DI CHRISTOPHER KETCHAM
AlterNet
Siamo attualmente esposti alle radio
frequenze elettromagnetiche 24 ore al giorno. Benvenuti nel più
grande esperimento umano di sempre.
Prendiamo in considerazione questa
storia: siamo nel gennaio del 1990 durante la fase iniziale del servizio
di telefonia mobile. Una torre cellulare viene costruita a circa 200
metri dalla casa di Alison Rall, a Mansfield in Ohio, dove, con suo
marito, ha una fattoria di 160 acri dove producono latticini. La prima
cosa che salta all’occhio alla famiglia Rall è che le uova delle
anatre delle loro terre non si schiudono. Per quella primavera non nascono
anatroccoli.Nell’autunno del 1990, l’intera
mandria di bestiame che pascola nei pressi della torre è ammalata.
Gli animali sono esili, gli si vedono le costole, il loro pelo cresce
ruvido, si comportano in modo strano – sono agitati e nervosi. Ben
presto le mucche abortiscono e così anche le capre. Molti animali dopo
la gestazione nascono deformi. Ci sono capre con colli palmati, capre
con le zampe anteriori più corte rispetto a quelle posteriori. Un vitello
nel grembo materno ha un tumore delle dimensioni di una palla da basket,
un altro ha un tumore di quasi un metro di diametro, grande abbastanza
da non potergli permettere di passare attraverso il canale uterino.
Rall e il veterinario locale, quindi, decidono di incidere la madre
aprendola per far si che la creatura esca viva. Il veterinario testimonia
l’incubo : “Non ho mai visto nulla di simile in tutta la mia
pratica professionale. […] Credo che tutto questo
è il risultato della presenza della torre cellulare.”
Nel giro di sei mesi i tre giovani
figli dei Rall iniziano a soffrire di strane eruzioni cutanee, con il
rigonfiamento di parti arrossate e infiammate. I ragazzini sono colpiti
da momenti di iperattività; il bambino più piccolo a volte si mette
a girare in tondo, in modo folle e vorticoso. Le ragazze perdono i capelli.
La Rall è presto incinta di un quarto figlio, ma non riesce ad aumentare
di peso. Suo figlio viene messo alla luce con difetti alla nascita –
ossa fragili, problemi neurologici – che non si riconoscono in una
sindrome specifica. Gli altri suoi figli, concepiti prima dell’arrivo
della torre, erano invece nati sani.
Nel disperato tentativo di capire cosa
stia accadendo alla sua famiglia e alla sua fattoria, la Rall contatta
l’Agenzia di Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency)
. Si finisce col parlare con uno scienziato dell’EPA chiamato Carl
Blackman, un esperto degli effetti biologici delle radiazioni provenienti
dai campi elettromagnetici (CEM)- il tipo di campi elettromagnetici
a radiofrequenza (RF – EMF) con cui funziona tutta la tecnologia wireless,
che include non solo le torri cellulari e il telefoni cellulari, ma
anche i router wi-fi, i computer compatibili wi-fi, le
utility “intelligenti” e persino telefoni di casa senza fili.
“Mettendomi nei panni di chi governa, dovrei dirvi che siete perfettamente
sicuri”, le dice Blackman. “Vestendo in borghese, devo dirle
di prendere in considerazione l’eventualità
di andare via.”
L’avvertimento di Blackman semina
preoccupazione sulla famiglia. Quando la Rall si mette in contatto con
la compagnia di telefonia cellulare che opera sulla torre, le dicono
che “non c’è alcuna probabilità” che la torre sia la fonte di
tutti i suoi mali. “Siete probabilmente nel posto più
sicuro d’America”, le dice il rappresentante della compagnia.
I Rall abbandonarono la fattoria proprio
nel giorno di Natale del 1992 e non la rivendettero, non volendo riservare
ad altri gli orrori che avevano vissuto. In poche settimane dall’abbandono
della loro terra, con l’arrivo in Michigan i ragazzini si rimisero
in salute, e così avvenne anche per il bestiame.
Non uno solo della mezza dozzina di
scienziati con cui ho parlato ha saputo spiegare cos’era successo
nella fattoria Rall. Perché gli animali si ammalavano? Qual era il
perché delle eruzioni cutanee e dell’iperattività? Perché sorgevano
questi difetti dalla nascita? Se la radiazione della radiofrequenza
dalla torre cellulare non ne era la causa, allora qual era il meccanismo?
