MENTRE IL PIANETA TERRA LOTTA CONTRO I DANNI ECOLOGICI…

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…L’APPETITO DEGLI AMERICANI RIMANE INSAZIABILE

DI MICHAEL PAYNE
Online Journal

Mi è capitato recentemente di vedere il film “Wall Street” in cui lo spietato ed avido Gordon Gekko, finanziere rampante, proclama a gran voce: “l’avidità è giusta”. Questo bel film mi ha fatto riflettere sul come la nostra società e nazione sembrino essere ormai completamente in balia del materialismo e consumismo più sfrenati. Nel frattempo, abbondano i segnali di avvertimento del probabile surriscaldamento del pianeta e si fa sempre più reale e concreta l’ipotesi, nell’imminente futuro, di una serissima carenza di riserve petrolifere (Peak Oil).

Ma noi americani, in particolare, continuiamo con le nostre abitudini, consumando e sprecando in modo esagerato, fregandocene altamente dei pericoli che – presto – ci troveremo ad affrontare.
Il Pianeta Terra è ora devastato dagli effetti degli oltre 6,2 miliardi di umani che ne hanno ingordamente esaurito le risorse. Inquinamento e contaminazione generali: questo il risultato. Questa situazione, sempre più grave, non mostra segni di miglioramenti, almeno non nell’immediato. Di tutti gli effetti dannosi sul nostro pianeta, nessuno è stato più pericoloso delle eccessive abitudini consumistiche di noi americani. A tal riguardo, questa società primeggia sul resto del mondo e sembra continuare, tuttavia, a sfoggiare questa preoccupante e non lusinghiera reputazione, come dimostrato dal costante rifiuto del governo americano ad essere parte di un concreto tentativo al fine di mettere un freno alle emissioni di gas dannosi nell’atmosfera o nel fornire una eventuale leadership nei programmi di conservazione.

La maggior parte degli americani è stata totalmente condizionata al punto che noi, ora, come società, accettiamo totalmente e pienamente il nostro ruolo – altamente motivato – di consumatori programmati. Siamo diventati consumatori costanti dall’appetito vorace ed eternamente insoddisfatto.

Dal canto mio, onestamente, non credo che ci sia molto che questa società possa fare per cambiare. Penso infatti che, in tal senso, vista e considerata la lunga strada ormai percorsa in tale direzione sbagliata, sarebbero necessari un cambiamento netto e radicale, nonché un sacrificio propriamente dedicato. Il che non è probabile che accada, specialmente perché abbiamo dei leader nazionali ed un sistema di informazioni completamente filtrati e controllati dalle stesse aziende. Aziende maestre nel rullare i tamburi quando si tratta di motivare il consumatore a spendere fino al limite delle sue possibilità, per incrementare i già gonfi profitti e mantenere in funzione questo sistema economico fatto di fumo e specchi e basato su manipolazioni finanziarie piuttosto che sulla produzione di beni reali da esportare.

Tuttavia, mi sento di prevedere una nuova dimensione della nostra vita nella quale altre forze e condizioni planetarie potranno cambiare in meglio il nostro stile di vita. E ciò avverrà a prescindere dal fatto che se ne voglia far parte o meno. A quel punto, noi diverremo soltanto dei meri passeggeri catapultati verso nuove direzioni. Credo che tutto questo accadrà nel momento in cui ci troveremo letteralmente obbligati a compiere tali necessari cambiamenti cruciali per il nostro futuro e per il futuro del nostro pianeta, da forze sulle quali non avremo assolutamente alcun controllo.

Di seguito, una descrizione di come il Peak Oil trasformerà il nostro pianeta e la società americana.

La maggior parte dei più grandi geologi ed esperti petroliferi a livello mondiale è ben consapevole che il Peak Oil – momento in cui la domanda supererà di gran lunga le capacità di produzione generali – si sta profilando sul nostro orizzonte e si verificherà in un futuro davvero prossimo, potenzialmente entro l’anno 2012. Al suo manifestarsi, lo stile di vita di ogni nazione e di tutti i popoli subirà dei cambiamenti – inizialmente in modo rallentato, poi in maniera radicale. E l’America, la nazione che consuma circa il 22 per cento di tutto il petrolio prodotto nel mondo, sosterrà il colpo degli effetti di un simile fenomeno.

Sono certamente molti coloro che mettono in dubbio il Peak Oil e che anzi reputano chi invece ci crede un bugiardo e un catastrofista dal quale tenersi debitamente alla larga.

Consideriamo che la domanda mondiale di petrolio sia pari a circa 85 milioni di barili al giorno e che la produzione viaggi più o meno allo stesso ritmo. Bene. Potrebbe sembrare che non vi siano discrepanze tra domanda ed offerta. Tuttavia si prevede un costante aumento della domanda globale, aumento largamente dovuto all’enorme crescita delle economie di Cina, India e altre nazioni. Contemporaneamente, la produzione raggiunge il suo picco massimo. Poche scoperte di nuovi giacimenti e la minaccia di sabotaggi e conflitti di tipo militare.

Pertanto, in questa sede, procederò facendo una premessa: il Peak Oil è una realtà concreta ed inevitabile, e la maggioranza dei ricercatori ne sostiene la veridicità. Visto che conosco molto di più l’America rispetto all’intera comunità mondiale delle nazioni, concentrerò la mia attenzione sull’impatto del Peak Oil in questo paese, sulla sua economia e sulla vita quotidiana dei suoi cittadini.

Vorrei rendere chiaro che non credo che il Peak Oil significherà il caos totale per l’America e per il resto del mondo. Il fatto è che viste le eccedenze di domanda rispetto alla produzione di petrolio, l’impatto sarà sempre più forte; una situazione che difficilmente riusciremo a scrollarci di dosso e ad ignorare facendo finta che tutto sia come prima. Sarà dilagante, non si fermerà e richiederà da parte nostra un cambiamento delle nostre abitudini, del nostro stile di vita e avrà un’influenza su tutto quello che facciamo.

L’impatto del Peak Oil sarà avvertito nella maggior parte delle nazioni. Gli unici paesi che non saranno colpiti in modo grave da una simile atrofia delle capacità produttive saranno i più importanti paesi produttori di petrolio i quali, di certo, si assicureranno le loro riserve, ancora prima di preoccuparsi delle esportazioni e dei profitti, poiché saranno ben consapevoli della portata del problema. Il 30 novembre 2007, un rapporto rilasciato dalla Lehman Brothers affermava: “I consumi di petrolio nei paesi membri dell’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, dovrebbero crescere del 4,4% fino a 370.000 barili al giorno nel 2008, e il gruppo di produttori rimarrebbe dietro soltanto alla Cina in termini di crescita esponenziale della domanda”.

Dopo lo shock iniziale causato dal Peak Oil, i paesi petrolio-dipendenti risponderanno rapidamente e rivedranno i loro accordi con i paesi produttori e cercheranno immediatamente di fare fronte alle carenze mediante nuove negoziazioni. I paesi produttori saranno corteggiati da milioni di pretendenti, di tutti i tipi, e gli accordi che ne risulteranno, stipulati sulla base di fattori prettamente geopolitici, sono imprevedibili. La Cina, in particolare, ha già avuto un ruolo attivo nella stipulazione di nuove trattative in Africa e Sud America. Gli Stati Uniti hanno preso un corso diverso, facendo di se stessi una forza dominante e di occupazione in Iraq con il solo scopo di prendere il controllo dei giacimenti di petrolio dell’intera area del Medio Oriente.

Considerato che sono molti degli stessi paesi produttori ad utilizzare elevati quantitativi di petrolio e a garantirsi le proprie riserve, l’effetto immediato si avrà sulle petroliere che approvvigionano gli Stati Uniti e le altre nazioni del mondo. Il numero attuale dei tanker dell’intera flotta mondiale si aggira intorno ai 3.500, per un trasporto collettivo di approssimativamente 43 milioni di barili al giorno (mbpd), circa metà della domanda giornaliera mondiale, pari a 85 mbpd.

Al costante sviluppo di tale fenomeno, si combineranno le crescenti interruzioni di approvvigionamento petrolifero per nazione, con un effetto dannoso sui trasporti via terra. L’impatto iniziale sarà sull’ industria nazionale degli autotrasporti, un gigante grazie al quale ogni giorno, milioni di prodotti, di tutti i tipi, vengono trasportati lungo tutta la rete locale ed internazionale. Un sistema che, nel suo insieme, copre annualmente tratte che arrivano a raggiungere circa i 90 milioni di miglia. L’attuale scambio Cina/Wal-Mart, una fornitura a catena che si realizza via oceano e grazie a sistemi di trasporto interstatale, subirà un arresto decisivo. Tutti i grandi distributori big-box in particolare si troveranno ad affrontare una tempesta improvvisa e di grandi dimensioni, proprio in virtù della loro eccessiva dipendenza dalle importazioni.

