L’AMMINISTRAZIONE BUSH STA PROGETTANDO UN OLOCAUSTO NUCLEARE ?

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“Mini-atomiche” statunitensi sull’Iran come ritorsione per la “non collaborazione” di Teheran?

DI MICHEL CHOSSUDOVSKY

“Abbiamo scoperto la bomba più terrificante della storia dell’umanità. Potrebbe avverarsi la distruzione col fuoco profetizzata nell’era della Valle dell’Eufrate, dopo Noè e la sua arca favolosa. […] Quest’arma dovrà essere usata contro il Giappone […] Verrà utilizzata in modo che gli obiettivi siano militari, soldati e marinai e non donne e bambini. Sebbene i giapponesi siano selvaggi, crudeli e spietati, noi, come leader mondiali del benessere comune non possiamo lanciare quella terribile bomba sulla vecchia o sulla nuova capitale […] L’obiettivo sarà puramente militare […] Sembra la cosa più terribile mai scoperta, ma si può fare in modo che diventi la più utile.”
(dal diario del Presidente Harry Truman, 25 luglio 1945)

“Il mondo avrà notato che la prima bomba atomica è stata sganciata sulla base militare di Hiroshima, poiché in questo primo attacco volevamo evitare, per quanto possibile, l’uccisione di civili.”
(Discorso alla nazione del Presidente Truman, 9 agosto 1945)
[Nota: la prima bomba fu sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945, la seconda su Nagasaki il 9 agosto, lo stesso giorno del discorso di Truman]Da quando la prima atomica è stata sganciata su Hiroshima, l’umanità non è mai stata così vicina all’indicibile: un olocausto nucleare in grado di coinvolgere con la sua ricaduta radioattiva, gran parte del Medio Oriente.

Tutte le precauzioni dell’era della Guerra Fredda, che avevano classificato la bomba atomica come “arma da ultima risorsa” sono state dimenticate. Azioni militari offensive che prevedono l’uso di testate nucleari sono ora considerate come atti di “autodifesa”.

Il confine fra armi nucleari tattiche e arsenali convenzionali è diventato quasi impercettibile. La nuova dottrina nucleare statunitense è basata su “una miscela di capacità offensive”. Questa dottrina, applicata ad un possibile bombardamento aereo all’Iran già pianificato dal Pentagono, prevede l’uso di armi atomiche combinate con armi convenzionali.

Esattamente come nel caso della prima atomica, che secondo il presidente Truman “fu sganciata sulla base militare di Hiroshima”, le odierne “mini-atomiche” vengono presentate come armi “sicure per la popolazione civile”.

Conosciuta negli ambienti ufficiali di Washington come “Joint Publication 3-12”, la nuova dottrina nucleare (Doctrine for Joint Nuclear Operations (DJNO, Dottrina per le Operazioni Nucleari Congiunte, Marzo 2005) prevede di “integrare attacchi nucleari e convenzionali”, sotto un Comando e Controllo (C2) unico e “integrato”.

In questo documento, la pianificazione di una guerra viene descritta come un processo di gestione decisionale, in cui obiettivi strategici e militari devono essere raggiunti attraverso l’uso di una serie di strumenti, con un’attenzione minima alle conseguenti perdite di vite umane.

La pianificazione militare si concentra sul “più efficiente uso della forza”, come ad esempio una disposizione ottimale dei diversi sistemi offensivi, per raggiungere obiettivi militari. In un contesto di questo tipo, armi nucleari e convenzionali vengono considerate tutte come facenti parte di una “cassetta degli attrezzi”, dalla quale i comandi militari possono scegliere e prelevare lo strumento che ritengono adatto alle “circostanze in evoluzione” di un teatro di guerra. (Nessuna di queste armi della “cassetta degli attrezzi” del Pentagono, incluse bombe distruggi-bunker, bombe a grappolo, mini-atomiche, armi chimiche e biologiche, viene mai classificata come “arma di distruzione di massa” quando è usata dagli Stati Uniti d’America o dai loro alleati.)

L’obiettivo dichiarato è quello di:

“assicurare un più efficiente uso della forza e fornire ai comandanti una gamma più ampia possibile di opzioni offensive [sia nucleari che convenzionali] per fronteggiare eventualità improvvise. L’integrazione fra attacchi nucleari e convenzionali è dunque cruciale per il successo di qualsiasi strategia dettagliata. Questa integrazione assicurerà una ottimale individuazione degli obiettivi, danni collaterali minimi e una ridotta probabilità di escalation.” (Doctrine for Joint Nuclear Operations p. JP 3-12-13)

Questa dottrina ribalta completamente concetti e realtà. Riesce non solo a negare il devastante impatto delle armi atomiche, ma afferma in totale sicurezza che tali armi sono “sicure”, e che il loro uso in battaglia assicura “danni collaterali minimi e una ridotta probabilità di escalation”. La questione della pioggia radioattiva viene appena sfiorata solo nell’ambito delle armi nucleari tattiche. Questi principi di base che descrivono l’atomica come “sicura per i civili” creano un consenso negli ambienti militari, fornendo alibi rilevanti ai comandanti nelle zone di guerra.

Azioni “Difensive” e “Offensive”

Mentre il Nuclear Posture Review (NPR, Riesame della Politica Nucleare) del 2001 allestisce i preparativi per un attacco nucleare preventivo in Medio Oriente, in particolare contro l’Iran, la DJNO (Doctrine for Joint Nuclear Operations ) fa un ulteriore passo avanti nel processo di eliminazione del confine fra azione militare “offensiva” e “difensiva”:

“La nuova triade offre una sintesi di capacità strategica offensiva e difensiva, che include attacchi nucleari e non-nucleari, difesa attiva e passiva, ricerca e sviluppo intensi e solide infrastrutture industriali che sviluppino, costruiscano e mantengano forze offensive e sistemi difensivi…” (Ibid)
(in corsivo sono indicati i passaggi chiave)

Tuttavia questa nuova dottrina va oltre le azioni di “autodifesa preventiva”, e richiede “azioni anticipate” con armi nucleari nei confronti di “stati canaglia” che si suppone stiano preparando armi di distruzione di massa per un futuro indefinito:

“Un piano di sicurezza responsabile richiede una preparazione per minacce possibili, sebbene forse oggi improbabili. Le lezioni di storia militare sono chiare: i conflitti imprevedibili e irrazionali accadono. Le forze militari devono prepararsi a neutralizzare armi e minacce che già esistono o che esisteranno in futuro, anche se in quel momento non si prevede alcun probabile scenario di guerra. Per scoraggiare ulteriormente l’uso di armi di distruzione di massa (ADM), è essenziale che le forze armate statunitensi si preparino all’uso di armi atomiche, e che siano determinate ad impiegarle se ciò è necessario per prevenire o per reagire all’uso di armi di distruzione di massa.”

Le atomiche servirebbero dunque per prevenire un inesistente piano di ADM (come quello dell’Iran, ad esempio), prima ancora che esso venga sviluppato. Questa contorta esposizione va oltre le premesse dell’NPR del 2001, il quale stabilisce che gli USA possono rispondere con armi nucleari se vengono attaccati con ADM:

“Gli Stati Uniti rendono noto che si riservano il diritto di rispondere con forze schiaccianti – incluse armi atomiche – all’uso di armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti, le nostre truppe all’estero, i nostri amici e i nostri alleati.”

“Integrazione” fra Piani di Guerra Nucleare e Convenzionale

La DJNO
sottolinea le procedure che regolano l’uso di armi nucleari e la natura delle relazioni fra le operazioni di guerra nucleari e convenzionali.

La DJNO stabilisce che:
“L’uso di armi atomiche in un teatro di guerra richiede la massima integrazione possibile fra i piani nucleari e convenzionali.”
(DJNO, p.47. Per ulteriori dettagli vedere GUERRA NUCLEARE CONTRO L’IRAN di Chossudovsky

Le implicazione di questa cosiddetta “integrazione” sono facilmente intuibili, perché una volta che il comandante in capo, vale a dire il presidente degli Stati Uniti, abbia preso la decisione di lanciare un attacco combinato convenzionale-nucleare, c’è il rischio che vengano usate armi nucleari tattiche senza che ci sia la necessità di un’ulteriore autorizzazione da parte del presidente. A questo riguardo, le procedure esecutive relative alle armi atomiche sotto la giurisdizione dei comandanti sul posto, vengono descritte come “flessibili e pronte a rapidi cambiamenti”:

“I comandanti sono responsabili della definizione degli obiettivi e dello sviluppo dei piani nucleari richiesti per il raggiungimento dei suddetti obiettivi. Il Comando Strategico (identificato con la sigla USSTRATCOM) ha il compito di fornire piani dettagliati adatti a ciò che richiede la situazione contingente. Un’opzione strategica nucleare segue un Piano di Operazione Congiunta e procedure esecutive prestabilite, in modo da formulare e mettere in pratica una reazione efficace nei tempi concessi dalla crisi […]

Dato che non può esistere un’opzione per qualunque scenario, i comandanti devono avere la possibilità di pianificare rapidamente azioni di crisi e poi eseguirle. Questa pianificazione fornisce loro la capacità di sviluppare nuove opzioni, o di modificare quelle già esistenti, quando le opzioni correnti vengono giudicate inappropriate […]

Il comando, il controllo e la coordinazione devono essere sufficientemente flessibili da permettere ai comandanti di colpire obiettivi in movimento, come ad esempio le piattaforme lanciamissili semoventi. (DJNO, Doctrine for Joint Nuclear Operations)

Operazioni in Teatro Nucleare (TNO)

Mentre per scatenare una guerra nucleare l’autorizzazione del presidente è richiesta formalmente, le Operazioni in Teatro Nucleare sarebbero responsabilità dei comandanti, che avrebbero il mandato non solo di eseguire, ma anche di formulare ordini relativi all’uso delle armi atomiche.

Non dobbiamo più fare i conti con il “rischio di un accidentale lancio nucleare”, come faceva notare l’ex Segretario della Difesa Robert S. McNamara, ma con un processo decisionale che concede ai comandi militari, dal presidente fino ai comandanti operativi, il potere discrezionale nell’uso delle armi atomiche.

