DI ABDULLAH BOZKURT
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Ci sono numerosi esempi nella storia
recente su come provocare una guerra con un nemico complottando segretamente
incidenti che creano proteste, che danno la legittimazione e il necessario
appoggio per avviare un conflitto sanguinoso con una paese vicino.
L’annessione della Manciuria da parte
del Giappone nel 1931 e l’attacco alla Cina sei anni più tardi, l’assalto
della Germania alla Polonia nel 1939 e l’attacco dell’Unione Sovietica
alla Finlandia lo stesso anno vennero inferti dopo operazioni cosiddette
“false-flag” durante le quali gli stati belligeranti avevano semplicemente
fabbricato storie e talvolta ucciso i propri connazionali per giustificare
una guerra.È passato solo un decennio da quando
siamo stati portati a credere che sia il Presidente degli Stati Uniti
George W. Bush che il Primo Ministro britannico Tony Blair stessero
agendo sulla base di “solidi” resoconti dell’intelligence
sulle presunte armi di distruzione di massa presenti in Iraq. È poi
stato appurata l’esistenza di una gigantesca manipolazione per rendere
plausibile l’invasione dell’Iraq nel 2003. Il “solito sospetto”,
l’America, ha un losco passato nella realizzazione di operazioni clandestine
in paesi stranieri, principalmente attraverso le sue agenzie di intelligence.
L’Operazione Northwoods del 1962, un complotto progettato dal Dipartimento
della Difesa per provocare una guerra con Cuba, fu un altro classico
esempio della lunga lista di affari illeciti realizzati degli Stati
Uniti. Anche se il piano non fu reso operativo per il rifiuto di John
F. Kennedy, descrive in ogni caso il quadro fosco di come alcune nazioni
o alcuni gruppi vogliono andare a prendersi quello che vogliono.
Il complotto Northwoods, scritto dal
Joint Chiefs of Staff, implicava scenari spaventosi l’abbattimento
e il dirottamento di aerei di linea e militari, l’affondamento di
una nave statunitense nelle vicinanze di Cuba, l’incendio di raccolti,
l’affondamento di un’imbarcazione piena di rifugiati cubani, attacchi
sferrati da presunti infiltrati cubani negli Stati Uniti e la distruzione
di droni con aerei mascherati da MiG cubani. Lo scopo ultimo era quello
di dare la colpa alla Cuba comunista per queste azioni premeditate e
fornire un pretesto per un’invasione.
Lo scorso anno abbiamo scoperto una
versione turca dell’Operazione Northwoods con svolte sorprendentemente
simili: l’Operazione Thunderstorm (Oraj), un sub-complotto dell’operazione
per il colpo di stato militare, nota con il nome di Sledgehammer. Questa
cospirazione fu scoperta dagli investigatori nel corso dell’esecuzione
delle indagini sul Dipartimento dell’Intelligence della Marina
presso il Comando Navale Gölcük, una grande base navale sulla costa
orientale del Mar di Marmara. Il progetto vede un’escalation
della crisi con la Grecia provocando conflitto per aria, per mare e
sui confini. Comunque, l’obbiettivo finale del progetto non era la
Grecia, ma lo stesso governo turco, che è molto disprezzato da molti
generali. Portare la Turchia sull’orlo del conflitto con la Grecia
era soltanto un modo di spianare la strada a un intervento militare
armato in Turchia.
Il piano Oraj, datato febbraio 2003,
prevedeva specificamente un aumento dei voli sull’Egeo e l’ordine
impartito ai piloti di ingaggiare con manovre di disturbo gli aerei
da combattimento greci. Chiedeva ai piloti turchi di essere più aggressivi
e ha persino fissato nuove regole di ingaggio consentendo ai piloti
di sparare ai jet da combattimento greci, anche se in modo non ufficiale.
