Lettera aperta a Alessandro Di Battista (Regeni, New York Times, “dittatori”. CARO ALESSANDRO, GUARDA MEGLIO)

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

DI FULVIO GRIMALDI

Mondo Cane

Questa è una lettera che avevo indirizzato ad Alessandro Di Battista in merito al suo intervento alla Camera sul caso Regeni-NYT e, per conoscenza, ad alcuni parlamentari 5Stelle di mia conoscenza. Non ho ricevuto risposta e questa lettera diventa pubblica, anche perché contiene considerazioni che possono essere indirizzate a molte altre persone

Questa che è una critica all’intervento del deputato 5Stelle e un invito a riconsiderare certe sue posizioni, non mette minimamente in questione la stima e la solidarietà che ho nei confronti di tante ottime battaglie condotte da Di Battista, alcune delle quali sono state anche da me condivise sul campo

Caro Alessandro Di Battista,

faccio il giornalista da oltre mezzo secolo, oggi indipendente ma  vengo da organi come la BBC, Paese Sera, Panorama (pre-Berlusconi), L’Espresso, The Middle East, Giorni Vie Nuove, Astrolabio,  Rai-TG3. Ho sostenuto molte attività del M5S e con il MoVimento e suoi illustri sostenitori ho organizzato nella mia zona pubbliche iniziative (con Morra, Ruocco, Imposimato, Lanutti, Scibona, Bertorotta…) Ho intervistato deputati e senatori del MoVimento, compreso te, sono amico della senatrice Ornella Bertorotta e ho partecipato a numerose vostre iniziative alla Camera e al Senato. Miei documentari sono stati presentati al Senato. Ho lavorato con militanti  5Stelle sul territorio per i miei documentari e articoli No Tav, No Muos, No Triv, No Basi, terremotati. Spero che tutto questo mi dia un po’ di credibilità.

Conosco la tua esperienza in America Latina e nel Sud del mondo e quindi presumo una tua conoscenza del modus operandi di certe grandi potenze dagli insopprimibili appetiti coloniali in quelle parti del mondo.

Perciò sono rimasto sinceramente esterrefatto per le tue dichiarazioni alla Camera sulla questione Giulio Regeni e, in particolare, per aver accreditato la manifesta bufala di un giornale come il New York Times sulle presunte “prove inconfutabili”, di un suo articolo assolutamente privo di prove inconfutabili, che sarebbero state fornite da un oscuro e anonimo funzionario dell’amministrazione Obama. Prove di cui da allora non si è saputo più nulla. Documenti di cui il governo italiano dice di non aver mai saputo nulla (e mi sembra difficile negare qualcosa che potrebbe poi, apparendo, ritorcersi in maniera disastrosa su chi aveva negato). Considerare il NYT lo standard aureo dell’informazione è perlomeno azzardato, visto il ruolo che questo quotidiano, espressione dell’estrema destra israeliana, ha sempre sostenuto nell’avallare le ragioni, false, per tutte le guerre d’aggressione Usa, comprese le famigerate armi di distruzione di massa.

La questione Regeni è complessa e vi si incrociano interessi dichiarati e altri molto poco dichiarati. Merita un’analisi attenta come quella che in parecchi, compreso il sottoscritto, vi hanno dedicato. Va inquadrato nella contesa geopolitica sul controllo dell’Egitto e dei suoi rapporti con un paese cruciale nel Mediterraneo come l’Italia, controllo che è diventato oggetto di contesa tra potenze varie,  soprattutto da quando l’Egitto, sotto la spinta di  una rivolta di massa (molto meno che di un golpe militare che l’ha solo assecondata), si è liberato del regime oppressivo e integralista  dei Fratelli musulmani, da sempre fiduciari degli interessi coloniali occidentali nel mondo arabo e matrice di buona parte del terrorismo che oggi vi imperversa.

