“L’OCCIDENTE TERRORIZZATO DALLE DEMOCRAZIE ARABE”: INTERVISTA A NOAM CHOMSKY

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Noam Chomsky è uno dei più grandi intellettuali dei nostri tempi. L’ottantaduenne linguista americano, filosofo e attivista è un critico severo della politica economica e di quella esterna degli Stati Uniti. Ceyda Nurtsch ha parlato con lui delle sollevazioni del mondo arabo nel contesto globale

22 giugno

– Signor Chomsky, molte persone ritengono che il mondo
arabo sia incompatibile con la democrazia. Direbbe che i recenti sviluppi
falsificano questa tesi?

Noam Chomsky: Quest’ipotesi non ha mai avuto alcun fondamento. Il mondo arabo-islamico ha una lunga storia di democrazia. È sempre stata soffocata dalle forze occidentali. Nel 1953 l’Iran aveva un sistema parlamentare, gli Stati Uniti e i britannici l’hanno rovesciato. C’è stata una rivoluzione in Iraq nel 1958, non sappiamo dove sarebbe andata, ma poteva essere democratica. Gli Stati Uniti decisero di organizzare un colpo di stato.

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I falsi amici: il Primo Ministro iraniano Mossadegh, democraticamente eletto, nel corso di una visita negli USA nel 1951, due anni prima del colpo di stato della CIA che portò alla sua deposizione

Nelle discussioni interne del 1958,

che sono poi state declassificate, il Presidente Eisenhower parlò di

una campagna di odio diretta contro gli Stati Uniti nel mondo arabo.

Non dai governi, ma dalla gente. L’organismo direttivo del Consiglio

di Sicurezza Nazionale produsse un memorandum – ora lo si può

trovare in Internet – nel quale questo viene descritto in dettaglio.

Vi veniva riportato che la percezione nel mondo arabo è quella secondo

cui gli Stati Uniti bloccano la democrazia e lo sviluppo e sostengono

le dittature più feroci per poter avere il controllo del petrolio.

Il memorandum riportava anche che la percezione era abbastanza

accurata e che quella era la strada da seguire.

Ciò significa che le democrazie

occidentali hanno prevenuto il sorgere delle democrazie nel mondo arabo?

Chomsky: Non vorrei entrare nei

dettagli, ma sì, e la cosa prosegue fino a oggi. Ci sono spesso sollevazioni

democratiche. Vengono soffocate dai dittatori che noi, principalmente

gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, sosteniamo. E così puoi

stare sicuro che non ci potranno essere democrazie perché le schiacci

sul nascere. Si potrebbe dire la stessa cosa dell’America Latina:

una lunga serie di dittatori, assassini brutali. Fino a che gli Stati

Uniti avranno il controllo di questo emisfero, dopo che ci ha pensato

l’Europa, non ci sarà democrazia, perché viene sbaragliata.

E allora non è sorpreso di quello che accade con le rivolte arabe?

Chomsky: Veramente non me lo

aspettavo. Ma si tratta di un’onda lunga. Prendiamo l’Egitto ad

esempio. Si può vedere che i giovani che hanno organizzato le manifestazioni

del 25 gennaio si raggruppano sotto il nome del movimento “6 Aprile”.

C’è un motivo. Il 6 aprile del 2008 ci doveva essere una grossa iniziativa

del mondo del lavoro al complesso tessile Mahalla, un grande

centro industriale: scioperi, cortei a sostegno in tutto il paese e

così via. È stato tutto soffocato dalla dittatura. E nell’occidente

non ci siamo assolutamente interessati: fino a che le dittature controlleranno

i popoli, che ce ne frega!

Gli “sforzi per creare la democrazia”: il 6 aprile 2008 i lavoratori egiziani, soprattutto quelli nell’industria tessile gestita dallo Stato, hanno scioperato in risposta ai bassi stipendi e all’aumento dei prezzi degli alimenti. Gli scioperi erano illegali
in Egitto e le proteste alla fine sono state soffocate

Ma in Egitto si ricordano e quella

è solo l’ultima di una lunga serie di manifestazioni militanti di

sciopero. Alcune hanno avuto successo. Ci sono buone ricerche sull’argomento.

C’è uno studioso statunitense, Joel Beinen – alla Stanford University

– che ha fatto un gran lavoro sul movimento del lavoro in Egitto.

E ha pubblicato articoli anche ultimamente, in cui analizza come

le lotte dei lavoratori vadano avanti da lungo tempo: sono dei tentativi

per creare democrazia.

Il predecessore di Obama, George

W. Bush, riteneva di provocare un effetto domino a favore delle libertà

con le sue politiche nel “Nuovo Medio Oriente”. C’è una

relazione tra le rivolte nel mondo arabo e la politica di George W. Bush?

Chomsky: Il primo tema della

storia moderna è l’effetto domino: Cuba, il Brasile, il Vietnam.

Henry Kissinger lo paragonò a un virus che può trasmettere il contagio.

Quando lui e Nixon stavano pianificando il rovesciamento in Cile del

Presidente Allende – e ora abbiamo tutto il materiale a disposizione

– Kissinger in particolare disse che il virus cileno poteva diffondersi

anche in Europa. In effetti, lui e Brezhnev avevano lo stesso punto

di vista, entrambi avevano paura della democrazia e Kissinger disse

che era necessario debellare quel virus. E lo fece, sono riusciti a

schiacciarlo.

Oggi succede una cosa simile. Sia Bush

che Obama hanno il terrore delle rivolte arabe. È c’è un motivo

comprensibile per tutto questo. Non vogliono democrazie nel mondo arabo.

Se l’opinione pubblica araba avesse una minima influenza sulla politica,

gli Stati Uniti e il Regno Unito sarebbero stati espulsi dal Medio Oriente.

Questa è la ragione per cui sono terrorizzati dalle democrazie di questa regione.

Il conosciuto corrispondente britannico
nel Medio Oriente Robert Fisk ha di recente affermato che Obama e la
sua politica non sono rilevanti per gli sviluppi nella regione.

Chomsky: Ho letto l’articolo, è davvero buono. Robert Fisk è un bravissimo giornalista e conosce molto bene quella regione. Credo che voglia dire che gli attivisti del movimento “6 Aprile” non badano agli Stati Uniti. Hanno sciolto
qualsiasi legame con loro. Ritengono gli USA il loro nemico. Infatti il 90 per cento degli egiziani ritiene che gli USA siano la peggiore minaccia da affrontare. Ma in ogni caso gli Stati Uniti non sono irrilevanti. Sono troppo potenti.

Alcuni criticano gli intellettuali

arabi per essere rimasti troppo in silenzio, troppo passivi. Quale dovrebbe

essere oggi il ruolo dell’intellettuale arabo?

Chomsky: Gli intellettuali hanno

una responsabilità particolare. Li chiamiamo intellettuali perché

sono persone privilegiate, non perché sono più intelligenti degli

altri. Se hai dei privilegi e hai un qualche status e puoi argomentare,

allora ti definiamo intellettuale. E la stessa cosa avviene nel mondo

arabo, come da qualsiasi altra parte.

Ceyda Nurtsch

********************************************

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article28398.htm

22.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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