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La Redazione

 

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LE RIVOLTE DI LONDRA E IL LORO CONTESTO

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A cura di supervice
Il 15 Agosto 2011
49 Views

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DI GILAD ATZMON
www.gilad.co.uk

È sorprendente scoprire che la stampa

britannica, così pronta del parlarci della natura e delle motivazioni

“vere” dietro ogni protesta di massa nel mondo arabo, è in qualche

modo intellettualmente carente nei suoi tentativi di comprendere le

enormi rivolte che si sono dipanate sotto casa. Fino ad ora, non sono

riuscito a scorgere un solo tentativo di valore per capire il pieno

significato o l’importanza delle odierni sommosse che hanno luogo

nelle strade delle città in tutto il Regno Unito. I giornali britannici

hanno sottolineato gli eventi come se fossero guidati o associati con

qualcosa correlato al teppismo. Hanno parlato con le vittime, e qualche

volta sono addirittura riusciti a intervistare alcuni tra i protagonisti

e i responsabili.
Ma, immersi in una serie di resoconti

superficiali e sensazionalistici, ci mancano ancora le informazioni

più importanti. Qual è la demografia delle rivolte? Chi

le guida? C’è un qualche dirigente? C’è un’ideologia dietro

tutto questo? Perché saccheggiano, cosa saccheggiano, e dove vanno

a saccheggiare? E, più di tutto, che significato ha tutto questo?

Gli eventi a cui abbiamo assistito

la scorsa settimana a Londra, Birmingham, Liverpool, Bristol e Manchester

erano segnali di una possibile disintegrazione della società britannica.

Alcuni settori di questa società stavano dicendo con chiarezza, “Non

ne possiamo più”. La verità è che queste persone che abbiamo visto

scatenarsi nelle nostre strade sono alla deriva già da molto tempo,

e nessuno ha mai mostrato segni di preoccupazione, tanto che ora non

sono più molto interessati all’obbedienza di una qualsiasi nozione

di legge e di ordine. Non ci vedono un gran valore. E la ragione potrebbe

essere semplice: la cosa non li riguarda granché.

Quello che è avvenuto in Gran

Bretagna non è una rivolta politica. Non è una battaglia

con una richiesta elaborata di giustizia. E neppure si tratta dello

sfogo di odio meramente razziale. Non è niente di tutto questo,

e comunque, vista nella sua interezza, comprende e manifesta tutti assieme

questi fattori. È davvero un rifiuto di un intero sistema. È una chiara

manifestazione e una espressione energica di generazioni che hanno perso

ogni speranza in una società che non prevede alcuna prospettiva per

loro; quelli che vediamo nelle città britanniche sono giovani ragazzi

che stanno denunciando il sistema in vigore. È un’eruzione spontanea

di una richiesta di venire riconosciuti.

Per ovvie ragioni, non molti in Gran

Bretagna hanno voglia di stare ad ascoltare la voce disperata e urgente

degli svantaggiati. Ma credo che dobbiamo comunque cercare di capire

quello che sta avvenendo.

Se si vuole comprendere perché

i media britannici non siano riusciti a capire quello che è

successo, la risposta può essere solo diretta; anche se se il loro

ruolo consiste nel diffondere un’immagine e un’apparente libertà

di pensiero, di autonomia di uno spirito chiarificatore, una notevole

componente di questi media è totalmente inseriti all’interno

di un sistema allargato che devono appoggiare e sostenere.

In questa nazione, tutti affermiamo

di credere nella democrazia, anche se spesso siamo arrivati a commettere

assassini di massa in nome della libertà. Siamo più vicini alla

verità se consideriamo che siamo sommersi in una cultura di amore

per sé stessi, e per questo reputiamo impossibile immaginare che chiunque

sia vicino a noi possa rifiutare questa “grandezza”. E qui abbiamo

la cattiva notizia; tutto questo sta rapidamente andando fuori controllo,

visto che per troppo tempo abbiamo celebrato la nostra “grandezza”

a spese dei nostri vicini senza privilegi. Ovviamente, i nostri vicini

di casa non abboccano a questa nozione di libertà d autonomia, visto

che non hanno i mezzi per poter festeggiare una cosa simile: ne sono

tagliati fuori, esclusi dal gioco.

Quando era giovane, mi chiedo spesso

cosa avrei fatto quando avrei dovuto badare a me stesso, e c’erano

davvero tante scelte da poter fare: l’istruzione era possibile per

la gran parte di noi; ma più di ogni altra cosa, c’erano posti di

lavoro per tutti, visto che c’erano molte industrie differenti. Sapevo,

ad esempio, che sarei stato comunque in grado di trovare almeno un posto

in fabbrica e badare a me stesso e alla mia famiglia futura. Ma la Gran

Bretagna non ha più niente di tutto questo. Non ci sono posti di lavoro.

Non ci sono industrie, e da quest’anno l’educazione superiore non

sarà più un’opzione possibile per un numero enorme di ragazzi.

Ed è ancor più tragico

che i nostri politici non sembrano avere la minima preoccupazione per

questi problemi: i politici britannici, come ogni altro politico occidentale,

sembrano insensibili alle sfide severe che deve affrontare la gioventù,

e alle implicazioni di tutti questi eventi per il loro futuro e per

il loro senso di speranza. È stato argomentato in modo convincente

che la democrazia liberale occidentale ha solamente il compito di fissare

alcuni parametri e di creare le condizioni appropriate per lo sviluppo

delle grandi aziende. Simili condizioni sono davvero presenti in Gran

Bretagna. Il sistema democratico potrebbe essere descritto più precisamente

come una forma di sottile, perfida e ambigua oppressione politica che

ci mostra solamente l’apparenza del “vero riflesso della nostra

volontà”. Ci dà la falsa impressione che, alla fine dei conti, l’ordine

attuale non sia altro che la realizzazione e il riflesso delle “nostre

scelte personali”.

La verità è comunque molto

più semplice: il sistema politico occidentale è al suo posto

per difendere il consumismo, e per far andare avanti la barca. La nostra

libertà civile è ridotta a un semplice ventaglio di diritti: siamo

liberi di consumare, di comprare, di spendere, di acquistare, di prendere

in affitto, di affittare e di prendere a noleggio. Ma è ancora presente

un grosso problema che non se ne andrà, perché, mentre saliamo più

in alto nella scala della nostra vita da consumatori, sempre più persone

precipitano in basso. Mentre i più fortunati tra noi procedono spediti,

un numero consistente di ragazzi stanno realizzando che non saranno

mai in grado di poter partecipare.

Da un lato siamo soggetti a una “dittatura

della mercificazione”; siamo allenati ad identificarci con una serie

di ninnoli e di modelli, e, dall’altro lato, un numero sempre maggiore

di persone ne sono esclusi, visto che si possono permettere con molta

difficoltà il possesso di questi oggetti del desiderio, e si accorgono

di essere squalificati dal “gioco identitario”. Diventano senza

volto, la loro esistenza è negata, sono lasciati a vagare come dei

fantasmi avvolti nelle loro tute da ginnastica, in una società pilotata

dal capitalismo spietato e dalla schietta avidità.

Una simile lettura delle sommosse di

Londra potrebbe aiutarci a comprendere che molti dei saccheggiatori

sembravano davvero felici a essere citati dalla stampa mentre venivano

trovati nelle strade con le loro cose nuove. Per la prima volta, hanno

avuto la possibilità di unirsi all’”ordine simbolico” dell’Occidente.

Sorridevano alla telecamera, mostrando la loro carta d’ingresso in

società. Non vogliono essere sentirsi persone senza volto, insistono

nell’essere notati.

Una cosa deprimente è vedere

come i politici britannici sembrano essere davvero entusiasti per l”interventismo

morale” espresso in altri paesi. Ma io credo sia giunto il tempo per

la Gran Bretagna per essere sottoposta a una vera forma di interventismo

morale, un influsso di idee spirituali che ci redimano dalla brama per

il denaro e dal capitalismo brutale. Ed è sempre più chiaro che, nello

spettro politico britannico, non possiamo trovare alcuna forza che possa

guidare una tale trasformazione, e che siamo davvero in una situazione

sia imprevedibile che tragica.

*****************************************

Fonte: Gilad

Atzmon: the london riots and the big picture

14.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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