Le tappe del Neoliberismo: così siamo arrivati alla lenta morte dell’Italia

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DI GILBERTO TROMBETTA

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Ci sono degli avvenimenti che hanno un peso, un significato particolare. La controrivoluzione neoliberista che sta portando alla lenta morte l’intera penisola, non è avvenuta in una sola notte. Si è trattato di un lungo, meticoloso processo caratterizzato da tante tappe.

Ho provato a riassumere, senza pretese di esaustività, quelle che ritengo più importanti, significative. I punti nodali di un lungo processo che ha portato i lavoratori indietro di un secolo e i cittadini italiani a impoverirsi.

1979: “Adesione al Sistema Monetario Europeo (SME). Entrato in vigore 13 marzo del 1979, si trattava di un accordo di cambi fissi tra i Paesi membri. È il padre putativo dell’euro”.

1981 è la volta del “Divorzio Banca d’Italia/Tesoro. Avvenuto dopo lo scambio di lettere tra l’allora ministro del tesoro, Beniamino Andreatta, e dell’allora governatore di Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi. Non ebbe mai una vera legittimazione politica. Portò anche a quella che passò alla storia come la “lite delle comari”, come venne chiamato lo scontro tra il Ministro del Tesoro, Andreatta, e quello delle finanze, Rino Formica. Portò alla caduta del secondo Governo Spadolini e alla nascita del quinto Governo Fanfani”.

1990: “Abrogazione della legge bancaria del 1936 con la legge 30 luglio 1990 n°218 (“Legge Amato”) che portò avanti il processo di ristrutturazione delle banche di diritto pubblico secondo le norme della S.p.a”.

1991: “Referendum abrogativo del 1991. Portò le preferenze da 3 a 1, ma – soprattutto – introdusse il maggioritario. La modifica continuò col referendum abrogativo del dove i radicali – protagonisti della stagione referendaria degli anni 90 – riproposero il quesito sul maggioritario per Regioni e Comuni dopo la bocciatura della Corte Costituzionale. Il percorso si concluse col referendum abrogativo del 1999, che portò all’abolizione della quota proporzionale residua”.

1992: “Con la firma del trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 nasce l’Unione Europea”. Il 2 giugno 1992, “pochi mesi dopo lo scoppio di Tangentopoli (17 febbraio 1992), si tenne la famigerata riunione sul panfilo Britannia della Regina Elisabetta, una tappa fondamentale del lungo processo di privatizzazioni, liberalizzazioni e di svendita degli asset italiani pubblici – a partire dall’IRI – che caratterizzò tutti gli anni Novanta”.

1992: “Eliminazione della scala mobile. Era già stata pesantemente depotenziata col taglio del 14 febbraio dell’84 (decreto San Valentino). Venne completamente abolita il 31 luglio del 1992 dal Governo Amato”.

1993: “Dopo averci provato già nel 1978, nel 1993 i radicali, sull’onda dell’indignazione della popolazione per Tangentopoli, riproposero il referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. I voti in favore dell’abolizione superarono il 90%”.

1993: “Legge Mattarella (Mattarellum). Recepì gli esiti del referendum abrogativo proposto nel 1993 dai radicali. Introdusse, oltre al maggioritario, le liste bloccate. La legge Calderoli del 2005 (Porcellum) eliminò poi del tutto il voto di preferenza con liste chiuse e bloccate”. 1997: “Pacchetto Treu che insieme alla legge Biagi del 2003 hanno introdotto l’odioso lavoro interinale”.

1997: “Riforma Bassanini. Si tratta della riforma che ha portato ai massimi livelli il cosiddetto federalismo a Costituzione invariata. Nel 2001, per la sua piena attuazione, portò alla riforma del titolo V della Costituzione”.

1997 è anche “l’anno in cui iniziò il percorso (fissazione del cambio e nuovo ingresso nello SME dopo l’uscita del 1992) che ci porterà ad adottare la moneta unica, l’euro”.

2001: “DL 368/2001 che insieme alla riforma Fornero (2012) e al Jobs Act (2014/15), modificando la legge 230 del 1962, hanno progressivamente liberalizzato i contratti atipici. Quelli cioè a tempo determinato.

2011: “Il 5 agosto del 2011 arrivò la famosa lettera della BCE (firmata da Draghi e Trichet) in cui ci veniva richiesto un lungo elenco di riforme: dal pareggio di bilancio in Costituzione al Jobs Act, dall’abolizione delle province alla riforma Fornero”.

2011: “Decreto Sacconi che ha consentito accordi sindacali al ribasso rispetto ai Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro”.

2014: “Decreto Poletti che ha ulteriormente favorito la precarizzazione facendo aumentare i contratti a tempo determinato e quelli di apprendistato”.

 

Gilberto Trombetta

30.07.2020

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