DI DAVID RAY GRIFFIN
I voli 11, 175, 77 e 93
Il trattamento del volo United Airlines 93 da parte della commissione
Il Volo 93 ha posto la Commissione 9/11 di fronte ad un compito differente. Per quanto riguarda gli altri voli, la Commissione doveva spiegare perché non fossero stati intercettati ed abbattuti. Per il volo 93, invece, la Commissione doveva convincerci che i militari non lo avessero abbattuto.
Non ha cercato di farlo rigettando le prove a disposizione, che sono notevoli, che l’aereo fu abbattuto, ma semplicemente costruendo una nuova storia tesa a dimostrare che le forze armate statunitensi non avrebbero potuto abbatterlo.
L’ignoranza del dirottamento da parte dell’esercito
La Commissione sostiene due argomentazioni principali a proposito del Volo 93. La prima è che: “Quando l’esercito seppe dell’aereo, esso si schiantò” (229). La centralità di questa affermazione è corroborata dal fatto che viene ripetuta, come un mantra, per tutto il capitolo del Rapporto.[20]
L’incredibile incompetenza della FAA
Questa tesi si regge principalmente su di un’altra storia di incredibile incompetenza degli ufficiali della FAA. Alle 9.28, cosi ci viene raccontato, il controllore del traffico aereo di Cleveland sentì “quelle che sembravano urla” e notò che il Volo 93 scese di 700 piedi, ma non fece nulla. Quattro minuti più tardi, sentì una voce dire: “Abbiamo una bomba a bordo”. Questo controllore, non essendo del tutto affetto da morte celebrale, notificò finalmente il suo superiore, che quindi informò il quartier generale della FAA. Più tardi, comunque, quando Cleveland chiese a Herndon se l’esercito fosse stato avvisato, la Commissione sostiene che Herndon: “Rispose a Cleveland che il personale della FAA molto più in alto di loro nella catena di comando doveva prendere la decisione se cercare o meno l’aiuto dell’esercito, e che ci stavano lavorando su” (227). Per accettare questa versione, dobbiamo credere che, in una giornata dove si erano già verificati attacchi da aerei dirottati, gli ufficiali al quartier generale della FAA dovevano discutere se un aereo dirottato con una bomba a bordo fosse una questione abbastanza rilevante da disturbare l’esercito. E dobbiamo credere che stavano ancora discutendone 13 minuti più tardi, quando, ci viene detto, ebbe luogo la seguente conversazione tra Herndon ed il quartier generale della FAA:
Centro di comando: Uhm, vogliamo pensare, uhm, di fare decollare dei caccia?
FAA Headquarters: Oh dio, non lo so.
Command Center: Uh, è una decisione che qualcuno dovrà prendere nei prossimi dieci minuti.. (228)
Ma naturalmente la decisione fu che l’esercito non dovesse essere disturbato, poiché 14 minuti dopo, alle 10:03, quando il Volo 93 si schiantò in Pennsylvania, ci viene detto che: “nessuno dal quartier generale della FAA [aveva ancora] richiesto l’aiuto dell’Esercito per il Volo 93” (229). Ci si aspetta che crediamo, in altre parole, che gli ufficiali della FAA si comportarono come idioti totali.
Teleconferenze inutili
In ogni caso, oltre che cercare di convincerci, secondo questa storia di incredibile incompetenza, che la FAA non abbia mai formalmente notificato all’ Esercito del Volo 93, la Commissione ha anche sostenuto che non ci fosse stata neanche nessuna notificazione informale durante alcuna teleconferenza. In questo caso, non essendo in grado di dimostrare che le teleconferenze non iniziarono in orario utile, la Commissione ha sostenuto che fossero inutili. Nella dichiarazione riassuntiva ci informano che: “La FAA, la Casa Bianca, ed il Dipartimento della Difesa iniziarono una teleconferenza tra più agenzie statali prima delle 9.30. [Ma] nessuna di queste teleconferenze…. includeva gli Ufficiali adatti, né della FAA né del Dipartimento della Difesa” (211).
