L’IRAQ E’ STATO INVASO PER FAR SALIRE IL PREZZO DEL PETROLIO?

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blankDI SHERWOOD ROSS
afterdowningstreet.org

Il valore delle riserve Exxon è cresciuto di 666 miliardi di dollari

Saddam Hussein potrebbe essere stato deposto allo scopo di limitare la produzione petrolifera irachena e quindi mantenere i prezzi mondiali del petrolio artificialmente alti. Questa potrebbe essere la vera ragione dietro l’invasione dell’Iraq da parte delle forze anglo americane e dei loro alleati. Secondo il nuovo libro di Greg Palast “Armed Madhouse”(Plume), [“Manicomi Armati”, Nuovi Mondi Media, n.d.t.], “Quando l’ OPEC aumenta il prezzo del greggio per le grandi compagnie petrolifere è tempo di vacche grasse”. Palast fa notare come la produzione di petrolio dell’Iraq nel periodo tra il 2003 e il 2005, successivo all’invasione, ha visto un declino. Infatti essa è caduta al di sotto dei livelli del periodo degli accordi Oil-for-Food, tra il 1995 e il 2003, che permise all’ Iraq di vendere 2 milioni di barili di petrolio al giorno in modo da guadagnare denaro per scopi umanitari. Che ciò sia voluto o sia un caso, questo declino nella produzione irachena ha avuto il risultato di triplicare i profitti delle cinque aziende petrolifere Usa di $ 89 miliardi in un anno, il 2005, se paragonati al 2002 precedente l’invasione,” scrive Palast. Egli fa notare che le grandi aziende petrolifere non sono semplici rivenditori passivi della produzione OPEC ma hanno delle proprie riserve il cui valore sale insieme ai prezzi del petrolio. “La crescita del prezzo del petrolio dopo i primi tre anni della guerra irachena ha fatto salire alle stelle il valore delle riserve della sola ExxonMobil Oil di poco più di $ 666 miliardi” ha scritto Palast. Per di più la Chevron Oil, “dove il (Segretario di Stato) Condoleezza Rice aveva ricoperto il ruolo di direttore, ha ottenuto un aumento di valore per un quarto di trilione di dollari.”

Un altro grande vincitore della guerra irachena è l’Arabia Saudita. Il salto dei prezzi del petrolio alimentato dalla guerra, scrive Palast, ha messo $ 120 miliardi nelle casse del Tesoro Saudita nel 2004, il triplo dei normali introiti. Tra i grandi perdenti ci sono gli automobilisti americani, che ora pagano circa $ 3,30 al gallone per la benzina. Inoltre il picco dei prezzi del petrolio ha punito l’industria Usa, costando all’America circa 1,2 milioni di posti di lavoro. “Il maggiore costo dei prestiti per gli affari avutosi dopo l’inizio della guerra in Iraq sta facendo sanguinare gli investimenti industriali,” aggiunge Palast.

I prezzi crescenti del petrolio sono un’anomalia. Palast riferisce che le riserve petrolifere mondiali sonno raddoppiate da 648 miliardi a 1.200 miliardi di barili negli scorsi 25 anni. Secondo le leggi della domanda dell’offerta la scoperta di queste immense riserve dovrebbe far cadere i prezzi. [E’ doveroso far notare, come più volte riportato su questo sito (vedi ad es. il recente articolo IL PICCO DEL PETROLIO E LA MENZOGNA SULL’INFLAZIONE o anche PREPARARSI AL COLLASSO e PICCO DEL PETROLIO = ROVINA URBANA), che un gran numero di geologi ed esperti pensa che in questi anni, nonostante i giacimenti scoperti, si stia raggiungendo il picco nella produzione petrolifera, dopo il quale essa è destinata a declinare, e che l’aumento delle riserve sarebbe soprattutto un artefatto del modo in cui le aziende presentano i dati relativi ai loro giacimenti. Ciò potrebbe far pensare che l’aggressione all’Iraq sia stata contemporaneamente causata dal bisogno (per gli USA) geopolitico ed economico di controllare gli ultimi grandi giacimenti di petrolio e, come affermato nel presente articolo, di spingere l’importante (per gli USA) egemonia del petrodollaro e i profitti delle multinazionali del petrolio. Si veda anche “Guerra e Capitalismo”. N.d.r.]

