OBAMA: DA PROFESSORE PACIFISTA A GUERRAFONDAIO, IN 100 GIORNI

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blankDI ALEXANDER COCKBURN
First Post

Il Presidente Barack Obama non ci ha messo molto per imboccare la strada di uccisioni mirate e raid aerei

Quanto tempo ci vuole perché un professore nero di diritto costituzionale, di buone maniere, contrario alla guerra, che ha studiato per diventare un community organizer nella parte sud di Chicago, diventi uno strenuo sostenitore di uccisioni mirate, strategie di ‘decapitazione’ e bombardamenti controllati a distanza di case di fango nell’estremità più lontana del globo?

Non c’è niente di sorprendente. All’epoca del presidente Woodrow Wilson, agli inizi del ventesimo secolo, il liberalismo americano ha in poco tempo fatto flettere il proprio muscolo imperiale e ha fatto un fischio ai Marines. Nelle scariche ormonali c’è sempre stato del potente esplosivo.

Il paragone più vicino a Obama per quanto riguarda la zelante deferenza ai sanguinari suggerimenti dei suoi consiglieri in materia di controffensiva è John F. Kennedy. Non sorprende che giovani brillanti presidenti preferiscano scenari di vittoria immediati e ‘fuori dal gruppo’.

La corsa di Obama è iniziata e la sua presidenza è già macchiata del familiare colore rosso sangue.Che sia in Vietnam o in Afghanistan il consiglio dei generali di stanza nell’esercito tende ad essere ripetitivo e poco attraente: schieramenti di truppe numerosi e dispendiosi per centinaia di migliaia di vittime che crescono sempre più, prospettive incerte per qualsiasi tipo di successo a lungo termine, il tutto che si somma a spaventosi costi politici sostenuti in patria.

Nel bel mezzo dell’alba di Camelot, nel 1961, Kennedy piegava prontamente un orecchio al consiglio di personaggi come Ed Lansdale, addetto alle operazioni speciali che indossava con disinvoltura l’aurea della vittoria sulla guerriglia comunista nelle Filippine e che aveva promesso dei risultati in Vietnam.

Diventato nel frattempo egli stesso vittima della strategia di ‘decapitazione’ di Lee Harvey Oswald, portata ad un finale di successo nella Dealey Plaza di Dallas il 22 novembre 1963, Kennedy aveva dato origine alle operazioni segrete di controffensiva, con tanto di programmi di uccisione e di tortura, che hanno trasformato il sudest asiatico e l’America Latina in un ossario per i seguenti 20 anni.

Un altro democratico che si è insediato alla Casa Bianca con la parola ‘pace’ che gli zampillava dalla bocca è stato Jimmy Carter. Fu il primo a decretare che la ‘libertà’ e la guerra al terrore necessitavano di un investimento di 3,5 miliardi di dollari in una guerra segreta in Afghanistan guidata dalla CIA, oltre al reclutamento di torturatori argentini come consiglieri dei gruppi militari americani nelle operazioni di controffensiva a El Salvador e in Nicaragua.

Obama ha strutturato parte della sua campagna elettorale attorno alla promessa di ‘decapitare’ al-Qaeda, cioè di farne fuori i capi. Era il suo modo diretto per pubblicizzare il fatto che aveva le doti giuste. Ora, come Kennedy, egli ha affidato agli esponenti di percorsi brevi e non convenzionali il compito di riuscire in quella missione.

Il Luogotenente Generale Stanley A. McChrystal ha ora preso il posto del Generale David McKiernan in qualità di comandante delle forze americane in Afghanistan. L’area di specializzazione di McChrystal è precisamente in omicidio e ‘decapitazione’. In qualità di comandante del corpo militare Joint Special Operations Command (JSOC) per circa cinque anni a partire dal 2003, McChrystal fu incaricato di seguire le operazioni delle squadre della morte, e il suo successo più pubblicizzato fu l’uccisione di Abu Musab al-Zarqawi, capo di al-Quaeda in Iraq.

La frase ‘network sofisticati’ tende a saltar fuori nelle valutazioni degli anni iracheni di McChrystal. In realtà, non c’è niente di nuovo o sofisticato in quello che ha fatto. I programmi di uccisione mirata non sono cosa nuove nelle controffensive. Il più tristemente famoso e conosciuto fu il Programma Phoenix in Vietnam, concepito per identificare ed eliminare le cellule del National Liberation Front vietnamita, i cui membri sono noti informalmente come i Viet Cong, dei quali, secondo alcune stime, almeno 40.000 furono assassinati secondo i piani.

