DI YOICHI SHIMATSU
The 4th Media
La lotta per i cuori e le menti in
Libia è quella tra due visioni in competizione dell’era post-Iraq:
l’appello neoconservatore di Nicolas Sarkozy per l’”Eurafrica”
contro la visione di Muammar Gheddafi di un’”Africa agli
Africani”. Guidata dal panafricanismo di Gheddafi, la Libia è
il paese più forte che si staglia sul cammino del progetto di Sarkozy
per subordinare e ricolonizzare il continente africano a beneficio delle
potenze industriali europee.
Il continente ricco di risorse è
la preda e chi sarà il vincitore diventerà la seconda superpotenza
globale accanto a quegli Stati Uniti ormai esausti dalle guerre. Sul
fronte di attacco abbiamo la coalizione dei neoconservatori europei,
con le nazioni membri della NATO e le nazioni islamiche ortodosse del
Golfo. L’obbiettivo immediato dell’invasione appena mascherata è
quello di sviare la sovranità delle nazioni africane dal cammino a
favore di uno sviluppo indipendente su modello del gruppo economico
dei paesi BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
La concezione sarkoziana dell’”Eurafrica”
è basata su uno speronamento dell’asse Nord-Sud sotto l’egida di
un’entità geopolitica nota come Unione per il Mediterraneo (UFM).
Una volta che le forze di Gheddafi verranno eliminate, l’alleanza
trionfante nei neocon avrà lo scopo di stabilire una rete logistica
e basi avanzate nelle profondità della nazione dagli enormi deserti
per un’espansione colonialista nel cuore dell’Africa. La rinnovata
intraprendenza coloniale ha tre obbiettivi ulteriori:
– per primo, una forma di cordone sanitario
o di una linea di quarantena a sud del Sahara per bloccare la “malattia
pandemica” della migrazione dei neri africani in Europa;
– in secondo luogo, collegare una regione
magrebina o sahariana con le 31 ex colonie francesi dell’Africa Occidentale
e Centrale in un blocco regionale francofono;
– infine, fondere le ex colonie africane
delle altre potenze europee – Italia, Belgio, Portogallo e infine Gran
Bretagna – in un impero intercontinentale che si stende da Capo Nord
al Mare di Barents.
Una volta che queste imprese erculee
saranno realizzate, ciò segnerà la fine dei quattro brevi
decenni di sovranità africana e indipendenza dagli ex padroni
europei. Il furto palese del petrolio libico, per quanto possa essere
desiderabile, è solo un abbrivio per la ruberia dell’intero continente
ricco di minerali. Comunque c’è in ballo molto di più che la sola
economia nel grandioso schema di Sarkozy.
L’Eurasia è l’apoteosi, una realizzazione
finale dei sogni di conquista del globo di Napoleone Bonaparte, Mussolini
e Hitler tutti riuniti in un successo gargantuesco per un uomo così
piccolo.
Dirottare il Processo di Barcellona
L’Unione per il Mediterraneo ha avuto
inizio con la Dichiarazione di Barcellona del 1995, un’iniziativa
liberista europea per promuovere il commercio, lo sviluppo, il dialogo
e la comprensione interculturale tra Europa, il Mashaq (il Levante e
l’Iraq) e il Maghreb sahariano. Il Processo di Barcellona aveva lo
scopo di ravvivare lo spirito umanistico della tolleranza tra musulmani,
ebrei e cristiani che una volta fioriva nella culla del Rinascimento,
Al-Andalus o Andalusia, il regno moresco nella Spagna meridionale che
è durato fino al 1497.
La Dichiarazione di Barcellona, comunque,
ha in sé anche i germi della distruzione, incapsulata in una sola parola:
sicurezza. Con il suo acume, l’UFM era in effetti uno strumento di
potere morbido, creato in risposta all’ondata di atrocità contro
i cittadini algerini perpetrata dai militanti islamici e, dall’altro
lato, dalle forze di sicurezza dello stato supportate dall’intelligence
francese.
Due anni prima, mentre stavo analizzando
l’ascesa della militanza nel Nord Africa, incontrai un paio di agenti
della security francese di ritorno dai propri incarichi oltremare.
La spia più esperta espose la sua prospettiva con i suoi colleghi dei
servizi segreti francesi.
“La marea di migrazione
africana e terrorismo non può
essere fermata sulle nostre spiagge. Il mezzo del Mediterraneo
è già la linea di confine, perché
inevitabilmente arriverà una guerra, il prossimo Vietnam. Una guerra
di questo tipo non deve essere combattuta sul suolo europeo. Bisogna
farla in Nord Africa.”
Diciotto anni dopo, ho capito che le
sue parole terribili erano profetiche. L’assalto europeo alla Libia
e la sovversione della Tunisia e dell’Egitto sono state pianificate
in segreto almeno da quel tempo. Nell’anno che ha preceduto la Dichiarazione,
salì al potere il neoconservatore del Partito Popolare Josè Maria
Aznar. Il suo governo, che comprendeva membri della società segreta
cattolica Opus Dei, colse al volo gli elementi di sicurezza presenti
nel Processo di Barcellona al fine di una pianificata Reconquista
dell’Africa.
