DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
I timori di una
crisi di ritorno su entrambi i lati dell’Atlantico hanno provocato caos
ulteriore nel mercato delle obbligazioni dell’Europa occidentale,
frenando le speranze che gli accordi realizzati nella riunione di fine
luglio riescano a contenere la spirale della crisi.
Gli interessi sul debito
a 10 anni dell’Italia hanno oltrepassato il 6 per cento in una baruffa
di scambi e hanno registrato il massimo spread dall’entrata in vigore
dell’UEM sulle obbligazioni tedesche, smorzando sul nascere il breve
sollievo seguito all’accorso sul debito di Washington. Gli interessi
della Spagna ancora una volta si sono avvicinati al 6,2 per cento.
“I mercati sanno
che la struttura per i salvataggi dell’UE (EFSF) non sarà
in grado di acquistare le obbligazioni italiane e spagnole sul mercato
secondario per altri tre o quattro mesi perché l’accordo dovrà essere
ratificato dai parlamenti nazionali”, ha detto David Owen di
Jefferies Fixed Income.
L’accordo raggiunto
non ha incrementato le possibilità dell’EFSF oltre i 440 miliardi
di euro, lasciando il dubbio su come i dirigenti dell’UE riescano
ad affrontare la situazione, mentre il contagio ingolfa i più grandi
attori dell’eurozona. Il fondo ha solamente 275 miliardi di euro dopo
gli impegni con Grecia, Irlanda e Portogallo. Gli analisti della City
ipotizzano che ci sia bisogno di 2 triliardi di euro e di un più chiaro
supporto della Germania per fermare il panico.
Owen ha detto che “più
a lungo continuerà la paralisi, tanti più investitori temeranno uno
scenario di frattura dove i paesi “centrali” si ritireranno e lasceranno
l’euro agli altri.”
JP Morgan ha avvisato
i propri clienti che l’Italia ha un lieve margine di sicurezza e che
rischia di non avere denaro per coprire le spese già a settembre. Il
gruppo per i titoli a reddito fisso composto da Pavan Wadhwa e Gianluca
Salford ha riferito: “L’Italia e la Spagna finiranno i soldi
rispettivamente a settembre e a febbraio, se non riusciranno a ottenere
il finanziamento sui mercati”. Le preoccupazioni sul livello di
somme a disposizione dell’Italia rischia di portare a una “spirale
negativa che si contorce su sé stessa”.
Anche se l’Italia
ha poco debito privato e ha evitato gran parte della bolla immobiliare,
soffre comunque di una stagnazione economica e una forte perdita di
competitività. La stretta monetaria della Banca Centrale Europea ha
complicato il problema, provocando un collasso di tutte le iniziative
fondamentali a supporto dell’emissione di moneta da parte dell’Italia.
L’avvertimento è
giunto quando i dati della produzione PMI dell’eurozona per luglio
ha raggiunto il minimo da 21 mesi, un chiaro segno di rallentamento
che ha coinvolto anche Germania, Austria e Paesi Bassi.
“Fa un certo effetto
leggere questi dati”, ha detto Howard Archer di IHS Global Insight.
“Tutto questo indica una forte perdita di forza nelle economie
prima in salute della parte settentrionale dell’eurozona, insieme
ai problemi sempre più gravi della periferia meridionale che fa fatica.”
JP Morgan ha detto
che l’Italia aveva 44 miliardi di euro di liquidità per le operazioni
del governo alla fine di maggio. Non è riuscita a seguire i buoni livelli
raggiunti da altri nelle aste per i titoli quando le cose andavano bene.
La Spagna è ben
finanziata fino al prossimo anno, ma il suo destino può essere
collegato a quello che succede in Italia. “Crediamo che il destino
dei due paesi sia collegato. È molto difficile immagine che solo
uno dei due perda accesso al mercato”, dice il report.
Martin van Vliet di
ING ha detto che i costi per i prestiti della Spagna sono circa
80 punti base sotto al livello che “causerebbe un adeguamento dei
requisiti di margine alle camere
di compensazione
centrali”, creando così il rischio per quelle banche spagnole
che si affidano sui 100 miliardi di euro di finanziamenti con i repo dall’estero.
Le borse di Milano
e Madrid hanno passato un brutto lunedì, e la peggio è andata
alle azioni delle banche. Intesa Sanpaolo è calata del 7 per cento
e ora è quasi sotto il 40 per cento rispetto a marzo. Unicredit
e Fiat sono state sospese per un breve periodo.
L’indice della produzione
per la Spagna è calato di nuovo sotto la linea di contrazione del 45,7.
“Ci sono forti possibilità che l’economia sia di nuovo entrata
in recessione”, ha detto Luigi Speranza di BNP Paribas.
Il Fondo Monetario
Internazionale ha detto la scorsa settimana che la Spagna “non
è fuori dalla zona di pericolo” e che deve intraprendere misure
urgenti per prevenire il contagio: “Le prospettive sono difficili
e i rischi elevati. Questi pendono verso una discesa e sono potenzialmente
severi. Molte delle debolezze strutturali e degli squilibri accumulati
nel corso dell’espansione devono essere ancora risolti.”
Le esportazioni della
Spagna stanno tenendo bene e il passivo di bilancio è stato dimezzato.
Comunque, il Fondo ha avvertito che il profilo del debito spagnolo è
sensibile agli “shock di crescita” e al rialzo dei tassi di
interesse. Ogni aumento di 40 punti base nei costi per il finanziamento
innalzerebbe il debito pubblico della Spagna di un ulteriore 14 per
cento del PIL nei prossimi cinque anni, e un’erosione della crescita
dello 0,6 per cento ne aggiungerebbe ancora un 7 per cento.
I critici hanno avvertito
che le misure di austerità potrebbero tagliare la crescita e cortocircuitare
un qualsiasi miglioramento nei conti pubblici, ripetendo quanto asserito
nei dibattiti sulla Gran Bretagna e su altri paesi.
Fonte: http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/8675928/Italy-in-eye-of-the-storm-as-cash-runs-low.html
01.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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