Riceviamo e pubblichiamo.
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Come studenti contro il green pass di Udine, lunedì siamo scesi anche noi alla grande manifestazione di Pesaro per dimostrare la nostra avversione alla costruzione dei nuovi biolaboratori, luoghi alquanto dubbi e controversi e che riteniamo una potenziale minaccia per la salute umana e animale.
L’evento, che ha visto la partecipazione di migliaia di manifestanti da tutta Italia, è stato per noi una grande occasione per fare nuove conoscenze e per confrontarci con tante persone, cosa che ci è piaciuta molto e che sentiamo essere costruttiva e capace di aprire molte opportunità. Come ritrovo, dunque, è stato davvero una bellissima occasione.
Siccome però non si trattava soltanto di un ritrovo, ma di una manifestazione, non possiamo e non vogliamo nascondere la nostra frustrazione e il malcontento per alcuni fondamentali aspetti dell’evento.
Il luogo concordato con la questura era in piena periferia, in un luogo praticamente deserto, e il corteo svoltosi nel pomeriggio è consistito, sostanzialmente, in una umiliante passeggiata tra gli edifici vuoti della zona, senza nemmeno sfiorare il centro urbano. Questo nonostante la promessa fatta nei giorni addietro che il corteo avrebbe toccato la città, quella abitata e viva s’intende.
Se l’utilità essenziale di una manifestazione pubblica è quella di mostrarsi ed entrare in contatto con la popolazione per far sentire la propria voce e diffondere un messaggio importante, allora dobbiamo dire chiaramente che la manifestazione di lunedì è stata vanificata, è stata resa inutile.
In sostanza, migliaia di presenti da tutta Italia sono stati “ghettizzati” tra di loro in una deserta periferia, e così un grande evento che poteva essere occasione per entrare a contatto e confronto con la popolazione pesarese, diffondere messaggi, opinioni e per far valere la nostra posizione è diventata una cerimonia fatta tra di noi, nella quale dirci le solite cose (la gran parte dette e ridette da minimo un anno e mezzo a questa parte), “innocui” e “sterilizzati” ed isolati dal resto del mondo.
Se lunedì è stato raggiunto un obiettivo, non era certo il nostro.
La scelta del triste luogo della manifestazione e del tragitto del corteo è stata giustificata dal fatto che ciò era, immancabilmente, “per la nostra sicurezza”, messa a rischio anche da fantomatici facinorosi, violenti e/o “black blocks”, dei quali ovviamente non si è vista nemmeno l’ombra – ombra che siamo sicuri non si sarebbe vista in ogni caso (tra l’altro, ci sembra uno schema e un modus operandi già visto, a suo tempo, a Trieste nell’ottobre 2021). Noi a Pesaro non abbiamo assolutamente visto persone che volevano sfasciare vetrine o vandalizzare alcunché, bensì solo gente che voleva fare un corteo serio e far valere i propri contenuti e la propria voce in città e a contatto e alla vista di altri esseri umani.
È proprio con il paradigma della “sicurezza” che i governi hanno attuato un capillare controllo sociale, una sempre più diffusa militarizzazione. È in nome della “sicurezza” che ci hanno chiuso in casa e imposto immonde misure come il Green Pass. Ora con la stessa scusa non credibile e lo stesso spauracchio si spegne il dissenso o lo si isola in una periferia. E la cosa più triste è che ciò viene messo in pratica e sostenuto anche da parte di coloro che sostengono il dissenso.
Riteniamo che un tale approccio sia sbagliato, ingiustificato, che sterilizzi la nostra lotta e remi contro la causa, isolandoci dalla comunità, svilendo la nostra autostima e la nostra forza. Siamo consapevoli che l’organizzazione di eventi così grandi comporta una pressione e delle responsabilità enormi, ed infatti crediamo nella buona fede di chi si è speso e si è fatto carico della realizzazione dell’evento, che ringraziamo per il tempo e la grande energia spesi per il bene e la causa di tutti.
Il nostro non vuole essere uno sterile attacco, ma un forte invito rivolto a tutti a considerare criticamente la giornata di lunedì.
Nonostante questo giro sia andato così siamo comunque contenti di esserci stati e riteniamo la giornata per noi utile sotto diversi punti di vista, tuttavia ammoniamo che noi (come probabilmente molti altri), sebbene giovani, abbiamo memoria e non intendiamo rivivere situazioni beffarde, dal sapore di una presa in giro.
Il nostro gruppo non intende tornare a farsi chilometri per pascolare, tornerà invece, eventualmente, a muoversi per manifestazioni e cortei veri.
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