Per decenni gli scienziati hanno ipotizzato che i microbi intestinali potessero influenzare le nostre scelte alimentari e indagato in questo campo, una nuova conferma che ciò è vero è arrivata di recente da uno studio condotto da esperti dell’università di Pittsburgh che è stato pubblicato su PNAS, la rivista dell’ Accademia Americana delle Scienze.
La ricerca è molto interessante perché pone l’attenzione sul continuo scambio di informazioni tra intestino e cervello. In pratica gli scienziati hanno tenuto in osservazione diverse decine di topi a cui hanno somministrato ceppi batterici derivanti da animali selvatici con alimentazioni naturali diverse tra di loro e hanno riscontrato che, in seguito al trattamento, gli animali tendevano a modificare le loro abitudini alimentari scegliendo cibi diversi in base alla composizione del microbiota che si era venuto a creare dopo l’intromissione nei loro intestini dei ceppi batterici estranei.
In particolare, i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione su un su un aminoacido essenziale, il triptofano che gli organismi ricavano da certi alimenti e che è coinvolto nella produzione di serotonina; dunque, interferisce sul tono dell’umore e sul senso di sazietà. Inoltre, favorendo la produzione di melatonina, ha anche un impatto sul sonno.
Ebbene studiando i topolini gli autori dello studio hanno visto che quelli che avevano più molecole di triptofano nel sangue erano anche quelli che avevano più batteri intestinali capaci di produrlo.
A dire il vero già un altro lavoro scientifico, pubblicato a suo tempo sulla rivista Bioessays e condotto da un team di scienziati della UC San Francisco dell’Arizona State University e dell’Università del New Mexico aveva evidenziato che non è il cervello a dirigere le nostre preferenze in fatto di alimenti, ma piuttosto la flora batterica intestinale. Questa è composta da diverse tipologie di batteri che costituiscono un vero e proprio ecosistema: alcuni di essi prediligono zuccheri, altri proteine, altri ancora grassi e ci spingono a desiderare cibi che diano loro i nutrienti di cui hanno bisogno influenzando quindi le nostre decisioni, rilasciando molecole di segnalazione nel nostro intestino, producendo tossine per farci stare male se non assumiamo certi alimenti e rilasciando ricompense chimiche per farci sentire bene quando li mangiamo.
Tuttavia, se è vero che i batteri intestinali ci “manipolano”, è vero anche il contrario, il che significa che modificando opportunamente la dieta è possibile alterare la composizione del microbiota intestinale (cambiamenti misurabili entro 24 ore dal cambio di alimentazione) come, del resto, si può modificare l’equilibrio della flora batterica dell’intestino attraverso l’utilizzo di specifici integratori, ad esempio a base di alcuni oli essenziali o determinate erbe o vitamine o altre sostanze naturali in grado di agire sulle mucose, sul muco intestinale o sulle varie specie batteriche.
Quello relativo all’intestino è comunque un campo smisurato di ricerca e il ruolo svolto dai batteri, dai funghi e dai virus che lo popolano è ancora in gran parte inesplorato. C’è quindi ancora tanto da approfondire e da scoprire.
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VB