Iniziamo con la teleconferenza iniziata dal Centro di Comando Nazionale dell’Esercito. Perché dovrebbe essere stato inutile trasmettere informazioni dalla FAA all’esercito? Perché, ci viene spiegato, gli operatori del Pentagono non riuscirono a prendere la linea con la FAA. Questa è un’affermazione altamente implausibile, specialmente perché, ci viene detto, gli operatori furono in grado di raggiungere chiunque (230-31). Inoltre, come abbiamo verificato prima, Laura Brown della FAA sembrava possedere una sua personale conoscenza dell’orario in cui venne iniziata la teleconferenza – cosa che suggerisce che la FAA fu raggiunta.
Perché anche la teleconferenza avviata dalla FAA fu inutile? Il problema in questo caso, ha sostenuto la Commissione, è che l’ufficiale che era in servizio al Centro di Comando Nazionale dell’ Esercito disse che “le informazioni erano di scarso valore” quindi non prestò attenzione (234).
Comunque, se anche si creda che nessuno al Pentagono stesse monitorando la chiamata, nel memo di Laura Brown si legge che oltre al collegamento telefonico avviato dalla FAA col Pentagono: “Le Forze Aeree della FAA… stabilirono il contatto col NORAD su una linea separata”. Dunque anche se nessuno al Pentagono stava prestando attenzione, l’Esercito avrebbe ugualmente ricevuto l’informazione. Il suo memo diceva, inoltre, che “La FAA condivise informazioni in tempo reale… a proposito di… tutti i voli importanti”. (183), e la Commissione stessa è d’accordo che alle 9:34, il quartier generale della FAA sapesse del dirottamento del Volo 93, dunque era un “volo da tenere sotto controllo”.
La dichiarazione della Commissione è, dunque, nettamente contraddetta da questo memo, che è stato acquisito agli atti della Commissione.
E che dire a proposito della videoconferenza della Casa Bianca, che fu diretta da Richard Clarke? I membri della commissione sostengono: “Non sappiamo chi partecipò della Difesa” (210). Ma questa affermazione è assolutamente incredibile. Un problema è che contraddice la assicurazione della [stessa] Commissione che “le persone adatte” non erano state coinvolte nella conferenza. Come possono saperlo se sostengono di non conoscere chi vi avesse partecipato? Il problema principale, comunque, è semplicemente che la dichiarazione è assurda. Sicuramente qualcuno al Pentagono avrebbe potuto riferire alla Commissione chi vi avesse partecipato. Ancora piu’ semplicemente, avrebbero potuto leggere il libro di Clarke, Contro tutti i nemici, che diventò un best seller in America durante le udienze della Commissione. In esso si legge chiaramente che i partecipanti del Pentagono furono il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld ed il Generale Richard Myers, il Capo delle Forze Armate (210-12).[21] In esso si legge anche che la FAA era rappresentata dal suo più alto ufficiale, Jane Garvey. E se queste non erano le “persone adatte”, chi altre potrebbero esserlo state?
Il tentativo della Commissione di provare che l’Esercito potrebbe non esser venuto a conoscenza del Volo 93 in questa videoconferenza è ancor più esplicitamente contraddetto da Clarke, che riporta che circa alle 9:35, Jane Garvey segnalò un certo numero di “potenziali dirottamenti”, che includevano “United 93 in Pennsylvania” (232). Di conseguenza, oltre 25 minuti prima che il Volo 93 si fosse schiantato, sia Myers che Rumsfeld sentirono il capo della FAA affermare che il Volo 93 era considerato un potenziale dirottamento.
Le bugie della Commissione a proposito dell’incompetenza della FAA e delle teleconferenze inutili sono, quindi, direttamente contraddette dal memo di Laura Brown e dal libro di Richard Clarke. Le loro testimonianze implicano che l’argomentazione principale della Commissione – che “quando l’Esercito seppe del volo, esso si era schiantato” è una bugia da bambini.
L’arrivo di Cheney alla Sala Conferenze Bunker
Ricapitoliamo: l’affermazione principale della Commissione è che l’Esercito Statunitense non avrebbe potuto abbattere il Volo 93 perché non fu a conoscenza del dirottamento fino all’ora dello schianto, le 10:03. Il secondo punto principale, che andiamo ad analizzare adesso, è che l’autorizzazione per abbattere gli aerei non fu concessa che molti minuti dopo le 10.03 .
In supporto di ciò, la Commissione sostiene che il Vice Presidente Cheney, che com’era noto aveva autorizzato l’abbattimento dal bunker sotto la Casa Bianca, non arrivò li fino almeno alle 10.00, “forse alle 9.38” (241). Questa affermazione, comunque, è doppiamente problematica.
Un problema è che ciò non trova conferma in alcuna documentazione. La Commissione dice che il Servizio Segreto ordinò a Cheney di scendere di sotto “appena prima le 9.36”; che Cheney entrò nel corridoio sotterraneo alle 9.37; che lui dunque, invece di andare diretto nel bunker alla fine del corridoio, passò tipo 20 minuti a chiamare il Presidente e guardare la copertura televisiva del periodo immediatamente successivo all’attacco al Pentagono (241). Questa cronologia si dice sia basata sui dati di emergenza del Servizio Segreto che mostrano che il Vice Presidente entrò nel corridoio sotterraneo alle 9:37.
Tuttavia, il Rapporto della Commissione 9/11 ci fa sapere che “i dati d’emergenza… non sono più reperibili” (244). Dobbiamo, di conseguenza, semplicemente fidarci della parola della Commissione.
E questo è veramente difficile, dato che la tesi della Commissione è contraddetta da ogni rapporto precedente. Un fotografo della Casa Bianca, che fu un testimone oculare, e alcuni giornali, incluso il New York Times, sostennero che Cheney scese nel bunker appena dopo le 9.00 . La relazione di Richard Clarke suggerisce che Cheney scese prima delle 9:15 (242). Addirittura lo stesso Cheney, intervistato a “Meet the Press” cinque giorni dopo l’11 settembre, indicò che fu fatto scendere di sotto circa a quell’ora (243). La Commissione, sfoggiando il suo usuale disprezzo per tutto quello che contraddice la sua storia, non fa menzione di nessuno di questi rapporti.
La contraddizione più evidente alla cronologia della Commissione è stata fornita da Norman Mineta. Durante una deposizione aperta al pubblico alla Commissione stessa, ha dichiarato, come abbiamo constatato prima, che quando arrivò nel bunker alle 9:20, Cheney era già li e completamente al comando. La Commissione, insistendo sul fatto che Cheney non arrivò lì prima delle 10.00, ha semplicemente omesso qualunque menzione della sua testimonianza nel suo Rapporto Finale.[22] Ma la deposizione di Mineta è ancora disponibile per chiunque la voglia leggere.
Possiamo affermare con un ampio margine di sicurezza, di conseguenza, che la versione della Commissione è una bugia.
L’ora dell’autorizzazione all’abbattimento
Si può esprimere lo stesso giudizio nei confronti della dichiarazione della Commissione che l’autorizzazione all’abbattimento non fu data prima delle 10.10.
Sostenendo ciò, la Commissione riferisce di un altro incredibile errore della FAA.
Il Volo 93, secondo la Commissione, si è schiantato alle 10.03 (249-50). E nonostante ciò nel lasso di tempo tra le 10.10 e le 10.15, sostiene la Commissione, la FAA ha informato l’esercito che il Volo 93 era ancora diretto verso Washington ed era, precisamente, a solo 80 miglia di distanza. Ancora una volta, il quartier generale della FAA ha pensato di avvertire l’esercito solo quando aveva un’informazione falsa. In ogni caso, ci viene detto, l’esercito ha richiesto il permesso per far decollare un caccia e Cheney diede l’autorizzazione immediatamente (237). L’implicazione sarebbe che l’esercito non avrebbe potuto abbattere il Volo 93, dato che si era schiantato circa 10 minuti prima.
Comunque, la nuova cronologia della Commissione è ancora una volta contraddetta da molti rapporti precedenti.
In primo luogo, anche se la Commissione sostiene che Richard Clarke non ricevette l’autorizzazione all’abbattimento fino alle 10:25, Clarke stesso dice di averla avuta circa 35 minuti prima, tra le 9.45 e le 9.50 (240).
In secondo luogo, la storia di Cheney che autorizza l’intercettamento di un aereo che era ad 80 miglia di distanza comparve originariamente in articoli pubblicati poco dopo il 9/11. In ognuno di essi, era riportato che il permesso era stato concesso prima, quando il Volo 93 era certamente ancora in volo, e verso il quale era stato lanciato all’inseguimento un F-16 (239).
