DI PATRICK BERNAU
Frankfurter Allgemeine Blogs
Lord Wolfson ha chiesto come si
possa dissolvere l’Unione Monetaria, offrendo 250.000 sterline per
l’idea migliore. Il 1° gennaio, un articolo dell’edizione domenicale
del quotidiano Frankfurter Allgemeine ha fatto una proposta. A partire da oggi, la giuria sta esaminando
i contributi, e pubblichiamo i nostri commenti in merito.
Una cosa è chiara: l’uscita
dovrà accadere improvvisamente. Se la popolazione greca sapesse in
anticipo di un ritorno della dracma, preleverebbe all’istante i propri
soldi dalle banche greche e li porterebbe in Germania. Questo sarebbe
un problema per le banche di entrambi i paesi. Per questo, l’uscità
dovrebbe avvenire in una lunga fine settimana, ad esempio dal venerdì
al lunedì di Pasqua.
Fino a questo momento, non ci sono
clausole di dissoluzione nei trattati dell’UE. Ma ciò può essere
modificato. C’è la cosiddetta “Procedura Semplificata di Revisione”
che permette ai governi di cambiare le regole dei trattati, ma che non
richiede un consenso preventivo di tutti i parlamenti. In base a questa
procedura, il Consiglio Europeo prima presenterebbe una possibilità
di uscita dall’unione valutaria, e in un secondo momento i paesi coinvolti
potranno annunciare la loro sortita.
Ogni altro sistema è da sconsigliare.
Secondo noi i trattati dell’UE devono essere rispettati il più possibile.
Altrimenti, l’uscita diventerà ancora più costosa di quanto già non
sia. L’esperienza della riforma monetaria tedesca del 1948 ci mostra
che, dopo questa corposa riforma valutaria, molte persone possono adire
alle vie legali. E se i giudici non trovano dei presupposti legittimi
per l’uscita dall’Euro, gli stati dovranno affrontare risarcimenti
per miliardi di euro.
Tutti i paesi dell’UE devono essere
d’accordo per emendare il trattato. Per questo, un’uscita della Germania
sarebbe complicata. Sarebbe più facile trovare un accordo per il ritiro
di alcuni paesi periferici, o legiferare per l’abolizione completa dell’Euro.
La Grecia non dovrebbe lasciare l’Euro da sola: sarebbe troppo rischioso.
Nessuno crede che l’unione monetaria riesca a sopportarlo. In Italia,
in Portogallo e negli altri paesi periferici, il panico sarebbe immediato
se la popolazione fosse preoccupata degli euro che hanno in tasca e
nei depositi bancari. Quindi, dovrebbe essere creato un nuovo e credibile
sistema monetario al posto del vecchio Euro, ad esempio, un “Euro
del nord“.
Dopo che verrà annunciata la
dissoluzione dell’Euro, l’UE dovrà restringere i movimenti di
capitale per un po’ di tempo. I pagamenti transnazionali verrebbero
congelati fino alla conversione dei conti e alla fissazione dei cambi
da parte dei mercati valutari. Non sarebbe comunque un processo lungo.
Il problema pratico più grande
sarà come gestire i soldi esistenti. I cittadini dell’UE tenteranno
di trasferire quante più banconote possibile dagli stati periferici
ai paesi forti per accedere a un porto sicuro. Per impedirlo, dovrebbe
essere impedito ai viaggiatori il trasporto di grandi somme di denaro
attraverso i confini. Sarà un disturbo per i viaggiatori, ma è un
qualcosa di inevitabile. Ci saranno lunghe code ai confini, perché
i doganieri dovranno controllare tutte le persone e i loro bagagli.
I controlli di confine dovrebbero rimanere
in vigore fino a che i soldi tedeschi non siano distinti da quelli greci.
Per questo, saranno necessarie nuove banconote.
Le nuove banconote potrebbero essere
prodotte in Svizzera. Se le banche centrali si affidassero alla discrezione
degli svizzeri, potrebbero ordinare nuove banconote in tempo per una
prossima uscita. I banchieri centrali potrebbero usare anche la cosiddetta
“valuta di sostituzione“. Si tratta di un insieme
di banconote nuove che vengono immagazzinate per le emergenze. La
Bundesbank aveva una valuta di sostituzione nel corso della Guerra
Fredda, così da poter essere in grado di scambiare rapidamente i conti
se il Blocco Orientale fosse entrato in Germania. Nell’eurozona, non
ci sono più valute di sostituzione: almeno, questo è ciò che affermano
le banche centrali. Forse un altro paese potrebbe fornire la sua valuta
di sostituzione. Alternativamente, le vecchie banconote potrebbero essere
bollate con inchiostro non falsificabile fino alla stampa di nuove banconote.
