Riceviamo e pubblichiamo dall’ Associazione MMT ITALIA.
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Il 26 febbraio del 2012 terminava, a Rimini, un evento straordinario: un congresso interamente incentrato su temi economici, tenuto da esperti di respiro internazionale, organizzato da un grande giornalista, con oltre duemila partecipanti inizialmente incuriositi, poi appassionati, infine entusiasti; in un contesto di profonda crisi, la MMT sbarcò in Italia e fu una scintilla che mise a nudo cause e responsabilità in un contesto sempre più critico, e da cui scaturirono idee ed energie per alimentare una speranza.
Allora ci si trovò di fronte a un bivio: accontentarsi di aver arricchito il bagaglio personale di conoscenze, o tentare di condividere quelle conoscenze con più persone possibile; si scelse la seconda strada, certo la più impegnativa, eppure l’unica che prometteva di poter incidere in qualche modo sulla realtà.
MMT Italia per un decennio ha lavorato per aiutare i cittadini a comprendere le cause e le dinamiche di ciò che stava accadendo, con risultati straordinari, non solo in termini di consapevolezza, ma anche di voglia di reagire: quanti gruppi, quante associazioni, quanti partiti, quante aggregazioni e quanti movimenti sono nati in questi anni, spesso in forma disorganica, magari con evidenti contraddizioni e incoerenze, eppure consapevolmente o inconsapevolmente legati a quei concetti innovativi e chiarificatori che solo la MMT ha saputo introdurre nella società e nel pensiero.
Negli ultimi anni una serie di fattori, in primo luogo la pandemia, ha accelerato i processi in corso, determinando azioni e reazioni di ampia portata, provocando le imponenti manifestazioni di piazza dell’autunno e dell’inverno del 2021, facendo emergere nuove conflittualità e nuove tensioni, fino al momento in cui le forme della democrazia impongono una sintesi: le elezioni.
Ebbene, le recenti elezioni nazionali del 25 settembre hanno dato le risposte che ci si attendeva, e in maniera fin troppo chiara: esse hanno dimostrato in modo inconfutabile che, per poter incidere, non basta la volontà di reagire a una specifica emergenza (la rabbia di centinaia di migliaia di manifestanti è in gran parte evaporata in poche settimane), non basta dire le cose giuste, non basta proporre persone di valore, e non bastano neanche tutte queste cose messe insieme.
Per costruire un’alternativa reale a un sistema, quello neoliberista, solido e realizzato con metodo nei decenni, è necessario, in primo luogo, bonificare e rendere fertile il terreno sociale e culturale.
Domenica scorsa, di nuovo un 26 febbraio, a Bologna si è dato il via alla seconda fase di quel processo storico nato a Rimini 11 anni prima: dopo aver a lungo lavorato per far comprendere ciò che accade, è giunto il momento di lavorare per costruire un’alternativa.
Al Living Place Hotel si sono così riuniti, su proposta di MMT Italia, oltre 100 rappresentanti di quei gruppi di pensiero e di azione che hanno saputo mettersi in gioco in questi anni; il punto di partenza è stato un documento, proposto da MMT Italia, inteso quale supporto per un confronto aperto e leale fra tutti e, soprattutto, come strumento di definizione di un percorso.
La “Carta”, questo il titolo del documento illustrato nella prima parte dei lavori, ha infatti offerto all’assemblea una serie di temi, sollecitando una discussione di merito da sviluppare in prospettiva, ma soprattutto ha offerto un metodo, chiaro e innovativo, per attrarre, organizzare e finalizzare le migliori energie della società e del Paese verso un obiettivo concreto e ambizioso.
La discussione, sviluppatasi poi nel pomeriggio, ha fatto emergere certamente interesse verso i temi proposti, ma ha soprattutto consentito di rilevare una convergenza diffusa e trasversale, persino sorprendente sotto alcuni punti di vista, sul metodo; è stata chiara la sensazione che si stava colmando un vuoto percepito un po’ da tutti i partecipanti.
Coerentemente con un approccio partecipativo e di ampio respiro, non sono state proposte soluzioni preconfezionate, ma piuttosto principi, a partire dai quali iniziare la costruzione di un progetto condiviso.
Due dei principi cardine, su cui si è registrato un convinto apprezzamento, sono stati l’opportunità di sviluppare il progetto per fasi successive, evitando così ogni rischio di improvvisazione e approssimazione di tante esperienze passate, e l’esigenza di una struttura democratica di organizzazione e decisione.
II primo passo operativo deciso non è che una prima fedele applicazione di questi principi: tutte le organizzazioni partecipanti, infatti, si sono impegnate a discutere con i propri militanti e attivisti l’opportunità di partecipare a questo progetto e a comunicare la propria decisione entro un termine definito, fissato in tre settimane.
Coloro che si renderanno disponibili a essere parte dell’iniziativa daranno quindi vita a un organo, che si è scelto di chiamare “Consulta”, attraverso il quale si procederà con lo sviluppo, per fasi successive, di tutti gli altri punti del progetto; su un punto, in realtà, si è già registrata spontaneamente un’ampia adesione, ovvero la convergenza sui principi fondamentali che hanno portato alla stesura del testo costituzionale originario della nostra Repubblica e che saranno, anche essi, oggetto di approfondimento nel prosieguo dei lavori.
MMT Italia ha messo a diposizione la propria esperienza più che decennale in attività di formazione culturale e di diffusione della consapevolezza tra i cittadini, proponendosi di essere parte di una rete di attivismo da costruire sul territorio nel modo più capillare e profondo possibile.
Gli altri soggetti che confermeranno la partecipazione saranno chiamati poi, nell’ambito della Consulta, a dare forma e sostanza al progetto, a partire da due obiettivi strategici imprescindibili:
definire una struttura organizzativa capace di coordinare e rafforzare la presenza sul territorio degli attivisti e dei militanti dei diversi gruppi;
sviluppare un incisivo piano di formazione culturale, in grado di diffondere consapevolezza e motivazione tra i cittadini, esattamente l’operazione-chiave che è mancata fino a oggi e che è invece un passaggio imprescindibile per poter ambire a costruire un’alternativa al sistema dominante.
A Bologna è stato dunque compiuto un primo piccolo, ma importante, passo in vista di un grande obiettivo; al termine dei lavori la sensazione diffusa, un po’ come a Rimini 11 anni prima, era un misto di soddisfazione e di voglia di mettersi in gioco.
La speranza è che si sia finalmente dato inizio a un “Nuovo Corso” per l’Italia e per il suo futuro.