DI NOAM CHOMSKY
Information Clearing House
Quello che segue è una trascrizione parziale di un recente discorso
pronunciato da Noam Chomsky all’Università di Toronto a Scarborough
sul processo di rapida privatizzazione dell’educazione pubblica secondaria
negli Stati Uniti.
Un paio di mesi fa sono andato in Messico
per fare una conferenza all’Università Nazionale di Città del Messico,
l’UNAM. È davvero un’università notevole, centinaia di migliaia
di studenti, impegnati e di alta formazione, una facoltà eccellente.
È gratuita. Il governo dieci anni fa cercò di aggiungere un po’
di lezioni private, ma ci fu uno sciopero degli studenti e il governo
tornò sui suoi passi. E, infatti, c’è ancora un edificio amministrativo
nel campus che è ancora occupato dagli studenti e che viene
usato come centro per l’attivismo in tutta la città. C’è anche,
nella città stessa, un’altra università, che non è gratuita ma
ha l’ammissione libera. Ci sono dei sussidi per chi ne avesse bisogno.
Sono andato anche lì; si tratta comunque di studenti e di una facoltà
di livello notevole. Questo è il Messico, un paese povero.Poco dopo mi sono trovato in California,
forse il posto più ricco al mondo. Stavo tenendo discorso nelle
università. In California, le principali università, Berkeley e UCLA
– sono essenzialmente università private Ivy League – tasse d’iscrizione colossali, decine
di migliaia di dollari, enormi sovvenzioni. L’opinione comune è che
molto presto le privatizzeranno, e il resto del sistema verrà – ed
era un sistema veramente buono, il miglior sistema pubblico al mondo
– probabilmente ridotto all’istruzione tecnica o una cosa del genere.
La privatizzazione, naturalmente, significa privatizzazione per i ricchi
[e un ] livello di istruzione principalmente tecnica per gli altri.
E questo sta accadendo in tutto il paese. Il prossimo anno, per la prima
volta, il sistema della California, che era davvero un sistema favoloso,
il migliore, sta ottenendo più soldi dalle tassi di iscrizione che
dallo Stato della California. Anche questo sta avvenendo in tutto il
paese. Nella maggior parte degli stati, le iscrizioni coprono più delle
metà del budget. Si parla della gran parte delle università
di ricerca. Molto presto solamente i community college – sapete,
il livello più basso del sistema – verranno finanziati dallo stato
in modo decente. E sono anche loro sotto attacco. Anche gli analisti
sono d’accordo, e cito, “L’epoca delle università pubbliche
abbordabili fortemente sovvenzionate dallo stato potrebbe essere alla
fine.”
Si tratta di un modo importante per
implementare la politica dell’indottrinamento dei giovani. Le persone
che vengono intrappolate nel debito hanno davvero poche possibilità
di scelta. Questo è vero anche per il controllo sociale; si tratta
di aspetti comuni nelle politiche internazionali; quelli che tra voi
studiano il FMI, la Banca Mondiale e altri ne sono già a conoscenza.
Come l’esempio Messico-California ben illustra, le ragioni per la
distruzione cosciente del più grande sistema pubblico formativo non
sono economiche. L’economista Doug Henwood ha segnalato che sarebbe
abbastanza semplice rendere l’educazione universitaria totalmente
gratuita. Negli Stati Uniti si parla di meno del 2 per cento del PIL.
Circa l’1 per cento del PIL costituisce un terzo degli introiti delle
10.000 famiglie più ricche. La stessa somma rappresenta tre mesi di
spesa del Pentagono. Sono meno di quattro mesi di sprechi nei costi
di amministrazione del sistema sanitario privatizzato, uno scandalo
internazionale.
Il doppio del costo pro capite
di paesi simili riesce ad avere i peggiori risultati, e infatti è una
delle basi del famoso deficit. Se gli Stati Uniti avessero lo
stesso sistema sanitario di altri paesi industrializzati non solo non
si sarebbe deficit, ma ci sarebbe un attivo. Comunque, parlare
di queste cose in campagna elettorale sarebbe suicida, come Henwood
ha segnalato. Ha ragione. In una democrazia dove le elezioni sono essenzialmente
comprate dalle concentrazioni di capitale privato, non conta quello
che vogliano le persone. Le persone sono davvero a favore di una cosa
del genere già da lungo tempo, ma sono irrilevanti in una democrazia
così gestita.
