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La Redazione

 

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LE FANTASIE TECNOLOGICHE DI EVO MORALES: LE CONSEGUENZE DELLA MODERNIZZAZIONE

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A cura di Das schloss
Il 16 Gennaio 2011
50 Views

DI CHELLIS GLENDINNING
Culture Change

Cochabamba, Bolivia. Il 22 Gennaio 2006, l’appena eletto Presidente Evo Morales fece una sfilata esuberante per le strade di La Paz per unirsi alla schiera di sostenitori che lo attendevano in Plaza de los Héroes. Lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano annunciò alla folla euforica che questo evento storico aveva segnato “la fine della paura”. Il Vice-presidente Alvaro Garcia urlò che, con il nuovo governo, i boliviani poveri avrebbero avuto pari opportunità.

E il Presidente Morales dichiarò “Il nostro lavoro è quello di terminare l’operato di Che Guevara!”

Fu un giorno vincente – così il paese più bisognoso del Sud America era finalmente risorto dopo secoli di oligarchia e dittatura per eleggere uno dei suoi: dopo 500 anni il primo indìgena a capo della nazione.Ma chi, in quei momenti di entusiasmo, stava pensando che Che Guevara non fu soltanto l’eroe del coraggio e dello scontro la cui vita fu spezzata in Bolivia? Fu anche uno dei promotori dell’industria, dello sviluppo e della modernizzazione.

E così, fedele alle sue parole, Morales ha portato avanti l’industria, lo sviluppo e la modernizzazione.

Dai Flores al Progreso

Forse un accenno a questa espansione tecnologica si era avuto quando la scritta sui tabelloni all’entrata del paesino agricolo di Tiquipaya fu cambiata da “EL CAPITAL DE FLORES” a “EL CAPITAL DEL PROGRESO” – e quando improvvisamente, senza spinta locale, degli appartamenti a molti piani e alcuni uffici cominciarono ad innalzarsi su shanti dal tetto in alluminio e attorno a venditrici di papaia per le strade di Reducto.

O forse il primo indizio si ebbe quando il Presidente Morales proclamò attraverso il canale televisivo del governo che il suo obiettivo era quello di rendere l’economia delle Bolivia come quella del Brasile, che al momento è vista come la prima nazione dell’America Latina su cui investire.

O forse si è avuto quando rivendicò come “diritto umano” l’accesso alle rete senza fili Universal Broadband Banda Anchal – nonostante gli scienziati internazionali abbiano dimostrato che emissioni elettromagnetiche possano causare insonnia, disturbi nervosi, depressione, cancro, danni genetici e al cuore, calo immunologico e altri problemi collegati alla salute.

La scoperta del litio è stata un toccasana per la brama di Morales di emulare la scalata del Brasile per divenire una potenza economica. La rarità de “l’oro del ventunesimo secolo” – con la sua importanza per la promettente industria delle auto elettriche, così come per quella delle armi nucleari – ha fatto si che la Bolivia si affrettasse a costruire un conto bancario pari a quello dell’Arabia Saudita, prevedendo tra il 2011 e il 2014 una vendita di batterie per le auto elettriche superiore a 902 milioni di dollari per una possibile vendita totale di 515 bilioni di dollari. Allo stesso tempo, la collaborazione con la Mitsubishi e con la Corea del Sud, l’inevitabile contaminazione dell’aria, dell’acqua e del terreno attraverso perdite, fuoriuscite ed emissioni hanno allarmato le comunità tradizionali incerte su ogni possibilità di contributo locale.

L’amministrazione Morales sta altrettanto costruendo delle dighe idroelettriche multimilionarie che prevede il dislocamento di interi villaggi. Il Presidente sta permettendo al Brasile di costruire due dighe vicino al confine che supererà per grandezza la diga di Hoover del 300 percento, dato che il Brasile sta dando una mano dal valore di 1.5 bilioni di dollari all’industria degli idrocarburi boliviana con un occhio di riguardo sui petrolchimici. Energia Argentina erigerà un condotto di novecento miglia che servirà ad importare gas naturale in Argentina, mentre l’amministrazione ha firmato un contratto con la Jindal Corporation indiana per costruire vicino Santa Cruz una delle più grandi miniere di ferro del mondo. Nell’Agosto del 2010, Morales annunciò dei piani per un aeroporto internazionale con tecnologia allo stato dell’arte a Oruro che aumenterà la contaminazione tossica, mentre fornirà accesso alle imprese internazionali che coopereranno per l’estrazione mineraria.

A Settembre l’amministrazione verificò l’esistenza di alcuni depositi di uranio nelle colline di Potosi e che il paese avrebbe collaborato assieme all’Iran per esplorare gli scavi. Ad Ottobre, dopo un viaggio veloce in Iran, Morales annunciò il suo desiderio di costruire delle centrali nucleari in Bolivia.

E allora ecco il suo mega interesse principale.

L’Iniziativa per l’Integrazione dell’Infrastruttura Regionale in Sud America mira a costruire un’ autostrada ad alta tecnologia industriale e reti di corridoi per le telecomunicazioni lungo l’intero continente, i lavori sono già cominciati in Bolivia: un’autostrada di 300 chilometri farà irruzione in un’eco riserva nazionale squarciando una foresta e almeno 11 animali in via d’estinzione e 60 comunità indigene, alcuni dei quali sono gli ultimi rimasti ad utilizzare il metodo cacciatore-raccoglitore. L’autostrada a Villa Tunari-San Ignacio de Moxos promette di creare un disastro ambientale; sostenere lo sviluppo sotto forma di motel, distributori di benzina e centri di intrattenimento – tutto questo emanerebbe quantità di radiazioni elettromagnetiche. Senza voler fare riferimento all’eventualità storica che le vie industriali super trafficate accrescano la prostituzione e il narcotraffico, che da quelle parti sono già un problema.

Le comunità locali stanno protestando contro questi progetti richiedendo autonomia e potere decisionale autonomo che il Presidente Morales promette quotidianamente attraverso il suo Estado Plurinacional boliviano. Ma come ha evidenziato lo scienziato politico Langdon Winner in Autonomous Technology: Technics as a Theme in Political Thought (1977) (n.d.t. Tecnologia Autonoma: La tecnica come soggetto nel pensiero politico) – la realizzazione tecnologica – che emerge sempre dal desiderio politico e ha sempre effetti politici – evade dal processo democratico perché è visto come un aspetto inevitabile del “progresso”.

Nonostante le sue origini Aymarà, sembra, che Evo Morales sia stato catturata da questa fantasia.

Borrachero del Poder

La verità sull’ondata di modernizzazione tecnologica boliviana è questa, mentre una realizzazione del genere potrebbe essere apparsa come il mezzo per il sostentamento e la difesa di un’isola come Cuba, sotto attacco dallo stato-nazione più potente degli anni ’60 – oggi per gli ecologisti, gli ambientalisti e gli attivisti dei movimenti sociali ma anche per la gente del posto lo sviluppo basato su “sfruttamento/espansione” non può più essere una via di uscita.

A metà del ventesimo secolo, il filosofo statunitense Lewis Mumford e il sociologo francese Jacques Ellul erano fra i primi a compiere un’analisi sistemica alla società tecnologica, affermando che la Macchina in sé fosse diventata un modello che si infiltrava in ogni pensiero, azione, ente, architettura e istituzione. Questa forte intuizione fu appoggiata alla fine dello stesso secolo da alcuni studiosi come lo scienziato politico Langdon Winnder, dal fisico Vandana Shivia, dallo storico Kirkpatrick Sale, dal poeta bucolico Wendell Berry, dall’attivista Gustavo Esteva ecc – che erano tutti d’accordo sulla disfunzione essenziale delle tecnologie e sulla società di mega-macchine che alimentano. Il loro operato è stato incoraggiato da un’enorme consapevolezza sull’impossibilità di un continuo sviluppo tecnologico à la società di massa ultimo stadio– per citarne alcuni: Richard Heinberg esperto di Peak Oil (n.d.t. Picco del petrolio), l’ecologista Stepanie Mills, il giornalista Danny Schechter, il biologo E. O. Wilson e lo studioso di petrolio convertito in eco-attivista Jan Lundberg.

Con tutta l’attenzione rivolta agli specialisti internazionali, il Presidente Morales non ha fatto alcun uso dai punti di vista esternati da queste voci – che curiosamente condividono la sua critica di base al capitalismo e alla civilizzazione dominante, così come il rispetto per il buonsenso tradizionale delle culture indigene. Per non citare la miriade di intellettuali, compagni del movimento sociale e pensatori indigeni boliviani, molti dei quali si sono dimostrati cinici per quando riguardo la speranza gloriosa di Plaza de los Héroes nel 2006. Fra questi vi è il presidente del National Council di Ayllus e Markas di Qullasuyvu, Rafael Quispe, che sta richiedendo una moratoria sui progetti di estrazione. Un altro è il teologo e membro del governo Rafael Puente, che chiama la fase amministrativa del 2010 “Borrachero del Poder” (n.d.t. Ebbrezza di Potere). Oscar Olivera, il leader della Guerra dell’Acqua di Cochabamba, afferma che il vero potere risiede “in piazza, non nel palazzo”, mentre sua sorella, Marcela Olivera anche lei coinvolta nella Guerra dell’Acqua, sostiene di conoscere due Evo Morales: uno che fa dichiarazioni ecologiche internazionali e uno che, a casa, sostiene le dighe, l’uranio, gli scavi, pali del telefono e mega-autostrade.

Colto in queste contraddizioni, nell’Agosto 2010, il Ministro dell’Ambiente Juan Pablo Ramos, si è dimesso – “per coscienza”.

Ironie e Contraddizioni

L’ironia è che il Presidente Morales è sostenuto da attivisti di tutto il mondo come uno pseudo Che Guevara moderno.

Il suo fanculo – Copenhagen Cumbre Mundial de los Pueblos Sobre el Cambio Climàtico tenutosi a Cochaamba nell’Aprile del 2010 per gli attivisti del riscaldamento climatico globale è stata un’opportunità rara perché così hanno potuto riunire le proprie energie verso il vero progresso, parlando dei veri problemi ambientali causati dall’eccesso di tecno-capitalismo.

Ma pochi hanno saputo – fra eccitamenti, cerimonie di rinascita, ballerini Aztechi e marce di gruppi locali – che in verità il governo Morales ha ricoperto le carcasse penetranti con dei rami colti nel bosco di Cochabamba. Si è notato poco che hanno installato un lussuoso hotel da conferenze a più piani con connesione Wi-Fi – per l’occasione – nella cittadina di Tiquipaya con le shanty coperte di polvere in cui molte persone vivono dentro baracche di latta. O che il governo ha cosparso file di pali del telefono per i blackberry degli attivisti global, che i residenti utilizzeranno poco, ma che ne risentiranno in salute negli anni a venire.

In più, Morales ha approfittato del riflettore global prima della conferenza, annunciando il suo intendo di lanciare il primo satellite boliviano per le telecomunicazioni che ha lo scopo di espandere le radiazioni elettromagnetiche fino alla parte rurale del paese – e, ironicamente, il nome sarà Tupak Katari, in onore del grande combattente per la libertà. Quando gli attivisti locali provarono a far parte del meeting esibendo striscioni di protesta, i militari li cacciarono.

Adesso il Presidente Morales ha di nuovo ispirato gli attivisti di tutto il mondo, in Cancùn, con i suoi gritos “Planeta o Muerte!” e “Venceremos!”, forse, anticipando brillantemente ulteriori periodi per rafforzare il paese.

Di sicuro il mondo di oggi – così come è, sull’orlo del collasso ecologico, sociale, economico e culturale – ci permette di fare un giro scatenato tra ironie e contraddizioni. Parlando di “Democracy Now” il presidente ha posto simpaticamente una domanda, “di cosa vivrà la Bolivia? Siamo realistici”.

Dai movimenti di decolonizzazione che hanno preso d’assolto il pianeta dopo la Seconda Guerra Mondiale abbiamo imparato una lezione cioè che l’istituzione delle relazioni di potere risultato di secoli di imperi è un impiccio che incoraggia le contraddizioni: come recuperare la dignità locale e l’uguaglianza in un mondo che richiede una partecipazione completa nelle politiche di potere globale. Ci possiamo rispecchiare nella sabiduria/saggezza di The Parable of the Tribes del 1984 dello scrittore Andrew Schmookler il quale dimostra che fino a quando un prepotente è in campo, tutti gli altri giocatori devono in qualche modo – sottomettendosi, co-operando, o facendo altrettanto i prepotenti – pure giocare.

In nome della sincerità, delle buone intenzioni e dell’amore verso la musica charango, sembra che Morales stia permettendo a se stesso – e alla sua nazione – di diventare vittime della situazione viaggiando su una super autostrada lastricata con ciò che qualcuno potrebbe chiamare le fantasie di uno stato del passato.

Titolo originale: “The techno-fantasies of Evo Morales: the consequences of modernization

Fonte: http://www.culturechange.org/
Link
24.12.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NINO VITALE

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