Ci dovrebbe essere un termine di breve
periodo per coloro che vorranno scambiare le proprie banconote, molto
più corto di quando fu introdotto l’Euro: un massimo di tre settimane.
Le persone che avranno ancora i vecchi euro dopo quella data dovranno
dimostrare come hanno ottenuto i soldi se vorranno scambiarli. Ciononostante,
il termine massimo non dovrebbe essere prorogato. Dopo la fine del periodo
di scambio, i controlli ai confini potranno essere rimossi.
Anche la Germania avrà bisogno
di nuove banconote anche se il paese dovesse tenere l’Euro. Altrimenti,
i greci ammasseranno le loro banconote e le porteranno in Germania dopo
che verranno tolti i controlli alle frontiere. Se fosse solamente la
Grecia a lasciare l’eurozona, la cosa sarebbe ancora gestibile, ma
non lo sarebbe se a uscire fossero in molti. Nel qual caso, il resto
dell’area euro avrà bisogno di banconote nuove.
I vecchi sportelli per le vendite non
funzioneranno per un periodo, perché non riconosceranno le banconote
di nuova emissione. Non è una cosa insormontabile, perché
la gran parte delle transazioni viene pagata con le carte di credito
e i bancomat. Convertire le carte di credito e i conti correnti, invece,
è piuttosto semplice. Diversamente dall’introduzione dell’Euro, non
ci sarà bisogno di fare circolare due monete allo stesso tempo. E neppure
si dovranno fare conversioni, perché ogni paese può avviare la nuova
valuta nuova con un cambio alla pari.
I problemi organizzativi potranno essere
così risolti. Ma è il problema minore. Le più grandi
difficoltà sorgeranno dal fatto che i cambi tra le nuove valute
non rimarranno alla pari. Se i soldi circoleranno liberamente tra gli
stati membri dell’UE, i tassi di cambio dovranno essere flessibili.
È difficile predire l’evoluzione dei cambi. Ma una cosa è chiara:
indipendentemente da chi lascerà l’euro, la valuta tedesca aumenterà
di valore dopo lo scioglimento, mentre la valuta greca verrà svalutata
pesantemente.
Ciò porterà a cambiamenti
enormi. L’uscita porterà grandi profitti ad alcuni, forti perdite
ad altri. La distribuzione delle perdite dipende fondamentalmente da
una decisione: in quale moneta verranno convertiti i prestiti internazionali,
i depositi e i contratti. Un gruppo di esperti dovrà allestire regole
dettagliate prima dell’uscita, basate su una premessa semplice e chiara:
la nuova valuta dei contratti, dei prestiti e dei depositi dovrà essere
determinata dalla loro giurisdizione, che è quella generalmente riportata
nel contratto o nel’accordo relativo.
Siccome questi contratti non sono pubblici,
è impossibile determinare la distribuzione dei profitti e delle
perdite prima dello scioglimento. Ma alcune tendenze sono già chiare.
Molte aziende e banche tedesche andranno a perdere soldi. Dato che spesso
hanno contratto prestiti all’interno della Germania, dovranno quindi
ripagare i debiti in una moneta più forte. Inoltre, quote delle loro
proprietà – nelle sussidiarie all’estero o in obbligazioni governative
– è stato investito nei paesi periferici e verrà svalutato.
Non verranno colpite solo le aziende
tedesche. Molte società nell’ambito dell’UE hanno contratto
prestiti attraverso una sussidiaria centrale per i finanziamenti, che
spesso ha sede nei Paesi Bassi, ed è molto probabile che la valuta
olandese vada ad apprezzarsi dopo lo scioglimento. Questi prestiti dovranno
essere rimborsati in una valuta più forte.
Ciò renderà la conversione
più agevole per i creditori – quindi per la gran parte dei cittadini
dell’UE – perché i loro soldi sono investiti di sovente nei fondi
di investimento e di assicurazione. Sopporteranno perdite relativamente
minori e potranno essere fiduciosi di riavere indietro una valuta forte.
Ma molte aziende e banche dovranno subire perdite severe, perché i
loro debiti saranno denominati nella valuta forte, ma i propri asset
sono nella periferia. Per alcune si prospetta una situazione di insolvenza.
Sarà nuovamente necessario un
enorme salvataggio per salvare l’economia dal collasso. Quanti più
paesi usciranno dall’Euro, tanto costoso sarà il salvataggio. Per l’intera
eurozona, ammonterà a vari trilioni di euro. Il costo andrà a colpire
per un lungo periodo anche i bilanci degli stati, a causa dell’aumento
del peso degli interessi da pagare.
Gli stati forti – la Germania, ad esempio
– potrebbero avere le perdite maggiori. Ciò accade, paradossalmente,
perché, nei mesi scorsi, molti soldi sono passati dai paesi periferici
alle banche tedesche. Questi soldi ora formano i depositi bancari. Nell’eurozona
(il cosiddetto sistema “Obiettivo II”), questi depositi vengono
prima pagati dalla banca centrale del paese: in Germania, la Bundesbank.
Se l’Euro dovesse sciogliersi, questi depositi non avranno valore. Al
momento ammontano solo nella Germania a circa 500 miliardi di Euro.
È probabile che la Bundesbank non abbia bisogno di un salvataggio per
digerire queste perdite, ma perderebbe i profitti ottenuti in molti
anni e potrebbe non pagare dividenti al governo.
Come la storia ha già dimostrato,
la dissoluzione dell’Eurozona non sarà una passeggiata. Negli
ultimi decenni le unioni monetarie sono state sciolte senza forti attriti
solo nei paesi socialisti, ad esempio in Unione Sovietica o in Cecoslovacchia.
In un’economia di mercato, l’uscita
dall’euro provocherà una perdita totale della fiducia, almeno inizialmente.
Questa perdita della fiducia riuscirà da sola a danneggiare l’economia.
È quindi importante che i governi utilizzino una comunicazione sofisticata
e che enfatizzino l’unità dell’Unione Europea. La Cancelliera Angela
Merkel dovrebbe dare la colpa a mercati finanziari e agli speculatori
per la fine dell’Euro. I capi di stato dovrebbero dichiarare che l’UE
è un’”Unione di Pace” che può dare agli europei una
posizione più forte nelle trattative internazionali, e che per questo
può aiutare a perseguire gli interessi degli stati europei. Una valuta
unica non è necessaria a questo scopo.
Quindi cosa potremmo dire a Lord Wolfson?
Un uscita dall’euro è veramente difficile e costosa, ma è possibile.
Se la riforma alla fine sarà vantaggiosa, dipende dalla stima dei costi
per il salvataggio dell’Euro. Una cosa è chiara: l’unione monetaria
sembra condannata e dobbiamo iniziare a cercare un’alternativa.
La competizione di Lord Wolfson
L’appello è arrivato dal Regno Unito:
chi può trovare il modo migliore per un’uscita dall’Euro? Lord Simon
Wolfson, un pari britannico ed ex direttore di un numero di grandi aziende
del Regno Unito, ha promesso 250.000 sterline per l’idea migliore.
Il termine massimo è il 31 gennaio del 2012, e il premio verrà consegnato
da una giuria di emeriti studiosi.
Non stiamo prendendo parte alla competizione.
Comunque, abbiamo fatto un serio tentativo per proporre un’uscita fattibile
dall’euro, omettendo di domandarci se l’uscita sia o non sia auspicabile.
Molte persone ci hanno dato un consiglio: Hans-Peter Burghof (Università
di Hohenheim), Kai Carstensen (Ifo Institute), Andreas Fischer-Appelt
(FischerAppelt), Paul de Grauwe (Università Cattolica di Leuven), Sascha
Haghani (Roland Berger) Dirk Müller-Tronnier (Ernst & Young), Andreas
Pfingsten (Università di Münster), Joachim Scheide (IfW Kiel), Helmut
Siekmann (Università di Francoforte) e Hans-Joachim Voth (Universidad
Pompeu Fabra, Barcelona). Vogliamo ringraziare loro e tutti quelli che
non sono stati nominati che hanno fornito la loro assistenza e il loro
supporto.
Ringraziamo anche Adam Cleary per averci
aiutato nella traduzione.
Fonte: Euro exit is feasible
01.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE