DI MIGUEL MARTINEZ
Kelebleker
Sul sito di The
Guardian, si legge un interessante articolo di Mark Townsend.
Anders Brehing Breivik, lo stragista
di Oslo, avrebbe raccontato due anni fa su Nordisk – un forum che si potrebbe definire sommariamente
neonazista – dei propri contatti (presumibilmente via email) con l’English Defence League
(EDL) e con Stop
Islamisation of Europe (SIOE),
due organizzazioni cui abbiamo dedicato numerosi articoli in passato.“In alcune occasioni,
ho avuto delle discussioni con SIOE e con l’EDL e ho suggerito loro
di adoperare certe strategie”, scrisse due anni fa.
“Le tattiche dell’EDL
adesso sono di attirare una reazione eccessiva da Giovani Jihadisti/Marxisti
Estremi, una cosa che sono riusciti già a fare più volte.” L’EDL
è stata contattata ieri sera per avere le sue reazioni, ma non ha ancora
risposto”.
Precisiamo subito ciò che non interessa
di tali contatti.
L’EDL non
è responsabile di tutti i matti,
innocui o meno, che le scrivono. Nulla indica alcuna responsabilità
dell’EDL o di SIOE o di altre organizzazioni nella strage. Un conto
è provocare una rissa di quartiere con dei giovanotti di origine pakistana,
un altro è fare una mostruosa strage di “bianchi”: nemmeno i bestioni
della base dell’EDL si darebbero una simile zappata sui piedi.
Ciò che è interessante
è solo capire il quadro
ideologico cui l’attentatore
faceva riferimento.
Ovviamente, ricostruire l’ideologia
di qualcuno in base a pochi indizi è sempre un lavoro discutibile,
ma mi sento abbastanza sicuro da scommettere almeno una cena al ristorante
dei nostri amici cinesi a Firenze, su questa ricostruzione
ipotetica del significato dei
contatti tra Breivik e l’EDL.
Che Breivik sia un caso psichiatrico,
è evidente; ma ciò non toglie che – come molti solitari
– abbia avuto tempo per pensare a fondo.
L’EDL è la punta più rumorosa di
una nuova ideologia che si sta diffondendo in tutta l’Europa settentrionale.
E’ sostanzialmente la stessa di Geert
Wilders, ad esempio, o
Strache in Austria,
o del Dansk Folkeparti in Danimarca, anche se costoro evitano di legarsi
troppo strettamente alla banda di tifosi e teppisti da stadio inglesi.
L’idea di fondo potremmo definirla, Fallacismo Nordico. La combinazione, cioè, dei luoghi comuni
brillantemente evocati da Oriana Fallaci con certe caratteristiche del
mondo nord europeo.
Innanzitutto, si tratta di un’ideologia liberale.
Questo è un dato importante,
perché il fallacismo, allo stato puro, è laico e antistatalista.
Questo lo distingue da due fenomeni
che alcuni confondono comodamente con il fallacismo: il fondamentalismo
religioso e il fascismo.
Breivik si dichiara “cristiano”,
ma non molto diversamente da Oriana Fallaci: un semplice segno da contrapporre
soprattutto ai musulmani.
Nulla, assolutamente
nulla, indica che sia un “fondamentalista cristiano“, evangelico o altro (mi dicono adesso che
il TG3, nientemeno, lo ha chiamato un “fondamentalista
cattolico“).
Oriana Fallaci, l’EDL e Breivik non
possono essere definiti fascisti, perché manca l’elemento cruciale
del fascismo: il culto
dello Stato Nazione, gerarchicamente
ordinato, economicamente autarchico, unito attorno al mito del “popolo”,
dove la politica domina sull’economia (almeno in teoria) e dove gli
individui si devono sottomettere al bene collettivo. Un sistema che
riflette la psicopatologia delle trincee, in cui gli esseri umani sono
oggetti intercambiabili e votati al sacrificio.
Al contrario, per il fallacismo, l’Occidente
è superiore perché si oppone ai presunti totalitarismi socialisti,
islamici o fascisti, ai “rossoverdebruni“, e scopre la creatività del libero individuo-imprenditore:
i suoi stati-simbolo sono quindi Israele e quella libera confederazione di uomini d’affari
che si chiama “Stati Uniti”.
Ma la faccenda viene complicata da
una sorta di diffusa
e istintiva spocchia, comune
ai paesi nordici, dove molti danno semplicemente per scontato di appartenere
a un’umanità migliore della media. Un senso di superiorità di costumi
e di comportamenti che ha costituito un elemento distintivo del nazionalsocialismo
tedesco, ad esempio.
Questo spirito, nell’epoca della
mobilitazione fascista, veniva coltivato nell’ambito dello Stato Nazione,
attraverso fantasie storiche e filologiche, ma anche con il razzismo
cosiddetto scientifico. Tutte cose che hanno perso le loro basi concrete.
Ma riemerge oggi con una nuova giustificazione,
più vaga ed elastica: l’Occidente
è superiore perché è liberale,
noi siamo occidentali, ecco perché siamo superiori. Allo stesso tempo,
ma in chiave per ora minore, emerge un neorazzismo scientista, di scuola
statunitense, che ritroviamo in divulgatori come Jon Entine e Nicolai Sennels [1].
Dove il criterio fondamentale è la produttività capitalistica dell’individuo.
Lo strumento concreto che permette
a questa ideologia di affermarsi è l‘islamofobia. Da una parte, con il prezioso aiuto di dieci
anni di bombardamento mediatico, si raccolgono gli umori di massa contrari
all’immigrazione; dall’altra, ci si aggancia agli Stati Uniti e
a Israele. Che molto sbrigativamente, potremmo definire i vincitori
simbolici della Seconda guerra mondiale.
Si tratta di un’enorme tentazione
per gli ambienti, sostanzialmente ridicoli, del neonazismo nordico.
Basta sostituire la storica antipatia per gli ebrei con l’islamofobia,
e possono passare da essere delle nullità a diventare ministri. Per
questo, il luogo di più accesa discussione sul fallacismo sono proprio
i pittoreschi forum dei melaninodeficienti, come Stormfront oppure – in questo caso
– Nordisk.
Di nuovo, ciò non implica alcuna
responsabilità nella strage da parte di questi buffi individui.
Ma ci aiuta a capire perché Breivik si è espresso proprio
in quei forum e non in altri.
Tutto questo è un quadro europeo e non americano. E’ vero che in rete, in particolare nei
paesi che hanno lingue di scarso peso numerico, le idee americane girano
molto. Ma credo che ci siano alcune importanti differenze tra il caso
di Breivik e il caso di Timothy
McVeigh, l’attentatore di
Oklahoma City, che viene spesso citato in questo contesto.
Almeno in base alle notizie che possediamo
attualmente, Breivik sembra un assassino certamente molto intelligente,
ma apparentemente psicopatico, che ha ucciso deliberatamente decine
di persone innocenti.
Timothy McVeigh, invece, fu un rappresentante
caratteristico di una diffusa
cultura statunitense.
Timothy McVeigh non era né un
razzista, né un estremista religioso. Era l’esatto opposto di
un “neonazista”, cioè era un anarcoide
nella tradizione antistatalista-ottimista-apocalittica (ma non religiosa) statunitense.
McVeigh, totalmente formato (o plagiato)
dall’esercito degli Stati Uniti, fece la sua scelta in un momento
preciso: quando lui, tiratore scelto, vide degli iracheni, nel suo mirino,
esplodere in lontane
bolle di sangue. E si domandò,
perché lo stato americano lo aveva mandato nel lontanissimo Kuwait
a ucciderli.
Con i suoi limitati strumenti culturali,
tutti interni alla tradizione statunitense, attribuì la colpa
al “governo
federale”.
Preparò l’attentato con una
freddezza tutta militare, mirando ad annientare quella che per lui era
una base del governo occupante nel territorio dell’Oklahoma.
Ma si pentì profondamente quando
venne a sapere di aver ucciso anche i bambini che frequentavano, a sua
insaputa, un asilo nell’edificio che lui demolì.
E’ interessante riflettere sul perché
il messaggio che Timothy McVeigh voleva mandare, è stato travisato.
Certo, dagli europei che confondono
l’antistatalismo americano con il “fondamentalismo religioso”,
che è tutt’altra faccenda.
Certo, anche da chi a “sinistra”
ha voluto accusare la “destra”, confondendo McVeigh con i suprematisti
bianchi del Sud.
Ma anche dagli stessi movimenti antistatali
USA che hanno cercato di prenderne tutte le possibili distanze; e soprattutto
dal suo primo avvocato – poi licenziato – che cercava di farlo passare
per la stupida
pedina di un inesistente complotto,
creando una nebbia infame che lo ha accompagnato fino al momento della
morte e oltre.
Nota:
[1] Con due piccoli ritocchi politicamente
corretti: invece di disprezzarli, si pongono gli ebrei come i migliori
dei “bianchi”, e si concede ai “neri” di essere bravi
negli sport, più o meno come
gli scimpanzè. Il razzista Jon Entine, infatti, dedica le sue ricerche
furbescamente all’impresa di capire, come mai sarebbe tabù
dire che i neri sono più bravi.
P.S. Nei commenti stanotte, Izzaldino ha aggiunto
alcune utili informazioni, che confermano la tesi sostenuta qui:
Stasera a tg2 dossier
è intervenuto Massimo Introvigne, sostenendo tesi abbastanza sensate
e abbastanza vicine a quelle espresse da questo blog.
Ha parlato
della passione dello stragista per Israele, per la massoneria (specificando
che non tutti i massoni sono ome lui) dei suoi contatti con gruppi omosessuali
(cui si rivolgeva per avvertirli della minaccia di una dittatura islamica
omofobica in europa), con gruppi di atei militanti e di nazionalisti
e di estremisti di destra. questo e molto altro ancora, se vi interessa
cercatevi il video della trasmissione
in poche
parole, confermava i contorni di un personaggio fortemente fallaciano.
nonostante
sia al corrente delle opinioni singolari dell’introvigne su certi
argomenti, devo dire che in questa trasmissione è sembrato di gran
lunga l’ospite più preparato sull’argomento.
P.S.
Ieri
notte sono riuscito, uno tra i primi e pochi italiani credo, a poter
consultare il profilo facebook dello stragista prima che venisse chiuso.
un profilo normalissimo, il suo personaggio politico preferito
era Churchill, e postava in continuazione video di un sotto-genere
musicale da discoteca denominato “deep trance”
Fonte: http://kelebeklerblog.com/2011/07/23/oslo-la-strage-fallaciana/
23.07.2011
OSLO, IL MANIFESTO DELLA STRAGE FALLACIANA
DI MIGUEL MARTINEZ
Kelebleker
Un post velocissimo, ma urgente. Nella
vana speranza che i giornalisti pigri almeno vadano sul blog e sappiano
guardare un video.
Forse lo avete già visto: il manifesto-video di Anders Behring Breivik, firmato con lo pseudonimo
di Andrew Berwick. La fonte non viene specificata ma il testo è assolutamente
chiaro e credibile.
Breivik ha scritto, sotto uno pseudonimo
trasparente, un esplicito invito alla lotta armata, mettendo alla fine
la propria foto (sia quella in abito massonica, sia un’altra con un
mitra), e nessuno
ha pensato a sorvegliarlo,
cosa che fa riflettere sulle priorità dell’antiterrorismo internazionale.
Si tratta di un breve riassunto di
un altro testo, la European
Declaration of Independence di
ben 1.518 pagine, che non ho avuto ancora il tempo nemmeno di sfogliare,
per cui mi limito a commentare il video.
La qualità del video non è
eccellente, i testi fitti e talvolta illeggibili scorrono troppo velocemente
e occorre fermare continuamente il video.
Ma i concetti sono espressi in maniera
lucida e ordinata, accompagnati da un gran numero di immagini provenienti
in massima parte da siti della rete islamofoba e neocon, più alcune
da siti che potremmo definire nostalgici ma non fascisti.
I due nemici dell’Europa sono il “multiculturalismo
marxista”, che Breivik-Berwick
vede all’opera ovunque; e la “islamizzazione“. Per combattere entrambi, occorre creare
una resistenza europea, con un rifondato Ordine dei Templari (The Poor Fellow Soldiers
of Christ and of the Temple of Solomon)
– viene fatto anche un esplicito riferimento alla Massoneria quando
si parla del mitico eroe-fondatore delle logge, Jacques de Molay. Il
termine “cristiano” ricorre più volte, ma unicamente in riferimento
alla lotta identitaria contro l’Islam. Non esiste il minimo riferimento
teologico, a dimostrazione che il nostro non è un fondamentalista cristiano.
A conferma della nostra affermazione,
secondo cui Breivik è sostanzialmente un terrorista
liberale (nel peculiare senso
fallaciano) c’è un interessante testo in cui mette sullo stesso piano Marxismo (“the
anti-European hate ideology”), Islam (“the anti-kafir hate ideology“) e Nazismo (“the
anti-Jewish hate ideology“).
Non solo, anche la “Cristianità
pre-illuminista” (pre-enlightenment Christendom) viene messa tra le “ideologie genocide”.
Il rinato Ordine Templare dei “cultural
conservatives” funzionerà anche come “tribunale di crimini di guerra”
per giustiziare i multiculturalisti.
Il nuovo ordine politico si baserà
su “unità
non diversità; monoculturalismo non multiculturalismo; patriarcato
non matriarcato; isolazionismo europeo non imperialismo europeo“.
Se le elite multiculturali non cederanno
il potere alle “nostre
forze rivoluzionarie conservatrici“,
allora “la
seconda guerra mondiale sembrerà un picnic rispetto al massacro che
sta per arrivare”.
Allego il video; per chi ha pazienza,
metto anche l’intero testo del manifesto
di Berwick. Quando il mio rinato
Ordine Templare sarà al potere, i giornalisti che continuano a parlare
di un cristiano
fondamentalista saranno obbligati
a copiare tutto il testo. A mano. Assieme alle opera omnia di Oriana Fallaci.
2083 A European Declaration of Independence
Fonte: http://kelebeklerblog.com/2011/07/24/oslo-il-manifesto-della-strage-fallaciana/
24.07.2011