DI ROWAN WOLF
Thomas Paine’s Corner
Le attuali proteste in Birmania [nel testo si usa indifferentemente il nome Birmania, in inglese Burma, e quello, ufficiale dal 1989 di Myanmar n.d.t.] sono attribuite ad un aumento del 500% dei prezzi del carburante che avrebbe colpito una popolazione che sta già lottando per sopravvivere (BBC). Il popolo birmano è sceso, nel corso del passato decennio, in una povertà sempre più profonda. Secondo Jonathan Head, autore di un articolo per la BBC, il popolo birmano spende una media del 70% del proprio stipendio per acquistare da mangiare. Il drammatico incremento dei prezzi del carburante avvenuto il 15 agosto scorso è stato troppo pesante da sopportare.
Sembra che il governo del Myanmar stesse reagendo ad un suggerimento da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) riguardante la necessità di regolare il sussidio statale sui prezzi della benzina. Il Myanmar è membro del FMI. Ciò fa riflettere sull’apparente ingenuità di questa frase scritta da Head:
Come molte decisioni prese dagli schivi generali, l’improvviso aumento dei prezzi del carburante è difficile da comprendere.
Il FMI aveva consigliato di disabituare la popolazione ai sussidi sulla benzina perché, con la crescita dei prezzi del petrolio, ciò stava diventando un fardello insostenibile per la nazione che, sebbene ricca di gas naturale, dipende dalle importazioni per quasi tutti i suoi carburanti raffinati e per il gasolio.
Ma sembra improbabile che il FMI abbia appoggiato un incremento dei prezzi così drammatico e improvviso.
Il FMI indicò nel 1998 che il Myanmar era un HIPC [Heavily Indebted Poor Country : “paese povero e fortemente indebitato” n.d.t.]. Tale debito era verso la Banca Mondiale. Le informazioni che si trovano attualmente riguardanti il Myanmar sul sito della Banca mondiale sono le seguenti:
La Banca Mondiale non ha più approvato prestiti per il Myanmar dal 1987, e non ha in progetto di riprendere tale programma. Il paese è attualmente in arretrato verso la Banca Mondiale e si è dimostrato incapace di compiere riforme economiche e di altro tipo.
Il Myanmar rimane membro della Banca Mondiale. La Banca Mondiale continua a raccogliere dati sul paese e rimane anche in contatto con le Nazioni Unite e altri partner nel campo dello sviluppo per quel che riguarda il Myanmar. La Banca accompagna anche funzionari del Fondo Monetario Internazionale nelle loro visite annuali per stabilire la situazione economica del paese.
Nel 1998 l’allora ministro delle finanze della Giunta militare del Myanmar fece il seguente rapporto presso il FMI sugli sforzi del governo per cercare di venire incontro alle richieste di riforme di aggiustamento strutturale, per ricevere aiuto tanto dal FMI che dalla Banca mondiale:
Lasciatemi ora toccare alcune caratteristiche dello sviluppo economico del Myanmar. Dalla seconda parte del 1988 è stata introdotta l’ottimizzazione per le procedure di commercio con l’estero e la liberalizzazione tanto del commercio interno che esterno. Viene permesso agli investitori stranieri di investire in Myanmar e banchieri stranieri possono aprire i loro uffici di rappresentanza. Il Myanmar ha partecipato ai programmi di cooperazione regionale e sta collaborando tanto con i paesi sviluppati che con quelli in via di sviluppo per il suo avanzamento tecnologico. Le attività della aree rurali e di confine sono state sviluppate per alleviare la povertà e per ridurre le differenze tra la popolazione rurale e quella urbana.
Il Myanmar è una terra ricca di risorse naturali che possono essere estratte per ottenere sviluppo. Sfortunatamente l’assistenza finanziaria multilaterale verso il Myanmar è stata ingiustamente sospesa a partire dal 1988. Il Myanmar è stato membro legittimo della Banca e del Fondo sin dal 1952. Come membro legittimo il Myanmar ha il pieno diritto all’assistenza della Banca per quanto riguarda lo sviluppo. Però la Banca ha ignorato gli sforzi di sviluppo del Myanmar e non lo ha assistito negli scorsi 11 anni. Comunque abbiamo collaborato con la Banca e con il Fondo e stiamo regolarmente adempiendo, sino alla fine del 1997, ai nostri notevoli pagamenti verso la Banca.
Nel 2003 furono stabilite nuove sanzioni economiche ai danni del paese causando la protesta del Major General Hla Tun -governatore della Banca del Myanmar. Ogni anno il Myanmar ha riferito passo passo al FMI i suoi progressi verso gli “aggiustamenti” evidentemente richiesti dalla Banca Mondiale e dal FMI, facendo anche richiesta di appoggio economico. Da quando ogni anno è stata ripetuta questa richiesta (sino al 2006) il FMI e la Banca Mondiale si sono rifiutati di togliere le restrizioni sul prestito o alleviare il debito della Birmania.
Tutto ciò non scusa la brutalità e la repressione della Giunta governativa birmana. Però è importante riconoscere che la situazione economica nel paese non è dovuta semplicemente alla “cronica cattiva gestione” del governo che invece è una delle cause primarie indicate da Jonathan Head.
C’è naturalmente un altro aspetto della storia. Durante il processo di questo suo aggiustamento strutturale, alcuni nella Giunta hanno accumulato forti quantitativi di denaro. Gli accordi commerciali e la corruzione hanno sottratto quantità significative della ricchezza birmana. L’ elite vive nell’opulenza; il governo si è segregato nel profondo della foresta stabilendo una nuova capitale. I dettagli sulle aziende coinvolte vengono discussi in un rapporto di Human Rights Watch (HRW) intitolato “Burma: Foreign Investment Finances Regime.” [“Birmania: l’investimento straniero finanzia il regime” n.d.t.].
Secondo HRW il Consiglio Statale per la Pace e lo Sviluppo (SPDC), destina solo una frazione delle risorse disponibili a programmi sociali (ad esempio sanità ed educazione). Ciò è coerente con il tipico regime di un programma di aggiustamento strutturale, che richiede una significativa diminuzione nelle spese per le infrastrutture sociali–sebbene HRW non discuta di ciò. Altra cosa tipica dell’aggiustamento strutturale è che grandi quantità di risorse economiche sono state reindirizzate verso le forze armate. E’ stato stimato che il 50% dei fondi birmani è destinato all’esercito.
La Birmania ha significative riserve di gas naturale che hanno creato forti relazioni commerciali sia con l’India che con la Cina, e vi sono anche significative esportazioni di legname verso la Cina. Ciò dà alla Cina e all’India, tra gli altri, un certo grado di influenza sulla Giunta. Però è anche probabile che l’elite della Giunta stia direttamente beneficiando da queste relazioni. È improbabile che Cina e India facciano di più del “richiedere” alla Giunta di astenersi dalla sua brutale repressione. Dopotutto, i loro accordi sono stati fatti con l’attuale governo. Non è sorprendente, data la richiesta drammaticamente crescente di gas naturale per alimentare la crescita di Cina e India, che esse, e la Russia, siano state molto attive nell’aiutare a finanziare lo sviluppo delle riserve di gas naturale birmano. Sono coinvolte anche grandi aziende petrolchimiche. Secondo HRW:
Attualmente lo SPDC riceve gran parte del denaro per la vendita di gas grazie ai giacimenti onshore “Yadana” e “Yetagun”. Il consorzio Yadana è guidato dalla francese Total e comprende la statunitense UNOCAL (ora Chevron) e la compagnia statale thailandese PTT Exploration and Production Co Ltd (PTTEP). Il consorzio Yetagun, guidato dalla compagnia statale della Malaysia Petronas, comprende la giapponese Nippon Oil e la PTTEP. La PTTEP, una sussidiaria della thailandese PTT Public Co Ltd (PTT) che è in gran parte di proprietà dello Stato, compra il gas per esportarlo in Thailandia.
Sono in corso di sviluppo grandi progetti offshore per il gas naturale. Un consorzio di aziende sudcoreane e indiane, in accordo con la Myanmar Oil and Gas Enterprise, ha trovato un grosso giacimento di gas di fronte alla costa dello stato di Arakan nella Birmania occidentale. Le stime della produzione per i giacimenti di Shwe vanno dai 37 ai 52 miliardi di dollari, e potrebbero portare ad un introito totale dai 12 ai 17 miliardi di dollari in vent’anni per la Giunta o per i futuri governi birmani.
Il consorzio per il gas di Shwe è composto dalla compagnia sudcoreana Daewoo International, da aziende statali dell’India e della Sud Corea e dalla Myanmar Oil and Gas Enterprise. Alcuni dei partner stranieri hanno anche accordi separati con il governo birmano a proposito di altre concessioni.
Ad esempio il 24 settembre l’azienda indiana di proprietà statale Oil and Natural Gas Co (ONGC), la cui sussidiaria ONGC Videsh è socia del consorzio Shwe, ha firmato un accordo con la Myanmar Oil and Gas Enterprise per l’esplorazione in altri tre territori offshore alla ricerca di gas. In base a questo accordo la Oil and Natural Gas Co si è impegnata a investire $ 150 milioni attraverso la ONGC Videsh.
L’ufficio presidenziale indiano detiene circa il 75% delle azioni della Oil and Natural Gas Co. Il ministro per il petrolio indiano, Murli Deora, si è recato nella capitale birmana la scorsa settimana per firmare un accordo proprio mentre migliaia di manifestanti scendevano in strada in Birmania per chiedere libertà politica, una fine agli abusi della SPDC e miglioramento delle condizioni economiche.
L’India, la Cina e la Russia, a quanto afferma un altro rapporto di HRW, hanno anche fornito appoggio militare alla Giunta.
Il denaro intascato dall’elite birmana viene certamente tenuto al di fuori del paese. Tom Malinowski di HRW ha testimoniato di fronte al Comitato Relazioni Estere del Senato il 3 ottobre 2007. La trascrizione non è ancora disponibile, anche se l’audizione è stata trasmessa su C-Span. Malinowski ha testimoniato che le relazioni bancarie internazionali più forte della elite birmana sono con Singapore, nonostante essi abbiano certamente altri legami finanziari internazionali. Egli ha suggerito che sanzioni mirate che congelino i conti bancari internazionali della Giunta e di altri potrebbero essere i più efficaci per sollecitare il governo a rilasciare i prigionieri politici e ammorbidire la risposta alle proteste. Questa sembrerebbe la posizione più ragionevole dal momento che più sanzioni contro il paese causerebbero solo maggiori danni alla popolazione. L’esercito birmano è una grande organizzazione-ed è secondo solo alla Cina come numero di effettivi. Visto il passato della Giunta al governo essi non esiterebbero a mobilitarlo ulteriormente contro la popolazione.
Ma c’è forse un legame più oscuro e profondo tra la Birmania e gli interessi Usa che spiegherebbe il motivo per cui per quarant’anni gli Stati Uniti hanno mostrato scarsa preoccupazione per il popolo birmano. Bisogna risalire alla guerra del Vietnam. La Birmania è parte del “Triangolo d’Oro”-la ricca regione asiatica produttrice di oppio. Infatti, fino a poco tempo fa, la Birmania era seconda solo all’Afganistan in quanto a produzione di oppio. I francesi utilizzavano la produzione di oppio e l’appoggio ai signori della guerra per finanziare le loro reti segrete, e quando gli Usa seguirono le orme della Francia [il Vietnam era una colonia francese, gli USA entrarono in guerra proprio per evitare che dopo l’indipendenza ci fosse una riunificazione tra il nord e il sud e il “rischio” di un governo di tipo comunista su tutto il paese n.d.t.] ne ereditarono la lucrosa rete (Alfred McCoy). La C.I.A. utilizzò il traffico di oppio nel “Triangolo d’Oro”, e la rete ad esso connessa, per finanziare operazioni segrete in Laos e Cambogia (le cosiddette guerre segrete). Essi usarono questo traffico anche per aiutare il finanziamento di eserciti anticomunisti di etnie come quella Hmong (Djedje and Korff).
Naturalmente questa è una vecchia storia (forse).
Parte degli sforzi della Giunta birmana verso il FMI e la Banca Mondiale sono stati recentemente nel campo delle attività antidroga comprendenti l’eliminazione della produzione di oppio. Se un articolo del 7 marzo 2006 della Reuters – “War on opium gives Golden Triangle a different hue” [“La guerra all’oppio dà al triangolo d’oro un differente colore” n.d.t]- è accurato, la guerra contro la produzione di oppio è stata in gran parte efficace. Naturalmente tale successo potrebbe avere una parte del deterioramento della situazione economica del popolo birmano. Gran parte della popolazione birmana vive di agricoltura, e non c’è raccolto più prezioso dell’oppio. Guardate all’esempio simile dell’Afganistan.
Sembra strano che gli Usa stiano prestando attenzione ufficiale alle più recenti proteste e alla risposta della Giunta in Birmania. Per quarant’anni gli Usa hanno abbondantemente girato lo sguardo. In modo simile gli Usa continuarono a lavorare con il governo talebano nonostante la repressione e gli abusi sino a che anche essi non ridussero drasticamente e con successo la produzione di oppio. Forse è solo una coincidenza, e naturalmente entrambe le situazioni sono molto più complesse.
In ogni caso è davvero giunto il momento di alleviare le condizioni del popolo birmano. È davvero giunto il momento per noi di protestare per porre fine alla repressione e al conseguente spostamento forzato di milioni di birmani. E’ anche ora di chiedere che la Birmania venga sollevata dei suoi debiti. Come tutti i fardelli di questo tipo esso beneficia interessi al di fuori della Birmania mentre schiaccia il popolo birmano.
Informazioni e Aiuti:
Witness (filmati Real Media)
Altri link di interesse sulla situazione attuale in Myanmar:
Christopher Wren. 11/05/98. NY Times. Road to Riches Starts in the Golden Triangle
Kieran Cooke. BBC. 06/12/2003. Drug tourism in the Golden Triangle.
CNN. 30/09/07. A look at Myanmar’s insular military leadership.
CNN. 04/10/07. Myanmar troops launch nighttime roundups to intimidate activists.
Titolo originale: “Burma: The Back Story”
Fonte: http://www.bestcyrano.org/
Link
04.10.2007
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO
VEDI ANCHE:
L’AGENDA INTERNAZIONALE DEI NARCOTICI DIETRO L’INSTABILITA’ DEL MYANMAR