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La Redazione

 

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L'EDUCAZIONE PUBBLICA SOTTO ATTACCO DELLE GRANDI AZIENDE

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A cura di supervice
Il 12 Agosto 2011
83 Views

DI NOAM CHOMSKY
Information Clearing House

Quello che segue è una trascrizione parziale di un recente discorso

pronunciato da Noam Chomsky all’Università di Toronto a Scarborough

sul processo di rapida privatizzazione dell’educazione pubblica secondaria

negli Stati Uniti.

Un paio di mesi fa sono andato in Messico

per fare una conferenza all’Università Nazionale di Città del Messico,

l’UNAM. È davvero un’università notevole, centinaia di migliaia

di studenti, impegnati e di alta formazione, una facoltà eccellente.

È gratuita. Il governo dieci anni fa cercò di aggiungere un po’

di lezioni private, ma ci fu uno sciopero degli studenti e il governo

tornò sui suoi passi. E, infatti, c’è ancora un edificio amministrativo

nel campus che è ancora occupato dagli studenti e che viene

usato come centro per l’attivismo in tutta la città. C’è anche,

nella città stessa, un’altra università, che non è gratuita ma

ha l’ammissione libera. Ci sono dei sussidi per chi ne avesse bisogno.

Sono andato anche lì; si tratta comunque di studenti e di una facoltà

di livello notevole. Questo è il Messico, un paese povero.Poco dopo mi sono trovato in California,

forse il posto più ricco al mondo. Stavo tenendo discorso nelle

università. In California, le principali università, Berkeley e UCLA

– sono essenzialmente università private Ivy League – tasse d’iscrizione colossali, decine

di migliaia di dollari, enormi sovvenzioni. L’opinione comune è che

molto presto le privatizzeranno, e il resto del sistema verrà – ed

era un sistema veramente buono, il miglior sistema pubblico al mondo

– probabilmente ridotto all’istruzione tecnica o una cosa del genere.

La privatizzazione, naturalmente, significa privatizzazione per i ricchi

[e un ] livello di istruzione principalmente tecnica per gli altri.

E questo sta accadendo in tutto il paese. Il prossimo anno, per la prima

volta, il sistema della California, che era davvero un sistema favoloso,

il migliore, sta ottenendo più soldi dalle tassi di iscrizione che

dallo Stato della California. Anche questo sta avvenendo in tutto il

paese. Nella maggior parte degli stati, le iscrizioni coprono più delle

metà del budget. Si parla della gran parte delle università

di ricerca. Molto presto solamente i community college – sapete,

il livello più basso del sistema – verranno finanziati dallo stato

in modo decente. E sono anche loro sotto attacco. Anche gli analisti

sono d’accordo, e cito, “L’epoca delle università pubbliche

abbordabili fortemente sovvenzionate dallo stato potrebbe essere alla

fine.”

Si tratta di un modo importante per

implementare la politica dell’indottrinamento dei giovani. Le persone

che vengono intrappolate nel debito hanno davvero poche possibilità

di scelta. Questo è vero anche per il controllo sociale; si tratta

di aspetti comuni nelle politiche internazionali; quelli che tra voi

studiano il FMI, la Banca Mondiale e altri ne sono già a conoscenza.

Come l’esempio Messico-California ben illustra, le ragioni per la

distruzione cosciente del più grande sistema pubblico formativo non

sono economiche. L’economista Doug Henwood ha segnalato che sarebbe

abbastanza semplice rendere l’educazione universitaria totalmente

gratuita. Negli Stati Uniti si parla di meno del 2 per cento del PIL.

Circa l’1 per cento del PIL costituisce un terzo degli introiti delle

10.000 famiglie più ricche. La stessa somma rappresenta tre mesi di

spesa del Pentagono. Sono meno di quattro mesi di sprechi nei costi

di amministrazione del sistema sanitario privatizzato, uno scandalo

internazionale.

Il doppio del costo pro capite

di paesi simili riesce ad avere i peggiori risultati, e infatti è una

delle basi del famoso deficit. Se gli Stati Uniti avessero lo

stesso sistema sanitario di altri paesi industrializzati non solo non

si sarebbe deficit, ma ci sarebbe un attivo. Comunque, parlare

di queste cose in campagna elettorale sarebbe suicida, come Henwood

ha segnalato. Ha ragione. In una democrazia dove le elezioni sono essenzialmente

comprate dalle concentrazioni di capitale privato, non conta quello

che vogliano le persone. Le persone sono davvero a favore di una cosa

del genere già da lungo tempo, ma sono irrilevanti in una democrazia

così gestita.

Dovremmo ricordare che il periodo di

forte crescita economica, l’economia degli Stati Uniti, fu, in alcuni

decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale, chiamata comunemente l’”Età

dell’Or” dagli economisti. Era sostanzialmente alimentata da

un’istruzione pubblica accessibile e dalla ricerca universitaria.

Un’istruzione pubblica accessibile riguarda il GI Bill, che fornisce

istruzione gratuita ai veterani – e ricordate, era un paese molto

più povero di adesso. C’erano tasse di iscrizione estremamente basse

anche ai college privati. E in effetti io sono andato a un college

Ivy League, e costava 100 dollari l’anno; ora è di più, ma non tanto

alto, non si parla di 30 o 40.000, giusto?

E della ricerca universitaria? Bene,

come ho già menzionato, questo è il cuore delle moderne

economie high-tech. Riguarda i computer, Internet, l’intera

rivoluzione dell’IT revolution e molto di più. Lo smantellamento

di questo sistema dagli anni ’70 è tra le varie iniziative per portare

a una società a due binari, una rigida concentrazione di ricchezza

e la stagnazione per la gran parte degli altri. Ha anche conseguenze

economiche. Prendiamo la California. Quello che stanno facendo al sistema

pubblica formativo andrà a minare l’economia che si basa su una forza

lavoro qualificato e l’innovazione creativa, sulla Silicon Valley

e così via. Bene, a parte gli enormi costi umani del deprivare la maggioranza

delle persone di opportunità formative decenti, queste politiche minano

la capacità competitiva degli Stati Uniti. È una cosa molto pesante

per la massa della popolazione, ma non significa niente all’irrisoria

percentuale a cui fanno riferimento il potere e la ricchezza. Infatti,

negli anni successivi al Pell Memorandum, siamo entrati in una nuova

fase del capitalismo di stato nel quale il futuro non viene preso granché

in considerazione. Il profitto arriva sempre più da manipolazioni finanziarie.

Le politiche aziendali sono pilotati verso i profitti a breve termine,

e questo riduce la preoccupazione per la lealtà verso un’azienda

nel lungo periodo. Parleremo di questo domani, ma ora lasciatemi parlare

delle conseguenze per l’educazione, che sono davvero significative.

Supponiamo, come sta avvenendo sempre

più non solo negli Stati Uniti, che le università non siano

finanziato dallo stato, ossia dalla comunità. Come potranno sopravvivere?

Le università sono istituzioni parassite; non producono beni per il

profitto, per fortuna. Lo faranno uno dei questi giorni. La questione

dei finanziamenti solleva molte domande complesse, che non ci sarebbero

se l’appoggio al pensiero indipendente e all’indagine fossero considerati

un bene pubblico, con un valore intrinseco. Questo è l’ideale tradizionale

delle università, anche se vengono fatti grossi sforzi per mutarlo.

Prendete la Gran Bretagna. Secondo la stampa britannica, all’Arts

and Humanities Research Council

è stato semplicemente ordinato di spendere una quantità significativa

di fondi sulla visione del paese che aveva il Primo Ministro. La sua

cosiddetta “Grande Società”, che significa profitti per le

grandi aziende, e che gli altri se la sbrighino da soli. Il governo

ha prodotto quello che definiscono un chiarimento del famoso Principio di Haldane. È un principio vecchio di un secolo che

ha impedito l’intrusione del governo nella ricerca accademica. Fino

a che esisterà, una cosa per me difficile da credere, ma, se rimarrà

in piedi, la mano del Grande Fratello si fionderà molto pesantemente

sulla ricerca e sull’innovazione nelle arti e nelle materie umanistiche

da padroni dell’umanità, seguendo i consigli del Pell Memorandum.

Naturalmente, per difendere le libertà accademiche in modo da ricevere

cenni di approvazione dall’Innominabile, per prendere a prestito la

dialettica di mio nipote. La Gran Bretagna di Cameron sta cercando di

essere in prima linea per l’assalto all’educazione pubblica. Il

resto del mondo occidentale non è molto lontano. Ma comunque gli Stati

Uniti sono un passo avanti.

