potrebbero andare avanti nella lettura, ma occorrerebbe comprare il quotidiano e, per quanto mi riguarda, il titolo è già più che sufficiente per capire la sua natura di pura propaganda, come del resto tutto ciò che si trova oggi sulla stampa.

Pensate a cosa deve passare per la testa ad un “professionista dell’informazione” che va a fare le pulci ai Talebani scrivendo da un paese dove fino a pochi mesi fa erano vietate le cure agli ammalati di covid perché bisognava lasciarli aggravare in vigile attesa, dove erano vietate persino le autopsie perché non si doveva capir bene di cosa moriva la gente, dove i cittadini erano stati tutti messi agli arresti domiciliari, dove occorreva essere mascherati per farsi vedere in pubblico, dove era obbligatorio da sani farsi inoculare più dosi di un farmaco di terapia genica sperimentale scarsamente testato pena la perdita del sostentamento e la morte civile, e per di più un paese dove nonostante il sistema si potesse definire dittatura sanitaria, la pubblica sanità è stata in realtà volutamente distrutta e ridotta senza risorse e senza prospettive.

Ma un serio “professionista dell’informazione” non si fa certo scoraggiare dalla realtà e con occhiuta malevolenza va a vagliare  la situazione sanitaria di un paese poverissimo dell’Asia centrale reso ancor più miserabile da vent’anni di invasione armata straniera portati avanti anche con l’aiuto fattivo e zelante del paese civile, occidentale e prospero da cui la stampa pontifica. Invece di tacere imbarazzata e cercare semmai di riparare per quanto possibile agli atroci misfatti inflitti ad una popolazione che non aveva mostrato alcuna ostilità contro gli aggressori, non trova di meglio che recitare la parte della maestrina severa. Che arroganza, che vergogna, che vigliaccheria, che stupidità. Siamo davanti a ciò che Freud chiamerebbe negazione della realtà. Davvero qualcuno la prende sul serio?

D’altra parte che da noi le cose stiano andando davvero molto male lo si capisce dagli stessi vertici politici, dove gli esempi di assoluta incompetenza e inanità al compito non solo abbondano, ma sono la norma.

Prendiamo il ministro degli esteri della Germania, una carica alla quale, si direbbe, si arriva dopo un certo tirocinio, una certa selezione tra personaggi di provato spessore. Eppure chi attualmente la ricopre arriva a dichiarare distrattamente che l’Europa è in guerra con la Russia senza che nessuno degli organi eventualmente preposti a tale dichiarazione di guerra l’abbiano in alcun modo autorizzata. Ma la diplomazia esiste ancora? Chissà.

C’è da domandarsi chi in realtà siano queste persone “scelte”, da dove provengano, cosa abbiano letto, che film abbiano ammirato, quali scuole abbiano frequentato, che tipo di meriti o abilità abbiano dimostrato per poter arrivare ad essere a capo della diplomazia di un grande paese europeo. Per curiosità sono andato a controllare il curriculum su Wikipedia e ho constatato che tale insigne personaggio è ovviamente laureato in scienze politiche. Forse sa qualcosa anche di astrologia.

C’è poco da fare, le vere competenze dei dirigenti occidentali sembrano oramai limitarsi alle pubbliche relazioni e all’essere completamente autoreferenziali al proprio ambiente in cui non circola più la realtà, ma una serie di credenze ideologiche incoerenti che semplicemente bisogna assumere per vere al fine di essere accettati e rimanere all’interno della cerchia dalla quale vengono estratti i dirigenti.

Qualunque ulteriore competenza o sapere, non solo non sono necessari, ma forse sono addirittura dannosi. Nel caso specifico l’alto personaggio europeo proviene dall’ambiente “verde”, all’interno del quale si trovano coloro che magari non comprano cibi al supermercato ordinario, timorosi di essere avvelenati da farine transgeniche o verdure non abbastanza “bio”, ma poi, chissà come, si sentono autorizzati ad inoculare forzosamente a mezzo mondo un farmaco genico sperimentale dagli effetti a medio termine sconosciuti e dalle prove di efficacia quanto meno dubbie, con la stessa leggerezza con cui un palazzinaro scafato costruisce un migliaio di metri quadrati in più del consentito.

Un altro esempio della qualità degli alti vertici euro atlantici è l’uomo dal cognome rivelatore che interpreta il ruolo di capo della Nato, mentre ovviamente i capi veri stanno a Washington. Lui, al contrario del ministro tedesco, assicura che la Nato e L’Europa non sono affatto in guerra con la Russia, anche se forniscono tutti i tipi di assistenza al suo nemico: armi, soldi, informazioni militari e uomini. Anche se impongono sanzioni con lo scopo di distruggere l’economia russa, anche se dichiarano apertamente di volerne abbattere il legittimo governo russo per sostituirlo con un altro fantoccio, anche se si prefiggono lo scopo di smembrare e dividere in pezzi il paese. Mi chiedo: cos’altro occorre per essere in guerra? Manca qualcosa? Si può fare di più? Magari un progetto di sterminio totale della popolazione. Chissà che col tempo non ci possiamo arrivare, per quanto riguarda la cultura già c’è.

A questa scala non si tratta neppure più tanto di malaffare, peraltro da sempre ben rappresentato sia nelle case farmaceutiche che nella casta dei burocrati di Bruxelles come ultimamente esplicitato al pubblico pagante dagli scandali in corso, e alla fine neppure di psicopatia:  quando si pensa di coinvolgere in un esperimento sia pure redditizio l’intera popolazione mondiale, siamo di fronte anche a qualcosa di profondamente stupido.

Se questi sono i selezionati, gli eletti, c’è da rabbrividire pensando al livello dei meno dotati, quelli che non valendo a sufficienza per diventare protagonisti li ammirano e li eleggono.

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