E’ interesse delle grandi aziende petrolifere “ sopprimere la produzione,” scrive Palast, affermando che “una politica industriale internazionale di soppressione della produzione petrolifera irachena è in atto dal 1927”. L’ Iraq ha 74 giacimenti petroliferi noti ma solo cinque sono in produzione e 526 noti pozzi petroliferi di cui solo 125 sono stati scavati. E nel 2005 l’ Iraq ha esportato solo 1, 4 milioni di barili di petrolio al giorno, meno che sotto Hussein, meno della metà della sua vecchia quota OPEC, e meno di un quarto della sua capacità massima, riferisce Palast.

“Sebbene sia tecnicamente di proprietà degli iracheni tramite la loro compagnia petrolifera statale, ci possiamo aspettare che il greggio iracheno sia raccolto e controllato a valle dalle stesse vecchie mani, British Petroleum, Chevron e altre IOC (compagnie petrolifere internazionali) che per prime hanno stabilito i limiti per tale nazione, soddisfacendo educatamente la quota assegnata all’Iraq dai sauditi, non più, forse meno,” scrive Palast.

Oltre a tenere sotto controllo la produzione irachena, Palast accusa gli USA di “promuovere il sabotaggio degli oleodotti e di sistemi di carico e di raffinamento in Venezuela” per limitare la produzione di tale nazione. Palast ricorda che il Venezuela, un tempo il maggiore esportatore negli Usa, spezzò la schiena all’embargo petrolifero arabo del 1973 sostituendo il petrolio ritirato dal mercato dall’Arabia Saudita, “(Hugo) Chavez, disprezzato da Bush, non avrebbe probabilmente salvato la pagnotta di Bush rompendo un altro embargo. Perciò Chavez se ne doveva andare, immediatamente” scrive Palast.

Palast afferma che l’OPEC è una facciata per le IOC. “Se le aziende petrolifere avessero creato questo cartello per fissare i prezzi, questa sarebbe stata una congiura criminale–i cartelli sono illegali. Ma quando governi cospirano per gli stessi scopi, la congiura illegale si trasforma in una ‘legittima’ alleanza di Stati sovrani. La copertura governativa dell’ OPEC trasforma il fissare i prezzi in qualcosa di perfettamente legale, e le grandi compagnie petrolifere ne raccolgono i frutti”.

Per di più l’Arabia Saudita e altre nazioni dell’ OPEC si prendono i soldi degli americani alla pompa di benzina, e grazie alle bollette del riscaldamento e dell’elettricità, e usano questi soldi per comprare denaro del governo Usa. Nel 2005, dice Palast, 243 miliardi di petrodollari sono stati presi agli americani dall’ OPEC. Gli stranieri poi hanno comprato 311$ miliardi in debiti del governo Usa.

“Tutti i beni, dai sottomarini nucleari ai tagli delle tasse alla guerra in Mesopotamia, sembrano ‘gratuiti’ al contribuente,” scrive Palast. “Viene solo tutto messo sul conto, il debito nazionale, compresi gli interessi su di esso. Il denaro realmente necessario per pagare questi enormi budget viene in precedenza raccolto dalle tasche dei consumatori Usa tramite una nascosta tassa sul petrolio della quale Bush non risulta colpevole”.

Sherwood Ross è un reporter americano che si occupa di temi politici e militari. Articoli di Sherwood Ross per Global Research.

Fonte: http://www.afterdowningstreet.org/
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02.06.2007

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a da ALCENERO

VEDI ANCHE: GUERRA E CAPITALISMO

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