Quella prima versione è supportata, inoltre, da molti rapporti che testimoniano che prima dello schianto, il Volo 93 era tallonato da caccia militari statunitensi. Uno di essi venne dalla CBS; un altro da un controllore di volo che aveva disatteso l’ordine di non parlare coi media; ed un altro ancora venne addirittura dal Vice Ministro della Difesa Paul Wolfovitz (238-39). Evidentemente la Commissione ha pensato che se poteva ignorare le dichiarazioni del Ministro dei Trasporti ed anche del Vice Presidente, allora poteva anche ignorare una deposizione del Vice Ministro della Difesa.
Ad ogni modo, la cronologia della Commissione, oltre che venire contraddetta da tutti quei rapporti, viene anche contraddetta dalla versione di James Bamford, che è basata su una trascrizione della ABC News. Secondo questo resoconto, l’autorizzazione di Cheney fu passata al NEADS e specificatamente al Colonello Marr, che quindi “Inviò l’ordine ai controllori di volo di incaricare i piloti dei caccia dell’ordine di distruggere l’aereo United.” Marr, da quanto viene riferito, avrebbe detto: “Al Volo 93 della United Airlines non sarà concesso raggiungere Washington, D.C. “ (238). Ma la Commissione, con naturalezza, racconta la sua nuova storia come se questo rapporto non fosse mai esistito.
La versione della Commissione viene contraddetta, infine, da rapporti sull’avvenuto abbattimento.
Il Maggiore Daniel Nash, uno dei due piloti di F-15 mandati a New York City dalla base di Otis, riportò in seguito che dopo essere ritornato alla base, venne informato che un F-16 militare aveva abbattuto un aereo in Pennsylvania (239).
Quella voce era cosi diffusa che durante l’intervista del Generale Myers al Senate Armed Services Committee il 13 Settembre, 2001, il Presidente Carl Levin disse che “ci sono state testimonianze che l’aereo caduto in Pennsylvania sia stato abbattuto.” aggiungendo: “Quelle storie continuano a circolare” (151).
Oltre ad ignorare tutti questi rapporti, la Commissione ha anche ignorato le testimonianze delle persone che vivevano vicino al punto dove l’aereo si schiantò. Queste deposizioni parlano del rumore caratteristico di un missile, avvistamenti di un piccolo aeroplano militare, di macerie sparpagliate a diverse miglia dalla zona dello schianto, ed il rinvenimento di parte di un motore lontano dalla scena.
Registriamo, riassumendo, un enorme ammontare di prove che ci suggeriscono che la FAA informò l’esercito del Volo 93; che Cheney scese nel bunker circa 45 minuti prima di quello che sostiene la Commissione; che diede l’autorizzazione all’abbattimento circa 25 minuti prima di quanto sostiene la Commissione; e che i caccia militari inseguirono ed abbatterono il Volo 93. Sembrerebbe che se a qualche membro della Commissione fosse balenata in mente l’idea di costruire una favola sul Volo 93, di cui ogni parte potesse essere facilmente falsificata, non avrebbe potuto migliorare la storia della Commissione. E ad oggi, i nostri media non hanno ancora riportato nessuna di queste ovvie falsità.
RIASSUNTO E CONCLUSIONE
Il ritratto dell’incompetenza della FAA
La Commissione, da quello che abbiamo visto, ha cercato di esonerare l’Esercito per il suo fallimento per non aver prevenuto gli attacchi dell’11 settembre. Secondo la Commissione, i resoconti che suggerivano che l’esercito fu notificato in tempo per rispondere “sopravvalutavano la capacità della FAA di fornire all’esercito informazioni utili e tempestive quella mattina” (255). Nel suo tentativo di rinforzare quella supposta sopravvalutazione, la Commissione ci ha dipinto un quadro di incredibile incompetenza, ad ogni livello, della FAA. Abbiamo letto di controllori di volo che, invece di seguire le procedure che obbligano a trattare ogni possibile emergenza come fosse una reale, non lo fecero dopo aver visto due, o anche tutti e tre i classici segnali di dirottamento.
