DI LIZ ALDERMAN
New York Times
Per il coro sempre più fitto
degli osservatori timorosi di una prossima fine dell’eurozona, la
Cancelliera Angela Merkel ha un duro rimprovero: “Non avverrà
mai.”
Ma alcune banche non ne sono così
certe, specialmente quando la crisi del debito sovrano ha minacciato
di ingabbiare anche la stessa Germania questa settimana, quando gli
investitori hanno cominciato a interrogarsi sulla statura di questa
nazione per ricoprire il ruolo di pilastro dell’Europa.
Venerdì Standard & Poor’s
ha abbassato il rating del Belgio da AA a AA+, riportando che
non sarà in grado di tagliare l’accumulo del suo debito a breve.
Questa settimana le agenzie di rating hanno avvisato che la Francia
potrebbe perdere la tripla A se la crisi aumentasse. Giovedì le agenzie
hanno abbassato quelli di Portogallo e Ungheria a junk.
Mentre i dirigenti europei ancora affermano
che non c’è alcun bisogno di fissare un Piano B, alcune delle maggiori
banche mondiale, e dei suoi supervisori, lo stanno già facendo.
“Non possiamo, e non saremo, noncuranti
di questo”, ha detto questa settimana Andrew Bailey, un regolare
della Financial Services Authority britannica: “Non dobbiamo
ignorare l’eventualità di un’uscita disordinata di alcune nazioni
dall’eurozona.”
Questa settimana le banche – tra cui
Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura – hanno pubblicato una serie
di resoconti che analizzano la possibilità di una rottura dell’eurozona.
“La crisi finanziaria dell’eurozona
è entrata in una fase ancora più
pericolosa”, hanno scritto venerdì gli analisti di Nomura. Se
la Banca Centrale Europea non dovesse fare quello in cui i politici
hanno fallito, “una rottura dell’euro sarebbe, non tanto possibile,
quanto probabile”, ha affermato la banca.
Le maggiori istituzioni finanziarie
britanniche, come la Royal Bank of Scotland, stanno elaborando
piani per l’eventualità che l’impensabile diventi realtà, hanno
affermato i supervisori della banca questo giovedì. I regolatori degli
Stati Uniti hanno spinto le banca americane come Citigroup e altre a
ridurre l’esposizione sull’eurozona. In Asia le autorità di Hong
Kong hanno incrementato il controllo dell’esposizione internazionale
delle banche locali e straniere alla luce della crisi europea.
Ma le banche nelle grandi nazioni dell’eurozona
che solo di recente sono state infettate dalla crisi sembrano non essere
granché agitate.
Le banche in Francia e Italia in particolare
non stanno creando piani di salvataggio, dicono in banchieri, per la
semplice ragione che hanno concluso che è impossibile una frattura
dell’euro. Anche se banche come BNP Paribas, Société Générale,
UniCredit e altre hanno recentemente scaricato debito sovrano europeo
per decine di miliardi di euro, si è convinti che non sia necessario
fare di più.
“Mentre negli Stati Uniti c’è
chiaramente l’idea che l’Europa possa subire una rottura, noi crediamo
che invece debba rimanere così com’è”, ha detto un banchiere
francese, riassumendo le convinzioni delle banche francesi. “Nessuno
sta dicendo, ‘Abbiamo bisogno di una soluzione di ripiego’”,
ha detto il banchiere, che non era autorizzato a parlare in pubblico.
Quando Intesa Sanpaolo, la seconda
banca italiana, ha valutato nello scorso marzo le differenti contingenze
in preparazione del suo piano strategico per il 2011-13, nessuna di
queste si basava sulla possibile frattura dell’euro, e “anche
se la situazione si è evoluta, non abbiamo ritenuto di dover considerare
questa possibilità”, ha detto Andrea Beltratti, direttore del
consiglio di amministrazione della banca.
Beltratti ha detto che le banche sarebbero
il primo campanello di allarme dei guai in caso di maggiori pressioni
sull’euro, e che Intesa Sanpaolo è stata “molto attenta”
per quanto riguarda liquidità e capitale. Nella scorsa primavera, la
banca ha innalzato il capitale di cinque miliardi di euro, uno dei maggiori
incrementi in tutta l’Europa.
Beltratti ha affermato che l’Italia,
come l’Unione Europea, può adottare una serie di iniziative politiche
per tenere lontana la rottura dell’euro. “Ero sicuramente più
fiducioso alcuni mesi fa, ma sono ancora ottimista”, ha detto.
Questa settimana i dirigenti europei
hanno riferito di essere più determinati che mai a tenere in vita
la moneta unica, specialmente in vista delle elezioni in Francia il
prossimo anno e in Germania nel 2013. A conferma, la Merkel ha detto
che avrebbe raddoppiato gli sforzi per spingere l’unione verso una
maggiore unità fiscale e politica.
Questo compito ora sembra leggermente
più semplice per il fatto che la crisi ha sfrattato i leader
deboli dai paesi inguaiati dell’eurozona come Italia e Spagna. Ma
è ancora una strada in salita, visto che la signora Merkel anche questa
settimana ha continuato a opporsi alla creazione di obbligazioni sostenute
dall’eurozona.
Politicamente, persino l’ipotesi
dell’allontanamento della Grecia è sempre più considerato un anatema.
Malgrado le aspettative che la Grecia – e le banche che le hanno prestato
fondi – possano ricevere salvataggi dai contribuenti europei fino
a nove anni, i funzionari temono che questa fuoriuscita possa aprire
un vaso di Pandora degli orrori come una seconda Lehman, o addirittura
l’uscita di altri paesi dalla moneta unica.
L’unione monetaria dell’Europa
fu formata più di un decennio fa e comprende 17 membri dell’Unione
Europea, creando un potente blocco economico con l’obbiettivo di cementare
la stabilità in tutto il continente. Dette il via ad anni di prosperità
per i suoi membri, specialmente per la Germania, mentre i tassi di interesse
calavano e i soldi affluivano nell’unione, fino a quando, tre anni
fa, la bancarotta di Lehman Brothers fece piombare i mercati globali
del credito nel caos e la crisi finanziaria si ravvivò con il quasi
default della Grecia nello scorso anno. La creazione dell’eurozona
comporta una serie infinita di contratti e di beni interdipendenti,
ma nessun meccanismo per l’abbandono di un paese.
Ma, mentre la crisi sopraggiunge nel
ricco nord dell’Europa, le banche hanno incrementato la preparazione
per qualsiasi esito. Ad esempio, anche se è legalmente, finanziariamente
e politicamente complicato per la Grecia uscire dall’eurozona, alcune
banche stanno comunque annotando come gli euro si possono convertire
nelle dracme, come possono essere eseguiti i contratti e se un tale
evento possa causare un grippaggio dei mercati globali del credito.
La Royal Bank of Scotland è
una delle più grandi banche che stanno testando la sua capacità di
affrontare una rottura dell’euro. “Facciamo molti stress test
su quello che potrebbe succedere se
l’euro si dovesse frantumare o se alcune cose dovessero verificarsi,
come l’espulsione di alcune nazioni dall’euro”, ha detto Bruce
van Saun, direttore della finanza della RBS. Ma, ha aggiunto:
“Non vogliono farla sembrare più
grave di quanto lo sia.”
Alcune imprese stanno prendendo precauzioni
simili. Il gigantesco operatore turistico tedesco TUI ha di recente
fatto sensazione in Grecia, dopo aver inviato lettere agli albergatori
greci chiedendo che i contratti vengano rinegoziati in dracme per proteggersi
dalle perdite se la Grecia dovesse uscire dall’euro.
TUI ha preso questa iniziativa pochi
giorni dopo che la Cancelliera Merkel e il presidente francese Nicolas
Sarkozy avevano riconosciuto, nel corso di una riunione dei leader del
G-20 tenuta all’inizio di questo mese a Cannes, che la Grecia avrebbe
potuto lasciare l’unione monetaria. Giovedì la banca centrale greca
ha avvisato che se la nazione non riuscirà a migliorare rapidamente
le sue finanze, la domanda sarà “se il paese debba rimanere o
meno nell’area euro”.
In un sondaggio pubblicato mercoledì
su circa 1.000 dei suoi clienti, Barclays Capital ha detto che circa
la metà si aspettano che almeno uno dei paesi esca dall’eurozona;
il 35 per cento che la rottura sia limitata alla Grecia, e uno su 20
si aspetta l’uscita di tutti i paesi periferici entro il prossimo
anno.
Alcune banche stanno ora guardando
ben oltre i confini del proprio paese. Venerdì Merrill Lynch è
stata l’ultima a emettere un report in cui si analizza cosa
accadrebbe se alcuni paesi dovessero lasciare l’eurozona e ritornare
alle loro vecchie monete. Se Spagna, Italia, Portogallo e Francia dovessero
oggi ripartire a stampare le loro divise, queste probabilmente si indebolirebbero
contro il dollaro, riflettendo la relativa debolezza delle loro economie,
è il calcolo di Merrill Lynch.
Le monete delle economie più
forti di Germania, Paesi Bassi e Irlanda probabilmente si rafforzerebbero
sul dollaro, secondo l’analisi.
In Asia le banche e i regolatori osservano
la situazione con sempre maggiore allarme. Norman Chan, il direttore
esecutivo della Hong Kong Monetary Authority, ha affermato mercoledì
che i regolatori hanno incrementato la sorveglianza sull’esposizione
delle banche con l’Europa.
Questi stanno lavorando con i manager
delle banche sugli stress test per determinare come la stabilità
finanziaria delle banche possa essere colpita da un maggiore dissesto
finanziario in Europa, ha detto un banchiere di Hong Kong che vuole
rimanere anonimo.
Il pericolo principale di una rottura
dell’euro breakup – afferma Stephen Jen, collaboratore di gestione
con la SLJ Macro Partners di Londra, è il “rischio della ridenominazione”,
l’effetto imprevedibile che la rottura dell’euro avrà sui titoli
finanziari mentre le nuove monete cercano il proprio livello sul mercato
e i valori dei contratti stipulati in euro vengono rivalutati.
La maggior parte delle persone spera
che questo non accadrà. “Ricordate quando Lehman andò
in bancarotta, nessuno poteva anticipare cosa sarebbe successo dopo”,
ha affermato il banchiere francese che non era autorizzato a parlare
in pubblico. “E quella era una compagnia, non una nazione. Se un
paese lasciasse l’euro, moltiplicate l’effetto Lehman per 10”,
ha detto.
Fonte: Banks Build Contingency for Breakup of the Euro
25.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori. Gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori e in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere ritenuto responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.
La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:
– messaggi non concernenti il tema dell’articolo
– messaggi offensivi nei confronti di chiunque
– messaggi con contenuto razzista o sessista
– messaggi il cui contenuto costituisca una violazione delle leggi vigenti (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)