L’obbligo morale

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di Luca Cerardi
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“Obbligo morale” e “senso civico”. Parole che imperversano in questo periodo ovunque. Hannah Arendt li avrebbe definiti clichès ripetuti da un biopotere ed espresse dall’uomo massa che pensa solo a non perdere i propri privilegi, sostenendolo. Nessun senso critico, nessun dibattito ma totale asservimento e fiducia nel potere – scienza dominanti. Eppure la teorica politica aveva già spiegato, quando si cristallizzò questo connubio, cosa successe. E’ proprio per questo che la storia ha insegnato a non credere in maniera cieca a chi proclama la sua superiorità nel proprio ambito, discriminando chi cerca il dibattito sulle questioni emerse. Ciò che successe settant’anni fa dovrebbe, per lo meno, far riflettere.
“Obbligo morale”, pertanto, dovrebbe essere, per tutti, studiare la storia, la Costituzione, il concetto di democrazia, le esperienze umane precedenti, il concetto di potere, il dibattito su di esso, il ruolo dei mass media, della filosofia, del conoscere se stessi, della psicologia, delle tecniche di manipolazione, il tema del bene e del male, della natura umana e del suo sviluppo nel corso della storia per evitare il più possibile lo sviluppo di un pensiero unico fondato sulla nuova “verità” tecnologica: “la pervasività dei mezzi di informazione di massa e il generale fenomeno di globalizzazione hanno accentuato il grado di omogeneizzazione delle mentalità e delle culture. Viviamo, cioè, in un universo dalle conoscenze condivise ma standardizzate, in una parola: massificate”. [1]
“Obbligo morale” dovrebbe essere  dibattere sull’arte medica e sul suo scopo, oggi ribaltato in quanto costruito sulla medicalizzazione totale della società: “la reale modalità di successo dell’attività medica s’individua nella capacità di annullare se stessa e di diventare così non necessaria.  […] Fin da principio ogni cura implica che l’attività medica, volta a ristabilire l’equilibrio, si realizzi nell’autoeliminazione”. [2]
“Obbligo morale” dovrebbe essere il partecipare alla discussione che va avanti da almeno un secolo sulla figura del medico, della medicina e delle sue pericolose connessioni con la tecnologia e l’economia:  “Oggi ci sarebbe bisogno di una riflessione su scala mondiale, poiché tutta l’abilità scientifica non appena promette qualche vantaggio, si trasforma in modo inarrestabile in tecnica sottoposta al controllo del sistema economico vigente”. [3]
“Obbligo morale” sarebbe per tutti studiare chi prima di noi ha già disquisito sul tema: “Quanto all’autonomia della ricerca scientifica, si è detto che essa significa che la scienza non deve ubbidire ad altro fine che a quello della scoperta della verità. Questo riconoscimento del valore della verità è anch’esso il prodotto storico di una secolare lotta contro ogni forma di Stato confessionale, dogmatico, pedagogico, etico, che pretende di avere una propria verità da opporre a quella degli individui. […]Non vi è regime tanto assoluto da impedire ad una retta coscienza di ribellarsi; non vi è regime tanto democratico da evitare il conformismo degli animi servili. Per quel che mi riguarda, vi è nel mio animo una naturale inclinazione verso l’obiettore di coscienza. Se cerco poi delle ragioni per persuadermi della validità di questa inclinazione mi avviene di dire così: è constatazione comune che nel mondo d’oggi il progresso intellettuale e quindi scientifico ha fatto passi giganteschi in paragone a quello morale; e il progresso intellettuale disgiunto da quello morale si risolve nella più abominevole carneficina che mai sia stata.” [4]
L’”obbligo morale”, pertanto, non è quello di adeguarsi alla propaganda mediatica ma dovrebbe essere quello di ricercare sulle fonti, studiando l’essere umano e le sue debolezze, seguito da un percorso personale che apra una connessione con il proprio sé, evadendo dai modelli precostituiti che danno  false certezze e che obbligano ad una vita non propria. Ciò ri – connetterebbe la soggettività di ognuno a ciò che rende l’uomo umano, libero, vivo, attivo, felice e consapevole della sua finitezza, senza aver più bisogno dell’accettazione di un branco fatto di mostri corrotti, trovando la forza di saper perdere ciò che si pensa essere indispensabile. Una pillola, una medicina, un’iniezione, non serviranno mai a curare la vera malattia universale: il dolore dell’anima. [5]  L’unica via è quella del coraggio, del cuore e del confronto con l’abisso interiore presente in ognuno di noi.
Solo così l’uomo potrà tornare ad essere libero, forte, cosciente e sopravvivere ad un mondo in totale sfacelo.
Luca Cerardi

NOTE:
[1] Cfr., W. Panciera, A. Zannini, Didattica della storia. Manuale per la formazione degli insegnanti, Mondadori, Milano, 2013, p. 106.
[2] Cfr., H.G. Gadamer, Dove si nasconde la salute, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1994, p. 45.
[3] Cfr., Ivi, p. 31.
[4] Cfr., N. Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, Carocci, Roma, 2006, p. 28.
[5] Cfr., G. Canguilhem, Il normale e il patologico, Einaudi, Torino, 1998, p. 249: “La malattia dell’uomo normale è la comparsa di un’incrinatura nella sua fiducia biologica in se stesso”.

FONTE: https://lucacerardi.wordpress.com/2021/01/15/lobbligo-morale/
Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org

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