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La Redazione

 

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L’EURAFRICA DI SARKOZY: LA LIBIA COME UN CLUB MED
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A cura di supervice
Il 29 Agosto 2011
128 Views
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DI YOICHI SHIMATSU
The 4th Media

La lotta per i cuori e le menti in

Libia è quella tra due visioni in competizione dell’era post-Iraq:

l’appello neoconservatore di Nicolas Sarkozy per l’”Eurafrica”

contro la visione di Muammar Gheddafi di un’”Africa agli

Africani”. Guidata dal panafricanismo di Gheddafi, la Libia è

il paese più forte che si staglia sul cammino del progetto di Sarkozy

per subordinare e ricolonizzare il continente africano a beneficio delle

potenze industriali europee.

Il continente ricco di risorse è

la preda e chi sarà il vincitore diventerà la seconda superpotenza

globale accanto a quegli Stati Uniti ormai esausti dalle guerre. Sul

fronte di attacco abbiamo la coalizione dei neoconservatori europei,

con le nazioni membri della NATO e le nazioni islamiche ortodosse del

Golfo. L’obbiettivo immediato dell’invasione appena mascherata è

quello di sviare la sovranità delle nazioni africane dal cammino a

favore di uno sviluppo indipendente su modello del gruppo economico

dei paesi BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
La concezione sarkoziana dell’”Eurafrica”

è basata su uno speronamento dell’asse Nord-Sud sotto l’egida di

un’entità geopolitica nota come Unione per il Mediterraneo (UFM).

Una volta che le forze di Gheddafi verranno eliminate, l’alleanza

trionfante nei neocon avrà lo scopo di stabilire una rete logistica

e basi avanzate nelle profondità della nazione dagli enormi deserti

per un’espansione colonialista nel cuore dell’Africa. La rinnovata

intraprendenza coloniale ha tre obbiettivi ulteriori:

– per primo, una forma di cordone sanitario

o di una linea di quarantena a sud del Sahara per bloccare la “malattia

pandemica” della migrazione dei neri africani in Europa;

– in secondo luogo, collegare una regione

magrebina o sahariana con le 31 ex colonie francesi dell’Africa Occidentale

e Centrale in un blocco regionale francofono;

– infine, fondere le ex colonie africane

delle altre potenze europee – Italia, Belgio, Portogallo e infine Gran

Bretagna – in un impero intercontinentale che si stende da Capo Nord

al Mare di Barents.

Una volta che queste imprese erculee

saranno realizzate, ciò segnerà la fine dei quattro brevi

decenni di sovranità africana e indipendenza dagli ex padroni

europei. Il furto palese del petrolio libico, per quanto possa essere

desiderabile, è solo un abbrivio per la ruberia dell’intero continente

ricco di minerali. Comunque c’è in ballo molto di più che la sola

economia nel grandioso schema di Sarkozy.

L’Eurasia è l’apoteosi, una realizzazione

finale dei sogni di conquista del globo di Napoleone Bonaparte, Mussolini

e Hitler tutti riuniti in un successo gargantuesco per un uomo così

piccolo.

Dirottare il Processo di Barcellona

L’Unione per il Mediterraneo ha avuto

inizio con la Dichiarazione di Barcellona del 1995, un’iniziativa

liberista europea per promuovere il commercio, lo sviluppo, il dialogo

e la comprensione interculturale tra Europa, il Mashaq (il Levante e

l’Iraq) e il Maghreb sahariano. Il Processo di Barcellona aveva lo

scopo di ravvivare lo spirito umanistico della tolleranza tra musulmani,

ebrei e cristiani che una volta fioriva nella culla del Rinascimento,

Al-Andalus o Andalusia, il regno moresco nella Spagna meridionale che

è durato fino al 1497.

La Dichiarazione di Barcellona, comunque,

ha in sé anche i germi della distruzione, incapsulata in una sola parola:

sicurezza. Con il suo acume, l’UFM era in effetti uno strumento di

potere morbido, creato in risposta all’ondata di atrocità contro

i cittadini algerini perpetrata dai militanti islamici e, dall’altro

lato, dalle forze di sicurezza dello stato supportate dall’intelligence

francese.

Due anni prima, mentre stavo analizzando

l’ascesa della militanza nel Nord Africa, incontrai un paio di agenti

della security francese di ritorno dai propri incarichi oltremare.

La spia più esperta espose la sua prospettiva con i suoi colleghi dei

servizi segreti francesi.

“La marea di migrazione

africana e terrorismo non può

essere fermata sulle nostre spiagge. Il mezzo del Mediterraneo

è già la linea di confine, perché

inevitabilmente arriverà una guerra, il prossimo Vietnam. Una guerra

di questo tipo non deve essere combattuta sul suolo europeo. Bisogna

farla in Nord Africa.”

Diciotto anni dopo, ho capito che le

sue parole terribili erano profetiche. L’assalto europeo alla Libia

e la sovversione della Tunisia e dell’Egitto sono state pianificate

in segreto almeno da quel tempo. Nell’anno che ha preceduto la Dichiarazione,

salì al potere il neoconservatore del Partito Popolare Josè Maria

Aznar. Il suo governo, che comprendeva membri della società segreta

cattolica Opus Dei, colse al volo gli elementi di sicurezza presenti

nel Processo di Barcellona al fine di una pianificata Reconquista

dell’Africa.