Robert S. McNamara

Oltretutto, poiché queste “piccole” armi nucleari tattiche sono state riclassificate dal Pentagono come “sicure per i civili” e quindi “con minimo rischio di danni collaterali”, non esistono più restrizioni che possano limitarne l’utilizzo. (Vedi The Dangers of a Middle East Nuclear War
di Michel Chossudovsky, Global Research, febbraio 2006).

Una volta presa la decisione di iniziare un’operazione militare (ad esempio un attacco aereo sull’Iran), i comandanti operativi hanno una certa libertà d’azione. In pratica ciò significa che, dopo la decisione del presidente, il comando strategico, in cooperazione con i comandanti operativi, può decidere i bersagli e il tipo di armamenti da utilizzare. Le armi nucleari tattiche in possesso degli statunitensi sono oramai considerate parte integrante dell’arsenale militare, dunque in altre parole sono “parte della cassetta degli attrezzi” usata nei teatri di guerra convenzionali.

Attacco Aereo Pianificato all’Iran

Un piano operativo per scatenare un attacco aereo sull’Iran è pronto fin dal giugno del 2005. Gli armamenti necessari per dare il via all’operazione sono già stati schierati.

Il vicepresidente Dick Cheney ha dato ordine al comando strategico di preparare un “piano di contingenza” che “includa un attacco aereo all’Iran su vasta scala impiegando sia armi convenzionali che testate nucleari tattiche” (Attack on Iran: Pre-emptive Nuclear War di Philip Giraldi, The American Conservative, 2 agosto 2005).

Il comando strategico statunitense avrebbe il compito di supervisionare e coordinare lo schieramento e di dare il via alle operazioni militari. (Per i dettagli, GUERRA NUCLEARE CONTRO L’IRAN gennaio 2006.)

Nel gennaio del 2005 è stato messo in atto un significativo cambiamento nel mandato dell’USSTRATCOM, il quale è stato definito come “il principale comando per l’integrazione e la sincronizzazione degli sforzi da parte del Dipartimento della Difesa nel combattere le armi di distruzione di massa”. Per rendere effettivo il nuovo mandato è stata creata una nuova unità di comando chiamata Joint Functional Component Command Space and Global Strike (o JFCCSGS, Comando Componenti Funzionali Congiunti per Attacchi Spaziali e Globali).

Sorvegliato dall’USSTRATCOM, il JFCCSGS sarebbe responsabile delle operazioni militari che prevedano “l’utilizzo di armi nucleari o convenzionali” in conformità con la nuova dottrina nucleare dell’amministrazione Bush. Entrambe le categorie di armamenti verrebbero integrate in ”un’operazione di attacco congiunto” sotto un unico Comando e Controllo.

Scrivono Robert S. Norris e Hans M. Kristensen, sul Bollettino degli Scienziati Atomici “Il Dipartimento della Difesa sta aggiornando i suoi piani di attacco nucleare per uniformarsi alle direttive di questa amministrazione, e per adeguarsi alla transizione della strategia di guerra, passata dall’unico grande Piano Integrato dei tempi della Guerra Fredda ad una categoria di piani d’attacco più piccoli e flessibili pensati per contrastare nemici giornalieri. Il nuovo piano strategico centrale è conosciuto come OPLAN (Operations Plan) 8044 […] Questo piano riveduto e dettagliato fornisce opzioni molto più flessibili per proteggere gli alleati e per dissuadere, scoraggiare e, se necessario, distruggere gli avversari in un ampio raggio di possibili eventi […].”

Un altro membro di questa nuova famiglia è il cosiddetto CONPLAN (Concept Plan) 8022, un piano per l’utilizzo rapido di armi nucleari, convenzionali, e di informazioni sul potenziale bellico per distruggere – anche preventivamente – “obiettivi urgenti” in qualunque parte del mondo. All’inizio del 2004, il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld emise un Ordine di Allerta che autorizzava le forze armate a mettere in pratica il CONPLAN 8022. Il risultato è che la politica di prevenzione dell’amministrazione Bush è ora operativa sui bombardieri a lungo raggio, sui sottomarini strategici e presumibilmente anche sui missili balistici intercontinentali (ICBM).

La messa in pratica operativa della Guerra Globale fa parte del CONPLAN 8022, che consiste in un “piano effettivo che la marina e l’aviazione interpretano come un piano d’attacco per i loro sommergibili e bombardieri.” (Japanese Economic Newswire, 30 dicembre 2005)

Il CONPLAN 8022 è “un piano di protezione totale contro previsti scenari strategici che coinvolgano l’uso di armi nucleari. E’ focalizzato soprattutto sui nuovi tipi di minaccia, provenienti da paesi potenzialmente terroristi come l’Iran e la Corea del Nord. Non c’è niente che impedisca agli Stati Uniti di usare il CONPLAN 8022 anche contro obiettivi in Russia o in Cina.” (Hans Kristensen, del Nuclear Information Project, citato nel Japanese Economic News Wire)

Autorizzare l’Impiego di Armi Nucleari

Il piano per un bombardamento sull’Iran è partito alla metà del 2004, subito dopo la formulazione del CONPLAN 8022, avvenuta all’inizio del 2004. A maggio del 2004, è stata emanata la Direttiva Presidenziale per la Sicurezza Nazionale (NSPD 35, chiamata Autorizzazione allo Spiegamento di Armi Nucleari).

