DI GILAD ATZMON
www.gilad.co.uk
È sorprendente scoprire che la stampa
britannica, così pronta del parlarci della natura e delle motivazioni
“vere” dietro ogni protesta di massa nel mondo arabo, è in qualche
modo intellettualmente carente nei suoi tentativi di comprendere le
enormi rivolte che si sono dipanate sotto casa. Fino ad ora, non sono
riuscito a scorgere un solo tentativo di valore per capire il pieno
significato o l’importanza delle odierni sommosse che hanno luogo
nelle strade delle città in tutto il Regno Unito. I giornali britannici
hanno sottolineato gli eventi come se fossero guidati o associati con
qualcosa correlato al teppismo. Hanno parlato con le vittime, e qualche
volta sono addirittura riusciti a intervistare alcuni tra i protagonisti
e i responsabili.
Ma, immersi in una serie di resoconti
superficiali e sensazionalistici, ci mancano ancora le informazioni
più importanti. Qual è la demografia delle rivolte? Chi
le guida? C’è un qualche dirigente? C’è un’ideologia dietro
tutto questo? Perché saccheggiano, cosa saccheggiano, e dove vanno
a saccheggiare? E, più di tutto, che significato ha tutto questo?
Gli eventi a cui abbiamo assistito
la scorsa settimana a Londra, Birmingham, Liverpool, Bristol e Manchester
erano segnali di una possibile disintegrazione della società britannica.
Alcuni settori di questa società stavano dicendo con chiarezza, “Non
ne possiamo più”. La verità è che queste persone che abbiamo visto
scatenarsi nelle nostre strade sono alla deriva già da molto tempo,
e nessuno ha mai mostrato segni di preoccupazione, tanto che ora non
sono più molto interessati all’obbedienza di una qualsiasi nozione
di legge e di ordine. Non ci vedono un gran valore. E la ragione potrebbe
essere semplice: la cosa non li riguarda granché.
Quello che è avvenuto in Gran
Bretagna non è una rivolta politica. Non è una battaglia
con una richiesta elaborata di giustizia. E neppure si tratta dello
sfogo di odio meramente razziale. Non è niente di tutto questo,
e comunque, vista nella sua interezza, comprende e manifesta tutti assieme
questi fattori. È davvero un rifiuto di un intero sistema. È una chiara
manifestazione e una espressione energica di generazioni che hanno perso
ogni speranza in una società che non prevede alcuna prospettiva per
loro; quelli che vediamo nelle città britanniche sono giovani ragazzi
che stanno denunciando il sistema in vigore. È un’eruzione spontanea
di una richiesta di venire riconosciuti.
Per ovvie ragioni, non molti in Gran
Bretagna hanno voglia di stare ad ascoltare la voce disperata e urgente
degli svantaggiati. Ma credo che dobbiamo comunque cercare di capire
quello che sta avvenendo.
Se si vuole comprendere perché
i media britannici non siano riusciti a capire quello che è
successo, la risposta può essere solo diretta; anche se se il loro
ruolo consiste nel diffondere un’immagine e un’apparente libertà
di pensiero, di autonomia di uno spirito chiarificatore, una notevole
componente di questi media è totalmente inseriti all’interno
di un sistema allargato che devono appoggiare e sostenere.
In questa nazione, tutti affermiamo
di credere nella democrazia, anche se spesso siamo arrivati a commettere
assassini di massa in nome della libertà. Siamo più vicini alla
verità se consideriamo che siamo sommersi in una cultura di amore
per sé stessi, e per questo reputiamo impossibile immaginare che chiunque
sia vicino a noi possa rifiutare questa “grandezza”. E qui abbiamo
la cattiva notizia; tutto questo sta rapidamente andando fuori controllo,
visto che per troppo tempo abbiamo celebrato la nostra “grandezza”
a spese dei nostri vicini senza privilegi. Ovviamente, i nostri vicini
di casa non abboccano a questa nozione di libertà d autonomia, visto
che non hanno i mezzi per poter festeggiare una cosa simile: ne sono
tagliati fuori, esclusi dal gioco.
Quando era giovane, mi chiedo spesso
cosa avrei fatto quando avrei dovuto badare a me stesso, e c’erano
davvero tante scelte da poter fare: l’istruzione era possibile per
la gran parte di noi; ma più di ogni altra cosa, c’erano posti di
lavoro per tutti, visto che c’erano molte industrie differenti. Sapevo,
ad esempio, che sarei stato comunque in grado di trovare almeno un posto
in fabbrica e badare a me stesso e alla mia famiglia futura. Ma la Gran
Bretagna non ha più niente di tutto questo. Non ci sono posti di lavoro.
Non ci sono industrie, e da quest’anno l’educazione superiore non
sarà più un’opzione possibile per un numero enorme di ragazzi.
Ed è ancor più tragico
che i nostri politici non sembrano avere la minima preoccupazione per
questi problemi: i politici britannici, come ogni altro politico occidentale,
sembrano insensibili alle sfide severe che deve affrontare la gioventù,
e alle implicazioni di tutti questi eventi per il loro futuro e per
il loro senso di speranza. È stato argomentato in modo convincente
che la democrazia liberale occidentale ha solamente il compito di fissare
alcuni parametri e di creare le condizioni appropriate per lo sviluppo
delle grandi aziende. Simili condizioni sono davvero presenti in Gran
Bretagna. Il sistema democratico potrebbe essere descritto più precisamente
come una forma di sottile, perfida e ambigua oppressione politica che
ci mostra solamente l’apparenza del “vero riflesso della nostra
volontà”. Ci dà la falsa impressione che, alla fine dei conti, l’ordine
attuale non sia altro che la realizzazione e il riflesso delle “nostre
scelte personali”.
La verità è comunque molto
più semplice: il sistema politico occidentale è al suo posto
per difendere il consumismo, e per far andare avanti la barca. La nostra
libertà civile è ridotta a un semplice ventaglio di diritti: siamo
liberi di consumare, di comprare, di spendere, di acquistare, di prendere
in affitto, di affittare e di prendere a noleggio. Ma è ancora presente
un grosso problema che non se ne andrà, perché, mentre saliamo più
in alto nella scala della nostra vita da consumatori, sempre più persone
precipitano in basso. Mentre i più fortunati tra noi procedono spediti,
un numero consistente di ragazzi stanno realizzando che non saranno
mai in grado di poter partecipare.
Da un lato siamo soggetti a una “dittatura
della mercificazione”; siamo allenati ad identificarci con una serie
di ninnoli e di modelli, e, dall’altro lato, un numero sempre maggiore
di persone ne sono esclusi, visto che si possono permettere con molta
difficoltà il possesso di questi oggetti del desiderio, e si accorgono
di essere squalificati dal “gioco identitario”. Diventano senza
volto, la loro esistenza è negata, sono lasciati a vagare come dei
fantasmi avvolti nelle loro tute da ginnastica, in una società pilotata
dal capitalismo spietato e dalla schietta avidità.
Una simile lettura delle sommosse di
Londra potrebbe aiutarci a comprendere che molti dei saccheggiatori
sembravano davvero felici a essere citati dalla stampa mentre venivano
trovati nelle strade con le loro cose nuove. Per la prima volta, hanno
avuto la possibilità di unirsi all’”ordine simbolico” dell’Occidente.
Sorridevano alla telecamera, mostrando la loro carta d’ingresso in
società. Non vogliono essere sentirsi persone senza volto, insistono
nell’essere notati.
Una cosa deprimente è vedere
come i politici britannici sembrano essere davvero entusiasti per l”interventismo
morale” espresso in altri paesi. Ma io credo sia giunto il tempo per
la Gran Bretagna per essere sottoposta a una vera forma di interventismo
morale, un influsso di idee spirituali che ci redimano dalla brama per
il denaro e dal capitalismo brutale. Ed è sempre più chiaro che, nello
spettro politico britannico, non possiamo trovare alcuna forza che possa
guidare una tale trasformazione, e che siamo davvero in una situazione
sia imprevedibile che tragica.
Fonte: Gilad
Atzmon: the london riots and the big picture
14.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE