MICHELE GIUTTARI: SULL'OMICIDIO DI YARA NON TRASCUREREI

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NESSUNA PISTA, NEPPURE QUELLA ESOTERICA”

DI IGNAZIO DESSÌ
tiscali.notizie

Brembate urla insieme all’Italia “prendete quella bestia”, in “nome della giustizia e non della vendetta”. Ma sul delitto della povera Yara Gambirasio restano molti punti interrogativi. Si tratta di un omicidio d’impeto, come sostengono certi organi di stampa, oppure delle conseguenze di un sequestro ben organizzato? Da una parte è probabile che la giovanissima ginnasta abbia seguito il suo assassino perché lo conosceva, dall’altra restano ancora dubbi sul movente e sul luogo in cui ha trovato la morte. A sostenerlo Michele Giuttari, il super poliziotto che ha indagato sugli omicidi del “mostro di Firenze”. “Non bisogna sbilanciarsi perché ci sono molte incertezze”, afferma con la sua voce pacata il commissario-scrittore di recente immortalato in copertina dal Times ed autore di una decina di libri di gran successo, non solo in Italia ma anche all’estero. “D’altro lato non bisogna però trascurare nessuna pista, neppure quella esoterica”, aggiunge ispirato forse dal suo ultimo romanzo, “Le rose nere di Firenze”, fiction che dipana la sua trama nei meandri dei poteri occulti, evidenziando tuttavia molti agganci con la realtà e le cronache.

Dottor Giuttari, l’omicidio della giovanissima Yara Gambirasio presenta ancora risvolti oscuri. Appare a tratti senza senso e non si capisce bene il movente. Inoltre lei ha parlato di punti interrogativi prima di tutto sul luogo in cui è stato consumato il delitto.
“Credo ci siano dei punti interrogativi sul luogo esatto del delitto perché secondo alcune indiscrezioni, trapelate anche in occasione della mia partecipazione a Porta a Porta, non ci sarebbe una corrispondenza tra le ferite alla schiena di Yara e i segni sui vestiti che indossava . Evidentemente la ragazzina, quando è stata colpita, o era nuda o indossava altri indumenti. Quelli con i quali è stata trovata evidentemente le sono stati infilati dopo. Questo lascerebbe ipotizzare che il luogo del delitto potrebbe essere diverso da quello del ritrovamento del cadavere”.
C’è un’altra cosa che in tanti si chiedono: com’è possibile che i resti della ragazza siano rimasti in quel campo di Chignolo d’Isola per 3 mesi senza che nessuno li trovasse?
“Da quanto si è capito non hanno fatto un rastrellamento capillare. Io ho partecipato spesso a ricerche simili, per esempio di persone sequestrate in posti come l’Aspromonte, e venivano con noi uomini della forestale e volontari, ma c’era sempre un ufficiale dei carabinieri o un funzionario di polizia che coordinava la squadra sul posto. Probabilmente, nel caso in questione, è mancato questo tipo di coordinamento. Sarà cambiata la cultura investigativa ma, lo si voglia o no, l’occhio dell’uomo delle forze dell’ordine è diverso da quello del volontario. Senza fare polemiche o criticare nessuno, tanto meno i volontari che vanno sicuramente elogiati per l’impegno gratuito, credo sia stato un errore non mettere a capo delle squadre di ricerca un responsabile dei carabinieri o della polizia di stato. Anche se – bisogna ammetterlo – col senno del poi tutto è più facile”.
Pensa siano stati compiuti finora altri errori nel corso dell’attività investigativa?
“Mi sono permesso di dire già durante una trasmissione televisiva su Rai2 che è quantomeno strano l’aver apposto il nastro di delimitazione sul luogo di ritrovamento del corpo, averlo poi tolto e rimesso dopo 24 ore. Il magistrato avrebbe inoltre dovuto sequestrare l’intera area e mantenere il sequestro per cercare di rinvenire dati certi o attendibili attraverso i rilievi dei tecnici e della polizia scientifica. Perché – se quello del ritrovamento non fosse il luogo dove è stata uccisa Yara – non si potrebbe escludere la presenza in altri punti non recintati del campo di prove preziose per individuare l’assassino”.
Il suo sembra un parere basato sul buon senso.
“E’ il parere di uno che ha fatto indagini nella polizia per oltre 30 anni”.
Investigatori e criminologi hanno subito parlato di movente sessuale. Lei è d’accordo?
“Fino a pochi giorni fa sembrava per tutti scontato il movente sessuale, ma a questo punto, se venisse confermato che Yara è stata uccisa in un posto diverso da quello del ritrovamento, che è stata denudata e non ha subito violenza sessuale, che l’hanno rivestita e trasportata in un posto diverso da quello dell’uccisione, allora si potrebbe sensatamente ipotizzare la partecipazione al delitto di più persone. Perché per portare un cadavere in un posto come quello dove è stato ritrovato, dove c’è una strada sterrata frequentata da coppiette che vi si appartano, servivano più persone. E prima di tutto una sorta di vedetta. In questo caso anche il movente potrebbe essere un altro”.
Cosa ne pensa della pista esoterica a cui inevitabilmente alcuni cominciano a far riferimento soprattutto sul Web? Si parla di pseudo massoneria e di sette sataniche. E si è scomodata addirittura la Rosa Rossa, inquietante sodalizio segreto di rosacrociana memoria che non disdegnerebbe i sacrifici umani.
“In questo momento non mi sbilancerei. Prima è meglio aspettare che arrivino delle certezze dagli esami in corso (si cerca anche eventuale dna sugli indumenti della vittima ndr) e dalla autopsia”.
Ma in ogni caso lei escluderebbe questa ipotesi?
“In ogni caso, in assenza di indicazioni certe, credo che chiunque faccia una indagine non debba escludere aprioristicamente niente. Del resto non dimentichiamoci quello che si è verificato nella zona di Monza qualche anno fa, con le Bestie di Satana. Oppure il caso di suor Maria Laura Mainetti uccisa da tre ragazze a Chiavenna, in provincia di Sondrio (le tre dissero di aver ucciso per fare un’offerta di sangue a Satana ndr). Ci andrei però cauto e aspetterei le complete risultanze scientifiche per valutare se ci sono ipotesi più probabili di altre”.
Anche nell’inchiesta più famosa che lei ha condotto, quella sul mostro di Firenze, le indagini la condussero verso certi ambienti dei cultori dell’occulto.
“Sì, ma in quel caso c’erano dei significati esoterici molto chiari. C’erano degli elementi fattuali che mi portavano in quella direzione, qui invece ancora non abbiamo nulla”.
Si parla della esistenza di numeri dal significato prettamente esoterico che emergerebbero ossessivamente riguardo alla vicenda. La povera Yara è stata rapita il 26 novembre, ovvero il 330° giorno dell’anno, per poi essere ritrovata (o secondo alcuni fatta ritrovare) esattamente 3 mesi dopo la sua scomparsa, il 26 febbraio.
“Sì, ma ciò che mi ha incuriosito particolarmente è quella ferita a forma di X – l’ha riportato un investigatore che avrebbe partecipato all’autopsia – che Yara avrebbe sulla schiena. Inoltre quelli che le hanno inferto (forse con un punteruolo o un cacciavite ndr) non sarebbero stati colpi mortali, quindi perché glieli hanno inferti? Ciò potrebbe avere – eventualmente – un significato particolare in un linguaggio esoterico”.
Non pensa che anche i 6 colpi inferti alla tredicenne potrebbero avere un senso sotto questo aspetto? Il 6 è un numero dai significati esoterici molto spiccati.
“Certo, ma prima di tutto bisogna vedere se i colpi sono davvero 6, e questo ce lo può dire solo l’esito finale dell’autopsia. Evidentemente se le ferite (non mortali ndr) sono davvero 6, con le date singolari e coincidenti del 26 e così via, allora la vicenda potrebbe anche assumere un risvolto inquietante. Sono cose a cui spesso rifiutiamo di credere ma purtroppo si tratta di realtà che esistono e guidano l’operato di certe persone. Comunque aspetterei, bisogna aver pazienza e lasciar lavorare investigatori, inquirenti e magistrati. Una risposta si potrà avere dagli esiti definitivi degli accertamenti della polizia scientifica e dall’autopsia. Ripeto, un quadro più chiaro lo avremo sicuramente tra qualche giorno.”

Fonte: http://notizie.tiscali.it
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04.03.2011

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