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La Redazione

 

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LE RIVOLUZIONI VERDI A CUBA E IN VENEZUELA

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A cura di Das schloss
Il 25 Ottobre 2007
37 Views

DI MALCOM LAGAUCHE

“Per quanto riguarda i bisogni alimentari, attualmente Cuba è totalmente indipendente dal resto del mondo. Il Venezuela si sta muovendo sulla stessa strada alla ricerca di una simile autonomia”

Quando la maggior parte delle persone sente la parola “rivoluzione” riferita a Cuba o al Venezuela, pensa istintivamente alle immagini della rivoluzione Cubana del 1950 con Fidel Castro in primo piano o ai caustici discorsi di Hugo Chavez contro l’imperialismo Statunitense.
Ad ogni modo, entrambe le nazioni stanno oggi sperimentando una rivoluzione nel modo di nutrire i loro popoli.

Dopo che l’Unione Sovietica smise di appoggiare Cuba, l’Isola si trovò senza aiuti economici. A quel tempo, Cuba importava la maggior parte del cibo necessario e fu così costretta a cambiare le modalità produttive e commerciali per nutrire i suoi cittadini. Un articolo del quotidiano britannico “The Independent”, l’8 agosto aveva come titolo: “La Buona Vita all’Havana: la rivoluzione verde cubana”. Secondo l’articolo:

“Vent’anni fa, a seguito del collasso dell’Unione sovietica, la piccola isola di Fidel Castro dovette affrontare una crisi di scorte di cibo. Oggi, la rete di piccoli contadini urbani sta crescendo rigogliosa, un successo alimentare che nutre l’intera nazione…

… Il sig. Salcines e la sua piccola fattoria urbana ad Alamar, un sobborgo a est della capitale, Havana, sono al centro della trasformazione sociale che potrebbe diventare più importante di qualsiasi altra cosa fatta da Castro nei suoi 47 anni di potere.

Spronata all’azione dal collasso dell’Unione Sovietica e dal seguente disastroso impatto sull’economia sovvenzionata cubana, il governo dell’isola dovette prendere decisioni importanti e radicali per nutrire il suo popolo. La soluzione che venne presa – senza precedenti sia nel mondo sviluppato che in quello sottosviluppato – fu di stabilire un sistema agricolo di autosostentamento che per necessità fu essenzialmente biologico.

Laura Enriquez, una sociologa dell’Università della California che aveva studiato e scritto esaurientemente circa l’agricoltura dell’America Latina disse: “Quello che è successo a Cuba è veramente notevole. Hanno deciso di dare priorità alla produzione di cibo mentre altre nazioni nella regione accettavano l’opzione neo-liberale e esportavano ‘tutto ciò che erano veramente capaci di fare’ importando nel frattempo derrate alimentari. I cubani mirarono alla sicurezza alimentare e diedero priorità ai piccoli contadini.”

Oggi a Cuba ci sono più di 7.000 appezzamenti che occupano più di 81.000 acri di terreno su cui il cibo biologico viene coltivato. Molti di questi sono situati in aree urbane, così come molti sono nelle zone rurali. All’Havana ci sono più di 200 piccoli campi (alcuni in piccoli spazi tra tenute isolate) che riforniscono la popolazione della città di più del 90% della frutta e della verdura necessaria. I contadini sono obbligati a coltivare una certa quantità di prodotti per il governo Cubano. Il surplus poi appartiene ai contadini che lo possono vendere liberamente per trarne un profitto che viene diviso tra loro.

Questo metodo di produzione del cibo ha dato lavoro a migliaia di cubani. Il loro impiego non è così assolutamente legato ai capricci della finanaza internazionale.

Oggi il sistema cubano di produzione e distribuzione di prodotti biologici comincia ad essere applicato anche a Caracas, in Venezuela.

Il sig. Howard scrisse un articolo dal titolo: “Sfamarci: le coltivazioni biologiche nella città di Caracas” che è apparso su www.venezuelanalysis.com il 10 Agosto 2006. Secondo Howard:


“Nel mezzo della moderna città di Caracas; Norali Venezuela sta in jeans e stivali da lavoro nella sua coltivazione biologica. E’ la direttrice dell’ Organoponico Boliver,il primo campo biologico che mostra il suo volto verde nel cuore della città…

… Per i Venezuelani, il campo rappresenta un grande cambiamento nel modo in cui essi producono il cibo. “Le persone si stanno svegliando” ha detto Norali Venezuela alla stampa. “Abbiamo dipeso per molto tempo da Mc Donald’s e Wendy’s, ora le persone stanno imparando a mangiare ciò che noi stessi produciamo”..