Il contenuto di questo importante documento è tuttora un inaccessibile segreto di stato. Non c’è traccia dell’NSPD 35 né nei media né tantomeno nei dibattiti del Congresso. Il suo contenuto resta dunque classificato, ma esiste il forte sospetto che l’NSPD 35 riguardi il posizionamento di armi nucleari tattiche in alcune zone del Medio Oriente, secondo le direttive del CONPLAN 8022.

A questo proposito, un recente rapporto pubblicato sullo Yeni Safak (quotidiano turco) suggerisce che gli Stati Uniti attualmente:

“stanno posizionando missili atomici tattici B61 nel sud dell’Iraq, e ciò fa parte del piano per colpire l’Iran, se e quando l’Iran risponderà all’attacco alle sue installazioni nucleari da parte di Israele.” (Ibrahim Karagul, “Gli Stati Uniti schierano armi nucleari in Iraq contro l’Iran”, Yeni Safak, 20 dicembre 2005, citato in BBC Monitoring Europe).

Questo spiegamento di forze in Iraq sembra una diretta conseguenza dell’NSPD 35.

L’inchiesta dello Yeni Safak lascia intuire che in primo luogo verrebbero usate le armi convenzionali, per poi passare alle B61 termonucleari nel caso in cui l’Iran reagisse all’attacco congiunto Stati Uniti-Israele. Questa rappresaglia sarebbe molto violenta, in linea con le direttive del Nuclear Posture Review del 2001 e dell’ NSPD 17.

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Le Scorte Israeliane di Armi Nucleari e Convenzionali

Israele fa parte dell’alleanza militare ed è previsto che rivesta un ruolo fondamentale nel possibile attacco all’Iran.

Numerose inchieste giornalistiche confermano che, a partire dal settembre del 2004, Israele ha ritirato 500 bombe BLU 109 “bunker buster
” di fabbricazione statunitense (fonte WP, 6 gennaio 2006). Il primo ordine di approvvigionamento delle BLU (Bomb Live Unit) 109 è datato settembre 2004. Nell’aprile 2005 Washington ha confermato che Israele avrebbe ritirato altre 100 delle ben più sofisticate GBU-28 prodotte dalla Lockheed Martin ( Reuters, 26 aprile 2005). La GBU-28 viene descritta come “un ordigno convenzionale a guida laser da 2200 chilogrammi, che utilizza una testata a penetrazione da 2000 chilogrammi.” E’ stata usata nella guerra in Iraq.

Il Pentagono asserisce che la vendita di 500 testate BLU-109 ad Israele è da considerarsi “un significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi tattici e strategici degli Stati Uniti.”

Montate su missili a guida satellitare, le testate BLU-109 possono essere lanciate dai caccia F-15 o F-16, di fabbricazione USA e presenti negli arsenali israeliani. Quest’anno Israele ha ricevuto il primo di una flotta di 102 caccia a lungo raggio F-16I da parte di Washington, il suo principale alleato. “Molto probabilmente Israele costruisce le proprie bombe “distruggi-bunker”, ma non sono potenti come le BLU da 900 chili.” Dichiara alla Reuters Robert Hewson, direttore di “Jane’s Air-Launched Weapons”. (Reuters, 21 settembre 2004)
Il rapporto non conferma se Israele abbia o no immagazzinato la versione termonucleare delle “bunker-buster”, e né indica se le bombe di fabbricazione israeliana siano o no equipaggiate con testate nucleari. Vale la pena notare come quest’approvvigionamento di “bunker-buster” abbia preso il via pochi mesi dopo l’emanazione dell’ NSPD 35, Autorizzazione allo Spiegamento di Armi Nucleari (maggio 2004).

Israele è in possesso di 100 o 200 testate nucleari strategiche . Nel 2003 Washington e Tel Aviv hanno confermato la loro collaborazione “nell’armare i sommergibili israeliani classe Dolphin con missili Harpoon a testata nucleare di fabbricazione statunitense.” (The Observer, 12 ottobre 2003). Notizie più recenti, coincidenti con la preparazione dell’attacco all’Iran, parlano di una consegna ad Israele di due nuovi sottomarini di fabbricazione tedesca “in grado di lanciare missili a testata nucleare.” (Newsweek, 13 febbraio 2006. Vedere anche CDI Data Base
.

Il potenziale nucleare tattico di Israele è tuttora sconosciuto.

La partecipazione israeliana ad un eventuale attacco aereo sarebbe politicamente disastroso per il Medio Oriente. Darebbe inizio ad un’escalation, estendendo la zona di guerra inizialmente fino in Libano e Siria, per poi coinvolgere l’intera regione che va dal Mediterraneo Orientale all’Asia Centrale, fino ai confini occidentali dell’Afghanistan.

Il Ruolo dell’Europa Occidentale

Molti paesi dell’Europa Occidentale, ufficialmente considerati “non-nucleari”, sono in realtà in possesso di armi nucleari tattiche fornite loro da Washington.

