DI GEORGE MONBIOT
The Guardian
Criminalità e condanne sono in calo ma le carceri stanno esplodendo. Come mai?
Quale di questi Paesi ha il più alto numero di carcerati per abitante? Sudan, Siria, Cina, Birmania, Arabia Saudita, Zimbabwe o Inghilterra e Galles? Siamo noi a vincere, o piuttosto a perdere: ho elencato questi Paesi in ordine inverso [1]. Sotto questo aspetto Inghilterra e Galles presentano un sistema giuridico più punitivo della maggior parte delle dittature del mondo.
Lo scorso venerdì il governo ha reso pubblici nuovi dati sulla popolazione carceraria che ha battuto ogni primato ancora una volta [2] . Da quando i laburisti sono al potere è aumentata del 38% e attualmente è ferma a 83.181 [3]. Cosa intende fare il governo a riguardo? Rinchiudere più gente. Sta infatti costruendo nuove celle sufficienti a mettere in prigione 96.000 persone entro il 2014 [4]. All’inizio di questo mese ha disposto i suoi piani di carceri Titano: ampi complessi rissosi che ospiteranno ciascuno 2500 persone [5]. Ma basteranno appena: il governo infatti prevede che il numero dei condannati raggiunga i 95.600 in sei anni [6].
Come sempre, la Gran Bretagna sembra voler rincorrere gli Stati Uniti. Sia in termini assoluti che relativi la popolazione carceraria degli USA è la più alta sulla terra: l’1% della popolazione adulta è dietro le sbarre [7]. Cinque volte la nostra ridicola percentuale e sei volte quella della Turchia [9]. Più di due volte rispetto al vicino contendente, il Sudafrica [9]. Se si contano le persone sotto sorveglianza o in libertà vigilata il totale arriva a superare i 7 milioni, ovvero il 3,1% della popolazione adulta [10]. Negli Stati Uniti la gente di colore che non ha completato gli studi superiori ha il 60% di probabilità di finire in prigione. Sento di doverlo ripetere: il 60% della gente di colore non qualificata finisce in prigione [11]. Potrebbe quasi sembrare che lo stato abbia smesso di imprigionare i singoli individui e abbia cominciato a rinchiudere una classe sociale. È questo ciò a cui aspiriamo?
A giudicare dalle rimostranze dei tabloid, la risposta è si. Ma perché? Perché nel Regno Unito la reclusione continua a crescere? Non certo a causa di un aumento della criminalità. L’anno scorso la criminalità registrata dalla polizia è diminuita del 2% mentre i reati violenti più gravi del 9% [12]. Non riflette nemmeno il tasso di condanne, in calo del 4% nel 2006 (non si hanno ancora i dati relativi all’anno scorso) [13]. Ancora più strano, non è neanche connesso al tasso di detenzione, diminuito del 9% tra il 2004 e il 2006 [14].
La popolazione carceraria è in aumento per una sola ragione: le persone sono rinchiuse in prigione più a lungo [15]. Tra il 1997 e il 2004 la pena media è cresciuta da 15,7 a 16,1 mesi [16]. Ciò chiarisce la faccenda solo per metà: anche il tempo trascorso in prigione oggigiorno è cresciuto in seguito alle nuove leggi introdotte dal governo nel 1998 e nel 2003 [17]. Nel 2004 le corti iniziarono a emettere condanne a una pena indeterminata, senza cioè limiti di tempo prefissati. Queste condanne saranno in parte responsabili della crescita delle reclusioni pianificata nei prossimi sei anni [18].
Questo denuncia una contraddizione sorprendente nella politica del governo. All’inizio dello scorso anno, i ministri di giustizia penale inviarono una sottoscrizione alle corti chiedendo di non sbattere così tanta gente in carcere poiché queste stavano per scoppiare [20]. Le stesse, però, scoppiavano a causa delle condanne a vita, delle condanne a una pena indeterminata e altri severi provvedimenti che il governo stesso aveva obbligato i giudici a emettere. Nel 2002 Inghilterra e Galles contavano più condannati all’ergastolo (5268) di tutto il resto dell’UE (5046) [21]. Non riesco a trovare un confronto più recente, e dall’ascesa degli stati ex comunisti questo dato è certo sia cambiato. Tuttavia dà un’idea approssimativa di quanto sia strano questo Paese.
Perché, dunque, sia il governo che le corti impongono condanne più lunghe quando il numero di reati, in particolare i reati violenti gravi, è in discesa? Perché il Regno Unito compare costantemente tra i primi due posti per reclusione nell’Europa occidentale? Perché proprio quando diventa più tranquillo, questo Paese diviene allo stesso tempo più punitivo? Non lo so. E nessun altro sembra saperlo. Ma una cosa che ho notato è che molti degli stati col più alto numero di condannati sono anche gli stati con il più grande differenziale tra ricchi e poveri. Tra le nazioni dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), gli Stati Uniti detengono il secondo tasso più alto di disuguaglianza. Il Messico, Paese riconosciuto come il più ineguale, ha il terzo più alto tasso di reclusione. All’interno dell’UE, quattro delle cinque nazioni più ineguali si collocano anche tra i primi cinque posti come carcerieri. La correlazione, benché lungi dall’essere esatta, sembra riguardare molti dei paesi ricchi.
Ciò non dimostra una relazione causale. Ci sono, però, tre probabili connessioni. La prima è che l’ineguaglianza induce al crimine. È ciò a cui faceva riferimento Anatole France quando affermava di ammirare “il maestoso egualitarismo della legge che proibisce allo stesso modo ai ricchi e ai poveri di dormire sotto i ponti, di chiedere l’elemosina per strada, e di rubare il pane” [22]. Mentre questo, però, risulta vero quasi sempre e dappertutto, la criminalità in Inghilterra e Galles è in diminuzione mentre l’ineguaglianza sta crescendo. Il secondo possibile collegamento è che il carcere sia causa di ineguaglianza. Il sociologo Bruce Western ha mostrato come la prigione negli Stati Uniti sia una causa rilevante e nascosta di privazione [23]. Se rinchiuse in carcere, le persone non possono acquisire le competenze e i contatti sociali di cui hanno bisogno per cavarsela una volta fuori. I datori di lavoro sono restii a prenderle con sé nel momento in cui sono state rilasciate e esse tendono ad essere assunte alla giornata o a rimanere bloccate nell’economia avventizia, uno dei motivi per cui molte di loro tornano a commettere reati. Tra bianchi e ispanici le paghe per gli ex-condannati hanno subito una grave depressione. Tra la gente di colore l’effetto è meno notato: il “marchio della reclusione”, suggerisce Western, sembra essersi bloccato all’intero sottoproletariato di colore [24].
L’innovativa ricerca condotta dal sociologo mostra come i dati USA sul lavoro, che sembravano provare come la crescente marea degli anni ‘90 avesse sollevato tutte le barche, erano stati irrimediabilmente travisati. La rivendicazione (pretesa) del governo che il boom avesse accresciuto le prospettive lavorative di ciascuno (tutti), anche coloro in fondo alla massa, si rivela un artificio della crescente detenzione: i condannati non vengono calcolati nelle indagini porta a porta. Western ha scoperto che mentre negli anni ‘90 la disoccupazione generale diminuiva notevolmente, nel momento in cui si includevano i carcerati, il tasso tra giovani di colore non qualificati toccava i massimi livelli mai raggiunti: uno sconcertante 65% [25].
Il terzo possibile motivo per una connessione tra i due fattori è che l’ineguaglianza porta alla reclusione. Personalmente non posso provarlo, ed è difficile pensare come possa farlo qualcun altro. La mia ipotesi non provata, però, afferma quanto segue: maggiore è la ricchezza accumulata dai gradi più alti, maggiore è la ferocia con cui gli stessi chiedono protezione dal resto della società. Hanno più da perdere dalla criminalità che dalla pena, la quale tanto più ricchi si diventa tanto è meno probabile che colpisca. Coloro che contribuiscono a generare la pubblica richiesta di reclusione a lungo termine (proprietari e direttori di giornali) e coloro che la infliggono (giudici e magistrati) sono trainati in modo opprimente dalle classi che detengono la proprietà. “Coloro i quali hanno accumulato grandi fortune”, aveva scritto Max Hastings, un tempo direttore del Daily Telegraph, circa il suo ex impiegato Conrad Black, “di rado perdono il loro stato di ansia che qualche malaugurante trovi i mezzi per portargli via i soldi” [26]. I soldi generano paranoia, e la paranoia tiene la gente in carcere.
NOTE
1. King’s College, London, 2008. World Prison Brief.
http://www.kcl.ac.uk/depsta/law/research/icps/worldbrief/wpb_stats.php?area=all&category=wb_poptotal
2. BBC Online, 20th June 2008. Prison population at record high.
http://news.bbc.co.uk/1/hi/uk/7465983.stm
3. National Statistics Office, viewed 23rd June 2008. Prison population: England and Wales.
www.statistics.gov.uk/STATBASE/Expodata/Spreadsheets/D7361.xls
4. Ministry of Justice, 1st February 2008. Minister opens first prison in government building programme. Press release.
http://www.justice.gov.uk/news/newsrelease010208a.htm
5. Ministry of Justice, 5th June 2008. Titan prisons. Consultation Paper CP10/08.
http://www.justice.gov.uk/docs/cp1008.pdf
6. Ministry of Justice, August 2007. Prison Population Projections 2007-2014. England and Wales.
http://www.justice.gov.uk/docs/stats-prison-pop-aug07.pdf
7. Sky News, 29th February 2008. US Prison Population Reaches World High.
http://news.sky.com/skynews/article/0,,30200-1307500,00.html
8. The US rate per 100,000 people is 751. UK: 152, Turkey: 127. King’s College, ibid.
9. 347 per 100,000.
10. Bruce Western, 22nd June 2007. Mass Imprisonment and Economic Inequality – III. Who we Punish: the Carceral State.
http://goliath.ecnext.com/coms2/gi_0199-6959890/Mass-imprisonment-and-economic-inequality.html
11. ibid.
12. Home Office, July 2007. Crime in England and Wales 2006/07. Statistical Bulletin.
http://www.homeoffice.gov.uk/rds/pdfs07/hosb1107.pdf
13. Ministry of Justice, November 2007. Criminal Statistics 2006: England and Wales.
http://www.justice.gov.uk/docs/crim-stats-2006-tag.pdf
14. ibid, Table 1.2.
15. Ministry of Justice, August 2007, ibid.
16. ibid.
17. Il Ministero della Giustizia, Agosto 2007, ibid, elenca questi fattori come segue:
“Un maggiore numero di condannati riportati in prigione per avere infranto le condizioni della loro licenza, in base ai cambi legislativi del 1998 e 2003.
“Un aumentato numero di sentenze indeterminate in eguito all’introduzione dello Indeterminate sentences for Public Protection (IPPs) nell’Aprile2005 “
“L’introduzione del Suspended Sentence Orders nell’Aprile 2005, in base al quale i condannati in violazione possono essere incarcerati” e
“Inflazione del periodo per cui certi tipi di condannati rimangono in prigione (in particolare negli anni recenti) dato che l’uso dello Home Detention Curfew per il rilascio anticipato dei condannati è diminuito ed è caduto il numero dei rilasciati in libertà vigilata”.
18. The Ministry of Justice, August 2007, ibid, afferma che “gran parte della sottostante crescita negli scenari alto, medio e basso può perciò essere attribuita all’uso delle sentenze IPP [Indeterminate sentences for Public Protection]”
19. Ministry of Justice, 23rd January 2007. Statement from the Criminal Justice Ministers to the National Criminal Justice Board:
Managing the Impact of Rapid Growth in the Prison Population.
http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200607/cmselect/cmconst/467/467we17.htm
20. Prison Reform Trust, March 2004. England and Wales, Europe’s lifer capital.
http://www.prisonreformtrust.org.uk/subsection.asp?id=352
21. Ho preso le statistiche sulle disuguaglianze (misurate dallo Gini Coefficient) dal World Factbook della CIA:
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2172.html
22. Anatole France, 1894. The Red Lily.
23. Bruce Western, August 2002. The Impact of Incarceration on Wage Mobility and Inequality. American Sociological Review. Vol. 67, No. 4, pp. 526-546.
24. ibid.
25. Bruce Western, 22nd June 2007. Mass Imprisonment and Economic Inequality – III. Who we Punish: the Carceral State.
http://goliath.ecnext.com/coms2/gi_0199-6959890/Mass-imprisonment-and-economic-inequality.html
26. Max Hastings, 2002. Editor: An Inside Story of Newspapers. Macmillan, London.
Titolo originale: ” Mind-Forged Manacles”
Fonte: http://www.monbiot.com
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24.06.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARI MARCHESE