…Gli Organoponicos sono ispirati ai modelli che sono emersi a Cuba dopo la caduta del blocco Sovietico, ciò significa che anche i Venezuelani compreranno e consumeranno cibo cresciuto e prodotto in Venezuela, contrariamente alla situazione attuale dove la FAO (United Nations Food and Agricultural Organization) dichiara che il Venezuela importa circa l’80% del cibo che consuma.

Per quanto riguarda i bisogni alimentari, attualmente Cuba è totalmente indipendente dal resto del mondo. Il Venezuela si sta muovendo sulla stessa strada alla ricerca di una simile autonomia.

Nel futuro, ci potrebbe però essere un giro di vite sull’astuto programma alimentare cubano. Ultimamente, dopo l’ultima operazione di Fidel Castro, ci sono state molte speculazioni sul futuro dell’isola. Il governo statunitense (sia Repubblicani che Democratici) stanno già parlando di portare la “libertà” al popolo cubano.

Se dovesse succedere un tale evento, dovremmo considerare l’esempio Iracheno per vedere le “libertà” che derivano dalle interferenze statunitensi. In Iraq, Paul Bremer, il “vicerè” statunitense che ha stabilito le regole per un Iraq “libero” ha emanato 100 editti prima di lasciare il suo posto: editti che non possono essere modificati dai governi che si susseguiranno in Iraq. L’editto #81 proibisce ai contadini iracheni di usare semi delle precedenti coltivazioni, un metodo che esiste da 5,000 anni in Iraq. I coltivatori iracheni devono ora acquistare dalla Monsanto semi geneticamente modificati per le loro coltivazioni. Questa è una regola che viene fatta applicare rigorosamente. Gli ispettori visitano frequentemente i coltivatori iracheni per controllare che rispettino queste direttive. Se un coltivatore usa i suoi semi, viene pesantemente multato.

Come può succedere una cosa simile? È abbastanza semplice. La Monsanto prende i semi di una coltivazione, li studia e li riproduce geneticamente. Una volta che il seme è copiato, la Monsanto registra il brevetto della struttura del seme. In altre parole, ogni seme naturale con la stessa struttura di uno registrato dalla Monsanto, diventa illegale.

Se Cuba venisse “liberata” dagli Stati Uniti, verrebbe immediatamente proibito ai contadini cubani di usare il loro semi.
Allora i cubani non sarebbero più in grado di comprare cibo biologico con immediata disponibilità e a basso costo.

Il merito dell’autosufficienza alimentare ed economica (almeno per quanto riguarda i bisogni alimentari) gioca il ruolo principale nei programmi Cubani e Venezuelani.
Non va tralasciato però un punto fondamentale: l’influenza di questi cibi biologici sulla salute.

Se più del 90% dei cubani e un sempre crescente numero di Venezuelani continuasse ad avere una dieta fondamentalmente basata su cibi biologici, essi avrebbero una salute molto migliore di quella delle persone che vivono nelle società industriali le cui diete si basano su cibi trattati, geneticamente modificati e pieni di zuccheri che li stanno lentamente avvelenando.

L’obesità e il diabete sono molto presenti negli Stati Uniti. Più del 50 % della popolazione è sovrappeso. Attualmente ci sono 21 milioni di cittadini statunitensi che soffrono di diabete. Gli esperti della Salute prevedono che tra 10 anni questa cifrà salira fino a 45 milioni. E’ una previsione facile perché gli esperti seguono il degrado dell’alimentazione americana e possono prevedere accuratamente i risultati su scala decennale.

Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una piccola riscerca sui diabetici negli Stati Uniti e a Cuba. A Cuba ci sono circa 300,000 persone col diabete. L’isola investe molto sui programmi informativi sul diabete che cominciano in età scolastica.

Il tasso di diabetici a Cuba è 1/7 di quello riscontrato negli Stati Uniti. In testa alla popolazione a rischio di diabete negli Stati Uniti, i Cubani in America sono al terzo posto, un profilo ad alto rischio.

Non bisogna essere Einstein per immaginare perché i Cubani in America sono così ad alto rischio di diabete. Il loro pool genetico è quello dei cubani che vivono sull’isola a 90 miglia dalle coste della Florida, quindi la causa della malattia non può essere una predisposizione genetica. Sono a rischio perché si sono abbandonati alle abitudini alimentari statunitensi.

Gli oppositori dell’egemonia e dell’imperialismo Amerciano devono considerare la Pazienza come una mossa importante per resistere allo Zio Sam. Tra un paio di decenni, forse i cittadini americani mangeranno fino a morirne.

Titolo originale:”GREEN REVOLUTIONS IN CUBA AND VENEZUELA”

Fonte: http://www.malcomlagauche.com
Link
14.10.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DEMONEIVO (Ivano Banfi)

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