LIBIA: E SE FOSSE TUTTO FALSO?

In questo Dossier un po’ di buoni argomenti per riflettere sulla guerra, sulla missione Nato e sugli obiettivi dell’intervento militare

DI MARINELLA CORREGGIA
Famiglia Cristiana

Segnalato da Buran

La madre di tutte le bugie

L’ufficio della Commissione per l’accertamento dei fatti a Tripoli.

La guerra della Nato

in Libia (operazione “Protettore unificato”), alla quale l’Italia

sta partecipando, è presentata all’opinione pubblica internazionale

come un intervento umanitario “a tutela del popolo libico massacrato

da Gheddafi”. In realtà la Nato e il Qatar sono schierati, per

ragioni geostrategiche, a sostegno di una delle due parti armate nel

conflitto, i ribelli di Bengasi (dall’altra parte sta il Governo).

E questa guerra, come ha ricordato Lucio Caracciolo sulla rivista di

geopolitica Limes, sarà ricordata come un “collasso dell’informazione”, intrisa

com’è di bugie e omissioni.

E queste vengono studiate dalla Fact Finding Commission (Commissione

per l’accertamento dei fatti) fondata a Tripoli da una imprenditrice

italiana, Tiziana Gamannossi, e da un attivista camerunese, con

la partecipazione di attivisti da vari Paesi.

La madre di tutte le bugie: “10 mila morti e 55 mila feriti”.

Il pretesto

per un intervento dalle vere ragioni geostrategiche è stato fabbricato a febbraio.

Lo scorso 23 febbraio, pochi giorni dopo l’inizio della rivolta, la

TV satellitare Al Arabyia denuncia via Twitter un massacro: “10mila

morti e 50mila feriti in Libia”, con bombardamenti aerei su Tripoli

e Bengasi e fosse comuni. La fonte è Sayed

Al Shanuka,

che parla da Parigi come membro libico della Corte Penale Internazionale.

La

“notizia” fa il giro del mondo e offre la principale giustificazione

all’intervento del Consiglio di Sicurezza e poi della Nato:

per “proteggere i civili”. Non fa il giro del mondo invece la smentita da parte della

stessa Corte Penale Internazionale:

“Il signor Sayed Al Shanuka – o El Hadi Shallouf – non è in alcun

modo membro o consulente della Corte”.

Ci sono foto o video di questo massacro di migliaia di persone

in febbraio, a Tripoli e nell’Est? No. I bombardamenti dell’aviazione

libica su tre quartieri di Tripoli? Nessun testimone. Nessun

segno di distruzione: i

satelliti militari russi che hanno monitorato la situazione fin dall’inizio

non hanno rilevato nulla.

E la “fossa comune” in riva al mare? E’

il cimitero (con fosse individuali!) di Sidi Hamed, dove lo scorso agosto si

è svolta una normale opera di spostamento dei resti. E le stragi ordinate

da Gheddafi nell’Est della Libia subito in febbraio? Niente: ma possibile

che sul posto nessuno avesse un telefonino per fotografare e filmare?

L’esperto camerunese di geopolitica Jean-Paul Pougala (docente

a Ginevra) fa anche notare che per

ricoverare i 55 mila feriti non sarebbero bastati gli ospedali di tutta

l’Africa,

dove solo un decimo dei posti letto è riservato alle emergenze.

Mercenari, miliziani e cecchini

blank

Ragazzi libici sfollati

da Misurata.

L’opera di demonizzazione

del nemico, già suggerita con successo dall’agenzia Wirthlin Group

agli USA per la guerra contro l’Iraq, è riuscita ottimamente nel

caso della Libia. “Gheddafi usa mercenari neri”. I soldati libici

sono sempre definiti “mercenari”, “miliziani”, “cecchini”.

In particolare i media sottolineano la presenza, fra i combattenti pro-governativi,

di cittadini non libici del Continente Nero; i ribelli a riprova ne

fotografano svariati cadaveri. Ma moltissimi libici delle tribù del

Sud sono di pelle nera.


“I mercenari, i miliziani e i cecchini di Gheddafi violentano

con il Viagra”. Il governo libico imbottirebbe di viagra i

soldati dando loro via libera a stupri di massa, è stata l’accusa

della rappresentante Usa all’Onu Susan Rice. Ma Fred Abrahams, dell’organizzazione

internazionaleHuman Rights Watch, afferma che ci sono alcuni

casi credibili di aggressioni sessuali (del resto il Governo libico

e alcuni migranti muovono le stesse accuse ai ribelli) ma non vi è

la prova che si tratti di un ordine sistematico da parte del regime.

Ugualmente fondata solo su contradditorie testimonianze (e riportata solo da un giornale

scandalistico inglese)

l’accusa di sterminio di intere famiglie e di violenze su bambini

di otto anni.

“Gheddafi ha usato le bombe a grappolo a Misurata”.

Sottomunizioni dei micidiali ordigni Mat-129 sono stati trovati nella

città da organizzazioni non governative e dal New York Times. Tuttavia,

secondo una ricerca di Human Rights Investigation (Hri) riportata

da vari siti potrebbero

essere stati sparati dalle navi della Nato.

“Strage di civili a Misurata”. Negli scontri

fra lealisti e ribelli armati sono certo morti decine o centinaia di

civili, presi in mezzo. Ma ognuna delle due parti rivolge all’altra

accuse di stragi e atrocità.

Oltre 750 mila
sfollati

Un soldato dell’esercito

regolare libico, ferito, con il figlio a Zliten.

Decine di migliaia

di vittime civili, effetti collaterali dei

“missilamenti” Nato. Oltre alle centinaia di morti civili

nei bombardamenti aerei iniziati in marzo (oltre 700, secondo il Governo

libico), e a centinaia di feriti tuttora ricoverati negli ospedali,

la guerra ha provocato oltre 750 mila fra sfollati e rifugiati: dati

forniti da Valerie Amos dell’Ufficio umanitario delle Nazioni

Unite, ma risalente al 13 maggio. Si tratta di cittadini libici

trasferitisi in altre parti del Paese e soprattutto di moltissimi migranti

rimasti senza lavoro e timorosi di violenze (solo nel poverissimo Niger

sono tornati oltre 66 mila cittadini)

.Oltre 1.500 migranti sarebbero già morti nel Mar Mediterraneo dall’inizio

dell’anno.

Atrocità commesse

ai danni di neri e migranti.

Secondo le denunce di alcuni governi africani, dei migranti neri in

Libia e le testimonianze raccolte da organizzazioni umanitarie come

la Fédération internationale des droits de l’homme, nell’Est libico, controllato

dai ribelli, innocenti lavoratori migranti sono stati accusati di essere

“mercenari di Gheddafi” e linciati,

torturati, uccisi o comunque fatti oggetto di atti di razzismo e furti.

I ribelli, come proverebbero diversi video, hanno

giustiziato e seviziato soldati libici in particolare neri. La comunità internazionale

ha finora ignorato queste denunce.

Fatte cadere

tutte le proposte negoziali. Fin dall’inizio della guerra civile

libica, sono state avanzate diverse proposte negoziali, prima da governi

latinoamericani e poi dall’Unione Africana che prevedevano il cessate

il fuoco e le elezioni a breve termine. Sono state tutte ignorate dalla

Nato e dai ribelli.

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Fonte: http://www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/dossier/libia_140611115251/la-madre-di-tutte-le-bugie_140611115923.aspx

14.06.2011

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