Un articolo pubblicato di recente prevedeva una similitudine, una volta ancora, tra la nostra società e la società degli anni ’50 quando la vita era più semplice, più lenta e molto meno orientata al consumismo. Nel prossimo futuro i nostri supermarket non saranno pertanto più così super. Invece di scegliere tra enormi quantitativi di pane diverso, cereali, cibi in scatola e molti, molti altri prodotti presenti sugli scaffali, le nostre scelte saranno molto più facili poiché l’offerta verrà ridotta drasticamente. Molti meno mezzi pesanti percorreranno le autostrade e il sistema ferroviario riemergerà quale sistema di trasporto merci meno costoso e più efficace. Il fiume suburbano delle 100 mila auto che giornalmente solcano le nostre strade inizierà a prosciugarsi. I ragazzi più grandi delle scuole superiori dovranno fare a meno delle loro macchine per andare a scuola. Le madri di famiglia avranno più tempo per riposarsi, poiché i loro calendari, scanditi dai ritmi super-stressanti delle miliardi di attività alle quali sono sottoposti i loro figli, verranno ridotti inesorabilmente. Le compagnie aeree avranno il loro bel da fare per sostenere le pressioni che subiranno a causa degli incrementi dei costi del carburante, e gli americani saranno obbligati a ridurre i viaggi in aereo.

Considerato che il Peak Oil entrerà a far parte della nostra vita quotidiana con uno shock inaspettato per il nostro sistema, mi sento tuttavia di poter dire che, a lungo termine, potranno esservi effetti anche positivi sulla nostra nazione. L’America si troverà ad un crocevia di grande importanza per il suo futuro. Saremo chiamati a fare sempre di più per modificare le nostre abitudini come per esempio sviluppare capacità maggiori di conservazione, riciclare i rifiuti, ridurre dei consumi di gas… e tanti altri nuovi modi di vita, volti a porre un freno agli eccessi ai quali siamo abituati fino ad oggi.

Significativo è il fatto che il Peak Oil, con il suo minaccioso impatto sul mondo intero, potrebbe essere la più grande manna dal cielo per l’inizio di un processo di inversione del Surriscaldamento Globale. La maggior parte degli esperti climatici è giunta alla conclusione che il surriscaldamento è in gran parte opera dell’uomo e che le emissioni di C02 sono tra le cause che devono essere immediatamente eliminate. Pertanto il Peak Oil e le misure che dovremo adottare per risolvere i problemi che ne deriveranno saranno il naturale contributo al rallentamento della progressione verso un surriscaldamento del pianeta.

Il modo in cui un tale scenario verrà affrontato da questa nazione sarà determinante per la qualità del suo futuro. Se coglieremo l’occasione e la nostra risposta sarà positiva ed innovativa, saremo in grado pertanto di far fronte allo spettro del Peak Oil, e sopravvivremo. Se, al contrario, mancherà volontà e coraggio di fare tali significativi cambiamenti, allora il nostro futuro sarà segnato e il Peak Oil ed il surriscaldamento del pianeta avranno la meglio sul nostro pianeta.

Ad un certo punto, sempre nel film “Wall Street,” Bud Fox, il giovane pupillo, chiede al suo mentore, Gekko: “Quanto è abbastanza?”. E Gekko risponde “Non è mai abbastanza.” Ma in America oggi “abbastanza è abbastanza”. Il nostro consumismo e materialismo sfrenati sono diventati ormai semplicemente insostenibili.

Così, mentre questo nostro pianeta combatte con forza i danni ecologici che sono opera dell’umanità che lo abita, agli uomini viene lanciata una sfida ben precisa. Saremo in grado di affrontarla? Possiamo cambiare, cambieremo o continueremo sulla stessa strada che ci porterà soltanto ad una conclusione catastrofica? Le generazioni future sono in bilico. Il Pianeta Terra aspetta una risposta.

Titolo originale: “As Planet Earth struggles with ecological damage, America’s appetite remains insatiable”

Fonte: http://onlinejournal.com/
Link
04.01.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA POMPEI

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