Gli Stati Uniti hanno consegnato circa 480 bombe termonucleari B61 a cinque paesi NATO “non-nucleari”, inclusi Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia, e ad un paese già in possesso di armi atomiche, la Gran Bretagna. Casualmente ignorati dall’Osservatorio Nucleare delle Nazioni Unite, gli USA hanno attivamente contribuito alla proliferazione nucleare in Europa Occidentale.

La Turchia, che come Israele fa parte della coalizione contro l’Iran guidata dagli USA, possiede 90 bombe termonucleari B61, immagazzinate nella base aerea di Incirlik. (National Resources Defense Council, Armi Nucleari in Europa , febbraio 2005)

Coerentemente con la politica nucleare statunitense, le B61 accumulate e schierate in Europa Occidentale sono puntate su bersagli in Medio Oriente; inoltre, secondo i “piani d’attacco NATO”, le B61 (in possesso di “stati non-nucleari”) possono essere lanciate su obiettivi in Russia o in paesi mediorientali quali Siria e Iran.

Come è stato confermato da documenti (in parte) declassificati, resi noti in seguito all’Atto per la Libertà dell’Informazione:

“Alla metà degli anni novanta sono stati presi degli accordi per consentire l’uso di forze nucleari statunitensi in Europa, anche al di fuori dell’area di controllo del Comando Europeo Statunitense (EUCOM). Il risultato di questi accordi è che ora l’EUCOM sostiene le missioni nucleari in Medio Oriente del CENTCOM (Comando Centrale USA), comprese quelle, possibili, contro Iran e Siria.” (citato su http://www.nukestrat.com/us/afn/nato.htm)

Con l’eccezione degli Stati Uniti, nessuna potenza nucleare produce armamenti nucleari da consegnare a paesi non-nucleari.

Mentre questi paesi “non-nucleari” accusano disinvoltamente, e senza avere alcuna prova documentata, Teheran di sviluppare armamenti atomici, essi stessi posseggono testate nucleari puntate sull’Iran. Il minimo che si possa dire è che l’IAEA (International Atomic Energy Agency, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) usa due pesi e due misure.

Germania: Una Potenza Nucleare De Facto

Fra i cinque presunti “stati non-nucleari”, la Germania è certamente il paese più fortemente nuclearizzato (con tre basi atomiche, due delle quali pienamente operative) ed ha la possibilità di immagazzinare fino a 150 bombe B61. Secondo il “piano d’attacco NATO” anche queste armi sono puntate sul Medio Oriente.

La Germania non è ufficialmente una potenza nucleare, ma intanto produce testate per la marina francese, e ha dunque la capacità sia di immagazzinare che di costruire e consegnare armamenti atomici. La European Aeronautic Defense and Space Company – EADS, una joint venture franco-tedesco-spagnola controllata dalla Deutsche Aerospace e dal potente gruppo Daimler, è il secondo maggior produttore di armi in Europa, e fornisce alla Francia i missili nucleari M51.

La Francia Appoggia la Dottrina Nucleare Preventiva

Nel gennaio 2006 il presidente Jacques Chirac ha annunciato un significativo cambio di direzione nella politica nucleare francese.

Senza nominare l’Iran, Chirac ha affermato che le atomiche francesi dovrebbero essere usate per “attacchi più mirati” verso nazioni che “stanno prendendo in considerazione” la produzione di armi di distruzione di massa.

Ha anche suggerito l’ipotesi che armi nucleari possano venire impiegate in teatri di guerra convenzionale, molto coerentemente con le direttive degli Usa e della NATO. (Vedere Chirac shifts French doctrine for use of nuclear weapons, Nucleonics Week, 26 gennaio 2006)

Il presidente francese sembra dunque aver appoggiato la presunta “Guerra al Terrorismo” tanto strombazzata dagli Stati Uniti, facendo passare le armi nucleari come un mezzo per combattere il terrorismo e per costruire un mondo più sicuro per tutti:

“Le armi atomiche non sono nate per essere usate contro fanatici terroristi, tuttavia i leaders di quei paesi che usano i mezzi del terrorismo contro di noi, così come quelli che stanno prendendo in considerazione l’idea di usare armi di distruzione di massa, devono sapere che si espongono ad una ferma e adeguata risposta da parte nostra […]”

Sebbene Chirac non abbia fatto esplicito riferimento ad un uso preventivo di armi atomiche, le sue affermazioni ricalcano fedelmente le linee guida della dottrina dell’amministrazione Bush, che reclama l’uso di armi atomiche contro “stati canaglia” e “organizzazioni terroristiche non-statali”.

Costruire un Pretesto per un Attacco Nucleare Preventivo

Il pretesto per scatenare una guerra in Iran si basa su due fondamentali premesse:

1. Il possesso dichiarato da parte dell’Iran di armi di distruzione di massa, e il suo programma di arricchimento dell’uranio.

2. Il dichiarato supporto da parte dell’Iran al terrorismo islamico.

Queste due affermazioni correlate, sono parte integrante della propaganda e della campagna di disinformazione promossa dai mass media.

L’affermazione sulle armi di distruzione di massa viene usata per giustificare la guerra preventiva contro gli “stati che sostengono il terrore”, paesi come la Corea del Nord o l’Iran che dichiarano di possedere armi di distruzione di massa. L’Iran è classificato come uno stato sostenitore delle cosiddette “organizzazioni terroristiche non-statali”. Anche la Corea del Nord è in possesso di ADM, e potenzialmente costituisce una minaccia atomica. La organizzazioni terroristiche vengono descritte come “potenze nucleari”.

“In questa [lunga] guerra i nemici non sono più costituiti da forze militari tradizionali, ma piuttosto da reti terroristiche globali e frammentate che sfruttano l’Islam per ottenere obiettivi politici radicali. Questi nemici hanno il palese intento di acquisire e utilizzare armi nucleari e biologiche per uccidere centinaia di migliaia di statunitensi, e non solo, in tutto il mondo.” (Rapporto Quadrenniale della Difesa 2006).

Per contro, paesi come Germania ed Israele che producono e detengono armi nucleari non sono considerate “potenze nucleari”.

Nei mesi passati, il pretesto per la guerra, il presunto nesso ADM-terrorismo islamico, è stato ripetuto fino alla nausea con cadenza giornaliera dai media occidentali.

In un intervento alla Commissione Bilancio del Senato, il segretario di stato USA Condoleezza Rice ha accusato l’Iran e la Siria di destabilizzare l’intero Medio Oriente supportando i gruppi militanti islamici. La Rice ha descritto l’Iran come “la banca centrale del terrorismo”, nonostante sia stato ampiamente dimostrato che Al Qaeda, fin dai suoi inizi nei primi anni ottanta, sia stata supportata e finanziata solo ed esclusivamente dalla CIA. (vedi Who is Osama bin Laden, di Michel Chossudovsky, Global Research 2001).

“Non è solo il programma nucleare dell’Iran a preoccupare, ma anche il loro sostegno al terrorismo in tutto il mondo. L’Iran si può considerare a tutti gli effetti la banca centrale del terrorismo.” (Condoleezza Rice, Commissione Bilancio del Senato, 16 febbraio 2006).

“Il Secondo 11 Settembre”: Il “Piano di Contingenza” di Cheney

Mentre la “minaccia” delle armi di distruzione di massa iraniane sta per essere discussa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il vicepresidente Dick Cheney ha dato ordine all’USSTRATCOM di redigere un piano di contingenza “da mettere in pratica in caso si verifichi un altro attacco terroristico agli Stati Uniti sullo stile dell’11 settembre.” Questo “piano di contingenza” per attaccare l’Iran utilizza il pretesto di un ipotetico “secondo 11 settembre” per legittimare una grande operazione militare.

Questo piano, caratterizzato da una enorme spiegamento militare in previsione di un possibile attacco aereo all’Iran, è in “stato di preparazione”.

La cosa diabolica è che la giustificazione per scatenare una guerra si poggia su un presunto coinvolgimento dell’Iran in un attacco terroristico agli USA, a tutt’oggi inesistente:

“Il piano prevede un attacco aereo su larga scala in Iran, con l’utilizzo congiunto di armi convenzionali e nucleari. In Iran esistono più di 450 grandi obiettivi strategici, compresi numerosi siti sospettati di sviluppare programmi nucleari. Molti di questi obiettivi sono ben protetti, o addirittura sotterranei e non possono essere colpiti con armi convenzionali, per cui ecco spiegata l’opzione nucleare. Come già nel caso dell’Iraq, l’azione non è direttamente collegata all’implicazione dell’Iran in atti terroristici contro gli USA. Pare che molti ufficiali dell’aviazione coinvolti nell’operazione siano scioccati dalle possibili conseguenze di quello che dovranno fare, scatenare un gratuito attacco nucleare sull’Iran, ma nessuno è pronto a distruggere la propria carriera sollevando delle obiezioni.” (Philip Giraldi, Attack on Iran: Pre-emptive Nuclear War The American Conservative, 2 August 2005).

Gli strateghi militari statunitensi si trovano dunque in un limbo, in attesa di un Secondo 11 Settembre, per poter scatenare un attacco contro l’Iran, attacco che è già in “stato di preparazione”.
Il “piano di contingenza” di Cheney non è nato per prevenire un secondo 11 settembre, ma si basa sul presupposto che l’Iran stia preparando un attacco di questo tipo, e afferma che dovrebbe essere immediatamente messo in atto un bombardamento punitivo prima ancora che venga condotta un’indagine attenta, esattamente come avvenne nel caso dell’attacco all’Afghanistan nell’ottobre del 2001, scatenato come risposta al supporto dato dal governo dei Talebani ai terroristi dell’11/9. Vale la pena notare che il bombardamento e l’invasione dell’Afghanistan erano stati pianificati ben prima dell’attacco alle Torri Gemelle.

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Michael Keefer in un suo incisivo articolo sottolinea:

“Ad un’analisi più approfondita, scopriamo che gli “attacchi terroristici tipo-11/9” vengono considerati dallo staff di Cheney e dal Pentagono ottimi pretesti per legittimare guerre di aggressione verso qualunque paese venga presentato come meritevole di questo trattamento dal sistema propagandistico […].”(Keefer, febbraio 2006)

Keefer conclude che “una guerra in Iran, che molto probabilmente richiederebbe l’uso di un gran numero di bombe atomiche a penetrazione, verrebbe fatta in risposta ad un attacco terroristico con bombe “sporche” agli Stati Uniti, attacco che verrebbe rappresentato da tutti i media come perpetrato da agenti iraniani.” (Keefer, febbraio 2006)

La Guerra del Petrolio

La firma delle grandi multinazionali petrolifere anglo-americane è impressa indelebilmente sul “piano di contingenza” di Cheney. Il piano è chiaramente indirizzato al controllo territoriale delle riserve di petrolio e di gas, così come degli oleodotti.

C’è una continuità nei piani di guerra in Medio Oriente che unisce Democratici e Repubblicani. Le caratteristiche essenziali dei discorsi dei Neoconservatori erano già presenti durante l’amministrazione Clinton. La strategia del Comando Centrale USA (USCENTCOM) alla metà degli anni 90 era mirata ad assicurarsi il controllo del petrolio mediorientale, sia da un punto di vista economico che militare.

“Gli interessi generali di sicurezza nazionale e gli obiettivi posti nella Strategia di Sicurezza Nazionale (NSS) e nella Strategia Militare Nazionale (NMS) del Presidente, richiedono la creazione di un’unità strategica all’interno del Comando Centrale degli Stati Uniti. L’NSS prevede l’attuazione di una strategia di doppio contenimento degli stati canaglia Iraq e Iran, fino a quando questi stati costituiranno una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti, per gli altri stati della regione e per i loro stessi cittadini. Il doppio contenimento è destinato a mantenere un bilanciamento di potere nella regione, senza che ciò dipenda né dall’Iraq né dall’Iran. La strategia dell’USCENTCOM è basata sugli interessi e focalizzata sulla minaccia. Lo scopo dell’impegno statunitense, come esposto dall’NSS, è quello di proteggere gli interessi vitali nella regione, e di assicurare agli USA e ai loro alleati libero accesso al petrolio del Golfo.” (USCENTCOM, htmhttp://www.milnet.com/milnet/pentagon/centcom/chap1/stratgic.htm#USPolicy.

L’Iran possiede il 10 per cento delle riserve mondiali di petrolio e di gas. Gli USA sono la prima potenza militare e nucleare al mondo, ma possiedono meno del 3 per cento delle riserve mondiali.

Inoltre, i paesi a religione musulmana, inclusi quelli in Medio Oriente, in Nord Africa, in Asia Centrale, in Africa Occidentale e Centrale, la Malesia, l’Indonesia e il Brunei posseggono più o meno l’80 per cento delle riserve mondiali.

La “guerra al terrorismo” e la campagna d’odio diretta verso i musulmani, che nei mesi scorsi ha acquistato nuovo impeto, ha una relazione diretta con la “battaglia per il petrolio mediorientale”. Qual è il modo migliore per acquisire il controllo delle enormi riserve situate nei paesi musulmani? Costruire un dissenso politico nei confronti dei musulmani descrivendoli come “incivili”, denigrando la loro cultura e la loro religione, tracciando in profilo etnico negativo, incoraggiando l’odio e il razzismo.

I valori dell’Islam vengono descritti come strettamente legati al “terrorismo islamico”. I governi occidentali ora accusano l’Iran di esportare il terrorismo in occidente, come dice il Primo Ministro Tony Blair:

“Dal cocktail di fanatismo religioso e repressione politica del Medio Oriente nasce il virus dell’estremismo, che viene esportato nel resto del mondo. Solo confrontandoci con ogni singolo aspetto del problema, riusciremo a costruire un futuro sicuro. La nostra sicurezza futura dipende dalla stabilità di quella regione. In una situazione come questa non puoi mai dire mai.” (Citazione dal Mirror, 7 febbraio 2006)

I musulmani vengono demonizzati, disinvoltamente identificati con i “terroristi islamici”, e descritti anche come una possibile minaccia nucleare. I terroristi sono supportati dall’Iran, una Repubblica Islamica che minaccia il “civilizzato mondo occidentale” con armi atomiche devastanti (di cui non è in possesso), mentre le umanitarie bombe nucleari statunitensi sono “precise, sicure e affidabili”.

Il Mondo è ad un Punto Critico

Non è l’Iran ad costituire una minaccia per il mondo, bensì gli Stati Uniti d’America e Israele.

Ultimamente molti governi dell’Europa occidentale, ivi compresi i cosiddetti “stati non-nucleari” in possesso di armi nucleari, sono saliti sul carro del vincitore. In coro, l’Europa occidentale e gli stati membri della NATO hanno iniziato ad appoggiare le iniziative militari statunitensi contro l’Iran.

L’attacco aereo pianificato dal Pentagono prevede scenari di utilizzo di armi convenzionali e atomiche. Il potenziale rischio di un olocausto nucleare in Medio Oriente deve essere seriamente preso in considerazione, e potrebbe diventare un punto fondamentale a favore dei movimenti pacifisti, soprattutto negli USA, in Europa, in Turchia e in Israele.

Bisogna anche tenere presente che Cina e Russia sono (non ufficialmente) alleati dell’Iran, e fornitori di equipaggiamento militare avanzato e di sofisticati sistemi missilistici difensivi, dunque è molto improbabile che in caso di attacco all’Iran questi due paesi assumano una posizione totalmente neutrale.

La nuova dottrina nucleare preventiva richiede un’integrazione fra operazioni difensive e offensive, e la fondamentale distinzione fra armi atomiche e convenzionali è diventata ormai inesistente.

Da un punto di vista militare, gli USA e i loro partner della coalizione, inclusi Israele e Turchia, sono in “stato di preallarme”.

Attraverso la disinformazione operata dai media, si vuole raggiungere l’obiettivo di galvanizzare l’opinione pubblica occidentale e convincerla a sostenere la guerra come risposta alla sfida lanciata dall’Iran alla comunità internazionale.

La propaganda di guerra consiste nel “fabbricare un nemico”, veicolando l’illusione che il mondo occidentale sia sotto l’attacco di terroristi islamici direttamente sostenuti dal governo di Teheran.

“Rendere il mondo più sicuro”, “Prevenire la proliferazione di ordigni nucleari in mano ai terroristi”, “Attuare azioni punitive contro l’Iran per garantire la pace”, “Combattere la produzione nucleare da parte degli stati canaglia”.

Con il sostegno dei media occidentali, sta emergendo un’atmosfera generalizzata di razzismo e xenofobia nei confronti dei musulmani, che fornisce false giustificazioni alle azioni di guerra statunitensi, presentate come “giusta guerra”. La teoria della “Giusta Guerra” naturalmente serve solo a mascherare la vera natura dei piani di guerra degli USA, e a fornire un volto umano agli invasori.

Cosa si può fare?

Il movimento pacifista è in molti casi frammentato e poco informato sui piani bellici degli Stati Uniti. Molte organizzazioni non governative incolpano l’Iran di non accogliere le “ragionevoli richieste” della “comunità internazionale”. Queste stesse organizzazioni, impegnate per la Pace nel Mondo, tendono a sottovalutare le implicazioni di un bombardamento all’Iran.

Per invertire la tendenza servirebbe una gigantesca campagna di informazione senza confini, affinché più gente possibile venga a conoscenza dei pericoli di una guerra che contempli l’uso di armi nucleari. Il messaggio deve essere forte e chiaro: l’Iran non costituisce una minaccia. Anche senza l’uso delle atomiche, un bombardamento aereo darebbe origine ad un’escalation che sfocerebbe in una guerra estesa a tutto il Medio Oriente.

Dibattimenti e discussioni sull’uso delle armi atomiche dovrebbero avere luogo anche negli ambienti militari e dell’Intelligence, nei corridoi del Congresso e a tutti i livelli governativi. In definitiva, la legittimità degli alti ufficiali e delle alte sfere del governo deve essere messa in discussione.

I grandi media hanno la pesante responsabilità di aver finora insabbiato i crimini di guerra; ora devono essere energicamente sfidati e contrastati nella loro reticenza sulla guerra in Medio Oriente.

Negli anni scorsi, gli USA hanno messo in atto una serie di esercizi diplomatici per portare molti paesi dalla loro parte. Ora è giunto il momento che, proprio a livello diplomatico, paesi in Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina oppongano una ferma presa di posizione contro i progetti militari statunitensi.

Condoleezza Rice ha attraversato il Medio Oriente, “esprimendo preoccupazione riguardo al programma nucleare iraniano”, cercando inequivocabilmente un appoggio da parte dei governi della regione, mentre l’amministrazione Bush stanziava fondi da destinare a gruppi di dissidenti iraniani all’interno dell’Iran.

Quello che serve in questo momento è smascherare la cospirazione del silenzio, far conoscere le bugie e le distorsioni dei media, portare alla luce la natura criminale dell’amministrazione USA e dei governi che la sostengono, dei suoi progetti bellici e della sua cosiddetta “agenda per la Sicurezza della Patria”, che ha già gettato le basi per la costituzione di uno stato di polizia.

Il mondo si trova sull’orlo della crisi più grave della storia moderna. Gli Stati Uniti si sono imbarcati in un’assurda avventura militare, “una lunga guerra” che minaccia il futuro dell’intera umanità.

È essenziale che i loro piani vengano posti all’attenzione nei dibattiti politici, soprattutto in Nord America e in Europa. I leader politici e militari contrari a questa guerra devono venire allo scoperto, dall’interno delle loro rispettive istituzioni. Tutti i cittadini, individualmente e collettivamente, devono prendere posizione contro la guerra.

Michel Chossudovsky
Fonte: http://globalresearch.ca
Link:http://globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20060222&articleId=2032
22.02.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIUSEPPE SCHIAVONI

Michel Chossudovsky è l’autore del best-seller internazionale “La Globalizzazione della Povertà”, pubblicato in undici lingue. Insegna Economia all’Università di Ottawa, e dirige il Centro di Ricerca sulla Globalizzazione ( www.globalresearch.ca). Ha anche contribuito all’Encyclopaedia Britannica. Il suo libro più recente è intitolato: “America’s “War on Terrorism”, Global Research, 2005.

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‘ALTRI AEREI CHE CADONO’

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