DI FABIAN LINDNER
Guardian.co.uk
La storia tedesca ci mostra che
dettare il declino economico ad altre nazioni porta solo guai nel futuro
Una nazione ha davanti a sé un
abisso economico e politico: il governo è sull’orlo della bancarotta
e persegue feroci politiche di austerità; i dipendenti pubblici subiscono
enormi tagli allo stipendi e le tasse stanno drasticamente aumentando;
l’economia langue e i tassi di disoccupazione esplodono; la gente
si combatte nelle strade mentre le banche collassano e i capitali internazionali
lasciano il paese. Grecia nel 2011? No, Germania nel 1931.Il capo del governo non è Lucas
Papademos, ma Heinrich
Brüning. I tagli alla spese
stabiliti per decreto governativo dal “cancelliere affamatore”,
ignorando il parlamento mentre il PIL scende senza limiti. Due anni
dopo Hitler prese il potere, otto anni più tardi iniziò la Seconda
Guerra Mondiale. La situazione odierna è ancora distante, ma i paralleli
economici sono spaventosi.
Come nei paesi oggi in crisi, il problema
fondamentale della Germania nel 1931 era il debito estero. Gli Stati
Uniti erano il maggiore creditore della Germania, i debiti tedeschi
erano denominati in dollari. Dalla metà degli anni ’20, il governo
aveva preso a prestito enormi sommi all’estero per versare i pagamenti
di guerra a Francia e Gran Bretagna. Il credito estero fu quello che
finanziò anche i ruggenti anni ’20 in Germania, il boom economico
successivo all’iperinflazione del 1923. come Spagna, Irlanda e Grecia
ai giorni nostri, la ripresa tedesca degli anni ’20 fu causata da
una bolla creditizia.
La bolla esplose assieme al crollo
dei mercati finanziari statunitensi nel 1929. gli investitori e le banche
degli USA subirono un duro colpo, persero fiducia e ridussero i propri
rischi, specialmente gli investimenti in titoli europei. I flussi creditizi
verso Germania, Austria e Ungheria subirono una brusca interruzione.
Gli investitori statunitensi non volevano Reichsmark – la divisa
tedesca – ma solo dollari, una moneta che la Reichsbank non
poteva stampare. Il ritiro dei dollari dalla Germania – specialmente
dai depositi bancari tedeschi – portò al rapido esaurimento delle
riserve di moneta della Reichsbank.
Per incassare dollari, la Germania
doveva mutare il proprio enorme deficit delle partite correnti in un
attivo. Ma come nelle crisi odierne, la Germania era intrappolata in
un sistema monetario con tassi fissi di cambio, il gold standard,
e non poteva svalutare la sua divisa. Comunque, anche dopo l’abbandono
del gold standard, il cancelliere Brüning e i suoi consiglieri
economici ebbero timore degli effetti inflazionistici di una svalutazione
e una replica dell’iperinflazione del 1923.
Senza liquidità in dollari provenienti
dall’estero, l’unico modo a disposizione del governo per mutare
il segno del bilancio era una feroce deflazione dei costi e degli stipendi.
In solo due anni Brüning tagliò la spesa pubblica del 30%. Il cancelliere
alzò le tasse, i tagli alle retribuzioni e alla spesa sociale di fronte
alla disoccupazione e alla povertà sempre più in crescita. Il PIL
reale diminuì dell’8% nel 1931 e del 13% l’anno successivo, la
disoccupazione aumentò del 30% e i soldi continuavano a spillare al
di fuori del paese. Le partite correnti passarono da un’enorme deficit
a un piccolo attivo. Ma non c’erano abbastanza dollari a disposizione
sui mercati mondiali. Nel 1930 il Congresso aveva introdotto lo Smoot-Hawley
Tariff Act per tenere le importazioni lontane dal paese. Le nazioni
con debiti in dollari furono tagliate fuori dai mercati statunitensi
e non poterono incassare i soldi sufficienti per pagare il proprio debito.
La situazione non migliorò quando il presidente Hoover propose una
moratorio di un anno per tutto il debito estero della Germania. La moratoria
vide l’opposizione sia della Francia – che pretendeva i pagamenti
di risarcimento tedeschi – che del Congresso. Quando il Congresso
alla fine approvò la moratoria nel dicembre 1931, era ormai troppo
tardi.
Nell’estate del 1931 le banche tedesche
iniziarono a cadere, causando sia una stretta creditizia che cospicui
pacchetti di aiuto pubblico per salvare le maggiori banche. Le banche
dovettero chiudere e il governo fece default
sul suo debito. La moratoria di Hoover e una politica di espansione
fiscale sotto il successore di Brüning, von Papen, giunsero troppo
tardi: i fallimenti e la disoccupazione continuarono a crescere e i
nazionalsocialisti guadagnarono terreno politico.
I paralleli con l’odierna situazione
economica sono terrificanti: Grecia, Irlanda e Portogallo devono perseguire
feroci politiche di austerità sotto la pressione dei paesi creditori
e dei mercati finanziari per poter portare le partite correnti dal
deficit all’attivo; la disoccupazione greca rimane al 18%, quella
in Irlanda al 14% e in Portogallo al 12%, quella spagnola è addirittura
del 22%. E quelli che potrebbero aiutare non fanno abbastanza: la Germania
e i banchieri centrali tedeschi richiedono una drastica austerità e
offrono solo rimasugli e un aiuto insufficiente in cambio: anche in
questo caso, troppo poco e troppo tardi.
La Germania avrebbe avuto molto da
guadagnare nel 1931 se gli Stati Uniti, e anche la Francia, avessero
fornito la liquidità necessaria alle banche tedesche e al governo.
Forse la radicalizzazione politica si poteva evitare. Ma gli Stati Uniti
diventarono isolazionisti. Non volevano essere coinvolti dal macello
degli affari europei.
Oggi la Germania riveste il ruolo degli
USA. Sia il parlamento che il governo esitano a fornire l’aiuto necessario
per i paesi in crisi: con l’EFSF, la Germania vorrebbe garantire
fino a 211 miliardi di euro in prestiti alle nazioni in difficoltà.
Non è abbastanza. Le garanzie fornite nel 2008 al sistema bancario
tedesco furono di 480 miliardi di euro.
La Germania ancora persegue il suo
attivo delle partite correnti. Queste sono, per definizione, i passivi
di altre nazioni. Per questo impediscono a queste nazioni di incassare
i soldi necessari al pagamento del debito. Per di più, la Germania
si oppone con rigore ai crediti di liquidità forniti dalla BCE. Gli
economisti tedeschi e i banchieri centrali giustificano la passività
della BCE con la minaccia dell’inflazione. Ma confondono le lezioni
storiche dell’iperinflazione tedesca del 1923 e della sua deflazione
nel 1931 con la crisi dell’occupazione.
Questi errori di giudizio hanno le
sue ripercussioni: la reputazione della Germania in tutt’Europa è
già in declino, le tensioni politiche nei paesi in crisi che vedono
tassi record di disoccupazione stanno aumentando con vigore e una sempre
più probabile rottura dell’eurozona minaccerebbe l’economia tedesca,
specialmente le banche e le esportazioni.
Gli Stati Uniti appresero il duro percorso
da prendere per assicurare la stabilità economia mondiale. La seconda
guerra mondiale fu una delle conseguenze della crisi degli anni ’30
che poteva essere impedita.
Dopo aver fallito nella stabilizzazione
del sistema economico mondiale all’inizio degli anni ‘30, nel 1945
gli Stati Uniti avevano imparato che solo la cooperazione economica
poteva portare a un mondo in pace e prospero. Grazie al Piano e alla
riapertura dei suoi mercati per le esportazioni europee, consentirono
all’Europa di ricostruire un’economia a pezzi. Nel frattempo, gli
esportatori statunitensi trassero profitto dalla fame dell’Europa
per gli investimenti e per i beni di consumo.
Fino ai primi anni ’70 gli Stati
Uniti hanno pilotato il commercio internazionale e il sistema monetario
– quello di Bretton Woods –, garantendo così prosperità, il libero
mercato con equità sociale e i prerequisiti per la socialdemocrazia.
Sia l’opinione pubblica tedesca che
i politici dovrebbero imparare dalla storia. La solidarietà con i paesi
in crisi è nel loro interesse a lungo termine. Il governo tedesco dovrebbe
smettere di abusare del proprio potere per dettare il declino economico
alle altre nazioni. L’alternativa è la stagnazione economica e un
aumento delle tensioni tra i paesi europei. Il verdetto rimane ancora
valido: quelli che non riescono a imparare dalla storia sono destinati
a ripeterla.
Fonte: In today’s debt crisis, Germany is the US of 1931
24.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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