Di solito, in una cultura guidata dalle

grandi aziende, all’ideale tradizionale del pensiero libero e indipendente

vengono date false promesse, ma ci sono altri valori hanno un’importanza

superiore. Difendere l’autentica libertà istituzionale non è cosa

da poco. Comunque, non è una cosa irrealizzabile. Parlerò del caso

che conosco meglio, della mia università. È un caso molto calzante,

per la natura dei suoi finanziamenti. Tecnicamente è un’università

privata, ma ha ingenti fondi statali, maggioritari, soprattutto dopo

la Seconda Guerra Mondiale. Quando mi sono avvicinato alla facoltà

più di 55 anni fa, c’erano dei laboratori militari. Da allora sono

stati allontanati. Anche i programmi accademici, a quel tempo, negli

anni ’50, erano quasi interamente finanziati dal Pentagono. Sotto

la pressioni degli studenti nel periodo dei casini, gli anni ’60,

ci furono proteste su questo e fu richiesta un’indagine. Una commissione

di studenti della facoltà fu formata nel 1969 per indagare. Ero un

membro, grazie alla pressione degli studenti. La commissione era interessante.

Venne scoperto che, malgrado la fonte dei finanziamenti, il Pentagono,

che copriva quasi l’intero programma accademico, non c’erano attività

collegate ai militari nel campus, se non nel senso che praticamente

tutto può avere una qualche applicazione militare. In effetti c’era

un’eccezione, il dipartimento di scienze politiche, [che] era pesantemente

coinvolto nella guerra in Vietnam sotto la guisa della ricerca della

pace. Da quell’epoca il finanziamento del Pentagono è scemato, e

quello delle istituzioni collegate allo stato – il National Institute

of Health e altri – è aumentato. C’è una ragione, che riflette

i cambiamenti nell’economia.

Negli anni ’50 e nei ’60 la base

dell’economia era basata sull’elettronica. Il Pentagono era un modo

naturale per arraffare i soldi dai contribuenti, facendogli credere

di venire protetti dai russi o da qualcun altro, e direzionarli per

gli eventuali profitti aziendali. La cosa fu fatta in modo efficace.

Ha portato ai computer, a Internet, alla rivoluzione dell’IT. Infatti,

la gran parte dell’economia moderna viene da lì. Negli anni più

vicini a noi l’economia è diventata più dipendente dalla biologia.

Per questo il finanziamento dello stato è slittato. Cinquanta anni

fa, se davi un’occhiata all’MIT, potevi trovare piccoli avviamenti

per l’elettronica che venivano dalla facoltà. Si affidavano ai fondi

del Pentagono sulla ricerca e, se avevano successo, venivano rilevati

dalle più grandi aziende. Qualcuno di voi che conosce qualcosa dell’economia

high-tech economy saprà che si parla della famosa Route 128.

Si parla di 50 anni fa. Ora, se vai nel campus, gli avviamenti

sono focalizzati sulla biologia e il processo continua allo stesso modo.

I progressi nell’ingegneria genetica, nella biotecnologia, nella farmaceutica

e nella grande edilizia vanno a Novartis e verso aziende di questo tipo.

Questo è il sistema che adotta la cosiddetta economia della libera

impresa. C’è stato anche uno slittamento per applicazioni più a

breve termine. Il Pentagono e il National Institutes of Health

sono interessati al futuro a lungo termine dell’economia avanzata.

Al contrario di un’azienda, di solito cerca qualcosa che si possa

usare, che possa utilizzare lei e non i concorrenti, e questo anche

nel futuro. Non conosco in effetti uno studio accurato, ma sembra abbastanza

chiaro che lo slittamento verso il finanziamento delle grandi aziende

sta favorendo la ricerca per le applicazioni più a breve termine e

meno la ricerca di quello che potrebbe essere importante ed essenziale

nel corso del processo.

Un’altra conseguenza del finanziamento

delle grandi aziende è una maggiore segretezza. La cosa ha sorpreso

molti, ma durante il periodo del finanziamento del Pentagono, non c’era

segretezza. E non c’era neppure nel campus. Forse ve ne ricordate.

Si poteva camminare nei laboratori finanziati dal Pentagono 24 ore al

giorno, e non c’erano tessere da infilare e cose del genere. Non c’erano

segreti; era totalmente alla luce del sole. Oggi c’è la segretezza.

Una grande aziende non può parlare di segretezza, ma ti possono far

capire che non avrai il tuo contratto rinnovato se ne parli con altri.

Questo è successo. Infatti, ha provocato alcuni scandali, abbastanza

forti da apparire sulla prima pagina del Wall Street Journal.

Il finanziamento esterno ha altri effetti

sull’università, a meno che non sia libero e senza vincoli, come

osserva il Principio di Haldane. E la cosa è vera in grado significativo

per il finanziamento dal Pentagono e da altre istituzioni nazionali.

Comunque, un qualsiasi finanziamento esterno [ha un qualche effetto],

anche tenendo fede al Principio di Haldane, nel caso in cui introduca

una struttura per la ricerca o per l’insegnamento. Una cosa del genere

automaticamente fa spostare l’ago della bilancia accademica e può

minacciare l’indipendenza e l’integrità dell’istituzione. E nel

caso del finanziamento delle grandi aziende, in modo davvero notevole.

L’aziendalizzazione può avere una

notevole influenza anche in altri modi. I gestori delle grandi aziende

hanno un dovere, quello di focalizzarsi sui profitti e di cercare di

convertire quanta più esistenza possibile in beni materiali. Non è

solo perché sono malvagi; è il loro compito. Per la legge anglo-americana

è anche un loro preciso dovere. Ci sarebbe molto da parlare su quest’argomento,

ma un elemento riguarda in particolare le università e anche altro.

Una conseguenza particolare è l’attenzione su quella che si chiama

efficienza. È un concetto interessante. Non è strettamente un concetto

economico. Ha un aspetto fondamentalmente ideologico. Se un’azienda

riduce il personale, diventa più efficiente per le misurazioni standard

grazie ai costi più bassi. In genere tutto ciò sposta il peso sul

pubblico, un fenomeno molto comune che vediamo tutti i giorni. I costi

per il pubblico non vengono conteggiati e sono colossali. Questa è

una scelta non basata su una teoria economica. È basata su una decisione

ideologica, che si applica direttamente al “modello di business”,

come viene definito, delle università. L’aumento delle dimensioni

delle classi o l’impiego di personale a tempo determinato, ad esempio

studenti laureati invece di insegnanti a tempo pieno, potrebbe sembrare

positivo per i bilanci delle università, ma ci sono dei costi significativi.

Vengono trasferiti e non misurati. Vengono riversati sugli studenti

e poi sulla società sotto forma di qualità dell’educazione che viene

ridotta.

Inoltre, non c’è alcun modo di misurare

i costi umani e sociali della conversione di scuole e università in

strutture che producono beni per il mercato del lavoro, abbandonando

il tradizionale ideale universitario. Creare un pensiero creativo e

indipendente, sfidare le credenze diffuse, esplorare nuovi orizzonti

e dimenticare le limitazioni esterne. Questo è un ideale che ha senza

dubbio problemi nei suoi aspetti pratici, ma la parte che viene messa

davvero realizzata è un buon indice per il livello di civilizzazione

raggiunto.

Quest’idea è stata combattuta molto

apertamente dai Principali Architetti della Politica nel Complesso Stato-Azienda

di Adam Smith, l’attacco diretto al Principio di Haldane in Gran Bretagna.

Si tratta di un caso estremo; talmente estremo che lo posso rimandare

al mittente. Ci sono esempi meno sfacciati. Molti di questi riguardano

solo la dipendenza dal finanziamento esterno, di stato o privato. Sono

due fonti che non si distinguono facilmente, visto il controllo che

gli interessi privati esercitano sullo stato. E quindi qual è la giusta

reazione ai finanziamenti esterni che minacciano l’ideale di una libera

università? Bene, una scelta sarebbe quella di rifiutarli per principio,

caso in cui l’università se la vedrebbe brutta. È un’istituzione

parassita. Un’altra scelta sarebbe quella di accettare, quando sono

al lavoro, di camminare accanto alla Sala di Lettura Lockheed Martin

e di guardare fuori dalla mia finestra del palazzo Koch, così chiamato

dal nome dei multimiliardari del Tea Party che sono tra i maggiori

finanziatori e una forza trainante delle campagne in corso per sbaragliare

i resti del movimento dei lavoratori e per istituire una tirannia dallo

stampo aziendale.

Ora, se i finanziamenti esterni cercano

di [influenzare] l’insegnamento, la ricerca e altre attività, allora

c’è una forte ragione per resistere o respingerli indipendentemente

dai costi. Queste influenze non sono inevitabili, e la cosa va ben tenuta

a mente.

***************************************

Fonte: Chomsky:

Public Education Under Massive Corporate Assault

— What’s Next?

09.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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