Dovremmo ricordare che il periodo di
forte crescita economica, l’economia degli Stati Uniti, fu, in alcuni
decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale, chiamata comunemente l’”Età
dell’Or” dagli economisti. Era sostanzialmente alimentata da
un’istruzione pubblica accessibile e dalla ricerca universitaria.
Un’istruzione pubblica accessibile riguarda il GI Bill, che fornisce
istruzione gratuita ai veterani – e ricordate, era un paese molto
più povero di adesso. C’erano tasse di iscrizione estremamente basse
anche ai college privati. E in effetti io sono andato a un college
Ivy League, e costava 100 dollari l’anno; ora è di più, ma non tanto
alto, non si parla di 30 o 40.000, giusto?
E della ricerca universitaria? Bene,
come ho già menzionato, questo è il cuore delle moderne
economie high-tech. Riguarda i computer, Internet, l’intera
rivoluzione dell’IT revolution e molto di più. Lo smantellamento
di questo sistema dagli anni ’70 è tra le varie iniziative per portare
a una società a due binari, una rigida concentrazione di ricchezza
e la stagnazione per la gran parte degli altri. Ha anche conseguenze
economiche. Prendiamo la California. Quello che stanno facendo al sistema
pubblica formativo andrà a minare l’economia che si basa su una forza
lavoro qualificato e l’innovazione creativa, sulla Silicon Valley
e così via. Bene, a parte gli enormi costi umani del deprivare la maggioranza
delle persone di opportunità formative decenti, queste politiche minano
la capacità competitiva degli Stati Uniti. È una cosa molto pesante
per la massa della popolazione, ma non significa niente all’irrisoria
percentuale a cui fanno riferimento il potere e la ricchezza. Infatti,
negli anni successivi al Pell Memorandum, siamo entrati in una nuova
fase del capitalismo di stato nel quale il futuro non viene preso granché
in considerazione. Il profitto arriva sempre più da manipolazioni finanziarie.
Le politiche aziendali sono pilotati verso i profitti a breve termine,
e questo riduce la preoccupazione per la lealtà verso un’azienda
nel lungo periodo. Parleremo di questo domani, ma ora lasciatemi parlare
delle conseguenze per l’educazione, che sono davvero significative.
Supponiamo, come sta avvenendo sempre
più non solo negli Stati Uniti, che le università non siano
finanziato dallo stato, ossia dalla comunità. Come potranno sopravvivere?
Le università sono istituzioni parassite; non producono beni per il
profitto, per fortuna. Lo faranno uno dei questi giorni. La questione
dei finanziamenti solleva molte domande complesse, che non ci sarebbero
se l’appoggio al pensiero indipendente e all’indagine fossero considerati
un bene pubblico, con un valore intrinseco. Questo è l’ideale tradizionale
delle università, anche se vengono fatti grossi sforzi per mutarlo.
Prendete la Gran Bretagna. Secondo la stampa britannica, all’Arts
and Humanities Research Council
è stato semplicemente ordinato di spendere una quantità significativa
di fondi sulla visione del paese che aveva il Primo Ministro. La sua
cosiddetta “Grande Società”, che significa profitti per le
grandi aziende, e che gli altri se la sbrighino da soli. Il governo
ha prodotto quello che definiscono un chiarimento del famoso Principio di Haldane. È un principio vecchio di un secolo che
ha impedito l’intrusione del governo nella ricerca accademica. Fino
a che esisterà, una cosa per me difficile da credere, ma, se rimarrà
in piedi, la mano del Grande Fratello si fionderà molto pesantemente
sulla ricerca e sull’innovazione nelle arti e nelle materie umanistiche
da padroni dell’umanità, seguendo i consigli del Pell Memorandum.
Naturalmente, per difendere le libertà accademiche in modo da ricevere
cenni di approvazione dall’Innominabile, per prendere a prestito la
dialettica di mio nipote. La Gran Bretagna di Cameron sta cercando di
essere in prima linea per l’assalto all’educazione pubblica. Il
resto del mondo occidentale non è molto lontano. Ma comunque gli Stati
Uniti sono un passo avanti.
Di solito, in una cultura guidata dalle
grandi aziende, all’ideale tradizionale del pensiero libero e indipendente
vengono date false promesse, ma ci sono altri valori hanno un’importanza
superiore. Difendere l’autentica libertà istituzionale non è cosa
da poco. Comunque, non è una cosa irrealizzabile. Parlerò del caso
che conosco meglio, della mia università. È un caso molto calzante,
per la natura dei suoi finanziamenti. Tecnicamente è un’università
privata, ma ha ingenti fondi statali, maggioritari, soprattutto dopo
la Seconda Guerra Mondiale. Quando mi sono avvicinato alla facoltà
più di 55 anni fa, c’erano dei laboratori militari. Da allora sono
stati allontanati. Anche i programmi accademici, a quel tempo, negli
anni ’50, erano quasi interamente finanziati dal Pentagono. Sotto
la pressioni degli studenti nel periodo dei casini, gli anni ’60,
ci furono proteste su questo e fu richiesta un’indagine. Una commissione
di studenti della facoltà fu formata nel 1969 per indagare. Ero un
membro, grazie alla pressione degli studenti. La commissione era interessante.
Venne scoperto che, malgrado la fonte dei finanziamenti, il Pentagono,
che copriva quasi l’intero programma accademico, non c’erano attività
collegate ai militari nel campus, se non nel senso che praticamente
tutto può avere una qualche applicazione militare. In effetti c’era
un’eccezione, il dipartimento di scienze politiche, [che] era pesantemente
coinvolto nella guerra in Vietnam sotto la guisa della ricerca della
pace. Da quell’epoca il finanziamento del Pentagono è scemato, e
quello delle istituzioni collegate allo stato – il National Institute
of Health e altri – è aumentato. C’è una ragione, che riflette
i cambiamenti nell’economia.
Negli anni ’50 e nei ’60 la base
dell’economia era basata sull’elettronica. Il Pentagono era un modo
naturale per arraffare i soldi dai contribuenti, facendogli credere
di venire protetti dai russi o da qualcun altro, e direzionarli per
gli eventuali profitti aziendali. La cosa fu fatta in modo efficace.
Ha portato ai computer, a Internet, alla rivoluzione dell’IT. Infatti,
la gran parte dell’economia moderna viene da lì. Negli anni più
vicini a noi l’economia è diventata più dipendente dalla biologia.
Per questo il finanziamento dello stato è slittato. Cinquanta anni
fa, se davi un’occhiata all’MIT, potevi trovare piccoli avviamenti
per l’elettronica che venivano dalla facoltà. Si affidavano ai fondi
del Pentagono sulla ricerca e, se avevano successo, venivano rilevati
dalle più grandi aziende. Qualcuno di voi che conosce qualcosa dell’economia
high-tech economy saprà che si parla della famosa Route 128.
Si parla di 50 anni fa. Ora, se vai nel campus, gli avviamenti
sono focalizzati sulla biologia e il processo continua allo stesso modo.
I progressi nell’ingegneria genetica, nella biotecnologia, nella farmaceutica
e nella grande edilizia vanno a Novartis e verso aziende di questo tipo.
Questo è il sistema che adotta la cosiddetta economia della libera
impresa. C’è stato anche uno slittamento per applicazioni più a
breve termine. Il Pentagono e il National Institutes of Health
sono interessati al futuro a lungo termine dell’economia avanzata.
Al contrario di un’azienda, di solito cerca qualcosa che si possa
usare, che possa utilizzare lei e non i concorrenti, e questo anche
nel futuro. Non conosco in effetti uno studio accurato, ma sembra abbastanza
chiaro che lo slittamento verso il finanziamento delle grandi aziende
sta favorendo la ricerca per le applicazioni più a breve termine e
meno la ricerca di quello che potrebbe essere importante ed essenziale
nel corso del processo.
Un’altra conseguenza del finanziamento
delle grandi aziende è una maggiore segretezza. La cosa ha sorpreso
molti, ma durante il periodo del finanziamento del Pentagono, non c’era
segretezza. E non c’era neppure nel campus. Forse ve ne ricordate.
Si poteva camminare nei laboratori finanziati dal Pentagono 24 ore al
giorno, e non c’erano tessere da infilare e cose del genere. Non c’erano
segreti; era totalmente alla luce del sole. Oggi c’è la segretezza.
Una grande aziende non può parlare di segretezza, ma ti possono far
capire che non avrai il tuo contratto rinnovato se ne parli con altri.
Questo è successo. Infatti, ha provocato alcuni scandali, abbastanza
forti da apparire sulla prima pagina del Wall Street Journal.
Il finanziamento esterno ha altri effetti
sull’università, a meno che non sia libero e senza vincoli, come
osserva il Principio di Haldane. E la cosa è vera in grado significativo
per il finanziamento dal Pentagono e da altre istituzioni nazionali.
Comunque, un qualsiasi finanziamento esterno [ha un qualche effetto],
anche tenendo fede al Principio di Haldane, nel caso in cui introduca
una struttura per la ricerca o per l’insegnamento. Una cosa del genere
automaticamente fa spostare l’ago della bilancia accademica e può
minacciare l’indipendenza e l’integrità dell’istituzione. E nel
caso del finanziamento delle grandi aziende, in modo davvero notevole.
L’aziendalizzazione può avere una
notevole influenza anche in altri modi. I gestori delle grandi aziende
hanno un dovere, quello di focalizzarsi sui profitti e di cercare di
convertire quanta più esistenza possibile in beni materiali. Non è
solo perché sono malvagi; è il loro compito. Per la legge anglo-americana
è anche un loro preciso dovere. Ci sarebbe molto da parlare su quest’argomento,
ma un elemento riguarda in particolare le università e anche altro.
Una conseguenza particolare è l’attenzione su quella che si chiama
efficienza. È un concetto interessante. Non è strettamente un concetto
economico. Ha un aspetto fondamentalmente ideologico. Se un’azienda
riduce il personale, diventa più efficiente per le misurazioni standard
grazie ai costi più bassi. In genere tutto ciò sposta il peso sul
pubblico, un fenomeno molto comune che vediamo tutti i giorni. I costi
per il pubblico non vengono conteggiati e sono colossali. Questa è
una scelta non basata su una teoria economica. È basata su una decisione
ideologica, che si applica direttamente al “modello di business”,
come viene definito, delle università. L’aumento delle dimensioni
delle classi o l’impiego di personale a tempo determinato, ad esempio
studenti laureati invece di insegnanti a tempo pieno, potrebbe sembrare
positivo per i bilanci delle università, ma ci sono dei costi significativi.
Vengono trasferiti e non misurati. Vengono riversati sugli studenti
e poi sulla società sotto forma di qualità dell’educazione che viene
ridotta.
Inoltre, non c’è alcun modo di misurare
i costi umani e sociali della conversione di scuole e università in
strutture che producono beni per il mercato del lavoro, abbandonando
il tradizionale ideale universitario. Creare un pensiero creativo e
indipendente, sfidare le credenze diffuse, esplorare nuovi orizzonti
e dimenticare le limitazioni esterne. Questo è un ideale che ha senza
dubbio problemi nei suoi aspetti pratici, ma la parte che viene messa
davvero realizzata è un buon indice per il livello di civilizzazione
raggiunto.
Quest’idea è stata combattuta molto
apertamente dai Principali Architetti della Politica nel Complesso Stato-Azienda
di Adam Smith, l’attacco diretto al Principio di Haldane in Gran Bretagna.
Si tratta di un caso estremo; talmente estremo che lo posso rimandare
al mittente. Ci sono esempi meno sfacciati. Molti di questi riguardano
solo la dipendenza dal finanziamento esterno, di stato o privato. Sono
due fonti che non si distinguono facilmente, visto il controllo che
gli interessi privati esercitano sullo stato. E quindi qual è la giusta
reazione ai finanziamenti esterni che minacciano l’ideale di una libera
università? Bene, una scelta sarebbe quella di rifiutarli per principio,
caso in cui l’università se la vedrebbe brutta. È un’istituzione
parassita. Un’altra scelta sarebbe quella di accettare, quando sono
al lavoro, di camminare accanto alla Sala di Lettura Lockheed Martin
e di guardare fuori dalla mia finestra del palazzo Koch, così chiamato
dal nome dei multimiliardari del Tea Party che sono tra i maggiori
finanziatori e una forza trainante delle campagne in corso per sbaragliare
i resti del movimento dei lavoratori e per istituire una tirannia dallo
stampo aziendale.
Ora, se i finanziamenti esterni cercano
di [influenzare] l’insegnamento, la ricerca e altre attività, allora
c’è una forte ragione per resistere o respingerli indipendentemente
dai costi. Queste influenze non sono inevitabili, e la cosa va ben tenuta
a mente.
Fonte: Chomsky:
Public Education Under Massive Corporate Assault
— What’s Next?
09.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE