Le bugie dei media e i riti sacri del culto vaccinale

La copertura mediatica della morte di Szilveszter Csollany dimostra che per essere chiamat "anti-vax" basta ciò che si pensa, non ciò che si fa

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Kit Knightly
off-guardian.org

Ieri, The Independent ha posto una forte (e precoce) candidatura al premio di “peggior giornalismo dell’anno” con un articolo sulla morte dell’allenatore di ginnastica ungherese Szilveszter Csollany dal titolo:

L’anti-vax medaglia d’oro olimpica Szilveszter Csollany muore di Covid, all’età di 51 anni

Il problema lampante insito questo titolo diventa chiaro solo tre paragrafi dopo, all’interno dell’articolo [grassetto aggiunto]:

“Anche se Csollany aveva, secondo il [giornale ungherese Blikk], espresso sui social media opinioni anti-vax, il sei volte campione del mondo si era vaccinato per poter continuare a lavorare come allenatore di ginnastica.”

Il giornalismo è terribilmente, criminalmente perfido.

Le prove fornite per le presunte “opinioni anti-vax” di Csollany sono inesistenti. Dicerie di seconda mano, nella migliore delle ipotesi. Nessuna citazione diretta, nessuna fonte.

OffGuardian si vergognerebbe di pubblicare qualcosa di così inconsistente. Ogni testata dovrebbe farlo.

Ma, naturalmente, questa non è la parte migliore – come si può capire dalla citazione evidenziata – il presunto “anti-vax” era stato vaccinato.

Seppellire la frase nel corpo dell’articolo, sotto quel titolo, è un inganno deliberato. Sanno che molte persone guarderanno solo il titolo e supporranno che non si fosse mai vaccinato, senza aver mai letto l’articolo per intero e si basano su questo per diffondere un’impressione intenzionalmente falsa.

La definizione stessa di disinformazione.

Dopo aver deliberatamente travisato la vita di questa persona, procedono a fare lo stesso con la sua morte. Non concedendogli nemmeno il rispetto di una valutazione onesta delle sue ultime settimane di vita, ignorano totalmente tutte le questioni rilevanti relative alla sua salute.

Non si chiedono mai perché un cinquantunenne in precedenza sano avrebbe avuto bisogno di essere intubato e neppure si pongono il dubbio se la polmonite associata alla ventilazione forzata o il trauma indotto dal ventilatore possano aver contribuito alla sua morte.

L’articolo si affretta a dire che è morto “di Covid,” nonostante fosse stato vaccinato, ma non tenta nemmeno di spiegarlo, butta lì una frase a caso, secondo cui “avrebbe contratto il virus poco dopo aver ricevuto il vaccino e quindi senza aver avuto livelli sufficienti di anticorpi,” ipotesi non supportata da alcuna opinione medica o fonte.

Avendo ammesso che era stato vaccinato, e solo poco tempo prima di morire, l’articolo non considera nemmeno per un secondo l’ovvia conclusione logica: che il vaccino possa aver avuto un ruolo nella sua morte o averlo addirittura ucciso.

Non confuta nemmeno l’idea, semplicemente si rifiuta di riconoscerne l’esistenza.

Ma, in realtà, l’aspetto peggiore di questo buco nero di integrità non è il titolo deliberatamente fuorviante o la mancanza anche della più elementare etica giornalistica, è molto più di questo. C’è un messaggio implicito nascosto nel tono del pezzo e uno spostamento delle definizioni linguistiche che ne deriva.

Il pensiero implicito sepolto nel testo è che, anche se era stato vaccinato, i suoi presunti dubbi [sulla validità della vaccinazione] significano che era ancora un “anti-vax” e quindi meritava di morire. Che si era tirato addosso la maledizione Covid attraverso le sue “opinioni anti-vaccinazione.”

Come se avesse fatto scendere l’ira di Dio parlando di eresia.

Questa non è la prima volta che vediamo la narrativa mainstream cercare di separare il significato di “anti-vax” dallo stato di vaccinazione di una persona.

In Australia il premier dei Territori del Nord, Michael Gunner, ha recentemente detto ai media:

“Se sostienete o date conforto a chiunque esprima opinioni contrarie al vaccino, siete un anti-vax e non mi interessa quale sia il vostro stato personale di vaccinazione.”

Sì, in Australia un anti-vax può essere una persona vaccinata che “dà conforto” a qualcuno che parla contro il vaccino; non deve essere d’accordo con l’anti-vax, deve semplicemente tollerarlo.

È un sistema di credenze dell’età oscura, dove anche solo sentir parlare di eresia significa esserne contaminati.

Tutto questo fa parte della ridefinizione, in realtà l’ampliamento, di ciò che la gente intende per “anti-vax.” Un’altra “giravolta linguistica.”

Szilveszter Csollany è accusato di “aver espresso opinioni anti-vaccinazione” sui social media, ma, nel clima attuale, questo può significare quasi tutto.

Opporsi all’obbligo di vaccinazione, ai passaporti vaccinali o alla somministrazione ai bambini di vaccini non testati. Sono state tutte descritte come posizioni “anti-vax.”

Potreste avere fatto tutti i vaccini del mondo, ma, se rifiutare il “vaccino” Covid per aspettare i dati sulla sicurezza a lungo termine, verreste comunque bollati come “anti-vax.”

Ed ora, finalmente, potreste essere effettivamente vaccinati, ma essere etichettati come “anti-vax” perché potreste aver precedentemente espresso dubbi o fatto domande.

L’iniezione è diventata l’equivalente letterale di un rito religioso, dove le convinzioni sono importanti quanto le azioni, forse anche di più.

I vaccini sono “sicuri ed efficaci,” questo è il mantra dell’era moderna, cantato nelle cappelle televisive.

All’inizio, alla gente veniva detto che se era anti-vax sarebbe morta, perché i vaccini sono il nuovo sangue di Cristo e accettarli nel profondo del cuore equivaleva ad una promessa di vita eterna.

Questo condizionamento è andato così in profondità che la gente lo inverte e lo sputa fuori: ora, se muori, è perchè eri un anti-vax.

Essere vaccinati, ma non credere nel vaccino, è altrettanto brutto che rifiutare il vaccino, perchè si rimane non vaccinati nello spirito.

È una specie di Giudizio di Dio moderno, se – come il povero Szilveszter Csollany – fai il vaccino e muori comunque, questo dimostra solo che la tua fede non era abbastanza forte, nel profondo del cuore eri segretamente un anti-vax e la stampa lo dirà nel tuo necrologio.

I media parlano tutti così.

Non riesco a capire se lo fanno in modo disonesto per creare questa bizzarra atmosfera di fervore religioso o se non si rendono nemmeno conto di farlo perché sono così presi dallo zelo. E non so cosa sia peggio.

In entrambi i casi, il punto finale è chiaro: un mondo in cui essere “anti-vaccinazione” non è più definito da ciò che si fa, ma da ciò che si dice e si pensa o anche da ciò che si permette agli altri di pensare.

Un’etichetta per tutti gli usi, così vaga da essere funzionalmente priva di significato, ma universalmente applicabile a chiunque si discosti anche di un solo millimetro dal corso principale, trasformandolo in un estraneo che deve essere evitato.

È davvero un culto. Non c’è altro modo per descriverlo.

Kit Knightly

Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2022/01/26/media-lies-the-sacred-rites-of-the-vaccine-cult/
26.01.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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