Abbiamo letto di controllori che hanno informato l’esercito che aerei che si erano già schiantati erano ancora in volo e diretti verso Washington. Abbiamo letto di ufficiali al quartier generale della FAA che si sono regolarmente rifiutati di informare l’esercito – a meno che, ovviamente, l’aereo in questione fosse solamente un fantasma.
Questo ritratto di dilagante incompetenza degli ufficiali FAA viene contraddetto da numerosi fatti.
Uno di essi, è la cronologia del NORAD del 18 Settembre 2001, che indica che la FAA rispose lentamente, ma niente affatto cosi lentamente quando sostiene ora la Commissione. Un secondo fatto è il memo di Laura Brown del 2003, che sostiene che la FAA fosse al telefono con l’esercito da circa le 8.50, parlando di tutti gli aerei da tenere sotto controllo.
Un terzo fatto è che la FAA fu chiamata a mettere in atto un operazione senza precedenti quel giorno: far atterrare tutti gli aerei del paese. Ed ancora, sostiene la stessa Commissione, la FAA “eseguì quell’ ordine senza precedenti, in modo impeccabile” (272-73). E’ plausibile che il personale della FAA, quello stesso giorno che mise in pratica una manovra mai attuata finora cosi perfettamente, avrebbe fallito cosi miseramente con un’operazione – allertare l’esercito per intercettare voli problematici – che avevano messo in atto al ritmo di circa 100 volte l’anno (140) ?[23]
Sembrerebbe, di conseguenza, che il primo capitolo del Rapporto della Commissione 9/11 sia una lunga bugia. Come ho avuto modo di mostrare altrove, inoltre, ciò si può affermare dell’intero rapporto.[24]
Crisi e Sfida
La conclusione ha, ovviamente, implicazioni spaventose, poiché è difficile immaginare perché la Commissione si sarebbe dovuta adoperare in un simile inganno, eccetto che per insabbiare il fatto che gli attacchi dell’11 settembre sono stati orchestrati da forze all’interno del nostro stesso Governo, incluse le nostre Forze Armate. E se quello è il caso, allora il nostro paese è in uno stato ancora peggiore di quanto già lasciava immaginare, in maniera evidente, il Downing Street Memo, che ha rivelato che l’amministrazione aveva manipolato l’intelligence per giustificare l’attacco in Iraq. Come ha detto Burnst Weston, un Professore di Diritto, ora abbiamo “una disparità tra la versione “propagandata” dell’11 Settembre e quella ricercata in modo indipendente cosi abbagliante, che suggerisce la possibilità di una crisi costituzionale come non si è mai verificata nella storia del nostro paese.”[25]
Superare questa crisi deve certamente essere il primo compito per noi cittadini Americani oggi, poiché è probabile che, se non la supereremo, tutte le crisi ad essa collegate – militarismo ed imperialismo in espansione, plutocrazia in aumento cosi come la povertà sia nel nostro paese che in giro per il mondo, la crescente distruzione dell’ecosistema del nostro pianeta, e cosi via – continueranno solamente a peggiorare.
Il primo passo per superare la nostra crisi costituzionale è che essa venga compresa. Questo è il motivo per cui il movimento per la Verità sull’11 settembre è oggi, da questo punto di vista, il più importante movimento nel nostro paese ed anche nel mondo. Questo movimento ha realizzato il suo primo obiettivo – fornire un’evidenza forte abbastanza da convincere chiunque abbia una mente sufficientemente aperta che la versione ufficiale è una bugia.26 Ora è necessario che questo fatto venga riconosciuto pubblicamente.
La ragione principale perché questo fatto non viene ancora riconosciuto pubblicamente è che i media ufficiali hanno finora fallito nel trattare questo argomento. Anche se hanno riportato una manciata delle falsità della versione ufficiale, hanno sinora rinunciato non solo a discutere una qualunque delle prove che puntano alla complicità ufficiale, ma anche ad esporre uno qualunque degli evidenti problemi nel Rapporto della Commissione 9/11, come quelli menzionati in questo scritto.
Se la Commissione ha creato una nuova storia sulla risposta dell’esercito che contraddice quello che l’esercito è andato dicendo dal 18 Settembre 2001; se la Commissione ha censurato il memo di Laura Brown e la testimonianza di Norman Mineta; se la Commissione ha contraddetto dichiarazioni di Richard Clarke, Paul Wolfovitz, del Vice Presidente Cheney, e di tre ufficiali di alto rango del NORAD – il Capitano Michael Jellinek, il Colonnello Robert Marr, ed il Generale Larry Arnold – sembra elementare che i nostri mezzi di informazione dovrebbero riportare queste contraddizioni.
Non riesco ad immaginare, almeno, come un qualunque giornalista dei mezzi di informazione ufficiali potrebbe difendere la pretesa di non dover riportare delle simili contraddizioni.
Metterle in luce potrebbe, naturalmente, portare a svelare che l’Amministrazione Bush-Cheney fosse anticipatamente a conoscenza degli attacchi dell’11 Settembre, e che forse li aveva anche architettati, il che significherebbe che l’intera “guerra al terrore” dopo l’11 Settembre sia stata basata sull’inganno. Non riesco ad immaginare come nessuno che lavori nei media potrebbe replicare alla conseguenza che, se ciò è vero, i media non siano obbligati a riportare le informazioni importanti.
Sfortunatamente, com’è noto, le questioni di principio vengono di frequente annullate da considerazioni di altro tipo. Ma possiamo sperare che anche i proprietari dei media ufficiali ora realizzino che l’11 Settembre è stato utilizzato per giustificare delle politiche che hanno indebolito molto il nostro paese, e ne hanno indebolito la reputazione e credibilità nella maggior parte del mondo. E possiamo sperare che loro, realizzando ciò, anteporranno il benessere del nostro paese e del nostro pianeta ad ogni considerazione che impedisse loro di permettere alla stampa di conseguire il compito più importante del Quarto Potere: smascherare i grandi crimini nelle alte sfere.
NOTE
1. David Ray Griffin, Il Rapporto della Commissione 9/11: Errori ed Omissioni (Northampton: Interlink Books, 2005)–d’ora in poi semplicemente citato come O&D.
2. Il DVD, messo a punto da Ken Jenkins, è intitolato “Verità e Politica: le domande senza risposta dell’11 settembre.” E’ disponibile presso www.911Visibility.org e fa [email protected]. La conferenza è stata trascritta da Ian Woods e pubblicata sotto il titolo di “Verità e Politica del 9/11: Omissioni e Distorsioni del Rapporto della Commissione 9/11” in Global Outlook, Numero 10 (Primavera-Estate 2005), 45-46.
3. The 9/11 Commission Report: Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks upon the United States, Authorized Edition (New York: W. W. Norton, 2004).
4. Promemoria: Tutte le note parentetiche nel testo sono riferite a Griffin, Il Rapporto della Commissione 9/11: Errori ed Omissioni.
5. llarion Bykov e Jared Israel, “Guilty for 9-11: Bush, Rumsfeld, Myers, Section 1: Why Were None of the Hijacked Planes Intercepted?” (www.emperors-clothes.com/indict/911page.htm). Questo scritto è elencato nella Tavola dei Contenuti sotto “Evidence of high-level government conspiracy in the events of 9-11.”
6. “NORAD’s Response Times,” September 18, 2001 (disponibile presso www.standdown.net/noradseptember182001pressrelease.htm).
7. Che questa supposta telefonata durò 8 minuti è una deduzione dal fatto che il NEADS fu presumibilmente notificato del Volo 11 poco prima le 8.38, mentre l’ordine al decollo non fu impartito fino alle 8.46.
