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La Redazione

 

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LE RADIAZIONI DI CELLULARI E WI-FI FANNO AMMALARE: SIAMO TUTTI A RISCHIO

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A cura di supervice
Il 12 Dicembre 2011
246 Views
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DI CHRISTOPHER KETCHAM
AlterNet

Siamo attualmente esposti alle radio

frequenze elettromagnetiche 24 ore al giorno. Benvenuti nel più

grande esperimento umano di sempre.

Prendiamo in considerazione questa

storia: siamo nel gennaio del 1990 durante la fase iniziale del servizio

di telefonia mobile. Una torre cellulare viene costruita a circa 200

metri dalla casa di Alison Rall, a Mansfield in Ohio, dove, con suo

marito, ha una fattoria di 160 acri dove producono latticini. La prima

cosa che salta all’occhio alla famiglia Rall è che le uova delle

anatre delle loro terre non si schiudono. Per quella primavera non nascono

anatroccoli.Nell’autunno del 1990, l’intera

mandria di bestiame che pascola nei pressi della torre è ammalata.

Gli animali sono esili, gli si vedono le costole, il loro pelo cresce

ruvido, si comportano in modo strano – sono agitati e nervosi. Ben

presto le mucche abortiscono e così anche le capre. Molti animali dopo

la gestazione nascono deformi. Ci sono capre con colli palmati, capre

con le zampe anteriori più corte rispetto a quelle posteriori. Un vitello

nel grembo materno ha un tumore delle dimensioni di una palla da basket,

un altro ha un tumore di quasi un metro di diametro, grande abbastanza

da non potergli permettere di passare attraverso il canale uterino.

Rall e il veterinario locale, quindi, decidono di incidere la madre

aprendola per far si che la creatura esca viva. Il veterinario testimonia

l’incubo : “Non ho mai visto nulla di simile in tutta la mia

pratica professionale. […] Credo che tutto questo

è il risultato della presenza della torre cellulare.”

Nel giro di sei mesi i tre giovani

figli dei Rall iniziano a soffrire di strane eruzioni cutanee, con il

rigonfiamento di parti arrossate e infiammate. I ragazzini sono colpiti

da momenti di iperattività; il bambino più piccolo a volte si mette

a girare in tondo, in modo folle e vorticoso. Le ragazze perdono i capelli.

La Rall è presto incinta di un quarto figlio, ma non riesce ad aumentare

di peso. Suo figlio viene messo alla luce con difetti alla nascita –

ossa fragili, problemi neurologici – che non si riconoscono in una

sindrome specifica. Gli altri suoi figli, concepiti prima dell’arrivo

della torre, erano invece nati sani.

Nel disperato tentativo di capire cosa

stia accadendo alla sua famiglia e alla sua fattoria, la Rall contatta

l’Agenzia di Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency)

. Si finisce col parlare con uno scienziato dell’EPA chiamato Carl

Blackman, un esperto degli effetti biologici delle radiazioni provenienti

dai campi elettromagnetici (CEM)- il tipo di campi elettromagnetici

a radiofrequenza (RF – EMF) con cui funziona tutta la tecnologia wireless,

che include non solo le torri cellulari e il telefoni cellulari, ma

anche i router wi-fi, i computer compatibili wi-fi, le

utility “intelligenti” e persino telefoni di casa senza fili.

Mettendomi nei panni di chi governa, dovrei dirvi che siete perfettamente

sicuri”, le dice Blackman. “Vestendo in borghese, devo dirle

di prendere in considerazione l’eventualità

di andare via.”

L’avvertimento di Blackman semina

preoccupazione sulla famiglia. Quando la Rall si mette in contatto con

la compagnia di telefonia cellulare che opera sulla torre, le dicono

che “non c’è alcuna probabilità” che la torre sia la fonte di

tutti i suoi mali. “Siete probabilmente nel posto più

sicuro d’America”, le dice il rappresentante della compagnia.

I Rall abbandonarono la fattoria proprio

nel giorno di Natale del 1992 e non la rivendettero, non volendo riservare

ad altri gli orrori che avevano vissuto. In poche settimane dall’abbandono

della loro terra, con l’arrivo in Michigan i ragazzini si rimisero

in salute, e così avvenne anche per il bestiame.

Non uno solo della mezza dozzina di

scienziati con cui ho parlato ha saputo spiegare cos’era successo

nella fattoria Rall. Perché gli animali si ammalavano? Qual era il

perché delle eruzioni cutanee e dell’iperattività? Perché sorgevano

questi difetti dalla nascita? Se la radiazione della radiofrequenza

dalla torre cellulare non ne era la causa, allora qual era il meccanismo?

E perché oggi, con milioni di torri cellulari che punteggiano il pianeta

e con miliardi di telefoni cellulari accanto a milioni di teste ogni

giorno, non siamo tutti ammalati?

Difatti, la grande maggioranza tra

noi sembra essere sana. Viviamo tutti ora tra una grande varietà

di torri cellulari, e siamo tutti operatori wireless. Più che

operatori wireless, siamo pazzi per la tecnologia. Chi è che

non tiene al suo fianco in ogni momento apparati elettro-plastici per

l’assimilazione delle informazioni?

Il cellulare come tecnologia è

stato sviluppato nel 1970, commercializzato a metà degli anni

’80, miniaturizzato negli anni ’90. Quando le prime compagnie di

telefonia mobile lo lanciarono nel Regno Unito nel 1985, l’aspettativa

era che avrebbero venduto forse 10.000 telefoni.

Le spedizioni dei cellulari in tutto

il mondo hanno superato il miliardo nel 2006. A partire dall’ottobre

del 2010 ci sono stati 5,2 miliardi di telefoni cellulari operanti sul

pianeta. La “penetrazione” – che nel gergo del marketing

in molti paesi raggiunge il cento per cento – simboleggia che c’è

più di una connessione per persona. Il telefono cellulare nelle sue

più disparate manifestazioni – l’iPhone, Android, Blackberry –

è stato denominato come il “più prolifico dispositivo di consumo”

mai offerto.

Non ho una connessione Internet nella

mia casa a Brooklyn, e, come un dinosauro, ho ancora un telefono fisso.

Ma se mi posiziono sul tetto di casa, vedo a un centinaio di metri di

distanza, collegate ai mattoni dei garage del vicinato, una serie di

pannelli di antenne di telefonia cellulare puntate diritte verso di

me. Queste forniscono un incredibile livello di ricezione sul mio cellulare.

I miei vicini del piano inferiore hanno un contratto per la connessione

wireless – meglio conosciuta come Wi-Fi – di cui io usufruisco quando

devo discutere con gli editori di riviste. Tutto ciò è molto conveniente.

Lo uso. Ne abuso.

Eppure, anche se io ho in un certo

modo rinunciato, eccomi qui, su un tetto a Brooklyn, in piedi immerso

nelle radiazioni provenienti dai pannelli dei telefoni cellulari del

garage accanto. Sono, inoltre, immerso nelle radiazioni del Wi-Fi dei

vicini del piano inferiore. Le onde sono ovunque, dalle biblioteche

pubbliche ai treni Amtrak, dai ristoranti e bar a piazze pubbliche come

Zuccotti Park nel centro di Manhattan, dove gli abitanti di Wall Street

“twittano” senza soste.

Oggi viviamo in una normalità

satura di wireless che non è mai esistita nella storia della

razza umana.

È un qualcosa senza precedenti a causa

della complessità delle frequenze modulate che portano le informazioni

sempre più complesse che noi trasmettiamo sui nostri cellulari, smartphone

e sistemi Wi-Fi. La gran parte degli effetti sugli esseri umani

di questi campi elettromagnetici non viene verificata. Il neuroscienziato

svedese Olle Johansson, insegnante presso il rinomato Istituto Karolinska

a Stoccolma, mi dice che la saturazione di massa nei campi elettromagnetici

solleva una questione terribile. L’umanità – dice – ha intrapreso

l’equivalente del “più grande esperimento su larga scala mai

realizzato. Cosa accade quando, 24 ore al giorno durante tutta la nostra

vita, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di irradiare il nostro

corpo con nuovi, artificiali, campi elettromagnetici?

Noi abbiamo qualche risposta. Lo scorso

maggio l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC,

un ramo dell’OMS), a Lione, in Francia, ha dichiarato che le frequenze

elettromagnetiche dei cellulari d’ora in avanti possono essere classificate

come “probabilmente cancerogene per l’uomo”. La dichiarazione

è basata in parte sui dati di uno studio su tredici paesi, chiamato

Interphone, che nel 2008 ha riportato, dopo un decennio di uso del cellulare,

il rischio di un tumore al cervello – in particolare sul lato della

testa dove si pone il telefono, sale fino al 40% per gli adulti. Alcuni

ricercatori israeliani, utilizzando metodi di studio simili a quelli

dell’indagine Interphone, hanno scoperto che gli utenti di telefonia

più accaniti sono maggiormente esposti alla probabilità di soffrire

di tumori maligni delle ghiandole salivari della guancia, mentre uno

studio indipendente di altri scienziati in Svezia ha concluso che le

persone che hanno iniziato a usare il telefono cellulare prima dei 20

anni hanno la possibilità di sviluppare un tumore al cervello cinque

volte di più delle altre. Secondo uno studio pubblicato sull’International

Journal of Cancer Prevention (Giornale Internazionale della Prevenzione

dal Cancro), per le persone che vivono per più di un decennio nel giro

di 350 metri da una torre di telefonia cellulare aumenta di quattro

volte la possibilità di contrarre il cancro.

La decisione dell’IARC ha seguito

la scia di numerosi avvertimenti, per lo più dalle autorità di regolamentazione

europee, sui possibili rischi per la salute provocati dai campi elettromagnetici.

Nel settembre del 2007 il comitato di controllo di punta d’Europa,

l’European Environment Agency

dell’Unione Europea, ha suggerito che l’esposizione di massa non

regolamentata degli esseri umani a una diffusa radiazione a radiofrequenza

potrebbe portare ad una crisi sanitaria simile a quelle causate

da amianto, fumo e piombo nella benzina”. Nello stesso anno il

Ministero dell’Ambiente tedesco ha individuato i pericoli dei campi

elettromagnetici RF usati nel Wi-Fi, notando che le persone dovrebbero

tenere la loro esposizione al Wi-Fi “al livello più

basso possibile” e invece scegliere la “convenzionale connessione

via cavo.” Nel 2008 la Francia ha diffuso un allarme nazionale

generalizzato per la salute sull’uso eccessivo del cellulare e poi

, un anno dopo, ha annunciato un divieto sulla pubblicità di telefoni

cellulari per ragazzini sotto i dodici anni.

Nel 2009, in seguito a una riunione

tenuta nella città brasiliana di Porto Alegre, più di cinquanta

scienziati provenienti da sedici paesi interessati – funzionari della

sanità pubblica, biologi, neuro scienziati, medici – hanno firmato

quello che è divenuto noto come la Risoluzione di Porto Alegre. I firmatari

l’hanno descritto come un “richiamo urgente” per effettuare

ulteriori ricerche basate sul “corpo del reato che indica che l’esposizione

ai campi elettromagnetici interferisce con la biologia umana di base”.

Le prove sono sempre più numerose.

La radiazione di radiofrequenza ha una serie di effetti biologici

che possono essere riscontrati negli animali e nei sistemi cellulari,”

afferma David O. Carpenter, direttore dell’Istituto per la Salute

e l’Ambiente presso l’Università dello Stato di New York (SUNY).

Non possiamo affermare con certezza che gli effetti negativi si

producano sugli umani”, mi dice Carpenter. “Ma le indicazioni

ci evidenziano che ci potrebbero essere

– e uso le parole “potrebbero essere”- effetti molto gravi sugli

esseri umani.” Egli osserva che, nei test di esposizione con cellule

umane ed animali, le radiofrequenze elettromagnetiche causano l’attivazione

di alcuni geni. “Sappiamo anche che la generazione di campi elettromagnetici

RF provoca la generazione dei radicali liberi, aumenta la produzione

di quelle che vengono chiamate proteine da shock termico, e altera la

regolazione del calcio ionico. Questi sono tutti comuni meccanismi che

sono alla base di molti tipi di danni ai tessuti.

La rottura del doppio filamento nel

DNA – una delle cause indiscusse del cancro – è stata segnalata

in test simili con le cellule animali. Il neuro-oncologo svedese Leif

Salford, presidente del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università

di Lund, ha scoperto che, sui topi, le radiazioni del telefono cellulare

provocano danni ai neuroni, in particolare a quelle cellule associate

con la memoria e l’apprendimento. Il danno si verifica dopo un’esposizione

di appena due ore. Salford ha ulteriormente scoperto che i campi elettromagnetici

del cellulare tendono a forare la barriera tra il sistema circolatorio

e il cervello. Di certo la perforazione della barriera sangue-cervello

non è una cosa positiva. Ciò permette alle molecole tossiche del sangue

di penetrare nell’ambiente ultra-stabile del cervello. Uno dei possibili

risultati, nota Salford, è la demenza.

Altri effetti delle radiofrequenze

dei telefoni cellulari sono stati riportati prendendo in considerazione

soggetti umani. Presso la Loughborough University in Inghilterra, nel

2008 degli specialisti del sonno hanno riscontrato che dopo trenta minuti

di uso del telefono cellulare, i loro soggetti avevano bisogno del doppio

del tempo per addormentarsi rispetto al tempo impiegato quando evitavano

il cellulare prima di andare a letto. L’elettroencefalogramma

ha mostrato un disturbo delle onde cerebrali che regolano il sonno.

Nel 2009 alcuni neuroscienziati dell’Università della Tecnologia

di Swinburne in Australia hanno scoperto un “power boost

delle onde cerebrali quando i volontari sono stati esposti alle radiofrequenze

dei telefoni cellulari. I ricercatori hanno legato i loro telefoni Nokia

alle teste dei loro soggetti, poi hanno acceso e spento i cellulari.

Telefono acceso: il cervello andava in una modalità di difesa. Telefono

spento: il cervello si calmava. Il cervello, come ipotizzava uno dei

principali ricercatori, era “concentrato a superare le interferenze

elettriche”.

Ma per tutto questo, non c’è consenso

scientifico sui rischi dei campi elettromagnetici RF per gli esseri

umani.

Le principali organizzazioni di controllo

per la salute pubblica, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, hanno

respinto le preoccupazioni a riguardo. “L’attuale prova,”

afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “non conferma

l’esistenza di eventuali conseguenze per la salute causate dall’esposizione

ai campi elettromagnetici di basso livello”. (L’OMS, quindi,

contraddice le conclusioni a cui è giunta una sua unità di ricerca).

La US Federal Communications Commission ha fatto dichiarazioni

simili. L’American Cancer Society

riporta che “la maggior parte degli studi pubblicati finora non

hanno ritrovato un legame tra uso del cellulare e formazione dei tumori”.

L’organizzazione di lobbying dell’industria di telefonia cellulare,

la CTIA – Wireless Association, assicura al pubblico che le

radiazioni dei telefoni cellulari sono sicure, citando degli studi –

molti dei quali sono finanziati dal settore delle telecomunicazioni

– che non mostrano alcun rischio.

Centinaia di meta-revisioni di questi

studi pubblicate suggeriscono che l’appoggio finanziario dell’industria

tende ad alterarne i risultati. Secondo un sondaggio condotto da Henry

Lai, professore di ricerca presso l’Università di Washington, solo

il 28% degli studi finanziati dall’industria del wireless ha

mostrato un certo tipo di effetto biologico da radiazioni dei telefoni

cellulari. Allo stesso tempo, gli studi finanziati indipendentemente

producono una serie del tutto diversa di dati: il 67% di questi studi

ha mostrato un effetto biologico. L’Iniziativa Wireless Sicuro, di

un gruppo di ricerca a Washington DC che da allora ha cessato l’attività,

ha analizzato i dati ricavati da centinaia di studi sui rischi del

wireless per la salute, disponendoli nei termini di fonte di finanziamento.

I nostri dati dimostrano che il settore della telefonia mobile

ha finanziato/influenzato il lavoro ed

è sei volte più probabile trovare

‘nessun problema’ che nel lavoro finanziato indipendentemente”,

osserva il gruppo: “L’industria dunque ha notevolmente contaminato

l’insieme delle prove scientifiche.”

Le prove riguardo i rischi a lungo

termine causati dai campi elettromagnetici per la salute pubblica possono

essere contraddittorie. Eppure è chiaro che alcune persone si

ammalano quando si espongono pesantemente alle nuove radiofrequenze.

E non stiamo ad ascoltare i loro reclami.

Prendete in considerazione la storia

di Michele Hertz. Quando una società di servizi pubblici locali

installò un contatore digitale wireless – meglio conosciuto

come contatore “intelligente” – nella sua casa a nord dello stato

di New York nell’estate 2009, Hertz ci badò poco. Poi cominciò a

sentirsi strana. Era una scultrice esperta, ma non poteva più farlo.

Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a dormire, non riuscivo

nemmeno a terminare le frasi”, mi disse. La Hertz dice di aver

provato una “perdita incredibile di memoria” e, all’età

di 51 anni, ha temuto di aver preso l’Alzheimer.

Una notte, durante una tempesta di

neve nel 2010, in casa sua andò via la corrente, e quando ritornò,

nella sua testa esplose un suono squillante, “un acuto terribile”.

Persisteva un ronzio nella sua testa. Iniziò a dormire sul pavimento

della cucina quell’inverno, dove il frigorifero copriva quel rumore

lamentoso. Ci furono altri sintomi: mal di testa, nausea e vertigini,

persistenti e tendenti al peggioramento. “A volte mi svegliavo

con il cuore che mi pulsava in gola in modo incontrollabile”,

mi disse: “Ho pensato che avrei avuto un attacco di cuore. Avevo

incubi in cui mi stavano uccidendo.”

Circa un anno dopo l’installazione

del contatore wireless, con l’aiuto di un elettricista la Hertz

pensò di aver capito quale fosse la fonte del problema: ci doveva essere

qualcosa di elettrico in casa. Su intuizione, lei riferì alla società

di servizio pubblico, Con Edison di New York, di rimuovere il contatore

senza fili. Disse loro: “Morirò

se non si installa un contatore analogico.” Nel giro di pochi

giorni i sintomi peggiori scomparvero. “La gente mi guarda come

se fossi pazza quando racconto tutto ciò”, dice la Hertz.

L’esposizione al contatore ha iper-sensibilizzato

la Hertz a tutti i tipi di sorgenti di altri campi elettromagnetici.

I contatori intelligenti mi hanno reso la vita impossibile”,

dice. Un telefono cellulare acceso nella stessa stanza le dà ancora

il mal di testa. Entrare in una casa col Wi-Fi è qualcosa di

intollerabile. Il passaggio davanti a una torre cellulare per strada

le fa male. “A volte se la radiazione

è molto forte le mie dita si ritorcono”, dice. “Ora posso

sentire i cellulari che suonano anche se sono in modalità

silenziosa. La vita”, dice, “è drammaticamente cambiata.”

La Hertz ben presto scoprì che

c’erano altre persone come lei: vengono denominate “elettrosensibili”.

A dire il vero, fanno parte di una tormentata minoranza, spesso non

compresa e isolata. Condividono le loro storie su forum online

come Smartmeters.org, l’EMF Safety Network e l’Electrosensitive

Society. “Alcuni si ammalano a causa dei cellulari, altri a

causa dei contatori intelligenti, altri

dalle torri cellulari”, afferma la Hertz: “Alcuni non possono

più lavorare e hanno dovuto abbandonare le proprie case. Alcuni stanno

perdendo la vista, altri non riescono a smettere di tremare, la maggior

parte non riesce a dormire.”

Negli ultimi anni ho imparato a conoscere

decine di “elettro sensibili”. A Santa Fe, nel New Mexico, ho incontrato

una donna che aveva preso l’abitudine di indossare un copricapo di

carta stagnola. (Questo funziona davvero – basta avvolgere un cellulare

in alcuni fogli di carta stagnola e il segnale verrà annullato). Ho

incontrato una ex-maratoneta detentrice di record, una 54enne che aveva

vissuto per otto anni nella sua automobile prima di stabilirsi in una

casa circondata da montagne che diceva potessero proteggere il luogo

dalle frequenze cellulari. Ho incontrato persone che hanno affermato

di non voler più vivere a causa delle loro condizioni. Molte delle

persone con cui ho parlato erano professionisti affermati, scrittori,

produttori televisivi, imprenditori. Ho incontrato uno scienziato dei

Laboratori Nazionali di Los Alamos di nome Bill Bruno, il cui datore

di lavoro aveva tentato di licenziarlo dopo che aveva richiesto una

protezione dai campi elettromagnetici nel laboratorio. Ho incontrato

una bibliotecaria locale chiamata Rebecca Azen che ha lasciato il suo

lavoro dopo essersi ammalata a causa della nuova installazione della

connessione Wi-Fi in biblioteca. Ho incontrato un brillante attivista

di nome Arthur Firstenberg, che per molti anni ha pubblicato una

newsletter, “No Place to Hide”, ma che ora è senza fissa

dimora, che viveva esclusivamente nel retro della sua auto, dormiva

nella landa fuori dalla città dove poteva sfuggire ai segnali.

A New York ho avuto modo di conoscere

un membro di lunga data dell’Institute of Electrical and Electronics

Engineers (IEEE) che si è definito elettrosensibile. Lo chiamerò

Jake, dato che la sua condizione gli provoca imbarazzo e non vuole mettere

a repentaglio il suo posto di lavoro e la sua appartenenza alla IEEE

(che ha come scopo la diffusione della tecnologia elettrica, inclusi

i telefoni cellulari). Jake mi ha raccontato di come un giorno, qualche

anno fa, iniziò a star male ogni volta che entrava nella camera da

letto del suo appartamento per dormire. Aveva mal di testa, soffriva

di stanchezza e nausea, sudorazione notturna, palpitazioni cardiache,

vista offuscata, difficoltà respiratorie e sobbalzava a causa di ronzii

all’orecchio, tipici sintomi dell’elettro sensibilità. Ha scoperto

che il suo vicino di casa nel condominio teneva una connessione Wi-Fi

attraverso un trasmettitore, dall’altra parte del muro delle sua camera

da letto. Quando Jake chiese al suo vicino di bloccarlo, i suoi sintomi

scomparvero.

Il governo svedese riporta che il disturbo

noto come ipersensibilità elettromagnetica, o EHS, affligge

circa il 3% della popolazione. Uno studio del Dipartimento di Salute

della California ha rilevato che, sulla base di alcune autovalutazioni,

a ben 770.000 californiani – quindi il 3% della popolazione dello stato

– sarebbe attribuibile qualche forma di malattia dovuta ai campi elettromagnetici.

Uno studio in Svizzera ha recentemente riscontrato un’incidenza di

elettrosensibili pari al 5% di elettrosensibili. In Germania del 6%.

Anche l’ex primo ministro della Norvegia, la dottoressa Gro Harlem

Brundtland, fino al 2003 direttore generale dell’OMS, ha ammesso di

soffrire di mal di testa e di “forti disagi” quando esposta

a telefoni cellulari. “La mia ipersensibilità”, ha detto

a un giornale norvegese nel 2002, “è andata così oltre che ora

reagisco ai telefoni cellulari vicini a me al giro di circa quattro

metri”. Ha poi aggiunto nella stessa intervista: “Varie persone

sono state nel mio ufficio con i loro cellulari in tasca o in borsa

senza sapere se fossero accesi o spenti, abbiamo testato le mie impressioni

che ho puntualmente provato quando il telefono era acceso

– mai quando era spento.”

Eppure l’OMS – stessa organizzazione

in cui la Brundtland ne era una volta il capo – riporta che “non

vi è alcuna base scientifica che colleghi i

sintomi dell’elettro sensibilità

all’esposizione ai campi elettromagnetici”. Le ricerche dell’OMS

sono state confermate da uno studio del 2008 presso l’Università

di Berna in Svizzera che non ha trovato “alcuna prova che gli individui

ipersensibili siano in grado di rilevare la presenza o l’assenza

di frequenze che presumibilmente li fanno ammalare. Uno studio condotto

nel 2006 presso l’Unità di Ricerca di Telefonia Mobile al King’s

College di Londra è arrivato ad una conclusione simile. “Non c’è

alcuna prova che indichi che coloro i quali si autodefiniscano sensibili

ai segnali dei telefoni cellulari siano in grado di rilevare questi

segnali o che reagiscano con una maggiore gravità

dei sintomi”, dice il rapporto. “Dato che una finta esposizione

è stata sufficiente a scatenare sintomi gravi in alcuni partecipanti,

i fattori psicologici possono giocare un ruolo importante nel portare

a questa condizione.” I ricercatori del King’s College nel 2010

hanno concluso che questa era una “malattia clinicamente inspiegabile”.

I dati scientifici fino ad ora

non aiutano gli elettro sensibili”, dice Louis Slesin, redattore

ed editore di Microwave News, un sito web e una newsletter

che riguarda i potenziali effetti delle radiofrequenze elettromagnetiche.

La concezione di questi studi, tuttavia,

è discutibile.” Egli aggiunge: “Francamente, sarei sorpreso

se la circostanza non esistesse. Noi siamo esseri elettromagnetici.

Non potremmo aver un pensiero nella testa senza i segnali elettromagnetici.

I segnali elettrici attraversano sempre il nostro corpo, e l’idea

che i campi elettromagnetici esterni non ci possano influenzare non

ha senso. Siamo esseri sia biologici che chimici, e sappiamo di poter

sviluppare allergie a composti chimici e biologici. Perché

non indaghiamo se ci sono anche delle allergie ai campi elettromagnetici?

Ogni prodotto chimico non dovrebbe essere testato per i suoi effetti

sugli esseri umani? Ebbene, si può

dire lo stesso per ogni frequenza delle radiofrequenze.”

Il dottor David Carpenter della

SUNY, che ha anche esaminato l’elettrosensibilità, mi dice che

non è del tutto convinto che l’elettrosensibilità

sia reale”. Comunque afferma che “ci sono troppe persone

che riportano malattie croniche quando sono vicini a dispositivi con

campi elettromagnetici, e i loro sintomi vengono alleviati quando vi

si allontanano. Come la sensibilità

chimica multipla e la Sindrome della Guerra del Golfo, c’è qualcosa

anche qui, ma non lo riusciamo ancora a capire del tutto.”

La giornalista scientifica B. Blake

Levitt, autrice di “Electromagnetic Fields: A Consumer’s Guide

to the Issues”, afferma che gli studi che ha recensito sull’EHS

(Electromagnetic Hypersensivity) sono “contraddittori e

non definitivi. Emergono difetti nella progettazione sperimentale”.

Molti EHS possono semplicemente essere “troppo sensibili”,

secondo lei, per poter sopportare l’esposizione ai protocolli di ricerca,

probabilmente i risultati sono stati alterati dal fatto che all’inizio

si stava analizzando un gruppo diverso, meno sensibile. Levitt ha recentemente

stilato alcuni degli studi più incriminanti sugli effetti sulla salute

causati dalle torri cellulari in una relazione per la Commissione sulla

Sicurezza Elettromagnetica in Italia. “Alcuni gruppi di persone

reagiscono negativamente quando si trovano a lavorare nel raggio di

500 metri da una torre cellulare”, mi dice la Levitt. Diversi

studi da lei citati hanno trovato un aumento di mal di testa, eruzioni

cutanee, tremori, disturbi del sonno, vertigini, problemi di concentrazione

e alterazioni della memoria.

L’EHS può

essere uno di quei problemi che non si riesce mai a ben definire

– si può solo credere a quello che la gente ci riporta”, dice

la Levitt. “E le persone stanno segnalando sintomi del genere in

tutto il mondo in questo momento, quando vengono introdotte nuove tecnologie

o infrastrutture come le torri cellulari nei quartieri. Non può

essere un’allucinazione transculturale di massa. Il sistema immunitario

è un raffinato meccanismo di allarme. Sono questi i nostri canarini

nella miniera di carbone.”

Il neuroscienziato svedese Olle Johansson

è stato uno dei primi ricercatori a prendere sul serio le dichiarazioni

di elettrosensibilità. Egli ha scoperto, per esempio, che le persone

con l’EHS hanno subito dei cambiamenti nei mastociti della pelle –

marcatori di reazione allergica – quando si sono esposti a specifici

campi elettromagnetici. Altri studi hanno rivelato che i campi elettromagnetici

a radiofrequenza possono aumentare i livelli sierici di istamina, un

segno distintivo di una reazione allergica. Johansson ha ipotizzato

che l’elettrosensibilità nasce esattamente come nascerebbe qualsiasi

altra forma di allergia comune, visto che il sistema immunitario si

indebolisce. E proprio come solo alcune persone contraggono allergie

ai gatti o al polline o alla polvere, solo alcuni di noi cadono preda

dei campi elettromagnetici. Johansson ammette che, tuttavia, la sua

ipotesi deve essere ancora dimostrata in studi in laboratorio.

Un pomeriggio di non molto tempo fa

un’infermiera di nome Maria Gonzalez, che vive nel Queens a New York,

mi mostrò i tralicci delle torri cellulari che irradiano la scuola

di sua figlia. I tralicci avevano i soliti pannelli schiacciati impilati

insieme dall’aspetto alieno, ornati come con festoni e con fili metallici,

in alto sul tetto di fronte alla Public School 122 nell’Astoria.

Questi emettevano un eccellente segnale, cinque barre sul mio cellulare.

L’operatore che si occupa dei tralicci, la Sprint-Nextel, aveva costruito

un muro di mattoni finti per nasconderli alla vista, ma Maria non era

pienamente convinta di questa trovata. Era terrorizzata da questi tralicci.

Quando, nel 2005, furono costruiti, e poi presto attivati, stava lavorando

presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale St. Vincent.

Aveva sentito storie bizzarre riguardo i telefoni cellulari dai suoi

colleghi del reparto di oncologia. Alcuni dei medici del St. Vincent

le avevano riferito che avevano dei dubbi sulla sicurezza dei propri

cellulari e dei cercapersone. Ciò fu abbastanza inquietante. Così,

sul web, fece delle ricerche su vari studi. Dopo aver letto una

relazione pubblicata nel 2002 riguardo ai bambini in Spagna che hanno

sviluppato la leucemia poco dopo l’installazione di una torre cellulare

vicino alla loro scuola, entrò nel panico.

Quando telefonò alla Sprint-Nextel

nell’estate del 2005 per esprimere le sue preoccupazioni, la società

si mostrò indisponente. La compagnia le concesse un unico appuntamento

quello stesso autunno, con un tecnico della Sprint-Nextel, con un avvocato,

e un sedicente “esperto di radiazioni” sotto contratto con la società.

Continuarono dicendo: ‘Siamo certi al 100% che le antenne siano

sicure’”, mi raccontò Maria mentre fissavamo i tralicci. “Sicuri

al 100%! Si tratta di bambini! Non vorremmo mai far del male a dei bambini”.

La donna chiamò anche l’ufficio di Hilary Clinton e tormentò la

senatrice una volta a settimana per sei mesi, ma non ottenne alcun risultato.

Un anno dopo la Gonzalez citò in giudizio il governo degli Stati Uniti,

accusando la Federal Communications Commission di non aver dovutamente

valutato i rischi derivanti dalle frequenze dei telefoni cellulari.

L’azione legale fu subito accantonata. Il giudice concluse che se

i controllori del governo avevano confermato che le radiazioni erano

sicure, lo erano davvero. Il messaggio emerso, secondo ciò che dice

la Gonzalez, era che lei fosse “pazza […] e che alzando un grande

polverone per nulla”.

Io oserei dire, piuttosto, che lei

ha applicato un principio di buon senso nella scienza ambientale: il

principio di precauzione, che afferma che quando un’azione o una politica

– o una tecnologia – non viene provato con certezza che siano sicure,

allora si dovrebbe supporre che siano dannose. In una società entusiasta

per la magia del wireless digitale, abbiamo messo da parte questo

principio. E cerchiamo di respingere, come degli sciocchi, coloro che

lo sostengono, le persone come la Gonzalez. Abbiamo accettato senza

esitazione di avere punti d’accesso Wi-Fi nelle nostre case,

nelle biblioteche, nei caffè e nelle librerie, sistemi d’allarme

senza fili, baby monitor wireless, strumenti d’utilità e videogiochi

con cui giocheranno i bambini; continueremo a stare accanto ai nostri

iPad, iPod e smartphone senza fili. Siamo incantati dall’efficienza

e dalla convenienza degli apparati che spettacolarizzano l’informazione,

dalle parole e dai suoi che vengono emessi. Siamo, in altre parole,

spensierati per il nostro abbraccio diretto alla tecnologia.

A causa della nostra spensieratezza,

non abbiamo avuto l’esigenza di conoscere le conseguenze che apporta.

Forse questi gadget ci stanno lentamente uccidendo, e noi non

lo sappiamo. Forse sono perfettamente sicuri, e noi non lo sappiamo.

Forse ci stanno facendo del male in modi che possiamo a malapena capire,

e noi non lo sappiamo. Ciò che sappiamo, senz’ombra di dubbio, è

che i campi elettromagnetici ci circondano e che vivere nella civiltà

moderna implica il non poter sfuggire al loro contatto, sempre e ovunque.

**********************************************

Fonte: Radiation From Cell Phones and WiFi Are Making People Sick — Are We All at Risk?

02.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AMINA FABOZZI

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