DI DAVID BROOKS
Reseau Voltaire
Nuovi dati ufficiali e analisi indipendenti rivelano che le tendenze economiche statunitensi stanno creando un gruppo di oligarchi super ricchi, mentre quasi tutti gli altri soffrono un deterioramento del proprio benessere economico.
A quanto pare, la risposta del governo di George W. Bush a notizie così brutte è cercare di eliminare il messaggero. Nella proposta esecutiva del bilancio preventivo federale, il governo propone di eliminare un sondaggio del Census Bureau che registra il benessere economico dei residenti statunitensi, soprattutto dei poveri.
I dati del “miracolo” economico di Bush offrono solamente buone notizie per i più ricchi, mentre quasi tutti gli altri vanno di male in peggio. Per esempio, la Federal Reserve ha annunciato recentemente che le entrate medie delle famiglie statunitensi sono crollate per la prima volta in 12 anni, il 2,3 per cento tra il 2001 e il 2004. Contemporaneamente, i salari medi reali sono calati del 3,6 per cento. Il fatto che le entrate siano diminuite, oltre a non aver portato nessun miglioramento al valore netto delle famiglie in questo periodo, è stato ancora più notevole, secondo gli economisti, poiché si è verificato in anni in cui si registra una crescita robusta della produttività e un’ espansione dell’economia. Peggio ancora, il debito medio delle famiglie è aumentato del 34 per cento (raggiungendo i 103.400 dollari in media a famiglia) tra il 2001 e il 2004. Anche il risparmio famigliare è diminuito.
E i frutti dell’espansione e dell’aumento della produttività? Secondo l’economista Paul Krugman, editorialista del New York Times, è stato tutto distribuito non al 10 per cento dei più ricchi, ma all’uno per cento più ricco del paese.
Citando una nuova ricerca accademica, Krugman dice che questa è una tendenza a lungo termine. Tra il 1972 e il 2001, le entrate dell’uno per cento più ricco sono aumentate dell’87 per cento, le entrate dello 0,1 per cento più ricco sono aumentate del 181 per cento e le entrate dello 0.01 per cento più ricco del 497 per cento.
Krugman mette in discussione la spiegazione convenzionale della crescente apertura nella distribuzione delle entrate, secondo cui sarebbe il risultato del livello di educazione dei lavoratori. Questo argomento, ha segnalato, insiste sul fatto che il 20 per cento della forza lavoratrice ha l’abilità e l’educazione necessaria per trarre vantaggi dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione, mentre mancano all’80 per cento.
Tuttavia, la realtà non mostra questa situazione, afferma, e segnala che anche se i laureati godono sì di una migliore retribuzione di chi ha un livello inferiore di istruzione, ciò non ha significato in questo sistema grandi incrementi in entrata. Di fatto, l’entrata reale dei lavoratori con educazione universitaria è diminuita, secondo dati ufficiali, di più del 5 per cento tra il 2000 e il 2004.
Per Krugman, la realtà non ha niente a che vedere con la capacità educativa e la sua ricompensa nel mercato libero, ma con qualcosa di molto più chiaro. “L’idea che abbiamo di oligarchia emergente turba molto di più. Suggerisce che la crescita della disuguaglianza può essere il risultato tanto di relazioni di potere come di forze di mercato. Sfortunatamente, è questa la storia reale.”
Ma se la storia reale si oppone a quella ufficiale secondo cui tutto va bene, tutto prosegue secondo il binario giusto, e le politiche economiche sono per il bene di tutti, forse la cosa migliore è disfarsi dei sondaggi, ricerche e altri dati scomodi, come nel caso del sondaggio sul benessere delle famiglie che all’improvviso non è apparso nel bilancio preventivo federale di Bush.
David Brooks è ex responsabile della pagina editoriale dello Wall Street Journal e scrive oggi per il New York Times e il Weekly Standard
David Brooks
Fonte: http://www.voltairenet.org/
Link: http://www.voltairenet.org/article142970.html
11.08.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA MARMONTI