Dopo il suo noto sostegno alla guerra
in Iraq guidata dagli Stati Uniti, l’espansionismo verso sud di Aznar
fu impedito dagli attentati di Al Qaeda alle stazioni di Madrid nel
2004. Per Osama bin Laden, la nuova Andalusia doveva essere creata da
una maggioranza musulmana in Europa e non dalle potenze europee nel
Maghreb. Il Partito Popolare cercò di sviare l’attenzione del pubblico,
incolpando i separatisti baschi dell’ETA per quegli attacchi sanguinosi.
Il suo sfidante Luis Rodrigues Zapatero
attribuì la responsabilità ai militanti islamici e i Socialisti
stravinsero le elezioni. Dopo che Zapatero spostò nuovamente il Processo
di Barcellona sui binari dello scambio culturale, la conferenza per
il decimo anniversario della Dichiarazione fu poco frequentata, un triste
fallimento. Tutto l’entusiasmo in Europa era per la guerra in Africa.
Dopo aver vinto le elezioni presidenziali
francesi nel 2007, Sarkozy riuscì a rovesciare la sconfitta dei
neoconservatori, ripristinando il Processo di Barcellona come autostrada
per la ri-colonizzazione dell’Africa. Al Summit di Marsiglia del 2008,
che inaugurò ufficialmente l’UFM, parteciparono delegati da 46 nazioni
europee e arabe, con l’interessante eccezione della Libia.
Muammar Gheddafi si rifiutò di
volare a Marsiglia, ritenendo che l’effettiva intenzione dell’Unione
del Mediterraneo fosse quella di dividere i 51 stati dell’Africa.
Questa è stata la sua condanna a morte.
Sua Nemesi Sarkozy è un maestro
di intrighi e raggiri. Sotto la presidenza di Jacques Chirac, fu Ministro
degli Interni per tre legislature e a capo della Direzione Centrale
dell’Intelligence Interna (DCRI). Per la soppressione della
migrazione e del terrorismo, il DCRI introdusse molta della giurisdizione
delle agenzie di intelligence stranieri in Francia, finché la
sua polizia fu in grado di intercettare le comunicazioni e verificare
i conti bancari.
Il filosofo pro-Israele Bernard-Henri
Levy, dapprima critico di Sarkozy, divenne il suo miglior pubblicitario
promuovendo la Rivoluzione dei Gelsomini in Libia e in Egitto. Col senno
di poi, diventa chiaro come l’intelligence
francese abbia teso una trappola ai diplomatici degli Stati Uniti creduloni
presenti al Cairo, a Tripoli, a Tunisi e Beirut. I giovani “dissidenti”
hanno iniziato a frequentare gli uffici degli ambasciatori USA, già
pronti all’azione con piani di protesta e blog online. Gli ingenui
Americani non hanno compreso quanto allettante fosse l’esca allettante
e abboccarono, muovendosi in prima fila.
Nella mia visita del 1993 a Parigi,
per poco evitai una bomba in un treno ad alta velocità. L’attacco
dei militanti algerini fu ufficialmente mascherato come un “incidente”
causato da una fossa nel terreno senza spiegare chi e cosa avesse fatto
quel buco. Due anni più tardi, la Metro di Parigi fu sconvolta dall’esplosione
di serbatoi di gas compresso. Il palazzo presidenziale dell’Eliseo
intavolò un accordo segreto con i sostenitori dei militanti. La Francia
si sarebbe risparmiata il terrorismo se ad alcuni islamisti fosse stata
concessa la residenza, licenze per gli affari e l’accesso al private
banking.
Quell’accordo scellerato costituì
le fondamenta per la cooperazione ravvicinata tra musulmani radicali
e spie francesi che hanno portato alla Rivoluzione dei Gelsomini e all’intervento
della NATO in Libia. Per questo, la giustificazione della guerra libica
non è quella pubblicizzata, una lotta contro la dittatura, quando gli
alleati arabi nell’intervento, tra cui il Qatar e gli Emirati Arabi
Uniti, sono regimi autocratici in cui vige la legge della sharia
senza un barlume di democrazia.
Concepita come un veicolo per il dialogo
interculturale e un nuovo rinascimento, l’Unione del Mediterraneo
è ora un vettore di guerra per il ritorno della razza “superiore”
nel re-imporre lo schiavismo economico e politico sull’intero continente.
Per queste ragioni l’UFM è istituzionalmente razzista come l’apartheid
e più pericolosa per i valori egalitari, essendo su più grande scala
e massimamente ambigua.
Quindi, i combattenti per la vera democrazia
sanno qual è il loro compito, fracassare questo incubo di impero
eterno, frantumare in mille pezzi la loro prigione globale e il mercato
degli schiavi e difendere la libertà e l’indipendenza dell’Africa.
Se la conquista e il saccheggio sono quello che tanto desiderano questo
Alì Baba dei nostri tempi e la sua banda di ladri, allora la resistenza
e non la guerra non quello che dovranno ricevere.
L’Eurafrica è la sua fantasia, Monsieur
Sarkozy, ma non sarà sua l’Africa. En Garde!
Fonte: Sarkozy’s
‘Eurafrica’: Libya as Club Med
28.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE