LE MARCE DEL G20 – UNA PROTESTA INUTILE CONTRO TUTTO…

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…O L’ALBA DI UNA NUOVA AZIONE COLLETTIVA?

DI S. ROWLEY E R. R. STRAUS
The Ecologist

Mentre centinaia di persone sono scese per le strade di Londra un paio di settimane fa, si stanno formando alcune sorprendenti collaborazioni. ONG, ambientalisti, gruppi politici e sindacati stanno tutti marciando insieme. Le persone hanno alla fine iniziato a collegare i punti tra i problemi sociali ed ambientali? Sylvia Rowley e Rachel Rickard Straus sono andati ad una protesta per capirlo.

Posti di lavoro non bombe, una Palestina libera, una crescita economica a basse emissioni di CO2 e la sicurezza dei posti di lavoro per l’Institute of Chartered Psychiatrists. Queste sono solo alcune delle richieste fatte dai dimostranti del G20 questa settimana.

Sabato scorso [28 marzo], 35000 persone hanno marciato nel centro di Londra durante la prima di una serie di proteste che hanno esortato i leader a ‘Mettere le persone al primo posto’. Le organizzazioni a sostegno della marcia spaziavano dal Trade Un. Council ad Oxfam, dal WWF ad Every Child, e dalla campagna STOP AIDS a quella Stop The War.A prima vista questa e le altre marce del G20 che stanno avendo luogo questa settimana possono sembrare un’accozzaglia improduttiva di programmi discordanti – con richieste che spaziano dal taglio delle emissioni di anidride carbonica ad una rivoluzione comunista.

Vi è il rischio che, anche se i leader del G20 decideranno di ascoltare i dimostranti, tutto quello che sentiranno sarà un ricordo sfocato; un lamento indifferenziato di scontento riassumibile come “voi siete delle merde” – che non incoraggerà esattamente ad un cambiamento risolutivo delle politiche pubbliche.

Ma, mentre i messaggi individuali potrebbero perdersi nel fracasso, queste marce potrebbero essere i semi di una collaborazione con un potenziale rivoluzionario.

Per anni alcuni esperti hanno cercato di dimostrare che i problemi ambientali, sociali ed economici sono intrecciati. Ora a causa delle banche al collasso e della crisi ecologica questa idea sta iniziando ad acquisire interesse presso le masse.

Siamo andati a parlare con le persone alla prima marcia del G20 per vedere cosa volessero i dimostranti, e cosa vedessero come legami tra le loro cause.

Abbiamo trovato persone che chiedevano sostenibilità, e si riferivano all’economia come all’ambiente. Chiedevano posti di lavoro verdi. Hanno affermato che alla base dei problemi di ciascuna problematica delle tre su cui sono venuti a condurre una campagna – occupazione, giustizia, clima – vi sono state l’avidità e il profitto.

Di seguito alcuni dei loro commenti:

“La cooperazione è cruciale. Quando le persone vedono enti di beneficenza come Oxfam e Action Aid lavorare insieme con le organizzazioni che si occupano del cambiamento climatico, viene a cadere il pregiudizio sui pazzi ambientalisti che cercano di salvare i panda. Essi si rendono conto che “oh, si tratta della povertà”.

“La mia preoccupazione principale è il cambiamento climatico – non vogliamo tornare alle cose come erano in passato. Siamo qui per attuare una pressione politica; abbiamo bisogno di un’economia ristrutturata che tenga in conto dei limiti dell’ecosistema e della giustizia sociale”.
Alex Towler, 25 anni, uno studente di architettura specializzato in progettazione sostenibile

“Tutto quello che sta accadendo è in relazione, che si tratti delle grandi banche, della politica estera in Medio Oriente o del cambiamento climatico. Ci è stata detta una bugia che sostiene che non possiamo fare la differenza. Ma per molto tempo i sindacati hanno detto che si può fare la differenza in quanto collettivo”.
Robin, artista hip hop dei The Lazy Habits

“L’avidità e il profitto sono alla base di quasi ogni tema su cui stiamo facendo campagne. Quando tutto procedeva tranquillamente le persone non si sono fermate a pensare dove sia il potere – globalmente, ma anche qui, c’è troppo potere in mano ad organizzazioni prive di regole.
Tutte le organizzazioni sindacali sono qui. La loro gente è stata fottuta. Non appena le cose iniziano a fare presa qui, è nei loro volti che le persone se ne rendono conto. Ma temo che questa azione sia troppo piccola, troppo in ritardo – specialmente per le persone nei paesi in via di sviluppo”.
John Stevens, 22 anni, ex presidente di People and Planet all’Università di Cardiff lo scorso anno

Tenendo in mano un cartello in cui si legge “Posti di lavoro, non bombe”’, George Sullivan di Stop the War, afferma:

“Dalla maledetta guerra in Iraq alla povertà infantile in Africa, è tutto interconnesso. Siamo andati a fare la guerra in Iraq per il petrolio, il petrolio è la causa dei cambiamenti climatici e i cambiamenti climatici colpiranno più pesantemente le persone più povere.

Il messaggio prevalente [per i leader politici] è che essi dovrebbero dimettersi perché hanno fallito. Economicamente e politicamente hanno fatto bancarotta e dovrebbero consentire alla nuova generazione di prendere il controllo e costruire una società migliore – per mettere le persone al primo posto.

La maggioranza delle persone qui a Londra hanno la propria famiglia al di fuori del Regno Unito. Quando essi iniziano a sapere che non c’è cibo nei loro paesi, non c’è questo, non c’è quello, i londinesi saranno nelle strade”.

Tenendo in mano un cartello su cui è scritto “Crescita a basse emissioni di anidride carbonica – La amo”, Mary Whittaker, una lavoratrice 26enne di un’associazione di beneficenza spiega:

“Siamo qui perché vogliamo che i leader del G20 ascoltino e mettano gli interessi di tutti nel mondo prima di quelli di pochi. Questa è una crisi ma anche un’opportunità”.
Rob Griffiths, Segretario Generale del Partito Comunista Britannico, sostiene:

“Vediamo tutte le idee e tutte le diverse politiche proposte dalle persone qui. Io credo che attraverso mobilitazioni come questa, insieme al movimento contro la guerra e il Peoples’ Charter [una petizione lanciata il mese scorso], vedremo l’inizio di un’ampia alleanza tra persone democratiche contro le politiche delle grandi aziende, e contro la guerra, per il futuro del pianeta”.

Queste alleanze non sono prive di tensioni. Cosa accade ad una coalizione tra sindacati e gruppi ambientalisti quando i secondi passano dal sostegno ai posti di lavoro verdi al contrasto dei posti di lavoro inquinanti?

Abbiamo bisogno di un’idea più chiara di come potrebbe sembrare questa società sostenibile, a basse emissioni di anidride carbonica e socialmente equa. Come funzionerà l’economia in questa nuova società? E da dove avranno origine i posti di lavoro?

Ma se questi diversi gruppi saranno in grado di passare dal ripetere slogan a parlare e lavorare insieme su questi temi, questo potrebbe essere l’inizio di una nuova rivoluzionaria collaborazione, che comprenda che né gli obiettivi sociali né quelli ambientali possono essere totalmente raggiunti gli uni senza gli altri.

Sylvia Rowley e Rachel Rickard Straus sono giornalisti freelance

Titolo originale: “The G20 marches – a pointless protest against everything, or the dawn of a new collective action?”

Fonte: http://www.theecologist.org
Link
02.04.2009

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ANDREA B.

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