E perché oggi, con milioni di torri cellulari che punteggiano il pianeta
e con miliardi di telefoni cellulari accanto a milioni di teste ogni
giorno, non siamo tutti ammalati?
Difatti, la grande maggioranza tra
noi sembra essere sana. Viviamo tutti ora tra una grande varietà
di torri cellulari, e siamo tutti operatori wireless. Più che
operatori wireless, siamo pazzi per la tecnologia. Chi è che
non tiene al suo fianco in ogni momento apparati elettro-plastici per
l’assimilazione delle informazioni?
Il cellulare come tecnologia è
stato sviluppato nel 1970, commercializzato a metà degli anni
’80, miniaturizzato negli anni ’90. Quando le prime compagnie di
telefonia mobile lo lanciarono nel Regno Unito nel 1985, l’aspettativa
era che avrebbero venduto forse 10.000 telefoni.
Le spedizioni dei cellulari in tutto
il mondo hanno superato il miliardo nel 2006. A partire dall’ottobre
del 2010 ci sono stati 5,2 miliardi di telefoni cellulari operanti sul
pianeta. La “penetrazione” – che nel gergo del marketing
in molti paesi raggiunge il cento per cento – simboleggia che c’è
più di una connessione per persona. Il telefono cellulare nelle sue
più disparate manifestazioni – l’iPhone, Android, Blackberry –
è stato denominato come il “più prolifico dispositivo di consumo”
mai offerto.
Non ho una connessione Internet nella
mia casa a Brooklyn, e, come un dinosauro, ho ancora un telefono fisso.
Ma se mi posiziono sul tetto di casa, vedo a un centinaio di metri di
distanza, collegate ai mattoni dei garage del vicinato, una serie di
pannelli di antenne di telefonia cellulare puntate diritte verso di
me. Queste forniscono un incredibile livello di ricezione sul mio cellulare.
I miei vicini del piano inferiore hanno un contratto per la connessione
wireless – meglio conosciuta come Wi-Fi – di cui io usufruisco quando
devo discutere con gli editori di riviste. Tutto ciò è molto conveniente.
Lo uso. Ne abuso.
Eppure, anche se io ho in un certo
modo rinunciato, eccomi qui, su un tetto a Brooklyn, in piedi immerso
nelle radiazioni provenienti dai pannelli dei telefoni cellulari del
garage accanto. Sono, inoltre, immerso nelle radiazioni del Wi-Fi dei
vicini del piano inferiore. Le onde sono ovunque, dalle biblioteche
pubbliche ai treni Amtrak, dai ristoranti e bar a piazze pubbliche come
Zuccotti Park nel centro di Manhattan, dove gli abitanti di Wall Street
“twittano” senza soste.
Oggi viviamo in una normalità
satura di wireless che non è mai esistita nella storia della
razza umana.
È un qualcosa senza precedenti a causa
della complessità delle frequenze modulate che portano le informazioni
sempre più complesse che noi trasmettiamo sui nostri cellulari, smartphone
e sistemi Wi-Fi. La gran parte degli effetti sugli esseri umani
di questi campi elettromagnetici non viene verificata. Il neuroscienziato
svedese Olle Johansson, insegnante presso il rinomato Istituto Karolinska
a Stoccolma, mi dice che la saturazione di massa nei campi elettromagnetici
solleva una questione terribile. L’umanità – dice – ha intrapreso
l’equivalente del “più grande esperimento su larga scala mai
realizzato. Cosa accade quando, 24 ore al giorno durante tutta la nostra
vita, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di irradiare il nostro
corpo con nuovi, artificiali, campi elettromagnetici?”
Noi abbiamo qualche risposta. Lo scorso
maggio l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC,
un ramo dell’OMS), a Lione, in Francia, ha dichiarato che le frequenze
elettromagnetiche dei cellulari d’ora in avanti possono essere classificate
come “probabilmente cancerogene per l’uomo”. La dichiarazione
è basata in parte sui dati di uno studio su tredici paesi, chiamato
Interphone, che nel 2008 ha riportato, dopo un decennio di uso del cellulare,
il rischio di un tumore al cervello – in particolare sul lato della
testa dove si pone il telefono, sale fino al 40% per gli adulti. Alcuni
ricercatori israeliani, utilizzando metodi di studio simili a quelli
dell’indagine Interphone, hanno scoperto che gli utenti di telefonia
più accaniti sono maggiormente esposti alla probabilità di soffrire
di tumori maligni delle ghiandole salivari della guancia, mentre uno
studio indipendente di altri scienziati in Svezia ha concluso che le
persone che hanno iniziato a usare il telefono cellulare prima dei 20
anni hanno la possibilità di sviluppare un tumore al cervello cinque
volte di più delle altre. Secondo uno studio pubblicato sull’International
Journal of Cancer Prevention (Giornale Internazionale della Prevenzione
dal Cancro), per le persone che vivono per più di un decennio nel giro
di 350 metri da una torre di telefonia cellulare aumenta di quattro
volte la possibilità di contrarre il cancro.
La decisione dell’IARC ha seguito
la scia di numerosi avvertimenti, per lo più dalle autorità di regolamentazione
europee, sui possibili rischi per la salute provocati dai campi elettromagnetici.
Nel settembre del 2007 il comitato di controllo di punta d’Europa,
l’European Environment Agency
dell’Unione Europea, ha suggerito che l’esposizione di massa non
regolamentata degli esseri umani a una diffusa radiazione a radiofrequenza
“potrebbe portare ad una crisi sanitaria simile a quelle causate
da amianto, fumo e piombo nella benzina”. Nello stesso anno il
Ministero dell’Ambiente tedesco ha individuato i pericoli dei campi
elettromagnetici RF usati nel Wi-Fi, notando che le persone dovrebbero
tenere la loro esposizione al Wi-Fi “al livello più
basso possibile” e invece scegliere la “convenzionale connessione
via cavo.” Nel 2008 la Francia ha diffuso un allarme nazionale
generalizzato per la salute sull’uso eccessivo del cellulare e poi
, un anno dopo, ha annunciato un divieto sulla pubblicità di telefoni
cellulari per ragazzini sotto i dodici anni.
Nel 2009, in seguito a una riunione
tenuta nella città brasiliana di Porto Alegre, più di cinquanta
scienziati provenienti da sedici paesi interessati – funzionari della
sanità pubblica, biologi, neuro scienziati, medici – hanno firmato
quello che è divenuto noto come la Risoluzione di Porto Alegre. I firmatari
l’hanno descritto come un “richiamo urgente” per effettuare
ulteriori ricerche basate sul “corpo del reato che indica che l’esposizione
ai campi elettromagnetici interferisce con la biologia umana di base”.
Le prove sono sempre più numerose.
“La radiazione di radiofrequenza ha una serie di effetti biologici
che possono essere riscontrati negli animali e nei sistemi cellulari,”
afferma David O. Carpenter, direttore dell’Istituto per la Salute
e l’Ambiente presso l’Università dello Stato di New York (SUNY).
“Non possiamo affermare con certezza che gli effetti negativi si
producano sugli umani”, mi dice Carpenter. “Ma le indicazioni
ci evidenziano che ci potrebbero essere
– e uso le parole “potrebbero essere”- effetti molto gravi sugli
esseri umani.” Egli osserva che, nei test di esposizione con cellule
umane ed animali, le radiofrequenze elettromagnetiche causano l’attivazione
di alcuni geni. “Sappiamo anche che la generazione di campi elettromagnetici
RF provoca la generazione dei radicali liberi, aumenta la produzione
di quelle che vengono chiamate proteine da shock termico, e altera la
regolazione del calcio ionico. Questi sono tutti comuni meccanismi che
sono alla base di molti tipi di danni ai tessuti.”
La rottura del doppio filamento nel
DNA – una delle cause indiscusse del cancro – è stata segnalata
in test simili con le cellule animali. Il neuro-oncologo svedese Leif
Salford, presidente del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università
di Lund, ha scoperto che, sui topi, le radiazioni del telefono cellulare
provocano danni ai neuroni, in particolare a quelle cellule associate
con la memoria e l’apprendimento. Il danno si verifica dopo un’esposizione
di appena due ore. Salford ha ulteriormente scoperto che i campi elettromagnetici
del cellulare tendono a forare la barriera tra il sistema circolatorio
e il cervello. Di certo la perforazione della barriera sangue-cervello
non è una cosa positiva. Ciò permette alle molecole tossiche del sangue
di penetrare nell’ambiente ultra-stabile del cervello. Uno dei possibili
risultati, nota Salford, è la demenza.
Altri effetti delle radiofrequenze
dei telefoni cellulari sono stati riportati prendendo in considerazione
soggetti umani. Presso la Loughborough University in Inghilterra, nel
2008 degli specialisti del sonno hanno riscontrato che dopo trenta minuti
di uso del telefono cellulare, i loro soggetti avevano bisogno del doppio
del tempo per addormentarsi rispetto al tempo impiegato quando evitavano
il cellulare prima di andare a letto. L’elettroencefalogramma
ha mostrato un disturbo delle onde cerebrali che regolano il sonno.
Nel 2009 alcuni neuroscienziati dell’Università della Tecnologia
di Swinburne in Australia hanno scoperto un “power boost”
delle onde cerebrali quando i volontari sono stati esposti alle radiofrequenze
dei telefoni cellulari. I ricercatori hanno legato i loro telefoni Nokia
alle teste dei loro soggetti, poi hanno acceso e spento i cellulari.
Telefono acceso: il cervello andava in una modalità di difesa. Telefono
spento: il cervello si calmava. Il cervello, come ipotizzava uno dei
principali ricercatori, era “concentrato a superare le interferenze
elettriche”.
Ma per tutto questo, non c’è consenso
scientifico sui rischi dei campi elettromagnetici RF per gli esseri
umani.
Le principali organizzazioni di controllo
per la salute pubblica, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, hanno
respinto le preoccupazioni a riguardo. “L’attuale prova,”
afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “non conferma
l’esistenza di eventuali conseguenze per la salute causate dall’esposizione
ai campi elettromagnetici di basso livello”. (L’OMS, quindi,
contraddice le conclusioni a cui è giunta una sua unità di ricerca).
La US Federal Communications Commission ha fatto dichiarazioni
simili. L’American Cancer Society
riporta che “la maggior parte degli studi pubblicati finora non
hanno ritrovato un legame tra uso del cellulare e formazione dei tumori”.
L’organizzazione di lobbying dell’industria di telefonia cellulare,
la CTIA – Wireless Association, assicura al pubblico che le
radiazioni dei telefoni cellulari sono sicure, citando degli studi –
molti dei quali sono finanziati dal settore delle telecomunicazioni
– che non mostrano alcun rischio.
Centinaia di meta-revisioni di questi
studi pubblicate suggeriscono che l’appoggio finanziario dell’industria
tende ad alterarne i risultati. Secondo un sondaggio condotto da Henry
Lai, professore di ricerca presso l’Università di Washington, solo
il 28% degli studi finanziati dall’industria del wireless ha
mostrato un certo tipo di effetto biologico da radiazioni dei telefoni
cellulari. Allo stesso tempo, gli studi finanziati indipendentemente
producono una serie del tutto diversa di dati: il 67% di questi studi
ha mostrato un effetto biologico. L’Iniziativa Wireless Sicuro, di
un gruppo di ricerca a Washington DC che da allora ha cessato l’attività,
ha analizzato i dati ricavati da centinaia di studi sui rischi del
wireless per la salute, disponendoli nei termini di fonte di finanziamento.
“I nostri dati dimostrano che il settore della telefonia mobile
ha finanziato/influenzato il lavoro ed
è sei volte più probabile trovare
‘nessun problema’ che nel lavoro finanziato indipendentemente”,
osserva il gruppo: “L’industria dunque ha notevolmente contaminato
l’insieme delle prove scientifiche.”
Le prove riguardo i rischi a lungo
termine causati dai campi elettromagnetici per la salute pubblica possono
essere contraddittorie. Eppure è chiaro che alcune persone si
ammalano quando si espongono pesantemente alle nuove radiofrequenze.
E non stiamo ad ascoltare i loro reclami.
Prendete in considerazione la storia
di Michele Hertz. Quando una società di servizi pubblici locali
installò un contatore digitale wireless – meglio conosciuto
come contatore “intelligente” – nella sua casa a nord dello stato
di New York nell’estate 2009, Hertz ci badò poco. Poi cominciò a
sentirsi strana. Era una scultrice esperta, ma non poteva più farlo.
“Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a dormire, non riuscivo
nemmeno a terminare le frasi”, mi disse. La Hertz dice di aver
provato una “perdita incredibile di memoria” e, all’età
di 51 anni, ha temuto di aver preso l’Alzheimer.
Una notte, durante una tempesta di
neve nel 2010, in casa sua andò via la corrente, e quando ritornò,
nella sua testa esplose un suono squillante, “un acuto terribile”.
Persisteva un ronzio nella sua testa. Iniziò a dormire sul pavimento
della cucina quell’inverno, dove il frigorifero copriva quel rumore
lamentoso. Ci furono altri sintomi: mal di testa, nausea e vertigini,
persistenti e tendenti al peggioramento. “A volte mi svegliavo
con il cuore che mi pulsava in gola in modo incontrollabile”,
mi disse: “Ho pensato che avrei avuto un attacco di cuore. Avevo
incubi in cui mi stavano uccidendo.”
Circa un anno dopo l’installazione
del contatore wireless, con l’aiuto di un elettricista la Hertz
pensò di aver capito quale fosse la fonte del problema: ci doveva essere
qualcosa di elettrico in casa. Su intuizione, lei riferì alla società
di servizio pubblico, Con Edison di New York, di rimuovere il contatore
senza fili. Disse loro: “Morirò
se non si installa un contatore analogico.” Nel giro di pochi
giorni i sintomi peggiori scomparvero. “La gente mi guarda come
se fossi pazza quando racconto tutto ciò”, dice la Hertz.
L’esposizione al contatore ha iper-sensibilizzato
la Hertz a tutti i tipi di sorgenti di altri campi elettromagnetici.
“I contatori intelligenti mi hanno reso la vita impossibile”,
dice. Un telefono cellulare acceso nella stessa stanza le dà ancora
il mal di testa. Entrare in una casa col Wi-Fi è qualcosa di
intollerabile. Il passaggio davanti a una torre cellulare per strada
le fa male. “A volte se la radiazione
è molto forte le mie dita si ritorcono”, dice. “Ora posso
sentire i cellulari che suonano anche se sono in modalità
silenziosa. La vita”, dice, “è drammaticamente cambiata.”
La Hertz ben presto scoprì che
c’erano altre persone come lei: vengono denominate “elettrosensibili”.
A dire il vero, fanno parte di una tormentata minoranza, spesso non
compresa e isolata. Condividono le loro storie su forum online
come Smartmeters.org, l’EMF Safety Network e l’Electrosensitive
Society. “Alcuni si ammalano a causa dei cellulari, altri a
causa dei contatori intelligenti, altri
dalle torri cellulari”, afferma la Hertz: “Alcuni non possono
più lavorare e hanno dovuto abbandonare le proprie case. Alcuni stanno
perdendo la vista, altri non riescono a smettere di tremare, la maggior
parte non riesce a dormire.”
Negli ultimi anni ho imparato a conoscere
decine di “elettro sensibili”. A Santa Fe, nel New Mexico, ho incontrato
una donna che aveva preso l’abitudine di indossare un copricapo di
carta stagnola. (Questo funziona davvero – basta avvolgere un cellulare
in alcuni fogli di carta stagnola e il segnale verrà annullato). Ho
incontrato una ex-maratoneta detentrice di record, una 54enne che aveva
vissuto per otto anni nella sua automobile prima di stabilirsi in una
casa circondata da montagne che diceva potessero proteggere il luogo
dalle frequenze cellulari. Ho incontrato persone che hanno affermato
di non voler più vivere a causa delle loro condizioni. Molte delle
persone con cui ho parlato erano professionisti affermati, scrittori,
produttori televisivi, imprenditori. Ho incontrato uno scienziato dei
Laboratori Nazionali di Los Alamos di nome Bill Bruno, il cui datore
di lavoro aveva tentato di licenziarlo dopo che aveva richiesto una
protezione dai campi elettromagnetici nel laboratorio. Ho incontrato
una bibliotecaria locale chiamata Rebecca Azen che ha lasciato il suo
lavoro dopo essersi ammalata a causa della nuova installazione della
connessione Wi-Fi in biblioteca. Ho incontrato un brillante attivista
di nome Arthur Firstenberg, che per molti anni ha pubblicato una
newsletter, “No Place to Hide”, ma che ora è senza fissa
dimora, che viveva esclusivamente nel retro della sua auto, dormiva
nella landa fuori dalla città dove poteva sfuggire ai segnali.
A New York ho avuto modo di conoscere
un membro di lunga data dell’Institute of Electrical and Electronics
Engineers (IEEE) che si è definito elettrosensibile. Lo chiamerò
Jake, dato che la sua condizione gli provoca imbarazzo e non vuole mettere
a repentaglio il suo posto di lavoro e la sua appartenenza alla IEEE
(che ha come scopo la diffusione della tecnologia elettrica, inclusi
i telefoni cellulari). Jake mi ha raccontato di come un giorno, qualche
anno fa, iniziò a star male ogni volta che entrava nella camera da
letto del suo appartamento per dormire. Aveva mal di testa, soffriva
di stanchezza e nausea, sudorazione notturna, palpitazioni cardiache,
vista offuscata, difficoltà respiratorie e sobbalzava a causa di ronzii
all’orecchio, tipici sintomi dell’elettro sensibilità. Ha scoperto
che il suo vicino di casa nel condominio teneva una connessione Wi-Fi
attraverso un trasmettitore, dall’altra parte del muro delle sua camera
da letto. Quando Jake chiese al suo vicino di bloccarlo, i suoi sintomi
scomparvero.
Il governo svedese riporta che il disturbo
noto come ipersensibilità elettromagnetica, o EHS, affligge
circa il 3% della popolazione. Uno studio del Dipartimento di Salute
della California ha rilevato che, sulla base di alcune autovalutazioni,
a ben 770.000 californiani – quindi il 3% della popolazione dello stato
– sarebbe attribuibile qualche forma di malattia dovuta ai campi elettromagnetici.
Uno studio in Svizzera ha recentemente riscontrato un’incidenza di
elettrosensibili pari al 5% di elettrosensibili. In Germania del 6%.
Anche l’ex primo ministro della Norvegia, la dottoressa Gro Harlem
Brundtland, fino al 2003 direttore generale dell’OMS, ha ammesso di
soffrire di mal di testa e di “forti disagi” quando esposta
a telefoni cellulari. “La mia ipersensibilità”, ha detto
a un giornale norvegese nel 2002, “è andata così oltre che ora
reagisco ai telefoni cellulari vicini a me al giro di circa quattro
metri”. Ha poi aggiunto nella stessa intervista: “Varie persone
sono state nel mio ufficio con i loro cellulari in tasca o in borsa
senza sapere se fossero accesi o spenti, abbiamo testato le mie impressioni
che ho puntualmente provato quando il telefono era acceso
– mai quando era spento.”
Eppure l’OMS – stessa organizzazione
in cui la Brundtland ne era una volta il capo – riporta che “non
vi è alcuna base scientifica che colleghi i
sintomi dell’elettro sensibilità
all’esposizione ai campi elettromagnetici”. Le ricerche dell’OMS
sono state confermate da uno studio del 2008 presso l’Università
di Berna in Svizzera che non ha trovato “alcuna prova che gli individui
ipersensibili siano in grado di rilevare la presenza o l’assenza”
di frequenze che presumibilmente li fanno ammalare. Uno studio condotto
nel 2006 presso l’Unità di Ricerca di Telefonia Mobile al King’s
College di Londra è arrivato ad una conclusione simile. “Non c’è
alcuna prova che indichi che coloro i quali si autodefiniscano sensibili
ai segnali dei telefoni cellulari siano in grado di rilevare questi
segnali o che reagiscano con una maggiore gravità
dei sintomi”, dice il rapporto. “Dato che una finta esposizione
è stata sufficiente a scatenare sintomi gravi in alcuni partecipanti,
i fattori psicologici possono giocare un ruolo importante nel portare
a questa condizione.” I ricercatori del King’s College nel 2010
hanno concluso che questa era una “malattia clinicamente inspiegabile”.
“I dati scientifici fino ad ora
non aiutano gli elettro sensibili”, dice Louis Slesin, redattore
ed editore di Microwave News, un sito web e una newsletter
che riguarda i potenziali effetti delle radiofrequenze elettromagnetiche.
“La concezione di questi studi, tuttavia,
è discutibile.” Egli aggiunge: “Francamente, sarei sorpreso
se la circostanza non esistesse. Noi siamo esseri elettromagnetici.
Non potremmo aver un pensiero nella testa senza i segnali elettromagnetici.
I segnali elettrici attraversano sempre il nostro corpo, e l’idea
che i campi elettromagnetici esterni non ci possano influenzare non
ha senso. Siamo esseri sia biologici che chimici, e sappiamo di poter
sviluppare allergie a composti chimici e biologici. Perché
non indaghiamo se ci sono anche delle allergie ai campi elettromagnetici?
Ogni prodotto chimico non dovrebbe essere testato per i suoi effetti
sugli esseri umani? Ebbene, si può
dire lo stesso per ogni frequenza delle radiofrequenze.”
Il dottor David Carpenter della
SUNY, che ha anche esaminato l’elettrosensibilità, mi dice che
“non è del tutto convinto che l’elettrosensibilità
sia reale”. Comunque afferma che “ci sono troppe persone
che riportano malattie croniche quando sono vicini a dispositivi con
campi elettromagnetici, e i loro sintomi vengono alleviati quando vi
si allontanano. Come la sensibilità
chimica multipla e la Sindrome della Guerra del Golfo, c’è qualcosa
anche qui, ma non lo riusciamo ancora a capire del tutto.”
La giornalista scientifica B. Blake
Levitt, autrice di “Electromagnetic Fields: A Consumer’s Guide
to the Issues”, afferma che gli studi che ha recensito sull’EHS
(Electromagnetic Hypersensivity) sono “contraddittori e
non definitivi. Emergono difetti nella progettazione sperimentale”.
Molti EHS possono semplicemente essere “troppo sensibili”,
secondo lei, per poter sopportare l’esposizione ai protocolli di ricerca,
probabilmente i risultati sono stati alterati dal fatto che all’inizio
si stava analizzando un gruppo diverso, meno sensibile. Levitt ha recentemente
stilato alcuni degli studi più incriminanti sugli effetti sulla salute
causati dalle torri cellulari in una relazione per la Commissione sulla
Sicurezza Elettromagnetica in Italia. “Alcuni gruppi di persone
reagiscono negativamente quando si trovano a lavorare nel raggio di
500 metri da una torre cellulare”, mi dice la Levitt. Diversi
studi da lei citati hanno trovato un aumento di mal di testa, eruzioni
cutanee, tremori, disturbi del sonno, vertigini, problemi di concentrazione
e alterazioni della memoria.
“L’EHS può
essere uno di quei problemi che non si riesce mai a ben definire
– si può solo credere a quello che la gente ci riporta”, dice
la Levitt. “E le persone stanno segnalando sintomi del genere in
tutto il mondo in questo momento, quando vengono introdotte nuove tecnologie
o infrastrutture come le torri cellulari nei quartieri. Non può
essere un’allucinazione transculturale di massa. Il sistema immunitario
è un raffinato meccanismo di allarme. Sono questi i nostri canarini
nella miniera di carbone.”
Il neuroscienziato svedese Olle Johansson
è stato uno dei primi ricercatori a prendere sul serio le dichiarazioni
di elettrosensibilità. Egli ha scoperto, per esempio, che le persone
con l’EHS hanno subito dei cambiamenti nei mastociti della pelle –
marcatori di reazione allergica – quando si sono esposti a specifici
campi elettromagnetici. Altri studi hanno rivelato che i campi elettromagnetici
a radiofrequenza possono aumentare i livelli sierici di istamina, un
segno distintivo di una reazione allergica. Johansson ha ipotizzato
che l’elettrosensibilità nasce esattamente come nascerebbe qualsiasi
altra forma di allergia comune, visto che il sistema immunitario si
indebolisce. E proprio come solo alcune persone contraggono allergie
ai gatti o al polline o alla polvere, solo alcuni di noi cadono preda
dei campi elettromagnetici. Johansson ammette che, tuttavia, la sua
ipotesi deve essere ancora dimostrata in studi in laboratorio.
Un pomeriggio di non molto tempo fa
un’infermiera di nome Maria Gonzalez, che vive nel Queens a New York,
mi mostrò i tralicci delle torri cellulari che irradiano la scuola
di sua figlia. I tralicci avevano i soliti pannelli schiacciati impilati
insieme dall’aspetto alieno, ornati come con festoni e con fili metallici,
in alto sul tetto di fronte alla Public School 122 nell’Astoria.
Questi emettevano un eccellente segnale, cinque barre sul mio cellulare.
L’operatore che si occupa dei tralicci, la Sprint-Nextel, aveva costruito
un muro di mattoni finti per nasconderli alla vista, ma Maria non era
pienamente convinta di questa trovata. Era terrorizzata da questi tralicci.
Quando, nel 2005, furono costruiti, e poi presto attivati, stava lavorando
presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale St. Vincent.
Aveva sentito storie bizzarre riguardo i telefoni cellulari dai suoi
colleghi del reparto di oncologia. Alcuni dei medici del St. Vincent
le avevano riferito che avevano dei dubbi sulla sicurezza dei propri
cellulari e dei cercapersone. Ciò fu abbastanza inquietante. Così,
sul web, fece delle ricerche su vari studi. Dopo aver letto una
relazione pubblicata nel 2002 riguardo ai bambini in Spagna che hanno
sviluppato la leucemia poco dopo l’installazione di una torre cellulare
vicino alla loro scuola, entrò nel panico.
Quando telefonò alla Sprint-Nextel
nell’estate del 2005 per esprimere le sue preoccupazioni, la società
si mostrò indisponente. La compagnia le concesse un unico appuntamento
quello stesso autunno, con un tecnico della Sprint-Nextel, con un avvocato,
e un sedicente “esperto di radiazioni” sotto contratto con la società.
“Continuarono dicendo: ‘Siamo certi al 100% che le antenne siano
sicure’”, mi raccontò Maria mentre fissavamo i tralicci. “Sicuri
al 100%! Si tratta di bambini! Non vorremmo mai far del male a dei bambini”.
La donna chiamò anche l’ufficio di Hilary Clinton e tormentò la
senatrice una volta a settimana per sei mesi, ma non ottenne alcun risultato.
Un anno dopo la Gonzalez citò in giudizio il governo degli Stati Uniti,
accusando la Federal Communications Commission di non aver dovutamente
valutato i rischi derivanti dalle frequenze dei telefoni cellulari.
L’azione legale fu subito accantonata. Il giudice concluse che se
i controllori del governo avevano confermato che le radiazioni erano
sicure, lo erano davvero. Il messaggio emerso, secondo ciò che dice
la Gonzalez, era che lei fosse “pazza […] e che alzando un grande
polverone per nulla”.
Io oserei dire, piuttosto, che lei
ha applicato un principio di buon senso nella scienza ambientale: il
principio di precauzione, che afferma che quando un’azione o una politica
– o una tecnologia – non viene provato con certezza che siano sicure,
allora si dovrebbe supporre che siano dannose. In una società entusiasta
per la magia del wireless digitale, abbiamo messo da parte questo
principio. E cerchiamo di respingere, come degli sciocchi, coloro che
lo sostengono, le persone come la Gonzalez. Abbiamo accettato senza
esitazione di avere punti d’accesso Wi-Fi nelle nostre case,
nelle biblioteche, nei caffè e nelle librerie, sistemi d’allarme
senza fili, baby monitor wireless, strumenti d’utilità e videogiochi
con cui giocheranno i bambini; continueremo a stare accanto ai nostri
iPad, iPod e smartphone senza fili. Siamo incantati dall’efficienza
e dalla convenienza degli apparati che spettacolarizzano l’informazione,
dalle parole e dai suoi che vengono emessi. Siamo, in altre parole,
spensierati per il nostro abbraccio diretto alla tecnologia.
A causa della nostra spensieratezza,
non abbiamo avuto l’esigenza di conoscere le conseguenze che apporta.
Forse questi gadget ci stanno lentamente uccidendo, e noi non
lo sappiamo. Forse sono perfettamente sicuri, e noi non lo sappiamo.
Forse ci stanno facendo del male in modi che possiamo a malapena capire,
e noi non lo sappiamo. Ciò che sappiamo, senz’ombra di dubbio, è
che i campi elettromagnetici ci circondano e che vivere nella civiltà
moderna implica il non poter sfuggire al loro contatto, sempre e ovunque.
Fonte: Radiation From Cell Phones and WiFi Are Making People Sick — Are We All at Risk?
02.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AMINA FABOZZI