8. The 9/11 Commission Report (Ch. 1, note 103) cita “Aircraft Piracy (Hijacking) and Destruction of Derelict Airborne Objects,” che è uscito il 1 Giugno, 2001. Questo documento, a sua volta, cita la Direttiva 3025.15, pubblicata nel 1997, che contiene le frasi citate nel testo. L’idea che nessuna procedura standard debba precedere la risposta immediata in situazioni di emergenza è affermata anche altrove nel documento del 1 Giugno, 2001. La parte 4.4, dopo la parte in cui dice che il Ministro della Difesa mantiene l’autorità all’approvazione per vari tipi di supporto, conclude dicendo: “Niente in questa Direttiva impedisce ad un comandante di esercitare il suo o la sua autorità di immediata risposta di emergenza come delineato nella Direttiva del Dipartimento della Difesa 3025.1.” E la parte 4.5 inizia con queste parole: “Fatta eccezione per le risposte immediate di fronte a condizioni di imminente pericolo, come descritto nel paragrafo 4.7.1., e seguenti…” Ho discusso tale questione diffusamente nella postfazione alla seconda edizione di David Ray Griffin, The New Pearl Harbor: Disturbing Questions about the Bush Administration and 9/11 (Northampton: Interlink Books, 2004)—d’ora in poi citato come NPH.
9. Flocco aggiunge che Laura Brown gli scrisse in seguito per dire che quella teleconferenza non era iniziata fino alle 8.45, ma Flocco sospetta che la sua prima dichiarazione, che rilasciò quando erano entrambi alla prima audizione della Commissione 9/11, fosse più corrispondente al vero della sua successiva dichiarazione, che lei rese “di ritorno dal suo ufficio e dopo aver conferito con i superiori”. L’opinione di Flocco che l’orario delle 8.20 fosse quello corretto era rinforzato, sostiene, da una fonte del Dipartimento dei Trasporti che lo informò che i collegamenti telefonici, che mettevano in contatto gli ufficiali del NORAD, del Servizio Segreto, del Dipartimento della Difesa e del Dipartimento dei Trasporti, furono avviati alle 8.20 (Tom Flocco, “9-11 Probe Continues to Bypass Executive Branch Testimony,” tomflocco.com, 13 Ottobre 2003.http://tomflocco.com/modules.php?name=News&file=article&sid=10). Si veda la mia analisi in O&D p. 187.
10. Questo memo è disponibile presso www.911truth.org/article.php?story=2004081200421797.
11. National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, 23 Maggio 2003 (http://www.911commission.gov/archive/hearing2/9-11Commission_Hearing_2003-05-23.htm).
12. Air War over America: Sept. 11 Alters Face of Air Defense Mission (Public Affairs: Tyndall Air Force Base, 2003), di Leslie Filson (Prefazione di Larry K. Arnold).
13. Ancora un altro problema è che in precedenza, quando la Commissione stava spiegando perché non vennero fatti decollare caccia in tempo per intercettare il Volo 11, disse che il NEADS avrebbe dovuto chiamare il Generale Arnold per ricevere il permesso. Ma questa volta, ci viene raccontato, il NEADS ha tranquillamente impartito l’ordine, senza chiamare il Generale Arnold. Questo mina la dichiarazione della Commissione che la chiamata ad Arnold fosse necessaria in relazione al volo precedente.
14. Citando Laura Brown, “FAA Communications with NORAD On September 11, 2001” (leggibile presso http://www.911truth.org/article.php?story=2004081200421797).
15. National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, 23 Maggio 2003 (http://www.911commission.gov/archive/hearing2/9-11Commission_Hearing_2003-05-23.htm).
16. L’idea che gli ufficiali militari sapessero qualcosa del Volo 77 molto prima che il Pentagono venne colpito è supportata anche da un articolo del New York Times pubblicato quattro giorni dopo l’11 settembre, che iniziava cosi: “Durante l’ora, o giù di lì, che il Volo 77 fu sotto il controllo dei dirottatori, fino al momento in cui colpì la facciata Ovest del Pentagonom gli ufficiali militari in un centro di comando sulla parte est dell’edificio stavano interrogando in modo incalzante.. ufficiali del controllo del traffico aereo sul da farsi” (Matthew Wald, “After the Attacks: Sky Rules; Pentagon Tracked Deadly Jet but Found No Way to Stop It,” New York Times, September 15, 2001).
17. Cito “Statement of Secretary of Transportation Norman Y. Mineta before the National Commission on Terrorist Attacks upon the United States, May 23, 2003” (disponibile presso www.cooperativeresearch.org/timeline/2003/commissiontestimony052303.htm).
18. Il Rapporto della Commissione 9/11, a pagina 9, indica le 9.34. Ma le 9.36 è l’ora data nelle pagine 27 e 34, ed è l’orario che permette alla Commissione di affermare che l’esercito “aveva al massimo uno o due minuti per reagire all’aereo non identificato che si dirigeva verso Washington” (34).
19. Ancora un altro particolare ignorato dal rapporto è rappresentato dal prodigioso sistema radar dell’esercito Statunitense. Il sito web di uno di quei sistemi, chiamati PAVE PAWS, sostiene che è “capace di rilevare e monitorare un grande numero di obiettivi che costituirebbero un pesante attacco SLBM [Missili Balistici Lanciati da Sottomarini]” (“PAVE PAWS, Watching North America’s Skies, 24 Hours a Day” (www.pavepaws.org). Il sistema PAVE PAWS non è sicuramente basato sul presupposto che quegli SLBM avrebbero dei transponders. L’affermazione che l’esercito non sapeva di un aereo diretto verso il Pentagono è, dunque, assurda. Dopo gli attacchi sul WTC, l’esercito Statunitense, se gli attacchi dell’ 11 settembre fossero stati autenticamente degli attacchi sferrati da stranieri, sarebbero stati sul più alto grado di allerta e non avrebbero esitato ad abbattere ogni aereo non autorizzato ed identificato diretto verso Washington. E riguardo la capacità di fare questo, anche se per qualche ragione Andrews non avesse avuto caccia in allerta quella mattina, il sito web del Congressional Budget Office ci informa che, secondo l’introduzione di Fred Burks, “Gli ICBM [missili balistici internazionali] viaggiano a velocità da 6 a 7 chilometri al secondo (circa 14.000 miglia l’ora)” e è possibile dunque abbattere “un ICBM in pochi minuti” (Burks, “Billions on Star Wars Missile Defense Can’t Stop Four Lost Airliners on 9/11” (www.wanttoknow.info/911starwars), che cita “Alternatives for Boost-Phase Missile Defense,” July 2004 (http://www.cbo.gov/showdoc.cfm?index=5679&sequence=1&from=0).
20. The 9/11 Commission Report, 30, 31, 34, 38, 44.
21. La pretesa impossibilità della Commissione a scoprire l’identità dei partecipanti del Pentagono, insieme alla sua indifferenza verso la testimonianza di Clarke, potrebbero avere qualcosa a che fare col fatto che la Commissione ha appoggiato le varie testimonianze del Generale Myers su dove si trovasse, secondo i quali passò tutto il tempo a Capitol Hill. La Commissione ha anche appoggiato una versione dei movimenti di Rumsfeld che è piuttosto differente da quanto testimoniato da Clarke (O&D 217-19).
22. “Testimonianza del Ministro dei Trasporti Norman Y. Mineta alla Commissione Nazionale sugli Attacchi Terroristici agli Stati Uniti, 23 Maggio 2003.”
23. The Calgary Herald (13 Ott, 2001) ha riportato che il NORAD ha fatto decollare i caccia 129 volte nel 2000; la FAA ha riportato 67 decolli tra il Settembre 2000 ed il Giugno 2001 (FAA News Release, August 9, 2002).
24. Si veda Il Rapporto della Commissione 9/11: Errori ed Omissioni e, per un breve riassunto, “Il Rapporto della Commissione 9/11: una bugia di 571 pagine,” 9/11 Visibility Project, May 22, 2005 (http://www.septembereleventh.org/newsarchive/2005-05-22-571pglie.php).
25. Questa dichiarazione è inclusa nel soffietto editoriale di Weston per Il Rapporto della Commissione 9/11: Errori ed Omissioni .
26. Nei miei due libri [sull’ 11-9, n.d.t] sono disponibili delle visioni d’insieme relative a tali prove. Inoltre, in “La distruzione del World Trade Center: perché la versione ufficiale non può essere vera,” ho delineato gli argomenti contrari alla versione ufficiale del crollo degli edifici del WTC, più dettagliatamente che in passato.
David Ray Griffin
Fonte: ://www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=%20GR20051213&articleId=1478
13.12.05
TRADUZIONE DI ALCENERO (MARCOC) E GOLDSTEIN per www.comedonchisciotte.org
VEDI ANCHE:
LE INCREDIBILI STORIE DELLA
COMMISSIONE SULL’11 SETTEMBRE (PARTE I)