Il piano suggerisce di riorganizzare la Flotta Speciale con l’obbiettivo
specifico di incaricare un pilota turco per abbattere un jet turco del
suo stesso squadrone nel caso che gli sforzi per provocare la distruzione
da parte di un fighter greco fossero senza risultato. I media
avrebbero poi fabbricato la versione della storia, dicendo che la Grecia
aveva intenzionalmente abbattuto un jet turco. I cospiratori speravano
che questo avrebbe creato enormi difficoltà al governo del Partito
della Giustizia e dello Sviluppo (AK).
Ad accompagnare le provocazione aeree,
anche le forse di terra e di mare sarebbero state istruite per realizzare
atti ostili. Le tensioni sarebbero salite sul confine trace con la Grecia,
con nuove missioni di pattuglia nella zona. “Le forze navali dovrebbero
effettuare continuativamente esercitazioni sul Mar Egeo. I jet da combattimento
dovrebbero essere tenuti in stand-by sul tarmac, pronti a intervenire
negli aeroporti militari di Balıkesir, Bandırma, Çiğli, Çorlu e
Dalaman e sarebbero stati fatti rollare anche se ci fossero state informazioni
di piccole infrazioni”, spiegava il progetto.
Un altro documento, datato dicembre
2002, ha rivelato una riunione segreta tenuta ad Ankara sul progetto
Suga, dove fu discusso di un’eventuale provocazione della Grecia per
la questione delle isole la cui sovranità è ancora contesa. In un
memorandum datata 10 gennaio 2003, il colonnello della Marina Mustafa
Karasabun aveva elaborato un piano per cambiare le regole di ingaggio
nell’Egeo, dando mano libera alle provocazioni. I cospiratori dibatterono
differenti scenari per meglio innescare il conflitto con la Grecia.
Ad esempio, è stata dibattuta una proposta per dare l’impressione
che la marina turca stesse per condurre un robusto attacco anfibio sulla
base greca dell’isola Nisos Leros (İleryoz Ada in turco) vicino alla
Turchia. I mezzi aerei dovevano essere schierati per rafforzare quell’impressione.
Il progetto aveva l’obbiettivo di velocizzare una modifica dei livelli
di allarme della marina greca, provocando una risposta affrettata, secondo
le affermazioni del comandante Murat Saka, l’ufficiale che realizzò
il progetto, contenute in un documento consegnato al tribunale.
Grazie a questo, i cospiratori speravano
di far passare il governo come inetto e incapace di gestire la minaccia
proveniente dalla Grecia. Con le successive lamentele dell’opinione
pubblica, l’escalation della crisi avrebbe assicurato l’introduzione
della legge marziale in alcune province da parte del Parlamento, İstanbul
inclusa. I militari avrebbero così avuto a disposizione i mezzi necessari
per soffocare tutto quello che ritenevano essere una minaccia interna
per la Turchia. I pubblici ministeri credono che il progetto Oraj fu
architettato da Bilgin Balanlı, che all’epoca era uno dei più alti
ufficiali dell’aviazione e il primo nella lista per diventare quest’anno
il capo della Forze Aeree turche, prima che i suoi sogni fossero interrotti
dal suo arresto. Gli furono impartiti questi ordini dall’ex comandante
dell’Aviazione, il generale. İbrahim Fırtına, che nel 2003 era
comandante dell’Accademia di Guerra.
I dirigenti della cospirazione erano
i capi dei tre comandi nel 2003, il generale Çetin Doğan del 1° Comando
dell’Esercito di stanza a İstanbul, il generale Fırtına e l’ammiraglio
Özden Örnek del Comando delle Forze Navali, tutti attualmente in prigione
in attesa del processo. Il cervello era il generale Doğan, che era
stato considerato il sospettato n° 1 nell’atto di accusa per Sledgehammer.
Fu registrato nel marzo del 2003 mentre parlava con i suoi ufficiali
a İstanbul su come implementare il piano con un aumento controllato
delle tensione e delle ostilità contro la Forza Aerea greca. Questi
tre uomini avevano formato “squadre speciali” per il colpo di stato
dal proprio staff e le avevano addestrate per il periodo successivo.
Diversamente dall’Operazione Northwoods, alcune parti del piano Oraj
erano già state avviate. Ad esempio, un appunto segreto scritto dal
colonnello della Marina Cem Gürdeniz nel febbraio 2003 parlava dell’aumento
dei voli sul Mar Egeo che faceva parte del piano Oraj. Veniva anche
spiegato che le manovre di reazione dei jet greci e la mancanza di una
risposta turca sarebbero stati portati all’attenzione dell’opinione
pubblica attraverso i media.
La tempistica di questi eventi corrisponde
con i passi dettagliati nel piano Oraj. Secondo un’informazione del
febbraio del 2004 presente nel quotidiano greco Eleftheros Typos,
ci fu un notevole aumento nel numero delle presunte violazioni dello
spazio aereo greco da parte dei fighter turchi in quel periodo.
Nel 2003 ci furono un totale di 3.900 violazioni commesse dai fighter
turchi, dalle 3.200 nel 2002. In contrasto, gli anni precedenti avevano
visto un numero più basso di violazione. Nel 2000 il dato era di 398
e nel 2001 erano state 957. Nel 2003, quando il piano Oraj era già
attivo, furono riportati 1.020 incidenti dei cosiddetti “dog fight” tra i jet greci e quelli turchi.
Dalle informazioni diffuse dalla stampa
in quegli anni, era palese che la Grecia fosse comprensibilmente infuriata
per il numero di violazioni che era senza precedenti, e che Atene fosse
pronta a lamentarsi con Ankara. Infatti, i due governi erano intenzionati
a ridurre il numero di questi scontri nell’Egeo per far placare le
tensioni, ma tutti gli appelli sembravano cadere nel vuoto. Frustrato
per la mancanza di risultati sull’argomento, il portavoce del governo
greco Hristos Proropapas disse nell’ottobre del 2003: “Molti settori
sia ad Atene che ad Ankara non vogliono che le violazioni continuino.
Ma ci sono dei generali al potere ad Ankara.” Stava puntando il dito
sugli intoccabili generali che segretamente avevano lanciato il piano
per estromettere il partito di governo AK nel periodo 2003/04.
Persino l’ex ambasciatore greco Michalis
Christidis indisse una conferenza stampa ad Ankara nel giugno del 2003
per manifestare le preoccupazioni del suo governo direttamente alla
gente turca. Evidenziando che la Grecia aveva notato un insolito incremento
del numero di violazioni commesse sul Mar Egeo, l’ambasciatore sottolineò
che era anche avvenuto un cambiamento qualitativo nel modo in cui avvenivano
queste violazioni. “La gran parte dei jet turchi erano armati. Due
terzi delle violazioni sono avvenute entro le sei miglia dallo spazio
aereo greco e alcune sono state commesse davvero vicino alle zone abitate”,
disse. Da quel momento la Grecia deve aver compreso che c’era qualcosa
di davvero strano e allertò il governo turco, che all’epoca era sfortunatamente
debole con le forze armate.
Ci furono due fattori chiave che contribuirono
a calmare la situazione e a prevenire che i generali avessero ottenuto
il successo dall’Operazione Oraj. Per primo, il Capo di Stato Maggiore,
il generale Hilmi Özkök, era contro il colpo di stato e cercò di
tenere le redini dei comandanti che erano sotto di lui. Riuscì a mettere
disaccordo tra gli alti ufficiali e per questo non riuscirono a organizzare
una campagna unificata ed efficace contro il governo. Con una mossa
preventiva contro i suoi stessi generali, Özkök concesse persino un’intervista
al quotidiano greco Eleftherotypia nell’ottobre del 2003 per
alleviare le preoccupazioni dei greci. Il secondo è più determinante
fattore fu la decisione dell’UE di fissare una data ufficiale per
i dibattiti sull’annessione nel dicembre 2004. questo rafforza la
posizione del governo civile contro i potenti militari e aiutò ad ostacolare
i progetti del colpo di stato.
Il processo è ancora in corso
e vedremo se ci saranno altri resoconti che usciranno nel corso del
contro-interrogatorio.
Fonte: Operation
Oraj: Pushing Turkey to the brink of war with Greece
12.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE