LA GERMANIA DIMOSTRA CHE UN RAPIDO PASSAGGIO ALLE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE
È POSSIBILE
di Wilson Rickerson e Arne Jungjohann
Entro quarant’anni, una delle maggiori economie mondiali sarà alimentata quasi interamente da energia eolica, solare, idroelettrica, geotermica e biomasse.
Stephen Lacey: Come dimostra la Germania, è assolutamente possibile avviare un’ampia penetrazione
di energie rinnovabili eliminando gradualmente il nucleare. Con un deciso sostegno politico e sociale, un solido piano di incentivi per gli investimenti nelle energie pulite e un po’ di ‘creative thinking’ su come distribuire le risorse sul territorio, la Germania ha avviato un’importante trasformazione del settore energetico.
Di seguito, due profondi conoscitori
dell’esperienza tedesca, Wilson Rickerson di Meister Consultants e
Arne Jungjohann della Fondazione Heinrich Böll, spiegano come la Germania
riuscirà a “ridurre, entro il 2020, le emissioni di carbonio del
40% rispetto ai livelli del 1990 (e
dell’80% entro il 2050)”, facendo a meno del nucleare.
Nel corso degli ultimi anni, si è
fatto un gran parlare di una ‘rinascita dell’energia nucleare’
a livello globale. Questo fino a ieri. Oggi, il tragico disastro di
Fukushima ha suscitato preoccupati interrogativi circa gli standard
di sicurezza delle centrali nucleari esistenti. In tutto il mondo sono
state intraprese analisi sulla sicurezza dei reattori operativi. Negli
Stati Uniti, la Nuclear Regulatory Commission (NRC) [agenzia indipendente
del governo USA, si occupa di monitorare la sicurezza e la gestione
delle centrali, ndt] pubblicherà entro tre mesi una valutazione sui
104 reattori attualmente in funzione. Nel frattempo, la Cina ha interrotto
i processi per l’approvazione di nuove centrali e la Svizzera ha abbandonato
i suoi piani di espansione nel campo del nucleare.
Tuttavia, allo stato attuale, la sicurezza
non rappresenta l’unica preoccupazione legata al nucleare. L’aumento
dei costi e la percezione del rischio, a livello finanziario, sono forti
barriere per gli investimenti. Obama sostiene l’energia nucleare,
tanto da averla inclusa nei suoi piani per il raggiungimento dell’80%
di energia pulita entro il 2035. L’amministrazione USA ha anche triplicato
i prestiti garantiti per il nucleare durante la presidenza Bush, portandoli
a 54,3 miliardi di dollari. Eppure, nonostante queste forme di sostegno
‘federali’, le prospettive finanziarie sono cupe e numerosi progetti
negli Stati Uniti sono stati rimandati o annullati. Le analisi suggeriscono
come, anche prima della crisi di Fukushima, in uno scenario economico
di libero mercato, senza un solido sostegno da parte del governo l’energia
nucleare non fosse più competitiva.
Transizione o trasformazione? Benchmarking
contro la Germania
I paesi di tutto il mondo hanno bisogno
di energia rinnovabile e pulita. I cambiamenti climatici richiederanno,
entro i prossimi decenni, un passaggio da un’economia caratterizzata
da basse emissioni di carbonio. Sulla scia di quanto avvenuto a Fukushima,
la domanda fondamentale è: “se non il nucleare, cosa?” Dal momento
che i politici e gli operatori del settore in tutto il mondo continuano
a prendere in considerazione il nucleare come possibile motore della
transizione energetica, sarà utile che gli Stati Uniti definiscano
le strategie che opporranno agli altri paesi.
La Germania, in particolare, sta seguendo
un percorso che si distacca significativamente dalla consueta gestione
delle politiche energetiche propria degli USA e delle altre nazioni.
Invece che dedicarsi allo sviluppo dell’energia nucleare, il paese
sta puntando con decisione sulle energie rinnovabili, combinate con
nuove, innovative strategie per la gestione della rete elettrica. È
interessante osservare come la Germania dipendesse dall’energia nucleare
in misura molto maggiore di quanto non facciano ora gli Stati Uniti
(circa il 30% del fabbisogno energetico nazionale, contro circa il 20%
degli USA).
La portata dei cambiamenti che la Germania
dovrà affrontare per raggiungere i suoi obiettivi sulle energie
rinnovabili è senza precedenti. Nel settembre 2010, il governo conservatore
guidato da Angela Merkel ha pubblicato il suo Energy Concept [linee guida sulle politiche energetiche nazionali,
ndt], nel quale viene messo in evidenza il progetto di ridurre le emissioni
di carbonio, entro il 2020, del 40% rispetto ai livelli del 1990 (e
dell’80% entro il 2050), in parte grazie all’aumento della quota
nazionale di elettricità rinnovabile, che supererà il 35% nel 2020
e arriverà all’80% entro il 2050. Entro quarant’anni, una delle
maggiori economie mondiali sarà alimentata quasi interamente da energia
eolica, solare, idroelettrica, geotermica e biomasse.
In concomitanza con lo slancio verso
le energie rinnovabili, il governo tedesco si sta rapidamente ritirando
dalle attività avviate nel settore del nucleare. In seguito al disastro
di Fukushima, Berlino ha infatti annunciato uno shutdown di tre mesi
per sette delle diciassette centrali del paese e una profonda revisione
della sua strategia sul nucleare. Alcuni analisti ritengono che una
graduale riduzione del nucleare in Germania impedirebbe al paese di
raggiungere i suoi obiettivi climatici ed energetici a lungo termine.
In realtà, La Germania è già ben avviata nel percorso di transizione
da combustibili fossili ed energia nucleare alle energie rinnovabili,
ed è verosimile che il disastro nucleare giapponese non faccia che
accelerare il raggiungimento di questi obiettivi.
Entro il prossimo decennio: la progressiva eliminazione del nucleare in Germania
In Germania, a partire dall’incidente
di Chernobyl, nel 1986, si è sviluppato un forte sentimento anti-nuclearista,
che si è riflesso in a serie di limitazioni alle normative per
l’introduzione dell’energia nucleare. Nel 2002 è stata approvata
una legge che sancisce la cessazione dell’utilizzo di energia nucleare
entro il 2022. Nel 2010, il governo Merkel ha confermato questa decisione
in linea generale, estendendo però la durata della vita delle centrali
di otto/dieci anni. Questa proroga, definita come una misura ‘ponte’,
necessaria per un futuro di energie rinnovabili, non ha ottenuto molta
popolarità presso il pubblico. Poco dopo l’incidente di Fukushima,
il partito della Merkel (L’Unione Cristiano Democratica, CDU) ha perso
una tornata elettorale ‘strategica’ nella regione del Baden-Württemberg.
Molti hanno visto queste storiche elezioni come una sorta di referendum
sull’energia nucleare, che ha sancito il passaggio del governo della
regione, uno dei Land tedeschi più estesi e più importanti economicamente,
nelle mani dei Verdi, dopo oltre sessant’anni di domino incontrastato
della CDU.
A livello nazionale, i vari partiti
tedeschi sono ora concordi sul fatto che si debba nuovamente accelerare
il processo di eliminazione del nucleare. La domanda non è più
se la Germania si libererà del nucleare, ma in quanto tempo
ci riuscirà. Invece di disattivare le centrali poco dopo il 2030, le
attuali proposte suggeriscono che lo shutdown venga completato tra il
2015 e il 2025.
Energia rinnovabile in Germania: la messa in atto di una rapida trasformazione
In vista della revisione definitiva
sulle misure per l’eliminazione del nucleare, il Cancelliere Merkel
si è incontrato con i governatori di 16 Land nell’aprile di
quest’anno, per mettere a punto un piano per accelerare il passaggio
del paese dal combustibile fossile e dall’energia nucleare alle fonti
rinnovabili. Si tratta un evento di notevole portata, dato che il mercato
delle energie rinnovabili in Germania è caratterizzato da una delle
più rapide crescite al mondo.
Negli ultimo dieci anni, la Germania
ha trasformato radicalmente il suo modo di produrre elettricità: dal
2000 al 2010, il paese ha incrementato la percentuale di elettricità
rinnovabile dal 5 al 17%. I parametri definiti per legge sono stati
raggiunti in anticipo sulle scadenze prefissate e il paese sembra avviato
a superare nuovamente il proprio record entro pochi anni. Il precedente
obiettivo energetico (30% di energie rinnovabili entro il 2020) è stato
recentemente aggiornato dal National Renewable Energy Action Plan
(NREAP) [programmi nazionali definiti in accordo con la Commissione
Europea, ndt] ufficiale. Secondo il NREAP, la Germania prevede di poter
soddisfare il 38% del suo fabbisogno di elettricità tramite le energie
rinnovabili entro il 2020.
Sebbene l’energia idroelettrica e
geotermica e il biogas giochino un ruolo importante nel ‘pacchetto
rinnovabile’, le fonti di energia che verranno potenziate più
rapidamente saranno quella solare e eolica. Secondo i progetti, il vento
e il sole forniranno rispettivamente il 18% e il 7% dell’elettricità
nazionale entro la fine di questa decade. Nonostante la Germania abbia
ricevuto delle critiche per il sostegno ai sistemi fotovoltaici (PV),
relativamente più costosi, il governo ha confermato il suo impegno
nell’accrescere questo tipo di mercato ed è verosimile che, entro
i prossimi due o tre anni, il fotovoltaico rappresenterà un’alternativa
vantaggiosa rispetto all’acquisto di elettricità al dettaglio.
In Europa, numerosi mercati del fotovoltaico
(Repubblica Ceca, Francia e Spagna) sono stati ridimensionati in seguito
alla rapida crescita del biennio 2008-2010. Alcuni analisti ipotizzano
che la Germania sarà il prossimo, grande mercato del fotovoltaico
ad essere ridotto. A oggi, i tedeschi hanno istallato impianti fotovoltaici
per 17.000 megawatt, più di metà del totale mondiale, compresi i nuovi
impianti per oltre 7.400 megawatt nel solo 2010. Le proiezioni ufficiali
prevedono che il fotovoltaico si espanderà fino a superare i 50.000
megawatt entro il 2020. Data l’eliminazione del nucleare messa ora
in atto, è probabile che le proiezioni possano essere ulteriormente
aggiornate e superate nel momento in cui l’economia legata alle fonti
di energia rinnovabili dovesse subire una rapida accelerazione.
Ripensare al nostro modo di fare business
La maggior parte delle reti elettriche
non è stata pensata per il passaggio di energia a generazione
intermittente (come quella eolica o solare) come quella che verrà utilizzata
in Germania. Quando è stato sollevato il problema, il governo tedesco
ha risposto ufficialmente che “senza problemi non ci sarebbero soluzioni”.
Invece che vedere la ristrutturazione dell’attuale rete elettrica
come un problema insormontabile, la Germania raccoglie questa sfida
come un’opportunità per un’innovazione necessaria a raggiungere,
nel futuro, un sistema energetico pulito, affidabile e decentralizzato.
Come ha recentemente dichiarato il Ministro dell’Ambiente tedesco:
“A livello economico,
è un non senso quello di seguire allo stesso tempo due strategie, per
una fornitura energetica centralizzata e per una decentralizzata, dal
momento che entrambe richiedono enormi investimenti. Personalmente sono
convinto che, in termini economici, investire nelle energie rinnovabili
sia il progetto più promettente..”
Per il futuro del settore dell’elettricità
in Germania sarà necessario un ripensamento sul modo di acquistare,
vendere e distribuire l’energia. Nel definire il suo Energy Concept
e nel presentare il recente programma di sei punti per la transizione
energetica accelerata, il governo Merkel ha identificato una serie di
azioni chiave per riorganizzare la rete elettrica:
- Ottimizzare le attuali opzioni
di stoccaggio e agevolare la diffusione di batterie di ultima generazione
- Affidarsi sempre di più
a impianti energetici flessibili, come quelli a biomasse, biogas e gas
naturale, in grado di equilibrare e compensare la produzione energetica
intermittente delle fonti eolica e solare.
- Rafforzare e ampliare le
infrastrutture già esistenti della rete elettrica, con la costruzione
di ‘autostrade’ per la trasmissione in grado di spostare l’energia
tra il nord del paese, dove il vento non manca, e il sud, dove sono
invece maggiori le risorse solari.
- Introduzione massiccia di
‘contatori intelligenti’ e smart grid
[rete ‘intelligente’ di distribuzione elettrica, in grado di gestire
e ridistribuire i surplus evitando sprechi, ndt]
- Riorganizzazione accelerata
dell’efficienza energetica
Se l’energia nucleare centralizzata
e le energie rinnovabili sono in rotta di collisione, il governo tedesco
si sta adoperando affinché queste ultime non solo resistano all’impatto,
ma assumano anche un’importanza sempre maggiore.
Il percorso della Germania
L’esperienza tedesca rappresenta
un ottimo caso di studio per valutare come il mondo intero, dopo il
disastro di Fukushima, stia cercando nuovi metodi per rispondere alle
necessità energetiche. La Germania sta perseguendo con decisione
una strategia di allontanamento sia dall’energia nucleare che dai
combustibili fossili tradizionali ed è verosimile che, prima degli
altri paesi, si troverà ad affrontare le sfide (e sfruttare i benefici)
legate a queste decisioni. Alcuni analisti hanno ipotizzato che questo
percorso ventennale di sostegno alle energie rinnovabili potrebbe rallentare
lo sviluppo economico del paese. Eppure la Germania si è ripresa dalla
crisi finanziaria prima di altri paesi e sta attualmente attraversando
il suo periodo di massima crescita economica (e minore tasso di disoccupazione)
dai tempi della riunificazione, vent’anni fa. Nel paese, il settore
delle energie rinnovabili impiega attualmente 340.000 persone, rispetto
ai 50.000 dell’industria del carbone (dai minatori agli operatori
degli impianti energetici) e si prevede che le esportazioni di tecnologie
e competenze per la gestione delle energie pulite proseguiranno e aumenteranno
nel futuro. Se la scelta, operata dalla Germania, di investire nelle
energie rinnovabili dovesse pagare, è altamente probabile che il paese
manterrà il suo ruolo di traino economico per tutta l’Europa nei
prossimi decenni.
Fonte: “No nukes, No problem. Germany is proving a rapid transition to renewable energy is possible”
16.05.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GU