DI ANDREY DASHKOV E LOUIS JAMES
Lew Rockwell
Le crisi economiche ci segnalano che il sistema in vigore non sta funzionando nel modo previsto e che ha bisogno di essere migliorato. Quando si tratta di sistemi monetari, considerarne i fondamentali può portare a chiedersi se il mezzo preferito di scambio continuerà a esserlo per un lungo periodo. Il vortice generalizzato delle difficoltà economiche in tutto il mondo ha spinto alcuni a ripensare al ruolo dell’oro nell’economia, e di fatto ad avvicinarsi a una sua reintroduzione.
Un mese fa una voce che l’India stesse per pagare in oro per il petrolio importato dall’Iran, colpito dalla sanzione, ha scosso il mercato. Non era una piccola quantità, sia in linea di principio che la quantità: l’India è uno dei maggiori acquirenti di petrolio dall’Iran, circa il 22% delle esportazioni totali per un valore di circa 12 miliardi di dollari l’anno. La Cina viene al secondo posto con il 13%, e il Giappone è il terzo con circa il 10%. Stanno tutti vivendo un periodo difficile per le importazioni iraniane di petrolio, dato che il paese è sottoposto alle sanzioni motivate dai timori occidentali per il suo programma nucleare.
In seguito il sito informativo israeliano DEBKAfile ha rivendicato l’esclusiva conoscenza di una
possibile elusione delle sanzioni tra India e Iran: stabilire gli acquisti
in oro. I funzionari del governo indiano si sono rifiutati di commentare,
e il fatto ha aggiunto altre congetture.
In superficie l’accordo sembrava un
buon modo per risolvere gli acquisti attraverso un mezzo stabile: la
valuta iraniana, il rial, che di solito non viene utilizzata al di fuori
dei propri confini, e l’inerente anonimato dell’oro avrebbe fornito
un sistema perfetto per limitare l’attenzione non necessaria da parte
della comunità globale. Ironia della sorte, è stato proprio il fatto
che l’accordo abbia riguardato l’oro ad attirare così tanta attenzione.
Comunque, non si è rivelato altro
che una voce: le
parti hanno deciso di fissare l’accordo
in una maniera più tattica. L’India coprirà gli acquisti in parte
con la sua valuta, e l’Iran in seguito userà quei fondi per effettuare
le importazioni.
Ma l’oro non è ancora fuori dai
giochi. Le sanzioni avviate dagli Stati Uniti sono state efficaci, e
le istituzioni internazionali hanno evitato di tenere rapporti con la
nazione paria. Reuters
ha riportato che l’Iran
non nemmeno è riuscito a organizzare le importazioni dei cibi basilari per la sua popolazione di 74 milioni di abitanti.
I prezzi nei mercati locali sono cresciuti bruscamente; e mentre il
paese si avvicina alle elezioni parlamentari del 2 marzo, il governo
sta adottando misure radicali per soddisfare le necessità fondamentali
dei cittadini: una delle soluzioni anticonvenzionali è stata di offrire
l’oro in scambio di cibo.
Gli scambi di cereali
verranno pagati con lingotti d’oro ed
è stato offerto il baratto”, ha detto un commerciante europeo
di cereali, che ha parlato sotto anonimato mentre discuteva gli accordi
commerciali. “Sono coinvolte alcune delle più
grandi aziende commerciali.”
Un altro trader ha detto:
“Dato che le spedizioni di cereali sono così
abbondanti, i pagamenti in oro o il baratto sono l’opzione più
semplice.”
Scambiare in oro invece che con una
moneta fiat evita l’uso del denaro. Tutto ciò potrebbe suonare
come se non ci fosse un mezzo di scambio, ma è senz’altro un fraintendimento:
l’oro è il mezzo di scambio più antico della storia.
Fintanto che le sanzioni rimarranno
in vigore e il governo iraniano avrà un accesso limitato ai mercati
monetari internazionali, l’oro rimarrà un sistema pratico per prezzare
le transazioni. Il
calo delle importazioni di petrolio del Giappone, il terzo maggiore importare al mondo, avrà
un impatto sull’economia iraniana, limitando gli afflussi di moneta
estera. La mancanza di valuta straniera potrebbe spingere il paese a
continuare a usare le sue riserve di valuta estera, o l’oro, per coprire
i suoi contratti internazionali. Il petrolio sembra un’alternativa
perseguibile, anche se meno conveniente.
L’economia iraniana è in uno
stato di crisi e, a causa della mancanza di fiducia riposta nella sua
moneta, i dirigenti stanno facendo sempre più ricorso a offerte straordinarie
verso i partner commerciali. La situazione potrebbe ovviamente peggiorare
se il paese entrasse in un conflitto. Mentre si fanno ancore queste
ipotesi, immaginiamo cosa accadrebbe al prezzo dell’oro se una parte
dei 29
milioni di once d’oro delle riserve iraniane
diventasse un mezzo – non un oggetto – di scambio nel commercio
internazionale.
Questa riduzione di fornitura potenziale
potrebbe suggerire una svolta, non solo a causa dello scoppio della
crisi in Iran, ma anche perché potrebbe incentivare altri paesi a fare
la stessa cosa. Probabilmente il prezzo dell’oro risponderebbe molto
positivamente.
Questo scenario, nonostante possibile,
potrebbe non comparire molto presto: il commercio di oro su larga scala
si è verificato solo di rado negli ultimi anni. Le risultanze degli
accordi sono difficili da rintracciare a causa dell’anonimato del metallo
giallo. Questo rievidenzia la nostra opinione sull’oro come moneta definitiva:
quando la pressione economica arriverà al limite, l’oro sopravviverà
a qualsiasi altro mezzo di scambio esistente. Come mostrano le circostanze
iraniane, ogni governo – i dirigenti e le banche centrali – quando
sotto pressione faranno ricorso alla più vecchia forma di denaro utilizzato
dall’umanità.
Ciò ci porta a una conclusione
sempre valida: l’oro è uno dei beni migliori da possedere, sia
nei tempi buoni che in quelli cattivi. Può alzarsi con l’inflazione
quando l’economia cresce, e può essere utilizzato negli scambi se
il periodo è negativo.
L’oro non è un rifugio: sono soldi.
Fonte: Is Gold Money? Iran Says Yes
29.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA CURATOLO