Alastair Crooke
strategic-culture.su
I pezzi si stanno assestado in uno schema ben preciso, uno schema preparato in anticipo.
Il Segretario alla Difesa Hegseth, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha espresso quattro “no”: No all’ingresso dell’Ucraina nella NATO; No al ritorno ai confini precedenti al 2014; No al rispetto dell’articolo 5 utilizzando forze di pace e No alle truppe statunitensi in Ucraina. E, con un tocco finale, ha aggiunto che le truppe statunitensi in Europa non sono lì “per sempre” e ha persino messo un punto interrogativo sulla continuità della NATO.
Un discorso senza peli sulla lingua! Gli Stati Uniti stanno chiaramente tagliando i ponti con l’Ucraina. E intendono normalizzare le relazioni con la Russia.
Poi, il vicepresidente Vance ha lanciato il suo petardo tra le euro-élite. Ha detto che le élite si sono ritirate dai valori democratici “condivisi”, che si affidano eccessivamente alla repressione e alla censura dei loro popoli e, soprattutto, ha criticato il Cordone Sanitario Europeo (“firewall”) in base al quale i partiti europei al di fuori del centro-sinistra sono considerati politicamente non grati: “È una falsa “minaccia”, ha suggerito. “Di cosa avete davvero paura? Avete così poca fiducia nella vostra “democrazia”?
Gli Stati Uniti, ha fatto intendere, non sosterranno più l’Europa se continuerà a reprimere le scelte dell’elettorato, ad arrestare i cittadini per offese alla parola e, in particolare, ad annullare le elezioni, come è stato fatto di recente in Romania. “Se avete paura dei vostri elettori”, ha detto Vance, “l’America non può fare nulla per voi”.
Ahi! Vance li ha colpiti dove fa male.
È difficile dire che cosa abbia scatenato in modo specifico il crollo catatonico dell’Europa: è stato il timore che gli Stati Uniti e la Russia si unissero in un grande nesso di potere, privando così l’Europa della possibilità di scivolare, ancora una volta, sulle spalle del potere americano, attraverso l’idea pretestuosa che ogni Stato europeo debba avere un accesso privilegiato all'”orecchio” di Washington?
Oppure è stata la fine del culto dell’Ucraina/Zelensky, tanto apprezzato dall’euro-élite come “collante” attorno al quale far valere una finta unità e identità europea? Entrambe le cose hanno probabilmente contribuito alla furia.
Il fatto che, in sostanza, gli Stati Uniti abbandonino l’Europa alle proprie illusioni sarebbe un evento calamitoso per la tecnocrazia di Bruxelles.
Molti potrebbero pigramente pensare che il doppio gesto degli Stati Uniti a Monaco sia stato solo un altro esempio della ben nota predilezione trumpiana per le iniziative “stravaganti”, destinate a sconvolgere e a scuotere dei paradigmi congelati. I discorsi di Monaco hanno fatto esattamente questo! Ma ciò non li rende casuali, bensì parti che si inseriscono in un quadro più ampio.
È ormai chiaro che la guerra lampo di Trump contro lo Stato amministrativo americano non avrebbe potuto essere messa in atto se non fosse stata accuratamente pianificata e preparata negli ultimi quattro anni.
Gli ordini esecutivi presidenziali firmati a raffica da Trump all’inizio della sua presidenza non erano stravaganti. Il principale avvocato costituzionalista statunitense, Johnathan Turley, e altri legali affermano che gli ordini erano stati ben redatti dal punto di vista giuridico e con la chiara consapevolezza che ne sarebbero derivate sfide legali. Inoltre, il team di Trump vede con favore tali contestazioni.
Cosa sta succedendo? Il capo dell’Ufficio per la gestione del bilancio (OBM), Russ Vought, appena confermato, afferma che il suo ufficio diventerà “l’interruttore on/off” per tutte le spese esecutive previste dai nuovi ordini esecutivi. Vought definisce il vortice che ne deriva come l’applicazione del radicalismo costituzionale. E Trump ha ora emesso l’Ordine Esecutivo che ripristina il primato dell’Esecutivo come meccanismo di controllo del governo.
Vaught, che era all’OBM durante il primo mandato di Trump, sta sondando con cura il terreno per una guerra finanziaria totale contro lo Stato profondo. Sarà combattuta in primo luogo alla Corte Suprema, dove il team di Trump si aspetta di vincere (Trump ha la maggioranza conservatrice di 6-3). Il nuovo regime sarà poi applicato a tutte le agenzie e ai dipartimenti di Stato. Aspettatevi grida di dolore.
Il punto è che lo Stato amministrativo – svincolato dal controllo dell’esecutivo – ha assunto prerogative come l’immunità dal licenziamento e l’autorità, auto-attribuita, di plasmare la politica – creando un sistema statale duale, gestito da tecnocrati non eletti, che, impiantato in dipartimenti come la Giustizia e il Pentagono, si è evoluto nello Stato profondo americano.
L’articolo due della Costituzione, tuttavia, dice senza mezzi termini che il potere esecutivo spetta al Presidente degli Stati Uniti (senza se e senza ma). Trump vuole che la sua amministrazione recuperi questo potere esecutivo perduto. In effetti, era stato perso molto tempo fa. Trump sta rivendicando anche il diritto dell’esecutivo di licenziare i “servitori dello Stato” e di “spegnere” le spese inutili a sua discrezione, come parte di un prerequisito esecutivo unitario.
Naturalmente, lo Stato amministrativo sta reagendo. Questo articolo di Turley è intitolato: Ci stanno portando via tutto quello che abbiamo: Democratici e sindacati lanciano una lotta esistenziale. Il loro obiettivo è quello di paralizzare l’iniziativa di Trump utilizzando giudici politicizzati che emettano ordini restrittivi. Molti dei giuristi tradizionali ritengono che l’Esecutivo Unitario di Trump sia illegale. La questione è se il Congresso possa istituire agenzie che agiscano indipendentemente dal Presidente e come ciò si concili con la separazione dei poteri e con l’Articolo 2, che conferisce il potere esecutivo incondizionato a un unico funzionario eletto – il Presidente degli Stati Uniti.
Come hanno fatto i Democratici a non prevederlo? L’avvocato Robert Barnes afferma essenzialmente che la “guerra lampo” era stata “eccezionalmente ben pianificata” ed era stata discussa negli ambienti di Trump sin dalla fine del 2020. Quest’ultima squadra era emersa all’interno di un cambiamento generazionale e culturale negli Stati Uniti, un cambiamento che aveva dato origine a un’ala libertaria/populista con radici nella classe operaia, che spesso aveva prestato servizio nell’esercito, ma che era arrivata a disprezzare le menzogne neocon (soprattutto quelle sull’11 settembre) che avevano portato a guerre senza fine. Erano animati dal vecchio adagio di John Adams secondo cui “l’America non dovrebbe andare all’estero in cerca di mostri da uccidere”.
In breve, non fanno parte del mondo WASP “anglo”; provengono da una cultura diversa che si rifa al tema dell’America come Repubblica, non come Impero. Questo è ciò che si vede con Vance e Hegseth: un ritorno al precetto repubblicano secondo cui gli Stati Uniti non dovrebbero essere coinvolti nelle guerre europee. L’Ucraina non è la guerra dell’America.
Lo Stato profondo, a quanto pare, non aveva prestato attenzione a ciò che stava facendo un gruppo di “populisti” fuoriusciti, ben lontani dai pensatoi della Beltway: essi (i fuoriusciti) stavano pianificando un attacco concertato al rubinetto delle spese federali – identificato come il punto debole sul quale si sarebbe potuta lanciare una sfida costituzionale che avrebbe fatto deragliare – nella sua interezza – le spese dello Stato profondo.
Sembra che un aspetto della sorpresa sia stata la disciplina del team Trump: “nessuna fuga di notizie”. E, in secondo luogo, che le persone coinvolte nella pianificazione non provengono dalla preminente sfera anglosassone, ma piuttosto da un settore della società offeso dalla guerra in Iraq e che incolpa la “sfera anglosassone” di aver “rovinato” l’America.
Quindi, il discorso di Vance a Monaco non è stato dirompente – solo per il gusto di essere dirompente; stava semplicemente incoraggiando il pubblico a ricordare i primi valori repubblicani. Questo era il significato della sua denuncia sull’allontanamento dell’Europa dai “nostri valori condivisi”, cioè i valori che animavano gli americani che cercavano di fuggire dalla tirannia, dai pregiudizi e dalla corruzione del Vecchio Mondo. Vance rimproverava (in modo molto garbato) le euro-élite di essere tornate ai vecchi vizi europei.
Vance stava implicitamente alludendo anche al fatto che i libertari conservatori europei dovrebbero emulare Trump e agire per liberarsi dei loro “Stati amministrativi” e recuperare il controllo sul potere esecutivo. Abbattere i firewall, aveva consigliato.
Perché? Perché probabilmente considera lo Stato tecnocratico di “Bruxelles” nient’altro che una pura propaggine dello Stato profondo americano che, molto probabilmente, cercherà di silurare e affondare l’iniziativa di Trump di normalizzare le relazioni con Mosca.
Se questo era il suo istinto, allora Vance aveva ragione. Macron ha convocato quasi subito a Parigi una “riunione di emergenza” del “partito della guerra” per valutare come vanificare l’iniziativa americana. Tuttavia, la riunione è fallita, finendo, secondo quanto riferito, in litigi e acrimonia.
È emerso che l’Europa non potrebbe mettere in campo una forza militare “di punta” superiore a 20.000-30.000 uomini. Scholtz si è opposto in linea di principio al loro coinvolgimento, la Polonia si è opposta in quanto vicina all’Ucraina e l’Italia è rimasta in silenzio. Starmer, tuttavia, dopo Monaco, ha immediatamente telefonato a Zelensky per dire che la Gran Bretagna considera l’Ucraina su un percorso irrevocabile verso l’adesione alla NATO – contraddicendo così direttamente la politica statunitense e senza alcun sostegno da parte di altri Stati. Trump non lo dimenticherà, così come non dimenticherà il ruolo della Gran Bretagna nell’aver sostenuto la tesi del Russiagate durante il suo primo mandato.
L’incontro ha tuttavia sottolineato le divisioni e l’impotenza dell’Europa. L’Europa è stata messa ai margini e la sua autostima è gravemente ferita. Gli Stati Uniti, in sostanza, lascerebbero l’Europa alle proprie illusioni, il che sarebbe disastroso per l’autocrazia di Bruxelles.
Tuttavia, molto più importante della maggior parte degli avvenimenti degli ultimi giorni è stato il momento in cui Trump, parlando con Fox News, dopo la sua visita a Daytona, ha respinto la tesi di Zelensky secondo cui la Russia vorrebbe invadere i Paesi della NATO. “Non sono d’accordo, nemmeno un po’”, ha replicato Trump.
Trump non crede alla menzogna principale che funge da collante per l’intera struttura geopolitica dell’UE. Infatti, senza la “minaccia della Russia”, senza che gli Stati Uniti credano nella menzogna del perno globalista, non si può pretendere che l’Europa debba prepararsi alla guerra con la Russia. Alla fine, l’Europa dovrà far buon viso a cattivo gioco e accettare il suo futuro di periferia dell’Eurasia.
Alastair Crooke
Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2025/02/26/america-as-republic-not-as-empire-europe-sound-and-fury-after-jaw-dropping-pivots-in-us-policy/
26.02.2025
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.