DI CONN HALLINAN
CounterPunch
Dietro la crisi politica che ha visto la recente caduta di uno dei leader del Partito Comunista, Bo Xilai, c’è una lotta interna su come gestire il calo dell’ economia e l’aumento della disparità di reddito e sul passaggio dall’essere un paese esportatore con un basso costo del lavoro ad uno costruito sul proprio consumo interno. Dato che la Cina è la seconda economia del mondo – e probabilmente diventerà la prima nei prossmi 20 o 30 anni – la cattiva gestione del cambiamento potrebbe avere gravi conseguenze, da Pechino a Brasilia, da Washington a Mumbai.
Una pericolosa bolla immobiliare, l’ indebitamento dei governi locali ed una crescente disparità nella ricchezza sono i principali problemi dell’ economia cinese, e sono gli stessi problemi di quasi tutte le maggiori economie del mondo. Il capitalismo mondiale – nonostante l’auto-definizione della Cina di “socialismo con caretteristiche cinesi” – sta affrontando la più grande crisi dal grande crollo degli anni ’30.La domanda è: può un paese far funzionare per tutta la sua gente un sistema imperfetto? Mentre il capitalismo è stato il primo sistema economico ad aver sfruttato efficacemente la capacità produttiva dell’ umanità, è anche caratterizzato da crisi periodiche, da diseguaglianze enormi e da una ricerca del profitto autolesionista che distrugge tutto, dalla cultura all’ ambiente.
Il capitalismo può funzionare senza distruggere il paesaggio? La Cina ha fatto passi enormi e con la sua versione del sistema ha sollevato centinaia di milioni di persone dalla povertà e ha creato l’ economia più dinamica del pianeta, non un risultato da poco in un paese con oltre un miliardo di abitanti. Negli ultimi 30 anni la Cina è passata da un paese povero e principalmente rurale ad una forza economica che ha triplicato la rendita urbana e in cui l’aspettativa di vita è cresciuta di sei anni.
Ma cercare di far funzionare il capitalismo per tutti è un po’ come giocare a whack-a-mole. [“colpisci la talpa” N.d.r.]
Ad esempio, l’eccessiva cementificazione in Cina ha prodotto decine di milioni di appartamenti vuoti. Il premier Wen Jiabao ha detto: “se sviluppiamo ciecamente il mercato immobiliare si formerà una bolla, quando scoppierà influenzerà molto più che il settore immobiliare, avrà un grosso peso sull’ economia cinese”. Infatti, con il controllo delle banche – e così del credito e dei finanziamenti – i prezzi degli immobili recentemente sono calati in molte citta interne.
Dal momento che il 13% del PIL della Cina è dovuto all’ edilizia residenziale, un forte calo nelle costruzioni produrrà disoccupazione nel momento stesso in cui il nuovo piano quinquennale (2011-2015) progetti di diminuire il tasso di crescita dell’ economia dal 9% al 7,5%.
Quello che preoccupa i leader cinesi è che sta aumentando uno dei motori auto-distruttori del capitalismo – ingiustizia economica e inequità. Secondo Li Shu, economista alla Beijing Normal University, dal 1988 al 2007 il reddito medio del 12% di popolazione più ricco è passato da essere 10 volte superiore a 23 volte rispetto al 10% di popolazione più povero. Secondo il Financial Times, si stima che l’ 1% più ricco di Cina controlli dal 40% al 60% della ricchezza totale delle famiglie.
Disparità di ricchezza ed ingiustizia economica hanno alimentato “incidenti”, dagli scioperi industriali ai disordini dei contadini per le compensazioni inadeguate dei terreni confiscati. L’ endemica corruzione locale alimenta la rabbia.
Il governo sta cercando di risolvere la situazione aumentando le tasse per i ricchi, abbassandole ai poveri, e includendo più “poveri” nella categoria con diritto ai sussidi. Wen Jiabao l’ anno scorso ha detto che la Cina mirava “sostanzialmente ad eliminare la povertà entro il 2020”. Secondo le Nazioni Unite, circa 245 milioni di cinesi vivono ancora in stato di povertà.
Pechino ha anche frenato la vendita di terreni da parte dei municipi locali. Ma dal momento che il modo principale di città e province per fare denaro era attraverso la vendita di terreni, questo ha reso difficile per le aree locali ripagare i propri debiti, mantenere le loro infrastrutture e fornire servizi.
Colpita una talpa, ne salta su un’ altra.
C’è una volontà crescente da parte del cittadino medio cinese di affrontare problemi come l’ inquinamento, la corruzione e anche l’ energia nucleare. Parte del dibattito tra i leader del Partito Comunista è rivolto a come rispondere a questa crescente attività politica. Bo aveva una reputazione da “populista” e faceva campagne contro l’ ingiustizia economica e contro la corruzione. Ma era anche contrario alla rivisitazione dei fatti di piazza Tiananmen, dove nel 1989 l’ esercito sparò sui dimostranti.
Tiananmen ha una notevole rilevanza nella situazione attuale, dal momento che la maggior parte dei dimostranti non richiedono più democrazia ma la fine della corruzione e degli alti prezzi dei cibi. Non è un caso che quando i prezzi degli alimenti hanno cominciato a salire due anni fa, il governo si mosse per tagliare l’ inflazione dal 6,5% al 3,2% lo scorso febbraio.
Il governo risponde alle proteste generalmente con la repressione, ma questa politica si è in qualche modo moderata rispetto al passato. Quando i contadini si sono stancati dei leader e dei funzionari del Partito Comunista a Wutan, il governo della provincia inviò negoziatori, non la polizia. Proteste anti-inquinamento hanno forzato le autorità a chiudere diverse fabbriche. Allo stesso tempo il governo ha stretto la sua presa su internet, continua ad arrestare persone in quantità, e non si vergogna ad usare la forza.
La possibilità di grandi sconvolgimenti politici preoccupa l’attuale leadership e spiega perchè il premier Wen ha recentemente evocato le furie del passato. L’attuale crescita economica è “sbilanciata e insostenibile” ha detto. “Senza una riforma politica strutturale di successo è impossibile per noi avviare una riforma economica e le plusvalenze accumulate nel settore possono andare perdute”, e che “una tragedia storica come la Rivoluzione Culturale potrebbe ripetersi”.
Cambiare il corso in un paese come la Cina è come far girare una portaerei: si comincia molto in anticipo e ci si prende molto spazio. Se la Cina sta per dare un cambio alla sua economia in direzione del suo potenzialmente enorme mercato interno, dovrà aumentare il tenore di vita dei suoi cittadini. I salari sono aumentati del 15 – 20 per cento negli ultimi due anni ed è previsto che aumentino di un altro 15%.
I servizi sociali dovranno essere implementati. Il sistema sanitario, una volta gratuito, è diventato un fardello per molti cinesi, ed il governo dovrà occuparsene.
Per alcuni nel governo cinese la definizione di “riforma” sta per la fine del coinvolgimento dello stato nell’economia e lo spalancamento delle porte ad un sistema completamente di libero mercato. Non è chiaro se la maggioranza dei cinesi appoggerebbe una mossa del genere. Tutto quello che devono fare è dare un’ occhiata attorno e vedere le macerie che infligge un modello economico del genere nel mondo.
Il capitalismo può funzionare senza tutti i suoi danni collaterali? Karl Marx, il maggior critico a questo sistema, pensava di no. La Cina troverà il modo di superare i difetti del sistema o questa è solo la storia della rana e dello scorpione?
Lo scorpione chiese alla rana di portarlo dall’altra parte del fiume, ma la rana temeva che lo scorpione la pungesse. Lo scorpione le disse: “Se ti pungo morirò anche io”. Così la rana si mise lo scorpione sulla schiena e cominciò a nuotare, arrivati a metà strada lo scorpione la punse. La rana morente gli chiese “Perchè?” e lo scorpione rispose: “questa è la mia natura”.
Riuscirà la Cina a portare lo scorpione al di là del fiume ed evitare di essere punta? Rimanete collegati.
Titolo originale: “China’s Economy”
Fonte: http://www.counterpunch.org
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08.04.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO