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La Redazione

 

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MALCONTENTO CIVILE IN AMERICA?

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A cura di Das schloss
Il 17 Marzo 2009
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blankDI JOSÉ MIGUEL ALONSO TRABANCO

Global Research

L’Eurasia sta attualmente incontrando seri problemi derivanti dalle difficoltà finanziarie ed economiche come la disoccupazione, la crescita negativa del PIL, la svalutazione monetaria, il rallentamento generale dell’economia e così via. Svariati membri sia dell’Unione Europea che della NATO (vengono in mente la Polonia, l’Ungheria, l’Islanda) sono già alle prese con un considerevole livello di malcoltento nazionale. Alcuni stati dell’ex Unione Sovietica (in particolare l’Ukraina, la Bielorussia e le repubbliche centro-asiatiche) e persino la stessa Russia stanno affrontando problemi simili. Persino i pubblici funzionari cinesi ammettono [il verificarsi di] proteste nella Cina continentale, come indicato dal Professor Michael Klare, il che significa che l’Asia orientale non è affatto un’eccezione. Come vedremo, le condizioni finanziarie ed economiche sono altrettanto o addirittura più gravi, nell’emisfero americano.

Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale nonché uno dei primi sostenitori della campagna presidenziale di Barack Obama, ha avvisato che il malcontento civile sul suolo americano è una possibilità che non dovrebbe essere sottovalutata. Brzezinski spiega che “[gli Stati Uniti stanno] per avere milioni e milioni di disoccupati, persone con problemi davvero terribili da affrontare. E questo perdurerà per un certo lasso di tempo prima che le cose, si spera, migliorino. E allo stesso tempo c’è la consapevolezza da parte della gente di questa straordinaria ricchezza che è stata trasferita ad alcuni individui a livelli senza precedenti storici in America…” Brzezinski conclude con un commento degno di nota “…maledizione, potrebbero esserci persino dei disordini”. Quanto detto sopra significa che ai gradini più alti dell’elite politica americana hanno capito che l’attuale fermento finanziario ed economico è molto peggiore di quanto molti esperti avessero pronosticato, e che se la situazione attuale dovesse peggiorare ulteriormente potrebbe davvero sfuggire di mano. Di certo non si trovano segnali di ottimismo da nessuna parte. Proprio il contrario.

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[La repressione del malcontento sociale. Fonte: BPK: Prussia Picture Archive]

La vera entità dello tsunami finanziario si riflette chiaramente in un articolo di Barry Ritholtz, che scrive che il piano di salvataggio promosso dall’ex Segretario del Tesoro americano Henry “Hank” Paulson ammonta ad una somma di denaro superiore all’acquisto della Louisiana, al New Deal, al Piano Marshall, al Progetto Apollo sulla luna, alla guerra di Corea, alla guerra del Vietnam, all’invasione dell’Iraq ed altre grandi spese del governo – tutte messi insieme (!). Questo illustra che i maggiori fautori della politica americana (sia i democratici che i repubblicani) nutrono serie preoccupazioni per la salute del sistema finanziario americano e per l’economia americana.

La bancarotta della Lehman Brothers (la più grande nella storia dell’America) è stata solo la punta dell’iceberg e le condizioni economiche e finanziarie sono peggiorate drammaticamente da quel momento in poi. Il 22 gennaio 2009 il Christian Science Monitor ha pubblicato che le quattro maggiori banche statunitensi “avevano perso la metà del loro valore dal 2 gennaio”. Per di più, nel periodo tra l’estate del 2008 e il marzo 2009, l’indice industriale di Dow Jones è diminuito più del 50%. Inoltre, solo nel mese di febbraio 2009 sono stati persi oltre 651 000 posti di lavoro negli USA, dove il tasso di disoccupazione ha ora raggiunto l’8.1%, il [picco] più alto degli ultimi 26 anni. E alcuni produttori di automobili (come la Ford, la General Motors e la Chrysler), un tempo il fiore all’occhiello dell’industria americana, sono praticamente moribondi.

Steve Lohr del New York Times, scrive che “Alcune delle grandi banche negli Stati Uniti, secondo gli economisti ed altri esperti di finanza, sono nel braccio della morte”. Certo, c’erano rimaste solo due banche d’investimentimento: la Morgan Stanley e la Goldman Sachs e la loro condizione non è per l’esattezza solida perché sono riuscite a sopravvivere diventando ordinarie banche commerciali. Il Guardian ripropone una valutazione di Bill Isaac, rinomato esperto di finanza; sostiene che la trasformazione sia della Morgan Stanley che della Goldman Sachs è “una vergogna perché questo paese [gli USA] è stato costruito, in parte, sull’assunzione di rischi da parte della Goldman e della Morgan e di un bel po’ di società prima di loro”. Karl West, del Daily Mail menziona che gli esperti di finanza avvertono che il colosso bancario Citigroup “potrebbe crollare”.

Quanto detto sopra indica che il tanto temuto crollo finanziario non è più una possibilità distante e remota perché in effetti sta già avendo luogo. Tuttavia questo caos potrebbe portare a conseguenze molto serie e preoccupanti. Per comprendere chiaramente tali implicazioni, è essenziale prendere in considerazione alcune relazioni cui non è stata data la necessaria attenzione che meritavano quando sono state pubblicate per la prima volta.

Il Professor Michel Chossudovsky ha osservato che la prima brigata da combattimento della III divisione di fanteria dell’esercito americano è ritornata dall’Iraq qualche mese fa. Questa informazione è estremamente preoccupante perché tale unità militare “potrebbe essere chiamata in aiuto in caso di sommosse civili e per il controllo della folla”, secondo fonti ufficiali. Ma quale eventualità potrebbe possibilmente richiedere il dispiegamento di tali unità sul suolo americano? Il Professor Chossudovsky propone un’ipotesi interessante da tenere presente. Sostiene che “il malcontento civile derivante dal tracollo finanziario è una chiara possibilità, dato il vasto impatto del crollo finanziario sui risparmi di tutta la vita, sui fondi pensionistici, la proprietà degli immobili, ecc.

Poco dopo il sito internet del Centre for Research on Globalization ha postato un articolo di Wayne Madsen. Madsen sostiene che è circolata una relazione ufficiale strettamente riservata tra membri più anziani del Congresso e tra i loro primi consiglieri. La relazione sarebbe stata soprannominata il “documento C & R”. L’autore sostiene che queste lettere stiano proprio per “conflitto” e “rivoluzione”, poiché tali scenari sarebbero considerati dai fautori della politica americana come conseguenze plausibili innescate da un tracollo finanziario. Secondo Madsen, il contenuto del documento rivela che il grave caos finanziario potrebbe far scoppiare un grosso conflitto se Washington si rifiutasse di onorare il suo debito estero e/oppure enormi disordini nelle città statunitensi se la popolazione americana non accettasse un considerevole aumento fiscale.

Per decenni, la stabilità politica generale negli USA è stata data per scontata. Tuttavia come è stato indicato, persino gli uomini di stato americani più esperti stanno prendendo in considerazione che la volatilità finanziaria potrebbe fomentare un’ondata di malcontento che potrebbe facilmente raggiungere proporzioni allarmanti. Sembra che l’America stessa non sia immune alla “instabilità che minaccia il regime” come viene denominata dal Pentagono e dalla comunità dell’intelligence americana. È probabile che i funzionari di governo americani non abbiano tralasciato lo scenario peggiore. Sembra infatti che vi si siano preparati di conseguenza.

Pertanto, come è stato esaminato qui, quando iniziamo a congiungere i puntini comincia a formarsi un’immagine molto sinistra, a dir poco. La nube di incertezza che tutto copre ci impedisce di formulare una previsione accurata sugli sviluppi che ci saranno e su come questi si evolveranno nei prossimi mesi, per non parlare dei prossimi anni. L’unica cosa che può essere data per certa e di cui si può essere sicuri è che l’impensabile è ora diventato pensabile.

José Miguel Alonso Trabanco vive in Messico ed è uno scrittore indipendente specializzato in affari militari e geopolitici. Ha conseguito la laurea in Relazioni Internazionali dal Monterrey Institute of Technology and Higher Studies di Città del Messico. I suoi principali interessi sono la geopolitica contemporanea e storica, l’equilibrio di potere mondiale, l’architettura del sistema internazionale e i nuovi poteri emergenti.

Titolo originale: “Civil Unrest in America?”

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
09.03.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

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