In questo tipo di imprese due sono i risultati inevitabili. L’identificazione dei bersagli umani richiede in alternativa informatori volontari o prigionieri. In quest’ultimo caso la tortura è una certezza, qualunque giuramento retorico sia proclamato dopo il rientro in patria. Ci possono essere degli ufficiali dell’intelligence che si affidano a interrogatori pazienti e non violenti, come rivendica l’ufficiale americano che ha scoperto il nascondiglio di al-Zarqawi. Ma ce ne saranno altri che prenderanno la pompa dell’acqua e l’asciugamano per il viso (McChrystal, non senza coincidenza, fu coinvolto nello scandalo dell’abuso di prigionieri avvenuto al campo Nama di Baghdad. Egli giocò anche un ruolo sordido nella copertura della morte per fuoco amico del renager dell’esercito ed ex star della NFL [National Football League N.d.r.] Pat Tillman).

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, la seconda certezza è l’uccisione di un vasto numero di civili nell’ ‘uccisione mirata’ conclusiva. Ad un certo punto nella prima guerra contro Saddam Hussein all’inizio degli anni’90, una grossa parte dei raid della flotta aerea americana era impegnata ogni giorno a bombardare i posti nei quali l’intelligence americana pensava che Saddam si nascondesse. E ogni volta, quando i corpi ridotti in brandelli di uomini, donne e bambini erano esaminati, veniva fuori la triste notizia che Saddam non era tra quelli.

Già in Afghanistan l’opinione pubblica è stata resa incandescente dai bollettini settimanali di bombardamenti più o meno silenziosi. I titoli dei giornali riportano ancora la notizia del bombardamento americano di Bala Boluk, nella provincia di Farah, che ha provocato la morte di 140 abitanti del villaggio fatti saltare in aria da potenti esplosivi, compresi anche 93 bambini. Solo 22 erano uomini con più di 18 anni.

Forse la ‘sofisticata intelligence’ ha identificato uno di essi come uomo di al-Qaeda o come capo dei talebani, o forse qualche informatore afgano dell’esercito americano semplicemente non si era preoccupato delle conseguenze. O magari, più banalmente, lo spionaggio elettronico ha fatto confusione con le coordinate. Se anche lo sapessimo, non sarebbe per molto. Obama ha messo a punto un sistema conciso di ammissioni di colpevolezza, anche quando ha incaricato McChrystal, assicurando in questo ancora di più di quello che c’è già.

Obama sta promettendo di calpestare i diritti costituzionali con passo sicuro al pari di Bush.

La logica delle uccisioni mirate era in bella mostra a Gaza anche mentre Obama lavorava sulle frasi educative del suo discorso d’insediamento a gennaio. Gli israeliani sostenevano che stavano colpendo solo Hamas nonostante la conta dei cadaveri di donne e bambini confutasse metodicamente queste affermazioni e alla fine riuscirono ad ottenere da Obama una stringata frase di dispiacere.

Egli si potrebbe stancare presto di pronunciare questo tipo di frasi. La sua corsa è iniziata e la sua presidenza è già macchiata in modo permanente del familiare colore rosso sangue. Non ci sono scorciatoie nella controffensiva. Un bombardamento mirato ha portato all’episodio di Bala Boluk, e all’ostilità incandescente di molti afgani. La guerra ad al-Qaeda si è trasformata nella guerra ai talebani, e in 850.000 rifugiati nella Valle dello Swat, in Pakistan.

Q

Il professore dai modi composti sta governando con la stessa sicurezza di Bush e di Cheney nel calpestare i diritti costituzionali. Egli sta pianificando di ripristinare le corti sommarie di Bush per i prigionieri di Guantanamo che non hanno mai ricevuto alcuna accusa formale per i crimini! Sta minacciando di detenere negli Stati Uniti senza limiti di tempo alcuni prigionieri senza sottoporli a processo.

Gli è addirittura stata data una calorosa pacca sulla spalla editoriale dal Wall Street Journal: “Il sig. Obama si merita un plauso per aver riconosciuto che le corti civili sono ampiamente inadeguate per giudicare la realtà della guerra al terrorismo. Egli ha deciso ora di conservare un tipo di processo che sarà identico per tutti gli aspetti materiali a quello promosso da Dick Cheney.”

Non ci è voluto molto. Ma è quello che avremo per il resto del governo Obama.

Titolo originale: “Obama: From Anti-war Law Professor to Warmonger in 100 Days”

Fonte: http://www.thefirstpost.co.uk
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21.05.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RACHELE MATERASSI

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