Ciò che turba  nell’accanita campagna per la verità per Giulio Regeni è che tutti trascurano i precedenti professionali del giovane e in particolare il suo lavoro per un gruppo di persone specializzate in operazioni sporche: i dirigenti dell’impresa transnazionale di spionaggio “Oxford Analytica” John Negroponte, organizzatore degli squadroni della morte in Nicaragua e Iraq, Colin McColl, già capo dell’MI6, e David Young, processato e incarcerato per il suo ruolo nello scandalo Watergate. E tutti fingono anche di non vedere come, nelle sue trattative con il capo del sindacato ambulanti, Regeni rifiutasse di sostenere le cure per la moglie dell’interlocutore ammalata di cancro, ma fosse disposto a pagargli  ingenti somme purchè presentasse “progetti”. Quali “progetti”, a nome di chi? Comportamento sufficiente per alimentare sospetti, non solo nel suo interlocutore. E’ stato mai chiesto all’Università di Cambridge, o a Oxford Analytica, per quali progetti a Regeni fossero state messe a disposizione decine di migliaia di euro?

L’interesse di governi Nato, in particolare anglosassoni e francese, concorrenti con quello italiano nella corsa alle risorse energetiche (incalcolabili, al largo dell’Egitto) nel Mediterraneo e in Libia, e, quindi, una strategia per emarginare un’Italia una volta fortemente egemone in quel settore (come accadde con Enrico Mattei), si è resa evidente con l’intensificarsi dei rapporti di questi governi con il pur tanto deprecato Al Sisi, nel momento spesso in cui, con scoperta ipocrisia, i media più rappresentativi di queste potenze si accanivano sul caso Regeni e condannavano l’Italia per aver ristabilito rapporti diplomatici con l’Egitto.

Ne risulta evidente che l’interesse del NYT, portavoce dei circoli neocon del complesso militar-industrial-finanziario Usa, a sollevare il caso Regeni, ha molto poco a che fare con i diritti umani (sul cui abuso lo stesso giornale tace ostinatamente quando si tratta di regimi alleati o subalterni), o con la sorte del giovane ricercatore. Ha a che fare con la negazione all’Italia di qualsiasi sovranità e autodeterminazione in politica estera ed economica.

L’esperienza storica, da Enrico Mattei ad Aldo Moro, ma anche con Minniti oggi, dimostra che la coalizione israelo-euro-atlantica non consente all’Italia una politica estera autonoma, che valorizzi i nostri rapporti di mutuo beneficio con i paesi arabi. Il nostro, per l’alleanza diseguale in cui siamo inseriti, era e dovrebbe rimanere un ruolo ancillare. Quanto al Medioriente, l’attuale offensiva contro l’Egitto è con ogni evidenza la persecuzione di una strategia che punta alla frantumazione di Stati arabi forti, laici e indipendenti. Che ha già lasciato sulla sua strada la Libia e persegue la sua opera con  i tentativi di disgregazione, tra aggressioni dirette, surrogati jihadisti e della Fratellanza Musulmana, di Siria, Iraq, Sudan. Ne abbiamo ricavato esclusivamente conseguenze negative.

Il M5S ha dato ripetute dimostrazioni di autonomia e chiaroveggenza nelle sue iniziative di politica estera. Penso alle posizioni sulle sanzioni alla Russia, su Nato, i paesi dell’A.L.B.A, l’Iran, la guerra alla Siria. L’allineamento con una campagna chiaramente strumentale contro l’Egitto, fondata su premesse del tutto indimostrate e su altre mistificate e occultate, mi auguro possa essere, alla luce di quanto sopra, sottoposto ad accurata verifica.

Per finire, permettimi di avvisarti sulla pericolosità di ricorrere a stereotipi assai sospetti e invariabilmente  strumentali, come quello di affibbiare la qualifica di “dittatore” a destra e manca. A parte che  in alcuni casi la qualifica è del tutto arbitraria (Milosevic, Putin, governanti eletti in modo molto meno fraudolento di quelli con cui si condizionano gli elettori nella cosiddette democrazie) e, in altri, non tiene conto di una realtà storica, culturale, politica, del tutto diversa dalla nostra, non solo mostra un’inclinazione all’eurocentrismo sempre un po’ colonialista, ma contribuisce a spianare la strada alle aggressioni delle potenze che si arrogano il diritto di impartire tali etichette. Si tratta di questioni che, come constatiamo ogni giorno, coinvolgono la vita e provocano la morte di milioni di persone, sulle quali non è consentita approssimazione o ripetizione di stereotipi.

Non occorre essere grandi etnologhi, antropologi o storici per capire che i modelli istituzionali usciti in Europa dalle rivoluzioni borghesi difficilmente sono applicabili a contesti completamente diversi. I paesi che si definiscono disinvoltamente e strumentalmente “dittature”, da parte, tra l’altro, di chi è sottoposto alla più feroce dittatura finanziaria e alle più proterve manipolazioni mediatiche, hanno alle spalle una storia diversa. E sono usciti all’indipendenza e alla modernità solo da pochi decenni, dopo secoli e millenni di tirannie imperiali. Erano dominati da autocrazie distanti e sanguinarie, romana, ottomana, britannica, francese e altre. Non gli era consentita la minima autodeterminazione politica, se non una limitata gestione degli affari locali minori, specie sulle controversie giudiziarie. Ogni forma di organizzazione politica era bandita. La tribù poteva darsi al massimo un capo, nella persona più anziana o autorevole, per le questioni locali e per l’interlocuzione con gli emissari dell’impero. Nell’immaginario collettivo, all’inizio dell’era dell’indipendenza e della nazione, il quadro era quello tribale del capo e dell’assemblea degli anziani. Non poteva non perpetuarsi all’alba della nascita dello Stato, tanto più se questo era da attribuirsi al merito di un padre della patria come è stato il caso nella maggioranza dei paesi decolonizzati. Credo che la legittimità di un governo, poi, si misuri anche dal consenso e dal confronto con la situazione del passato. Quella determinata da noi democratici europei.

Noi italiani, poi, del resto come gli inglesi, che con Churchill hanno gasato i civili iracheni, o i francesi delle torture algerine, dovremmo adottare un po’ di cautela nelle condanne. Il maresciallo Graziani ha sterminato un terzo del popolo libico, 600mila, Gheddafi ha dato a tutti i libici dignità, acqua potabile e benessere, come riconosciuto dall’ONU che, nel 2011, aveva ancora classificato la Libia prima per “sviluppo umano” in Africa.

Aggiungo alcuni illuminanti dettagli, già ripetutamente riferiti in miei articoli sul blog e su FB, oggi riassunti da chi si occupa del caso da tempo e che non dovrebbero essere trascurati da chiunque voglia occuparsi, in alternativa ai produttori di fake news nei mass media al servizio del revanscismo neocoloniale, di politica estera con onestà e competenza.

Grazie dell’attenzione.

Con stima per tanta parte che il M5S e tu avete avuto nel prospettare agli italiani una sorte migliore.

Fulvio Grimaldi

www.fulviogfrimaldicontroblog.info

-Giulio Regeni è stato un brillante studente che ha studiato a lungo negli USA
e poi in Gran Bretagna (UK).
-Nel momento in cui è stato inviato in Egitto per effettuare una non ben
precisata “ricerca” sui sindacati indipendenti egiziani, stava per conseguire
un dottorato di ricerca presso la prestigiosa Università di Cambridge.
-In precedenza, nell’UK, aveva lavorato negli anni 2013-2014 anche per la
Oxford Analytica, una vasta organizzazione con migliaia di dipendenti, presente
in molti paesi del mondo, incaricata ufficialmente di svolgere “analisi politiche” i cui principali dirigenti erano:
John Negroponte (cittadino USA), già importante agente della CIA ed
organizzatore degli squadroni della morte in America Centrale che uccidevano
gli oppositori antimperialisti di quell’area;
David Young (cittadino USA), già membro del gruppo di spie implicato nello
scandalo Watergate, incaricato dal Presidente Nixon di spiare e raccogliere
informazioni sul rivale Partito Democratico;
Colin McColl (cittadino UK), già alto dirigente del noto servizio di
spionaggio britannico MI6 (quello di 007).
-In Egitto Regeni era anche “visiting scholar” dell’Università Americana del
Cairo, notoriamente implicata in iniziative atte a diffondere il pensiero e
l’influenza USA nella classe colta egiziana e difendere gli interessi
statunitensi.
-Durante il periodo in cui è stato in Egitto, Regeni ha pubblicato con uno
pseudonimo vari articoli sui sindacati egiziani, anche sul “Manifesto”, ma si
sa pochissimo sulla sua attività di “ricerca”.
-E’ certo che Regeni avesse agganciato il sindacalista Abdallah, capo del
sindacato degli ambulanti.
-In una registrazione (parziale) diffusa da organi di stampa italiani qualche
mese fa, si sente Regeni offrire 10.000 dollari ad Abdallah in cambio di
fantomatici “progetti” non meglio specificati. Abdallah, già in contatto con la
polizia egiziana,  registra il colloquio e chiede a Regeni denaro per sé.
Regeni rifiuta e si mostra molto prudente. Forse già sa, o sospetta, che
Abdallah lo sta registrando e lo ha già denunciato alla polizia. Di fatto
Regeni è “bruciato”.
-Il 25 gennaio 2016 Regeni scompare in circostanze mai chiarite. Il suo
cadavere, recante segni di gravi maltrattamenti e percosse, viene ritrovato il
3 febbraio in un luogo aperto, non nascosto e di facile accessibilità, presso
l’inizio dell’autostrada per Alessandria.
-Proprio in quei giorni è in corso al Cairo un’importante riunione economica
tra una delegazione italiana guidata dalla Ministra Federica Guidi ed una
delegazione del Governo Egiziano. Tra gli argomenti trattati anche eventuali
concessioni all’ENI relative al più grande giacimento di gas off-shore del
Mediterraneo scoperto presso la costa egiziana.
-Il Ministro Guidi rientra precipitosamente in Italia (anche se si ritiene che
trattative economiche siano continuate sottobanco).
-Le autorità italiane accusano gli inquirenti egiziani di scarsa
collaborazione nelle indagini sull’assassinio e l’ambasciatore italiano viene
fatto rientrare dal Cairo. Tutta la stampa italiana, ed i partiti ed i movimenti
politici, tranne poche eccezioni, si scatenano in una prolungata campagna
contro il Governo Egiziano, accusato quale mandante dell’omicidio (ma senza
prove concrete).
-L’Università di Cambridge rifiuta di collaborare con gli inquirenti italiani
per chiarire l’esatto mandato ricevuto da Regeni. Nessuna pressione viene fatta
dal Governo Britannico sull’Università di Cambridge o sulla Oxford Analytica
perché forniscano chiarimenti sull’attività di Regeni. Lo stesso si può dire
per il Governo USA nei confronti dell’Università Americana. Il Governo italiano
non esercita pressioni e non prende alcun provvedimento verso le istituzioni ed
i Governi di cui sopra.
-Solo pochi gruppi o persone in Italia si pongono il problema del “cui
prodest”. L’omicidio Regeni ha certamente messo in difficoltà il governo
egiziano, posto sotto accusa, e che non aveva interesse ad eliminare un
informatore di basso profilo già “bruciato”. L’assassinio ha invece fortemente
favorito gli interessi economici di altri paesi, come UK e Francia, che si sono
affrettati a concludere una serie di accordi economici con l’Egitto profittando
dell’allentamento dei rapporti Italia-Egitto e non mostrando nessuna
solidarietà con l’Italia. Non appare peregrina l’ipotesi che l’informatore di
basso profilo Regeni, già “bruciato”, sia stato “sacrificato” per creare una
situazione come quella descritta sopra, magari con la complicità di qualche
gruppo deviato dei servizi egiziani (eventualmente infiltrato dalla Fratellanza
Musulmana, all’opposizione).
Recentemente il Governo italiano decide di cambiare politica e riallaccia
relazioni con l’Egitto, parlando di partnership ineludibile e di una
possibilità di una maggiore collaborazione dei due stati anche nelle indagini..
-Si scatena l’attacco di ampi settori politici e della stampa, spesso facenti
parte dell’area dell’interventismo “umanitario” (già sponsor delle guerre in
Jugoslavia, Libia e Siria) al Governo, reo di un eccesso di realismo politico.
Si comincia però in vari settori ad avanzare anche una critica alla non
collaborazione di Cambridge e ad porre ipotesi alternative sull’omicidio e
domande sulla reale attività di Regeni.
In un’intervista il gen. Tricarico, ricoprente incarichi governativi (vedi
sotto), ribatte alle accuse, parlando di “utili idioti” che non comprendono il
reale contesto di questi tragici avvenimenti.

 

Fulvio Grimaldi

Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it

Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/09/regeni-new-york-times-dittatori-caro.html

8.09.2017

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
36 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
36
0
È il momento di condividere le tue opinionix