Dopo il suo noto sostegno alla guerra

in Iraq guidata dagli Stati Uniti, l’espansionismo verso sud di Aznar

fu impedito dagli attentati di Al Qaeda alle stazioni di Madrid nel

2004. Per Osama bin Laden, la nuova Andalusia doveva essere creata da

una maggioranza musulmana in Europa e non dalle potenze europee nel

Maghreb. Il Partito Popolare cercò di sviare l’attenzione del pubblico,

incolpando i separatisti baschi dell’ETA per quegli attacchi sanguinosi.

Il suo sfidante Luis Rodrigues Zapatero

attribuì la responsabilità ai militanti islamici e i Socialisti

stravinsero le elezioni. Dopo che Zapatero spostò nuovamente il Processo

di Barcellona sui binari dello scambio culturale, la conferenza per

il decimo anniversario della Dichiarazione fu poco frequentata, un triste

fallimento. Tutto l’entusiasmo in Europa era per la guerra in Africa.

Dopo aver vinto le elezioni presidenziali

francesi nel 2007, Sarkozy riuscì a rovesciare la sconfitta dei

neoconservatori, ripristinando il Processo di Barcellona come autostrada

per la ri-colonizzazione dell’Africa. Al Summit di Marsiglia del 2008,

che inaugurò ufficialmente l’UFM, parteciparono delegati da 46 nazioni

europee e arabe, con l’interessante eccezione della Libia.

Muammar Gheddafi si rifiutò di

volare a Marsiglia, ritenendo che l’effettiva intenzione dell’Unione

del Mediterraneo fosse quella di dividere i 51 stati dell’Africa.

Questa è stata la sua condanna a morte.

Sua Nemesi Sarkozy è un maestro

di intrighi e raggiri. Sotto la presidenza di Jacques Chirac, fu Ministro

degli Interni per tre legislature e a capo della Direzione Centrale

dell’Intelligence Interna (DCRI). Per la soppressione della

migrazione e del terrorismo, il DCRI introdusse molta della giurisdizione

delle agenzie di intelligence stranieri in Francia, finché la

sua polizia fu in grado di intercettare le comunicazioni e verificare

i conti bancari.

Il filosofo pro-Israele Bernard-Henri

Levy, dapprima critico di Sarkozy, divenne il suo miglior pubblicitario

promuovendo la Rivoluzione dei Gelsomini in Libia e in Egitto. Col senno

di poi, diventa chiaro come l’intelligence

francese abbia teso una trappola ai diplomatici degli Stati Uniti creduloni

presenti al Cairo, a Tripoli, a Tunisi e Beirut. I giovani “dissidenti”

hanno iniziato a frequentare gli uffici degli ambasciatori USA, già

pronti all’azione con piani di protesta e blog online. Gli ingenui

Americani non hanno compreso quanto allettante fosse l’esca allettante

e abboccarono, muovendosi in prima fila.

Nella mia visita del 1993 a Parigi,

per poco evitai una bomba in un treno ad alta velocità. L’attacco

dei militanti algerini fu ufficialmente mascherato come un “incidente”

causato da una fossa nel terreno senza spiegare chi e cosa avesse fatto

quel buco. Due anni più tardi, la Metro di Parigi fu sconvolta dall’esplosione

di serbatoi di gas compresso. Il palazzo presidenziale dell’Eliseo

intavolò un accordo segreto con i sostenitori dei militanti. La Francia

si sarebbe risparmiata il terrorismo se ad alcuni islamisti fosse stata

concessa la residenza, licenze per gli affari e l’accesso al private

banking.

Quell’accordo scellerato costituì

le fondamenta per la cooperazione ravvicinata tra musulmani radicali

e spie francesi che hanno portato alla Rivoluzione dei Gelsomini e all’intervento

della NATO in Libia. Per questo, la giustificazione della guerra libica

non è quella pubblicizzata, una lotta contro la dittatura, quando gli

alleati arabi nell’intervento, tra cui il Qatar e gli Emirati Arabi

Uniti, sono regimi autocratici in cui vige la legge della sharia

senza un barlume di democrazia.

Concepita come un veicolo per il dialogo

interculturale e un nuovo rinascimento, l’Unione del Mediterraneo

è ora un vettore di guerra per il ritorno della razza “superiore”

nel re-imporre lo schiavismo economico e politico sull’intero continente.

Per queste ragioni l’UFM è istituzionalmente razzista come l’apartheid

e più pericolosa per i valori egalitari, essendo su più grande scala

e massimamente ambigua.

Quindi, i combattenti per la vera democrazia

sanno qual è il loro compito, fracassare questo incubo di impero

eterno, frantumare in mille pezzi la loro prigione globale e il mercato

degli schiavi e difendere la libertà e l’indipendenza dell’Africa.

Se la conquista e il saccheggio sono quello che tanto desiderano questo

Alì Baba dei nostri tempi e la sua banda di ladri, allora la resistenza

e non la guerra non quello che dovranno ricevere.

L’Eurafrica è la sua fantasia, Monsieur

Sarkozy, ma non sarà sua l’Africa. En Garde!

********************************************

Fonte: Sarkozy’s

‘Eurafrica’: Libya as Club Med

28.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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