Sta girando in questi giorni sui social un articolo apparso su The Guardian lo scorso 6 aprile che ha dato notizia del ritrovamento di microplastiche nel tessuto polmonare profondo prelevato da pazienti durante operazioni chirurgiche e da cadaveri durante autopsie. Le particelle sono state trovate in quasi tutti i campioni analizzati.
Il pensiero va alle mascherine che, da due anni a questa parte, miliardi di persone ogni giorno in tutto il mondo sono costrette a portare per coprire bocca e naso. E, in effetti, un paio di lavori scientifici pubblicati nei mesi scorsi spingono il ragionamento in questa direzione.
Il primo studio è uscito lo scorso maggio su ScienceDirect e ha certificato la presenza di micro e nano particelle e inquinanti chimici (fibre a base di silicio e plastica) nelle mascherine monouso.
Tre mesi dopo, ad agosto, altri ricercatori hanno ribadito che le mascherine rilasciano microplastiche che vengono inalate direttamente durante l’uso oltre che trasportate nell’ambiente. Scrivono in merito gli autori: “Queste ultime (le microplastiche) possono assorbire contaminanti chimici e ospitare microbiota patogeno e, una volta entrate negli organismi, possono traslocarsi in più organi causando potenzialmente effetti dannosi e citotossici.”
LE MICROPLASTICHE (plastiche di dimensioni inferiori a 5 mm) sono inquinanti che si trovano ovunque e, negli ultimi anni, la loro presenza è stata evidenziate nell’acqua, nel suolo, nell’aria, negli alimenti trasformati, perfino nell’acqua potabile. Si potrebbe dire che l’esposizione umana è inevitabile, ma indubbiamente l’emergenza sanitaria che ci siamo ritrovati a vivere negli ultimi 26 mesi ha peggiorato la problematica provocando un’impennata senza precedenti nella produzione e nel consumo di plastica monouso, cioè guanti e mascherine. Gli stessi scienziati autori delle ricerche sopra menzionate ammettono che “c’è una crescente preoccupazione per quanto riguarda i rischi per la salute.”
È urgente che ci si interroghi seriamente, in particolare sull’utilizzo delle mascherine che, benché non siano più obbligatorie all’esterno, continuano ad essere indossate da molta gente e fatte tenere in diverse scuole durante l’intervallo ai bambini mentre giocano e corrono negli spazi all’aperto.
Ci si dovrebbe interrogare anche sulla destinazione finale di questi particolari rifiuti dal momento che mancano linee guida e infrastrutture adeguate per il corretto smaltimento, ad esempio segnaletica e contenitori specifici (stessa cosa si potrebbe dire per i guanti monouso, anch’essi altamente impattanti sull’ambiente e poi di conseguenza indirettamente sui nostri organismi).
C’è troppa poca consapevolezza su questa tematica da parte delle persone e un colpevole silenzio da parte di media e autorità.
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VB